Cap. 33

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Raccolgo velocemente i libri da terra, ma quando provo a correre dal mio amico, Dylan mi afferra un polso e lo tiene stretto.
"Lasciami stare!" urlo.
"Fammi spiegare, Cass io..."
"No, non esiste! Non voglio stare ad ascoltarti un secondo di più...come hai potuto ridurlo così! Sei...sei un mostro!"
Dylan lascia immediatamente andare il mio polso, ed io corro subito da Tyler. Non mi volto, non posso permettermi il lusso di dispiacermi per lui se l'ho chiamato mostro. E non posso neanche mettermi a pensare al velo di tristezza piombato sul suo viso nel momento in cui quelle parole sono uscite dalla mia bocca.
"Tyler dimmi cosa è successo, ti prego!" ansimo.
"Se non volevi venire a cena da noi sabato, bastava dirlo. Non era il caso di mandare lui, davvero Cassie...non ti facevo così! Addirittura ingannarmi con un messaggio dove mi chiedevi di incontrarci per parlare di un problema urgente...io mi sono preoccupato per te e sono corso in tuo aiuto, e tu che fai? Mi fai trovare lui li! Che colpo basso!"
Tyler mi guarda con un'espressione disgustata ed io non trattengo più le lacrime.
"Ti giuro Ty, io non ne sapevo niente! Non so di cosa parli...ti prego lasciami spiegare tutto!" lo sto implorando a suon di singhiozzi. Non mi importa di risultare patetica, non voglio che pensi che io l'abbia ferito volontariamente e non sopporto l'idea di poter perdere il mio unico amico.
A quelle parole Tyler cambia completamente espressione, si addolcisce, poi si passa una mano sotto il mento e dice "Già dovevo intuire che non potevi essere stata tu..." infine apre lo zaino e tira fuori un pacchetto di fazzoletti.
"Tieni!" dice gentilmente, passandomene uno.
Lo afferro e soffio il naso in un modo non troppo femminile, ma non mi importa.
"Devi credermi!" insisto piagnucolando. Sento gli occhi dei vari studenti che passano in corridoio su di me. Devo sembrargli una scema.
"Ti credo, Cassie...non piangere più!" mi accarezza la testa come si fa con i cani, chiaramente in imbarazzo.
"Parliamo però?"
Tyler annuisce, e io mi sento subito meglio.
"Si, ma non qui! Dopo la scuola da Starbucks?" propone timido.
"Affare fatto!" dico, mentre con una manica mi asciugo le lacrime.
"Un altro fazzoletto, magari?" Tyler ridacchia passandomi il pacchetto, e io lo ricambio con un sorriso così largo che sono sicura riesca a vedere ogni dente che ho in bocca.
Inutile dire che Dylan non fa capolinea durante la lezione di scienze, ma questa volta non mi importa: adesso ha veramente esagerato! E poi, si può sapere perché diavolo l'ha fatto? Dio, quel ragazzo mi farà ammattire un giorno di questi!
Passo il restante delle lezioni a ticchettare con una penna sul banco in modo isterico, e solo quando la prof. di francese mi fa notare che così facendo avrei disturbato la lezione, mi fermo subito e prendo a dondolare una gamba sotto il banco, in modo altrettanto nevrotico. Ma perché il mondo sembra rallentare, e il tempo trascorre sempre così lentamente quando hai urgenza di far arrivare presto le 16:00?
"Cass, tesoro...una pentola guardata, non bolle mai!"
Mia madre me lo diceva sempre quando ero piccola e mi sedevo davanti la cucina, in attesa che l'acqua per la pasta bollisse. Già...ingorda e impaziente da sempre, penso tra un sospiro e l'altro, quando parole mi arrivano attutite.
"Quindi puoi andare a casa prima, capito?"
"Che?" mi guardo intorno confusa, e vedo che Olly mi sta parlando.
Ma quando ci sono arrivata in mensa? Dio, Dory in "Alla ricerca di Nemo" ha la memoria a breve termine meno inceppata della mia! Ma in fondo quando si ha la testa piena di pensieri, chi riesce a rimanere concentrato? Nessuno, scommetto.
"Terra chiama Cassie, pronto...c'è nessuno?"
"Scusa, ero...distratta!" dico semplicemente.
"Questo l'avevo notato! Comunque dicevo...che oggi non ci sono gli allenamenti."
"Perché?"
"Uffa...ma allora non mi hai proprio ascoltato!" sbuffa, mentre addenta una barretta fit. 
"Ehm, io veramente..." le faccio un sorriso di scuse.
"Oggi mi hanno chiamato in segreteria per farmi firmare una circolare in cui c'era scritto che la partita che dovevamo affrontare questo venerdì è stata spostata a data da definire. Non so chi ha, non so quali problemi di salute, mi pare ci fosse scritto che era l'allenatore. Ero così al settimo cielo di fronte a questa notizia, che non mi sono curata di approfondire i dettagli. Mi sono detta che in fondo ci sarebbe stato tempo per pensarci, no? Questo vuol dire che non c'è più bisogno di allenarsi cinque volte a settimana, ma ne basteranno tre. E vuol dire anche che Susan sarà di nuovo dei nostri, ma tu se vuoi puoi restare ugualmente in squadra. Sai di essere la benvenuta."
Guardo Susan che mi fa "Yeeee!" mimando con le mani due pon pon.
"Certo, mi piacerebbe continuare!" trillo, e sono sincera.
Ormai ci ho preso gusto ad essere una cheerleader, e ammetto che gli allenamenti non sono davvero niente male: Olly è bravissima nelle coreografie, e poi fa sempre comodo avere dei crediti extra nel curriculum.
"Grande!" dice Olly, battendo le mani entusiasta.
"Olly, torni a casa dopo la scuola?" chiedo.
Olly scuote la testa "Pensavo di passare da Daniel, perché?"
"Ti spiace darmi uno strappo fino allo Starbucks del centro? Quello grande, di fronte da Gap!" aggiungo a mo di spiegazione.
"Non c'è problema!" dice sbrigativa.
"Vai da 'Ty lo sfigato'?" chiede Lydia arricciando il naso, e con la coda dell'occhio vedo Olly trattenersi a stento dal ridere.
"Ma si può sapere almeno perché lo chiamate così? E poi si, vado da lui...problemi?" sbotto.
Olly lancia un'occhiataccia a Lydia che alza le mani in segno di resa "Hey calmati, scherzavo! Sembri un po' tesa: vuoi uno xanax? Giuro che è come una SPA per la mente!" caccia un flacone di pillole dalla borsa.
La guardiamo tutte malissimo "Che c'è? Che avete da guardare? Sono della mia matrigna, giuro ne avrà a migliaia!" dice con un'alzata di spalle.
"Tesoro, per caso vedi che assomigliamo alla tua matrigna pazza?" le dice Olly con un filo di condiscendenza, poi torna a guardare me.
"Non darle retta, Cassie! È stata colpa mia...avevo dimenticato di avvisarle che da pochi giorni 'Ty lo sfigato' è diventato solo Ty..." spiega.
Sento che non condivide la cosa, ma si sforza di mantenere la parola data, perciò apprezzo il gesto e rilasso le spalle, che fino a un minuto fa erano decisamente in tensione.
"Ma quindi perché lo chiamate così?" insisto.
Olly, Lydia e Susan si guardano come se fossimo a "Chi vuol essere milionario?" e io avessi appena fatto la domanda da un milione di dollari.
"Sai, che non lo so?" fa Susan, per lo più impegnata a mandarsi baci con Liam, seduto al tavolo dei giocatori di lacrosse.
"Neanche io!" aggiunge Lydia, intenta a leggere ancora quella stupida etichetta su quello stupido flacone di pillole.
Sempre molto d'aiuto Cip e Ciop...come la sera della festa.
Alzo gli occhi al cielo spazientita, ma poi vedo Olly picchiettarsi le lunghe dita sul mento, pensierosa.
"Mmh...ora che ricordo, credo sia stato Dylan ad affibbiargli questo soprannome in primo liceo, durante una festa. Effettivamente non so bene perché lo abbia fatto, ma ci è sembrato molto divertente sul momento! E poi, abbiamo semplicemente continuato a chiamarlo così." ammette sincera.
E ti pareva che non era stato lui?
Alle 15:30 in punto Olly mi lascia fuori lo Starbucks e io sento il cuore martellarmi nel petto: ho l'ansia per ciò che sto per scoprire.
Ty non appena mi vede entrare, corre a salutarmi con un abbraccio veloce.
Capisce subito che sono nervosa.
"Vieni, siediti!" dice indicando la sedia del tavolino vicino la finestra.
Guardo nervosamente in direzione del bancone, e lui sembra leggermi nel pensiero "Tranquilla, mia madre non c'è!"
Tyler si siede davanti a me, assumendo un'espressione seria.
Mi agito sulla sedia impaziente.
Tyler mi guarda attentamente negli occhi prima di dire "Innanzitutto c'è una cosa che devi sapere..."
Rimango zitta per fargli capire che può continuare.
Tyler fa un enorme sospiro e dice "Io e Dylan siamo fratelli!"

Tyler fa un enorme sospiro e dice "Io e Dylan siamo fratelli!"

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