Trentacinque

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In teoria avrei dovuto postare il capitolo ieri, anche per farvi gli auguri di ferragosto, ma dopo ciò che è successo a Genova non me la sentivo di farvi nessun augurio. Forse è solo che Genova mi ha visto un po' crescere ma in ogni caso, nel mio piccolo, volevo con il mio silenzio esprimere rispetto e vicinanza a tutti coloro che sono stati colpiti emotivamente e fisicamente da questo disastro.



Giorno 65
19 Dicembre

MAIA

Angelica girò il cucchiaino nella piccola tazzina da caffè facendo sciogliere lo zucchero depositato sul fondo e mi guardò dubbiosa.

Sapevo perfettamente che la mia idea di andare quattro giorni in montagna al mulino di famiglia insieme a Mex e Sara non le andava affatto a genio, ma avevo provato a proporla lo stesso.

Il piccolo mulino in legno vicino al fiume era il posto perfetto per chiarire una situazione che, in quella città sul mare, non si sarebbe mai risolta.

Ritornai con la mente a tutti i ricordi che legavano me e Angelica a quel posto, tutte le nostre prime volte nei boschi che racchiudevano il mulino come un grande nido.

Sedute sullo scalino sotto il grande portone marrone della casetta di sasso avevamo fumato la prima canna, poi la prima sigaretta, avevamo condiviso a tre anni latte caldo, a cinque Coca Cola e dopo i quindici vodka, rum, tequila, sambuca e molto altro.

«Ma tu sei proprio sicura eh? Il mulino è libero però insomma...non mi sembra una buona idea»

«Puoi rimanere qui se non ti va»

«Non è che non voglia venire, è che lo sai cosa penso di Mex»

«Ci dormo io tanto» replicai speranzosa con una punta di eccitazione sulla lingua.

«Eh appunto, ci dormi te che sei la mia migliore amica»

«Oh ascolta Angelica, tanto lo sai come la penso, decido io per me»

Alzò le mani in aria e scosse la testa arrendendosi alle mie suppliche.

«Come ti pare, aiuterò a raccattare i tuoi pezzi»

«Grazie Angy»

«Grazie un cavolo, vengo pure io al mulino, anche se devo fare coppia fissa con Sara»

«E che ne sai se lui verrà?» chiesi realizzando che esisteva una possibilità che lui mi dicesse semplicemente di no, chiudesse qualunque cosa ci fosse fra di noi e si trovasse un'altra da scopare.

«Non ti dice di no, Maia. Andiamo, sarà anche un codardo ma non è così stupido come sembra»

«Adesso sembra quasi che ti vada a genio, cos'è sto cambio di opinione?»

Lei fece spallucce di fronte alla mia espressione perplessa e disse: «Se non posso impedirti di stargli vicino l'unica cosa che posso fare è aiutarti quando ti abbatterà come si abbatte un albero malato, per adesso mi accerto che tu non faccia stronzate»

«Grazie tante per la fiducia, l'apprezzo» dissi sarcastica.

Mi dispiace un casino Angy, mi dispiace che tu mi debba guardare mentre mi distruggo di nuovo, accettare in silenzio questa trasformazione che mi fa venire i brividi sulla pelle e mi attorciglia lo stomaco. Mi dispiace che sarai costretta a guardarmi mentre sputo sangue, ancora e ancora.

Mi dispiace che un po' di forza per amare ancora ce l'ho.

Si infilò una mano in tasca ed estrasse un mazzetto di chiavi, lo fece scivolare sul tavolino di fronte a me e fece un cenno con la testa.

«Prendi le chiavi, non so come vi organizzate»

«Grazie Angy» sussurrai.

«Figurati, adesso vai da lui e digli che verrà con te»

Scossi la testa «Non ancora»

La paura che dicesse di no in fondo in fondo consumava anche me e non potevo lasciargli così tanto tempo per pensare alla mia proposta o mi avrebbe sicuramente dato buca il giorno prima.

ADESSO CHE NON CI SEIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora