Apre la porta con un sorriso quello che immagino sia Mark, il padre di Dylan, visto che ha gli stessi occhi color caramello, e le stesse odiose fossette di suo figlio.
"Ciao, tu devi essere Cassie...io sono Mark, e...o mio dio, Dylan ci sei anche tu!"
Mark getta inaspettatamente le braccia al collo di suo figlio per abbracciarlo, ma Dylan si scansa con disprezzo.
Ok, inizio decisamente imbarazzante...
Mark fa una finta tosse per riprendersi dalla pietosa scenetta e dice "Prego entrate..." poi ci fa strada lungo l'ingresso dove ci dice di posare i cappotti.
"Sembro un estraneo in casa mia..." mi sussurra all'orecchio Dylan, e io gli stringo la mano più forte. Ma da quanto tempo non rimette piede qui? Non immagino neanche come possa essere difficile per lui trovarsi al cospetto di coloro che lo hanno cacciato dalla sua stessa casa.
"Sai Cassie, sei identica a tua madre!" fa Mark.
"Sì, lo so. La conosce?"
Come è possibile?
"Si, io e tuo padre siamo amici di vecchia data, fui io ad accompagnarlo a quel convegno sulla medicina a Parigi, dove conobbe tua madre." spiega.
"Non lo sapevo." dico semplicemente.
"Tesoro, conosci già Cassie e sorpresa..."
Kirsten non lascia finire la frase a suo marito, che è già piombata su Dylan e cerca di abbracciarlo anche lei. È in lacrime.
Dylan alza una mano per stopparla con fare minatorio, e lei lascia subito cadere le braccia lungo i fianchi, poi tira fuori un fazzoletto dalla tasca e si tampona le lacrime.
"Oh cielo, Dylan...non ti aspettavamo!"
"Sono stato invitato, no?" sbotta infastidito.
"Certo, certo che sì. Solo che...non ci aspettavamo che tu venissi per davvero. Lo sai benissimo che tu non necessiti di un invito per venire qui..." balbetta lei.
"Beh, sono qui invece. E vorrei anche vedere che non mi serve l'invito, questa è casa mia!" ringhia.
Ok, sarà meglio calmare gli animi.
"Ciao Kirsten, dov'è Tyler?" chiedo spezzando la tensione che c'è tra di loro.
"Oh ciao, cara. È in salone con Allison. Perché non andate anche voi li, mentre io ultimo la cena? Vi chiameremo quando è pronto a tavola! Dylan sa dov'è..." le trema la voce.
"Certo!" faccio io, mentre Dylan si limita ad uno sbuffo, per poi guidarmi in salone.
Vedo il mio amico seduto sul divano, e accanto a lui quella che sicuramente deve essere Allison: è esattamente come la immaginavo, non troppo alta ma slanciata, con dei lunghi capelli castani e una pelle molto chiara. In ogni caso, molto bella.
"Ciao Ty!" trillo.
"Ciao, Cassie..." Tyler si volta, ma impallidisce non appena vede Dylan.
"Dylan." dice serio a mo di saluto.
"Sfigato." risponde lui con aria scocciata.
Alzo gli occhi al cielo. Questa serata finirà male, lo so.
"Cass, questa è Allison...Allison, questa è Cass!" ci presenta.
"Cassie!" lo corregge Dylan.
Allison fa un sorriso enorme prima a Dylan e poi a me, poi mi abbraccia.
Ok, è ufficiale: questa verrà soprannominata la serata degli abbracci imbarazzanti. E poi dicevano che erano gli italiani quelli troppo espansivi!
"Sei bellissima!" mi dice.
"Anche tu!" le dico sincera.
"E tu...devi essere Dylan, il ragazzo di Cas-sie!" Allison mette l'accento sulle ultime lettere del mio nome, come a canzonare Dylan di aver ripreso Tyler.
Tyler mi getta un'occhiata divertita, alzando il sopracciglio, chiaramente incuriosito.
Sono sicura di essere appena diventata tutta rossa.
"Lui non è il mio rag...non siamo fidanzati. Siamo solo amici!" balbetto.
"Capisco, devo aver frainteso...molto piacere Dylan, non fidanzato di Cas-sie." ironizza Allison.
Mi piace questa ragazza, è chiaramente una che dice le cose in faccia. Adoro le persone così.
"Alicia." fa lui, intento a giocherellare con le labbra strette tra l'indice e il pollice. Non la guarda neanche, sembra più concentrato a guardarsi intorno.
"Allison, veramente!" lo corregge Tyler.
"È lo stesso." brontola Dylan.
Allison mi guarda chiaramente divertita, poi bisbiglia "Che tipo!" ed io la rispondo con un'alzata di spalle, perché non so che altro dirle.
"Oddio! Ma è neve quella lì fuori?" chiedo indicando con un dito una delle vetrate.
"Non ti si può nascondere nulla, Bambi. Dì la verità, hai le lentine?"
"Dylan sei un cretino!" borbotto.
"Mai detto il contrario!" mi fa l'occhiolino.
"Guardali, litigano come una vecchia coppia di sposini!" fa Allison.
"Lo penso anche io!" conferma Tyler beccandosi un'occhiataccia da Dylan, ma poi aggiunge "Stasera in effetti il meteo portava neve." sta chiaramente deviando il discorso da noi. Tyler è proprio un amico.
"Wow! In Italia non nevica quasi mai, ed in genere è per lo più grandine."
"È pronta la cena!" urla Kirsten dalla sala da pranzo.
La tavola è ben apparecchiata, ma niente di troppo lussuoso o formale, sicuramente diverso anni luce dal modo di apparecchiare di Katie, la quale usa il candelabro come centrotavola e il servizio buono anche se siamo solo noi quattro. Qui, invece, è tutto più rustico e semplice: mi piace.
Dylan non stacca la mano dalla mia neanche per un secondo, e per questo sono costretta a tagliare lo stufato di agnello con una mano sola.
Si sente solo il rumore delle nostre forchette nei piatti.
"Dimmi Cassie, come te la passi qui a Seattle?" mi chiede Kirsten con interesse.
Cerca chiaramente di intavolare una conversazione per ovviare al problema del silenzio, e puntare l'attenzione su di me è senza dubbio la scelta migliore.
"Bene! Ho già tanti amici, l'unica cosa a mancarmi è un lavoro, visto che vorrei potermi permettere di comprarmi un'auto da sola."
"Che cara ragazza! Se per te va bene posso offrirti un impiego part-time nello Starbucks dove già lavora Tyler, io ho esigenza di spostarmi in quello vicino l'università, visto che ha meno dipendenti. È chiaro che ci sarebbe sicuramente utile una mano in più dal momento in cui io me ne vado. Vero, caro?
Starà sicuramente parlando dello Starbucks vicino al Campus, ecco perché Dylan non voleva andarci...
"Certo! Inoltre,Tyler mi ha detto che sei un'ottima studentessa e una cheerleader, coi fiocchi, Cassie. E so anche che vi iscriverete alla stessa facoltà."
"Si, signore."
"Oh, ti prego chiamami Mark."
"Sai, anche Dylan vuole iscriversi li." aggiunge.
"No, per niente!" ringhia lui.
Ahia, si mette male.
"Dylan non dire sciocchezze, ti pare che non conosca il mio stesso figlio? Parli di quel college fin da quando eri solo un bambino. Ricordo ancora quando la mamma ti portava all'università, e vi mettevate stesi sul prato a leggere i grandi classici." ridacchia con lo sguardo perso nel ricordo.
"Questo era prima!" sibila Dylan.
"Prima?" chiede Mark, chiaramente confuso.
"Mark..." interviene Kirsten posando una mano sul braccio di suo marito, ma ormai è troppo tardi.
Dylan mi ha lasciato la mano ed è scattato in piedi, stringe talmente i pugni che le sue nocche sono sbiancate.
"Già, prima che ti scopassi mia zia, e che mi cacciassi via di casa!" Dylan da un calcio alla sedia, e poi esce dalla stanza.
Oddio!
Mark è trasalito, mentre Kirsten si porta le mani alla bocca, sconvolta.
Mi alzo da tavola anche io "Scusatemi." dico.
Devo seguire Dylan, devo fargli capire che su di me può contare.
"Va pure cara, e punto su di te per riuscire a convincerlo a rimanere qui per stanotte. Non voglio che si rimetta alla guida con questo tempaccio. Penserò io ad avvisare tuo padre che dormi qui. Ah e Cassie...sei libera di dormire in camera sua, non siamo certo così retrogradi." mi dice Kirsten strizzandomi un occhio, con il trucco ormai completamente sciolto dalle lacrime.
Oddio, ma perché pensano tutti che io e Dylan stiamo insieme?
"Noi non siamo...noi non..." farfuglio.
"Capisco, in tal caso Tyler ti mostrerà la camera degli ospiti. Dico solo che se ti va, non crearti imbarazzi."
"V..va bene, grazie per la cena."
"Ma ti pare, tesoro!"
Do la buonanotte a tutti, e poi salgo le scale. Mi fermo davanti una porta su cui è appesa una lavagnetta con su scritto: 'Stay Out from Dilly's room!', in una scrittura prettamente infantile.
Dilly? Sul serio?
Mi scappa una risata, ma subito ritorno seria sentendomi in colpa: deve averlo scritto quando era ancora un bambino felice...mi si stringe il cuore solo al pensiero.
Faccio un enorme sospiro e busso.
"Dylan sono io..." bisbiglio.
Quando mi sono ormai convinta che non aprirà e sto per tornare di sotto, sento la serratura scattare e la porta aprirsi.
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Dans de beaux draps
FanfictionDopo un po' non fa più male. È così che dicono tutti, no? Non fanno altro che ripeterci che il tempo sistema ogni cosa, che ci si abitua a tutto...che si impara a convivere con il dolore, che dopo un po' diventa tutto più facile. Beh...mentono! "Dan...