Cap. 1

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Dicono che il destino è scritto nelle stelle. Dicono anche che siamo collegati da un filo rosso alla nostra anima gemella.
Dicono che quando meno te lo aspetti, l'amore della tua vita arriverà.
Dicono. Le persone dicono tante cose. Troppe, forse. Molti leggono l'oroscopo per vedere come andrà la loro settimana, il lavoro e l'amore e il più delle volte ci credono. O per lo meno ci sperano.
Sperare, che assurdità. Aspettare che qualcosa accada anche se è più che evidente che non succederà mai. Dicono che la speranza è l'ultima a morire. Certo, morire sperando. No, non era nel DNA di Ellie. Non più ormai.
Aveva smesso di credere al destino e di sperare. Usciva di casa senza avere aspettative, senza sperare, usciva e basta.
Quella mattina salì sulla metro delle 9.36 che portava a Bicocca, dove si trovava l'università. Era già di pessimo umore per aver dimenticato le cuffiette a casa e in più la metro colma di persone non aiutava.
Era schicciata tra il palo in metallo di un giallo canarino e la porta. Si guardava attorno, non sapendo che altro fare. Il cellulare era nella tasca dello zaino ed era impossibile prenderlo. Troppe persone. Troppo poco spazio.
Due fermate dopo, la massa di persone scese, probabilmente dirette verso la metropolitana gialla. L'aria iniziò a circolare. Si mise più comoda ma dovette comunque stare in piedi perchè tutti i posti erano occupati.
La metropolitana si fermò a Marche. Una donna si alzò ma non appena Ellie vide il posto libero, un ragazzo con un berretto bordeaux calato in testa e gli occhi da sole, si gettò a capo fito sul sedile di plastica blu.
Alzò gli occhi al cielo, infastidita. Guardò il ragazzo, aveva qualcosa di famigliare. Non appena questo sollevò il capo dal cellulare, Ellie spostò lo sguardo davanti a sé.
Finalmente arrivò alla sua fermata. Scese insieme ad altre poche persone. Passò i tornelli e una voce maschile la bloccò. Si voltò e quel ragazzo che le aveva rubato il posto, si era fermato accanto a lei. Era poco più alto di lei. Le sorrise.
- Tu frequenti l'università? - le chiese. Ellie pensò che voleva farle una di quelle interviste o una cose del genere.
- Sì - rispose poco convinta. Il ragazzo sorrise, notando il suo disagio.
- Tranquilla, non voglio venderti nulla. Devo andare alla laurea del mio amico e mi ha detto che è nell'edificio U7 ma non ho idea di dove andare - le spiegò. Ellie annuì.
- Mi è morto anche il cellulare - disse mostrandolo. La ragazza pensò che dopo tutto era okay. Era vestito con un paio di jeans neri, una giacca nera e una maglia bianca, quindi la teoria della laurea era plausibile.
- Io ho lezione in U6, è lì accanto a dove devi andare tu. Se vuoi possiamo andare insieme - disse lei indicando le scale. Il ragazzo annuì allegramente.
- Grazie, davvero. Mi hai salvato. Se arrivo tardi mi uccidono - rise seguendola su per le scale.
- Nessun problema. A che ora devi essere lì? Perché se sei già in ridato c'è il tram - continuò. Il sole illuminò i due ragazzi.
- 10.30 circa - rispose.
- Allora sei in perfetto orario. Se vuoi puoi farla a piedi - sorrise Ellie, il ragazzo sorrise a sua volta.
- Tu vai a piedi? - le domandò.
- Sì, saranno si e no 10 minuti e poi c'è il sole, è una settimana che diluvia - eslcamò rivolgendo lo sguardo al cielo.
- Si? Sono stato via fino a ieri - le disse fermandosi al semaforo diventato rosso.
- In vacanza? -chiese Ellie. Pensò che forse non avrebbe dovuto, non voleva farsi gli affari suoi ma lui sembrava piuttosto tranquillo nel parlare.
- Più o meno. Ero a Parigi - rispose allegramente. Ellie annuì. Anche lei ci era stata ma non era impazzita per quella che doveva essere una delle città più romantiche. La luce verde si accesse e i due ragazzi attraversano la strada.
- Ho chiesto a te dove andare perchè eri l'unica senza cuffiette. Gli altri mi avrebbero ignorato probabilmente - alzò le spalle seguendo la ragazza.
- Per tua fortuna le ho lasciate a casa - rise Ellie, contagiando anche lui.
- Che musica ascolti? - chiese incuriosito.
- Ehm... principalmente rock. Tipo Nirvana, Green Day e Blink. Robe così - rispose. Lui annuì.
- Tu sei tipo da rap e trap, uh? - domandò sorridendo. Il ragazzo si voltò verso di lei.
- Cosa te lo dice? - domandò sempre più curisoso. Ellie alzò le spalle.
- Dai tatuaggi. Ne hai parecchi vero? - indicò le nocche tatuate.
- Potrei ascoltare anche io la musica rock, però - sorrise sfidandola.
- Mh, non penso che i rocker abbiano tatuato la parola "soldi" sulla mano - sorrise quasi vittoriosa. Davanti a loro comparve l'edificio U7. Ellie gli disse che mancavano ormai pochi minuti.
- Comunque io sono Gionata - disse allungando la mano verso di lei.
- Ellie - sorrise stringendola.
- Ellie... che nome è Ellie? - chiese.
- Non lo so, che nome è Gionata? - domandò. Il ragazzo si tolse gli occhili da sole e lì la ragazza ebbe un sussulto al cuore.
- Hai ragione. Magari potresti raccontarmi del tuo nome domani pomeriggio davanti ad un caffè - disse dolcemente. Ellie pensò di rifiutare ma qualcosa la fece accettare.
- Okay. Dove e quando? - chiese curiosa.
- Facciamo alle 4.00 davanti al negozio della Replay in piazza Gae Aulenti? -
- Perfetto. Comunque siamo arrivati - sorrise indicando l'edificio. Gionata la ringrazio ed Ellie indietreggiò.
- Allora a domani - disse il ragazzo sorridendole.
- A domani, Gionata - sorrise divertita. Si voltò e scomparve dietro all'edificio di un rosso mattone.

Durante l'ora di pranzo la sua amica, non che coinquilina Martina, prese posto davanti a lei. Ellie alzò il capo dal contenitore colmo di insalata.
- Ehi - disse accennando appena un sorriso.
- Che giornata del cazzo - borbottò Martina senza nemmeno salutare. Ellie scosse il capo.
- Che è successo? - domandò.
- Devo fare un cazzo di progetto con quelle stronze di Giada e Gaia - sbuffò posando il suo contenitore del pranzo sul tavolo. Ellie rise. Sapeva quando odiasse quelle due ragazze, soprattutto Giada che l'anno prima le aveva letteralmente soffiato il ragazzo, Michael.
- Questo è un problma - esclamò sarcastica Ellie e Martina, di risposta, la filminò con lo sguardo.
- Tu che mi racconti? - chiese ed Ellie si mise sull'attenti. Si guardò in giro, come se dovesse spifferare un segreto di Stato.
- Ho conosciuto un ragazzo, stamattina in metro - disse e Martina sorrise.
- Evento più unico che raro - rise prendendola in giro.
- Sì, divertente -
- Dai, come si chiama? È carino? Studia qui? - domandò senza prendere fiato.
- Se hai finito il terzo grado te lo racconto - l'ammonì Ellie. Martina chiuse la bocca.
- Si sembrava carino. Mi ha chiesto se domani pomeriggio vado a prendere un caffè a Gae Aulenti - spiegò
- E cosa c'è che non ti convince? - domandò vedendo la sua espressione perplessa.
- Ehm... credo sia Sfera - disse insicura, quasi come se pronunciare quelle parole portasse a una qualche conseguenza.
- Stai scherzando? È impossibile - esclamò ridendo.
- Ha detto di chiamarsi Gionata. Quanti ragazzi conosci che si chiamano così? E poi ho visto i tatuaggi sulle mani e sembravano proprio i suoi - spiegò cercando di convincerla ma Martina, che era una sua fan accanita,scosse il capo. Queste cose non capitano mai. Figuriamoci ad una semplice ragazza come Ellie.
- Scusa ma non posso crederci. Andiamo Ellie, è troppo strano e lo sai pure tu Probabilmente ci assomiglia e basta - le disse.
Eppure Ellie ne era convinta: era lui.

Him and Her // Sfera Ebbasta #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora