Cap. 44

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Prima di tornare a casa dopo gli allenamenti, passo al negozio dietro l'angolo per comprare le stelle da attaccare al soffitto, e la bacheca di sughero.
"Bentornata tesoro, hai fatto acquisti?" mi chiede papà.
"Solo qualcosina per la mia camera." spiego felice.
"O cielo Cassandra, altre cose per impiastricciare la tua stanza? Oggi le ho dato un'occhiata veloce, poiché la signora delle pulizie aveva lasciato la porta aperta: ho visto che hai completamente deturpato il parato. Olly non si sarebbe mai permessa di fare una cosa simile, sa benissimo il valore che aveva quella carta da parete!" Katie è inorridita.
Mi sento raggelare, avrei dovuto chiedere il permesso a loro, prima di rovinare la mia stanza.
Non so cosa dire.
"Ma dai cara, lasciala fare: in fondo potrà fare quello che vuole nei suoi spazi, no?" papà mi fa l'occhiolino, e io gli rispondo con un sorrisone. Per fortuna che esiste lui!
Katie si sistema nervosamente una ciocca di capelli, sfuggita dal suo ormai fossilizzato chignon.
"Certo, se per te va bene." borbotta, girando sui tacchi e ritornando in cucina.
"Vuoi una mano con quelle cose?"
"No grazie papà, ma preferisco fare da sola!" trillo.
"Sei identica a tua madre, non accetti aiuto da nessuno, compreso il tuo vecchio."
Faccio spallucce.
"Come è andata la cena ieri, hai visto la neve? Mark è stato molto gentile ad ospitarti, io non avrei potuto passarti a prendere, causa turno di notte. Penso proprio che sia arrivato il momento che ti compri un'auto."
"È andata benissimo!"
Certo, se non consideriamo la scenata di Dylan, convengo tra me e me.
"E vedere la neve è stato stupendo, sai anche tu quanto sia rara in Italia. Mark, inoltre, è stato così gentile che mi ha anche offerto un posto di lavoro, quindi alla macchina penserò da me." aggiungo fiera.
"Ripeto: tua madre avrebbe dovuto chiamarti Teresa Junior, per quanto sei forte e determinata come lei." lo dice con il sorriso stampato in volto, e so che questo vuol dire che è orgoglioso di noi.
Dopo essermi fatta spiegare dove si trovava lo scala, con forza la trascino nella mia stanza.
Mi metto subito in tenuta da lavoro: indosso pantaloncini di jeans, canotta con il simbolo de 'I doni della morte', e una bandana sempre di jeans.
Sì lo so che non devo dipingere, ma indossare questo tipo di outfit per i lavoretti di casa, mi fa entrare di più nel mood.
Guardo il soffitto, e sospiro pensando che ci vorrà un bel po' prima di riuscire a tappezzarlo tutto di stelle e pianeti fosforescenti, perciò decido che sarà meglio partire dall' angolo a destra.
Dopo aver posizionato la scala, afferro la busta con gli adesivi mettendomela in mezzo ai denti così che possa avere le mani libere, e poi mi arrampico fin sopra a tutto.
Sono intenta ad attaccare la quindicesima mezza luna, quando una voce tuona dal basso, facendomi sobbalzare.
"Dio, guarderei il tuo culo da qui sotto per almeno quattro ore di fila!"
"Dylan, che diavolo ci fai qui? E potresti smetterla di usare la finestra come gli sfortunati amanti della Verona del '300, ed incominciare ad usare, che so...campanello e porta, come più si addice a questo secolo?"
Dylan fa un sorriso sghembo e molto sensuale.
"Ah paperella, saprei benissimo come mettere al suo posto quella lingua biforcuta che ti ritrovi, ma ahimè...come si dice: prima il dovere e poi il piacere, perciò mi sa che mi toccherà aiutarti ad attaccare quegli adesivi, altrimenti tu da sola Bambi, non termineresti in tempo neanche per la cerimonia di laurea, senza contare che ho paura che tu ti possa far male, cadendo da lì su. E poi, credimi se ti dico che sarei un perfetto Romeo, se solo lo volessi..." mi provoca.
"Ah si, adesso temi per la mia incolumità Messere? E poi secondo me, sei solo uno che è convinto di essere un bravo Romeo, ma che in realtà, è più montato della panna." ridacchio.
Dylan non ride, ma si morde un labbro serio: mi tremano le gambe quando fa così.
Il suo sguardo si fa più intenso, più duro.
Lo vedo poi avvicinarsi alla scala, e incominciare ad arrampicarsi piano, come una pantera in agguato.

"Oh, ma quale luce irrompe da quella finestra lassù? Essa è l'oriente, e Giulietta è il sole. Sorgi, bel sole, e uccidi l'invidiosa luna già malata e livida di rabbia, perché tu, sua ancella, sei tanto più luminosa di lei: Non servirla, se essa ti invidia; la sua veste virginale e d'un colore verde scialbo che piace solo agli stupidi. Gettala via! Ma è la mia dama, oh, è il mio amore! Se solo sapesse di esserlo! Parla eppure non dice nulla. Come accade? È il suo sguardo a parlare per lei, e a lui io risponderò. No, sono troppo audace, non è a me che parla. Due elle più belle stelle del cielo devono essere state attirate altrove e hanno pregato gli occhi di lei di scintillare nelle loro orbite durante la loro assenza. E se davvero gli occhi di lei, gli occhi del suo volto, fossero stelle? Tanto splendore farebbe scomparire le altre stelle come la luce del giorno fa scomparire la luce di una lampada: in cielo i suoi occhi brillerebbero tanto che gli uccelli si metterebbero a cantare credendo che non fosse più notte." recita con la sua voce roca.

Dans de beaux drapsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora