"...per sempre..." - JeanMarco - AU

199 9 0
                                    

- 7 Gennaio 1945 - Periferia sud di Berlino - Germania -

Era una giornata gelida nella periferia sud di Berlino, dove, da parecchio tempo ormai, due ragazzi si nascondevano giorno e notte dai soldati tedeschi, perchè loro non erano come tutti gli altri. Loro non erano amici, bensí fidanzati e, come tutti sappiamo, a Hitler gente del genere non andava proprio a genio.
I due ragazzi erano Jean e Marco, due polacchi che erano andati a vivere in Germania anni prima, insieme alle loro famiglie ebree. Entrambi, però, non professavano una vera e propria religione; la loro unica "colpa" era essere omosessuali. Nient'altro. Le loro famiglie erano state prese e deportate al campo di concentramento a nord di Berlino, Oranienburg, ma loro erano riusciti a scappare e a trovare rifugio nella campagna appena fuori città. Inutile dire che da anni sono ricercati, ma prima di quel giorno, non furono mai trovati. Già, prima di quel giorno. 7 Gennaio 1945, giorno in cui una dozzina di soldati tedeschi fece irruzione nel nascondiglio dei due giovani amanti, che hanno sfruttato quella pace temporanea che si era consumata negli anni precedenti stando insieme sempre, sapendo molto bene che quel giorno sarebbe arrivato, anche se non andò esattamente come si erano immaginati. Perché Marco, appena vide i soldati arrivare riuscì a convincere Jean a scappare, il quale se ne andò via con le lacrime agli occhi perchè sapeva che, cosí facendo, stava conducendo la persona che piú amava al mondo verso una morte sadica, triste e in completa solitudine, un'"illacrimata sepoltura" come Foscolo ci insegna. In quell'esatto momento la sua paura e il suo egoismo stava divampando, così come l'istinto conservatore che il giovane ragazzo aveva in sè, portandolo al sicuro, ma abbandonando ció che di piú caro aveva. Anche se in lui c'era ancora un lume di speranza che ardeva e che sosteneva che, quando quell'inferno della guerra sarebbe giunto al termine, allora sarebbe riuscito a riabbracciare Marco.
L'altro ragazzo, dal canto suo, nel momento in cui vide Jean fuggire fu l'uomo piú felice al mondo, nonostante stava per essere catturato e condotto nell'inferno fatto terreno; era felice perchè sapeva che una parte di lui sarebbe rimasta con Jean, anche se Marco fosse morto, cosa al 99% sicura, lui sarebbe per sempre rimasto con il suo amato e viceversa e questo pensiero lo accompagnò per tutto il viaggio fino al campo.

Appena arrivato al campo Marco, con le braccia legate dietro la schiena, venne fatto scendere dal vagoncino che lo aveva ospitato, fortunatamente, per solo un'ora. A lui come a tutti venne assegnato un numero; da quel momento non sarebbe piú stato Marco Bodt ma 12745, il quale numero venne poi tatuato sul suo braccio. Tutti i nuovi arrivati al campo vennero poi sistemati in una stanzetta, in attesa di sentirsi urlare il "regolamento" del campo e di essere smistati per compiere i vari lavori. In quella stanza c'era ogni genere di persona: uomini e donne, ragazzi e ragazze, bambini e bambine, signori e signore anziani, dai 2 mesi agli 80 anni; e sul volto di tutti c'era sempre la stessa espressione: la paura. Tutti li erano terrorizzati dall'infame destino che li attendeva. I bambini piú deboli piangevano, gli altri li consolavano con parole confortanti mentre, insieme ai genitori, cercavano di autoconvincersi che sarebbe andato tutto bene; ma no, nulla sarebbe andato tutto bene. Ragazzi e adulti, invece, non piangevano, tutti erano solamente in preda al panico e all'ansia per tutto quello che stava per accadere. Una ragazza, però, attirò l'attenzione di Marco: era bionda, capelli raccolti e si trovava non molto lontano dal ragazzo, nell'angolo della stanza. La cosa che stupì Marco, era la sua espressione; infatti non era un'espressione facciale spaventata come tutti gli altri, Marco compreso, ma era fredda e apatica, ma con delle lacrime che, involontariamente, le scendevano dagli occhi e venivano assorbite dalla pelle pallida della giovane ragazza. A distogliere Marco dalle sue riflessioni, che si incentrarono su Jean dopo aver osservato la ragazza bionda, fu un soldato che iniziò ad urlare in tedesco tutto quello che non si poteva fare nel campo. Tutte le "regole" erano praticamente uguali: se ti rifiuti di fare qualcosa ti sparano, se sei stanco ti sparano, se dici qualcosa ti sparano, se scappi e non torni entro 24 ore dieci persone verranno uccise per colpa tua, eccetera. Al ragazzo tutto questo non importava. Lui non sarebbe stato li ancora per molto; infatti, scappò dalla stanza, superando le guardie con un abile gesto, ma non fece molta strada. Due soldati lo presero per le braccia e lo tennero fermo, mentre altri 3 gli puntavano il fucile contro.
<<stai fermo e lasciati riportare nella stanza oppure ti spariamo>> disse con fermezza uno dei tre soldati con la loro arma contro il ragazzo, pronti a sparare al suo minimo movimento, anche se erano sicuri che, come tutti gli altri, una volta messi con le spalle al muro e una pistola addosso, avrebbe fatto tutto ciò che gli sarebbe stato imposto. Ma non fu così.
<<Non mi importa, sparatemi se volete, bastardi!! Ma sappiate che se lo farete mi avrete solo fatto un favore!! Morirò comunque in qualche modo, no? E allora che vi cambia lasciarmi in vita e farmi morire in quelche altro modo, tanto qui dentro non farò altri che soffrire facendovi divertire!! Abbiate un po' di umanità!>> urlò Marco furioso. Anche se sapeva benissimo che con questo suo tentativo di ribellione lo avrebbero fatto fuori brutalmente, non voleva morire a testa bassa come tutti. Questa sua azione concentrò l'attenzione di tutti su di lui ancora di più, sopratrutto l'attenzione della ragazza bionda, ma... perchè era ancora vivo? Perchè non gli avevano ancora sparato? Che lo avessero davvero ascoltato? Che stessero pensando a quel che aveva detto? Che il ragazzo fosse riuscito a farli riflettere? Tutte le speranze che si accesero in un attimo a Marco vennero spente in un secondo quando uno dei due soldati, senza l'ordine del suo comandate, fece pressione sul grilletto del fucile. Un colpo, dritto al cuore del ragazzo, il quale cadde a terra, privato della sua vita. L'ultimo pensiero di Marco, tuttavia, era riuscito a far sembrare un momento bello anche il momento della sua morte; perchè quel pensiero era Jean. Pensò a quando erano piccoli e giocavano nel salotto della loro casa in Polonia; ricordò quando, insieme alle loro famiglie, si trasferirono a Berlino per il lavoro dei loro due padri, i quali erano colleghi di lavoro e vennero entrambi trasferiti nella sede di Berlino della loro fabbrica; ricordò quando le loro famiglie vennero catturate e loro riuscirono a scappare nel loro nascondiglio, sfuggendo all'infame destino al quale Marco dovette cedere; ricordò gli anni passati nascosto con lui, al loro primo bacio, a tutta la loro vita insieme e a tutta quella che Jean avrebbe passato ancora, sapendo che il ragazzo che amava, adesso è felice e lo sta guardando da un posto molto migliore del mondo terreno.
E così Marco cadde in un sonno dal quale non si sarebbe mai piú svegliato, però con un indelebile sorriso sulle labbra e con la speranza che Jean potesse vivere felice e al sicuro, come il moro ha sempre voluto per lui.

- 1 Settembre 1946 - Berlino - Germania -

È passato un anno dalla fine della seconda guerra mondiale. Jean è riuscito a sopravvivere, nascondendosi in una comunità di orfani tedeschi della sua età, fino alla fine della guerra, avvenuta l'1 Settembre 1945. Nonostante sia passato del tempo dalla morte di Marco, il ragazzo dai capelli biondo cenere ancora non riesce a convincersi di tutto ciò. La speranza che il ragazzo che ha sempre amato sia ancora in vita è ancora dentro di lui e non si spegnerà finchè il ragazzo non avrà le prove concrete dell'effettiva morte di Marco. Così, in occasione del primo anno dalla fine della guerra, dal momento che i registri delle morti fu reso pubblico per chi volesse cercare informazioni nel museo storico di Berlino, Jean decise di andare. Nonostante sapeva che, in caso di brutte notizie, avrebbe fatto davvero male, decise di andare ugualmente. Lui doveva saperlo, ed era giunto il momento. Arrivato al museo, si diresse nella zona in cui venivano conservati gli archivi. Dentro la stanza c'erano due ragazze. Una alta con i capelli e gli occhi neri che teneva per mano la seconda, bassa con i capelli biondi raccolti e gli occhi azzurri, la stessa ragazza che c'era quel giorno, nel campo. Le due stavano consultando l'archivio dei caduti del Gennaio 1945, così, Jean, decise di farsi aiutare.
<<buon giorno ragazze, potrei dare un'occhiata a quel registro? Dovrei cercare una persona.>>
<<se vuoi possiamo darti una mano, ci sono davvero tanti nomi qui, se mi dici il suo nome posso cercare io.>> propose la bionda.
<<M-Marco Bodt>> disse tutto d'un fiato Jean con le lacrime agli occhi.
La ragazza iniziò a sfogliare le pagine dell'enorme libro quando d'un tratto si fermò a riflettere.
<<Marco... Bodt... è lui...>>
<<lo conoscevi?!>> chiese Jean incredulo ma felice. -Forse lei sa che fine a fatto- pensò contento lui.
<<si, l'ho visto mentre ha avuto il coraggio di ribellarsi... 12745... non mi scorderò mai di lui... ha avuto il coraggio di ribellarsi, di dare voce ai pensieri di tutti noi lì quel giorno... il 7 Gennaio, appena arrivato... è morto a testa alta...>> dopo le parole della ragazza sia lei che Jean si misero a piangere. La ragazza corvina abbracciò la fidanzata in lacrime ed entrambe andaroni ad abbracciare Jean.
Dopo quel giorno, le due ragazze, Mikasa la corvina ed Annie veterana bionda, insieme a Jean, divennero come una famiglia; una famiglia bellissima, alla quale, Marco, ne faceva parte. Lui infatti era nel cuore di tutti loro, ogni giorno.
Lui ora non c'è più, ma resterà con loro per sempre.








Sappiate che ho dovuto fare ricerche storiche per scrivere questa one-shot, ed in tutto ho impiegato due ore per cercare le informazioni, scriverla, correggerla... se ci sono errori perdonatemi ma ci tenevo molto a scriverla oggi. Comunque piaciuta la presenza della MikAnnie? È stata un'idea dell'ultimi secondo, spero l'abbiate gradita.
Detto ciò spero vi piaccia la one-shot di oggi, alla prossima storia!

P.s. ditemi nei commenti delle ship alle quali fare storie perchè le principali le ho già utilizzate almeno una volta, quindi per iniziare il secondo giro ditemi le vostre ship preferite.

-Idk

Attack On Titan One-Shots ItaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora