Cap. 34

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"Cosa?" sgrano gli occhi.
Tyler annuisce lentamente, come se pesasse ogni parola. "Tecnicamente...siamo cugini!"
"Eh?" ok, adesso sono ufficialmente confusa.
"Ty non capisco, spiegati!"
"Dunque, da dove iniziare..."
"Cominciamo dalla appena nominata parentela!" dico con enfasi.
Ma che ci vuole? In questo momento vorrei scuoterlo per le spalle, e gridargli "Parla! Parla! Parla! Sputa il rospo, sputa tutto quello che sai!" ma mi rendo conto che così facendo risulterei solo una squilibrata totale. Perciò Cass, datti un po' di contegno, e lascialo finire.
"Mia madre era la sorella di sua madre, e io e Dylan siamo cresciuti praticamente insieme, come due fratelli."
"Era?"
"Si, è morta." dice asciutto.
"Oh..." ecco la doccia fredda che mi serviva a placare la mia avida foga di riceve notizie su quel ragazzo così scorbutico.
"Già...un brutto incidente d'auto."
"Non fraintendermi...mi dispiace tantissimo, ma ancora non capisco il punto! Questo cosa a che fare con il fatto che Dylan ti ha praticamente asfaltato la faccia?" dico quasi lamentandomi.
"Tutto e niente!" dice ridacchiando.
Piego la testa di lato. Non ci sto capendo nulla. Adesso perché ride.
"Che significa tutto e niente?" sento di avere qualche ritardo mentale.
"Significa che adesso ti racconterò una parte triste e una parte buffa!"
Sbuffo, perché non so che altro fare.
"Partiamo dalla parte triste!" annuncia, e io mi sistemo meglio sulla sedia come per poter ascoltare meglio. So che questa parte sarà la più importante, anche se non so ancora cosa mi dirà, sento che è così.
"Come ti ho già detto ho perso mio padre che ero molto piccolo..." "...Tranquilla quasi non lo ricordo!" aggiunge vedendomi rabbuiare.
"Mia madre invece, d'altro canto ne rimase distrutta. Sua sorella, la madre di Dylan, chiaramente le stette molto vicino, essendo loro già molto legate fin da prima. Praticamente non la lasciava sola un secondo, ogni sera lei, suo marito e Dylan venivano a cena da noi.
Di conseguenza io e Dylan diventammo così uniti che facemmo un patto: saremmo stati amici per sempre, niente e nessuno ci avrebbe mai separato, neanche una ragazza...soprattutto una ragazza, avremmo condiviso tutto insieme, compreso le scelte scolastiche e il nostro futuro, come l'università." fa una pausa.
Assorbo piano ogni informazione che mi sta rivelando, ma sento che non è finita qui.
"Non so perché, ma sento che non è ancora arrivata la parte triste..." confido.
Tyler conferma i miei dubbi con un cenno di assenso.
"Siamo stati ottimi amici, fino a qualche giorno dopo che sua madre è morta. Lui, suo padre e sua madre erano stati per l'ennesima volta a cena da me e mia madre. Quella sera però, era stata un po' diversa dalle altre poiché a cena c'era anche un altro ospite...credo che fosse un tipo che faceva il filo a mia madre, non ricordo precisamente, visto che avevo solo nove anni. Insomma, per fartela breve quella sera finalmente la tristezza stava lasciando il posto a un po' di spensieratezza, e quindi alzarono tutti un po' troppo il gomito con il vino, tra una risata e l'altra. Il padre di Dylan non ebbe i riflessi pronti per frenare prontamente ad un semaforo, e la loro macchina venne travolta da un camion."
Mi porto le mani alla bocca, sono sconvolta.
"Suo padre entrò in coma, mentre sua madre morì sul colpo. Fortunatamente Dylan ne uscì illeso, e con solo qualche graffio. Tuttavia, mia madre da quel giorno si sentì terribilmente in colpa e giurò a se stessa che si sarebbe presa cura per sempre della famiglia di sua sorella, così come lei aveva fatto in precedenza proprio con mia madre. Sentiva come se sua sorella fosse morta a causa sua. Perciò portò il marito di sua sorella e Dylan a casa con sè con il solo scopo di occuparsi di loro. Dylan per il forte trauma smise di parlare per un po', visto che era davvero molto legato a sua madre. Tra una cosa e l'altra mia madre e suo padre si innamorarono. Dylan non la prese bene, aveva intuito lo sbocciare dei loro sentimenti ancor prima che se ne accorgessero mia madre e Mark. Diventò dispettoso e insolente, smise quasi completamente di parlarmi se non per offendermi. Senza pensare che anche io potevo soffrire per la situazione. Non passava giorno che non desse della puttana a mia madre e del traditore a suo padre. Ma fu solamente al liceo che diede il peggio di sè. Si fece ben presto la fama di latin lover e bastardo senza pietà. Iniziò a tornare a casa ogni sera sempre più ubriaco o ferito per aver fatto a botte con qualcuno, portava ragazze seminude come se la nostra casa fosse un albergo, a volte anche più di una contemporaneamente. Mark non ce la fece più e gli affittò una casa sua, lo cacciò via da casa sua. Certo lo mise praticamente in una villa extra lusso, non voleva di certo lasciare il suo unico figlio per strada, ma in fin dei conti Dylan venne comunque cacciato di casa. Da quel giorno hanno smesso completamente di parlarsi."
Non mi rendo conto che stavo piangendo fino a quando non sento le lacrime bagnarmi le labbra. Sono visibilmente sconvolta! Immagino una versione piccola di Dylan con gli occhioni color caramello grandi e tristi. Ecco perché si comporta in modo così assurdo. Deve essere stato terribile per lui a dover assistere a tutto ciò: prima la morte in diretta di sua madre, e poi vedere suo padre innamorarsi di sua zia e, infine, essere cacciato di casa...ripudiato dalla sua stessa famiglia. Se Dylan fosse dinanzi a me in questo preciso momento, metterei da parte ogni rancore e lo abbraccerei con trasporto per fargli capire che non è solo.
"Beh, ora che il peggio è stato raccontato arriviamo finalmente alla parte un po' più buffa, perciò metti un tappo a quella fontana..." mi beffeggia Tyler.
Ah, già...c'è anche una parte divertente in questa storia già così assurda, per la serie non ci facciamo mancare proprio niente.
Mi tampono il viso con uno di quei fazzolettini di carta inutile che ci sono al tavolo.
"Sarebbe?" dico tirando su con il naso.
"Quella in cui ti dico che Dylan è cotto di te!" sghignazza.
Mi va di traverso la saliva, perciò tossisco. Ma che fesserie va blaterando?
"Tyler ti sbagli, credimi!" al massimo mi trova carina, ed è tutto dire.
Scuote la testa "E allora come spieghi questo?" si indica il viso tumefatto.
"Non so... Ciao sono Dylan e soffro di attacchi di rabbia, dici che va bene?"
Tyler scoppia a ridere.
"Mi spieghi la cosa del messaggio, che ti avrei mandato venerdì?"
"Ti avevo mandato un messaggio in cui ti chiedevo se ti andava di venire a cena da noi e tu mi hai risposto se potevamo vederci nel parcheggio della scuola per parlare di una cosa importante."
"Sai vero che io non ho ricevuto nessun messaggio, e che quindi non sono stata a io risponderti?" dico esasperata.
"Certo, l'ho capito vedendoti scoppiare in lacrime stamattina a scuola. Dylan deve aver letto il messaggio, mi avrà risposto per darmi appuntamento lui."
Annuisco lentamente, come a prendere coscienza di ogni cosa.
Sento che ogni pezzo sta andando a posto per ricomporre quel gran misterioso, difficile puzzle che è Dylan.
In effetti venerdì ho lasciato il telefono sul tavolino e l'ho ritrovato sul divano, Dylan deve aver letto il messaggio di Tyler e risposto al posto mio, avrà poi cancellato tutto prima di uscire in quel modo da casa. Adesso solo una cosa non mi è chiara: perché?
"Si ma perché lo ha fatto?"
"Te l'ho detto il perché...è cotto di te. Voleva che io ti stessi lontano, visto che mi odia, e inoltre...voleva assicurarsi che non fossi interessato a te. Ho provato a dirgli che sono fidanzato, e che se anche non lo fossi stato, per me non sarebbe cambiato nulla, per me quel patto che abbiamo stretto da bambini vale ancora. Deve solo smettere di essere arrabbiato con il mondo."
Annuisco decisa e scatto in piedi, battendo una mano aperta sul tavolo.
"Mandami un messaggio con l'indirizzo di casa e l'orario per la cena. Ora devo andare!" dico.
Vedo Tyler gongolare per un po' e poi aggiungere con un gran sorriso "Già, lo immaginavo!"
Sento il bisogno di vedere Dylan per chiedergli scusa, ma soprattutto devo chiedergli se davvero prova qualcosa per me.
Devo andare da lui, ora!

 Devo andare da lui, ora!

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