Ventinove

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Giorno 50
4 Dicembre

ALEC

Mela. Odore di mela dappertutto. Il profumo del suo shampoo sui miei vestiti e nel mio salotto mi seguiva anche in tutte le altre stanze, si impossessava di tutti gli edifici in cui entravo, era in tutti gli oggetti che toccavo.

Mi ripetevo che doveva essere solo un'amica, ma le amiche non si hanno in testa tutto il giorno. Le amiche non si cercano negli sguardi della gente, nei volti seppelliti nelle sciarpe rosse e nei corpi coperti da cappotti marroni.

Alle amiche non si accarezzano le gambe, alle amiche non si accarezza il viso con occhi languidi.

Le amiche ci sono se hai bisogno, ma non puoi averne bisogno a tutte le ore del giorno. Le amiche si cercano in giro, non fra le coperte fredde la mattina.

Più provavo a pensare ad altro più non ci riuscivo. Più vedevo Nicole sotto casa più volevo ucciderla.

Se ne stava sempre lì, in mezzo alla strada a mangiarsi le lunghe unghie fucsia o a girarsi fra le dita i capelli biondi perfettamente piastrati. Mi guardava, sorrideva e si avvicinava. Io alzavo gli occhi al cielo e le intimavo di andarsene ma puntualmente, ogni giorno, lei era di nuovo lì, sotto casa mia.

Cercava di convincermi che dovevo tornare a casa con lei, perché lei mi amava, l'aveva sempre fatto, insisteva ogni volta.

Alla fine in qualche modo era entrata nella mia testa perché io non mi facevo più vedere in giro con Maia, e non riuscivo nemmeno a chiamarla. Sapevo come erano fatte le ragazze come Nicole, ci ero cresciuto, le avevo studiate con i miei amici e avevo messo in pratica tutte le tattiche per portarmele a letto.

Erano libri già letti e riletti, quelle ragazze. Non si arrendevano mai e non perché amassero davvero, ma perché tanto non avrebbero comunque trovato niente di meglio. Erano discepole fisse del credo di molte anziane madri: "Il tempo aiuta ad amare e ad ogni figlio l'amore non farà altro che aumentare".

Preferivano uno brutto e potente, che uno bello e povero. La vita è breve e bastarda, perché non goderne ogni istante? L'amore, in fondo, mica paga le bollette.

Maia e Nicole in una cosa sola si somigliavano: sapevano esattamente ciò che volevano e come ottenerlo. Erano le strategie a cambiare, insieme ai fini e ai principi che la meridionale non contemplava.

Maia non aveva bisogno di passatempi e sapeva come farsi desiderare, ma lo faceva mascherandosi, facendomi credere che in realtà, senza di me, stava pure meglio.

Sette anni prima sarebbe bastata una quinta e una canna già fumata per metà a mettermi con le spalle al muro, ma in quel momento no, non sarebbe bastato niente di tutto ciò. La realtà è che forse ci si innamora prima con gli occhi chiusi, a sentire le risate dell'altro, i respiri lenti, il profumo della pelle sotto il sole, i capelli morbidi che scorrono sui polpastrelli ruvidi.

Non mi eccitava più una scollatura troppo ampia per non essere guardata o delle labbra troppo carnose per non essere violate. Bastava il profumo di mela di una ragazzina con il seno acerbo e le labbra fini.

«Mex! Ascolta un po' , so che una ragazza ti sta addosso, se è lei il problema ce ne possiamo liberare»

Non le permisi di toccarmi ma mi avvicinai lento al suo corpo come facevo una volta, quando volevo essere rispettato.

I nostri nasi si sfiorarono, le stavo dando anche troppa importanza.

«Non la devi toccare, o il problema sarà tuo»

Sorrise furba «Ah ma allora ho capito, c'hai un'altra»

«Non c'ho nessuno, ma lei non la devi toccare. Ricorda che so ancora dove abiti»

ADESSO CHE NON CI SEIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora