Cap. 22

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- Non ci metterà tanto. Stefano abita qui accanto - sorrise Valentina passando il piatto bagnato ad Ellie, che prontamente afferrò, asciugandolo con lo strofinaccio.
- È un suo amico? - chiese stupidamente.
- Un vecchio amico delle medie. Purtroppo ha preso una brutta strada e quando aveva più o meno diciassette anni gli hanno sparato. È vivo, solo che sta sempre sulla sedia a rotelle e non parla. È assente. Gionata non me lo dice ma la mamma di Stefano mi ha raccontato che almeno una volta al mese gli lascia una busta con dei soldi - disse dolcemente ed Ellie sentì come una stretta al cuore.
- Lo fa anche con me sai? Lui non me lo ha mai detto ma quando viene a trovarmi, come oggi, appena se ne va io trovo sempre una busta su quel mobiletto con scritto mamma - finì indicandolo. Ellie posò il piatto e guardò quel vecchio mobile dove si vedevano i segni evidenti del tempo.
- È davvero un bravo ragazzo suo figlio - disse Ellie. Valentina, che continuava a strofinare la spugna sui piatti, sorrise dolcemente.
- Deve sapere che a me non piaceva. Ero prevenuta come la maggior parte delle persone. La mia amica che vive con me, mi faceva ascoltare tutti i giorni le sue canzone e mi faceva vedere le foto. Pensavo che fosse solo uno sbruffone e invece poi l'ho conosciuto ed è davvero una brava persona - finì posando anche l'ultimo piatto.
- Come vi siete conosciuti? - chiese Valentina chiudendo l'acqua.
- Mi ha chiesto incazioni stradali - sorrise Ellie. La porta si aprì e il viso di Gionata comparve nell'appartamento.
- State parlando di me? - domandò guardandole perplesso.
- Non sei al centro del mondo - rise sua madre.
Qualcuno bussò alla porta e un uomo con una barba curata e i capelli brizzolati, sorrise.
- Ciao Gionata -
Il ragazzo ricambiò il saluto e poi guardò Ellie.
- Meglio andare ora. Ciao 'ma e tu, Marco, fai il bravo con mia madre - ammiccò aprendo la porta.
- È stato un piacere - sorrise la ragazza rivolgendosi a Valentina.
- Anche per me - Ellie fece per allontanarsi ma lei la bloccò afferrandole il braccio. La attirò a sè e la strinse.
- Stagli vicino - le sussurrò all'orecchio. La ragazza annuì.
Lanciò un'occhiata al mobiletto, vide la busta e poi, sorridendo all'uomo chiuse la porta. Fece per scendere le scale ma Gionata la chiamò.
- Aspetta. Voglio farti vedere un posto, ti va? - chiese e lei, senza nemmeno pensarci, annuì.
- Ancora scale? - si lamentò guardando le rampe che salivano. Gionata rise.
- Andiamo, solo due piani - disse spingendola. Arrivarono ad un pianerottolo cieco dove si trovava solo una porta dai vetri scheggiati.
L'aprì e i raggi del sole filtrarono all'interno. Gionata uscì sul tetto seguito da Ellie.
- Uou - disse osservando l'orizzonte: il sole stava ormai caldo sulla città di Milano e da lì si poteva vedere davvero tutto.
Gionata sorrise.
- Ci sediamo? - chiese Ellie avvicinandosi a quel vecchio divano mezzo rotto.
Gionata le afferrò il braccio.
- Ehm, no è meglio sedersi a terra. Fidati, è più pulito. Su quell'affare la gente perde molte cose. Non so se mi spigo - disse quasi imbarazzato. Ellie fece una smorfia disgustata.
- Sì ho capito. Anche tu? - chiese divertita.
Gionata si sedette a terra ed Ellie lo imitò.
- Nah. Sono più di classe - sorrise pavoneggiadosi.
Rimasero in silenzio per alcuni minuti osservando quei palazzi che ricomprivano ogni cosa fino alla fine dell orizzonte.
- Tua mamma mi ha detto di Stefano. Non sono affari miei ma non tu non c'entri con quello che gli è successo - disse Ellie con un filo di voce, guardandolo con la coda dell'occhio. Gionata sorrise amaramente.
- Già, non sono affari tuoi ma possono sempre diventarli, no? - replicò mantendendo lo sguardo dritto davanti a sè. Si portò le gambe al petto.
- Gli hanno sparato perchè io non c'ero. Ero alle colonne a fare le battle di rap invece di essere qui con lui. Potevamo essere al bar o a giocare a calcetto e invece non c'ero, così lui era in giro con quei coglioni e gli hanno sparato per qualche grammo di erba - gli spiegò pieno di rabbia. Strinse i pugni.
- Ho fatto cose brutte, Ellie. Ho fatto cose di cui mi pento. Quando poi è morto mio padre ho cercato di mettermi a posto ma ho fatto un sacco di errori. Ma cosa cazzo potevo fare? Ero solo un ragazzino. E poi, cosa vuoi fare in questo posto? - continuò. Ellie lo guardò: era fragile e indifeso, ben diverso da Sfera e da tutto quello che mostrava.
- Anche le brave persone possono sbagliare ma questo non le rende perone di merda. Tutti quanti sbagliamo - intervenne lei. Gionata la guardò intensamente.
- Ci torni spesso a casa tua? - chiese prendendo una sigaretta dalla tasca della felpa. La fiamma lo illuminò appena.
- No, voglio stare il più lontana possibile da quel posto -
- Perchè? - domandò aspirando.
- Perchè è un paesino con la mentalità chiusa. Dove le persone non possono cambiare perchè vengono prese per pazze. Le etichette che prendi alle medie ti rimangono per la vita e io lo detesto. È opprimente - spiegò.
- E i tuoi genitori? Sono contenti? - chiese quasi senza accorgersene. Ellie sorrise amaramente.
- Non lo so e non mi interessa di cosa pensano. Soprattutto mio papà. Ci sentiamo poco, quasi mai in pratica - spiegò. Il ragazzo si voltò tenendo la sigaretta tra le dita. La guardò perplesso.
- Come? Perchè? -
- Non è una persona cattiva, mi vuole bene. Troppo. È sempre pronto a farmi osservazione su osservazioni, a dirmi che quello che faccio o quello che sono non va bene. Lui la fa in buona fede ma io sono arrivata ad odiarmi. Un giorno ero così stanca che sono esplosa. È due anni che lo sento a mala pena, lo vedo a Natale e basta - spiegò.
- Ti odi? - domandò con un filo di voce, quasi avesse paura di chiederlo. Ellie lo guardò e annuì appena.
Gionata spense la sigaretta a terra e attirò a sè Ellie che cercò di trattenere le lacrime.
Rimase tra le sue braccia per alcuni secondi che però sembrarono eterni.
- Ehi, non odiarti. Mai - disse afferrandole il viso. I loro occhi si incontrarono. Gionata capì quanto Ellie potesse essere fragile. La lasciò andare e poi abbassò il capo. Spostò lo sguardo dritto davanti a sè.
- Mi prometti una cosa? - disse con un tono che fece quasi rabbrividire la ragazza.
- Posso sembrare spocchioso e tutto quello che vuoi ma promettimi che non ti innamorerai mai di me - finì fissandosi i piedi. Ellie non capì.
- Come? Che significa? - domandò perplessa. Perchè mai lei avrebbe dovuto innamorarsi di Gionata? Beh, forse non era poi una richiesta così stupida, no?
- Ti prego Ellie. Promettimelo -
- Gionata io... - non aveva mai pensato al fatto che forse, un giorno, si sarebbe potuta innamorare di lui. Eppure c'era qualcosa che la bloccava. Non voleva prometterlo ma Gionata insistete di nuovo.
- Non voglio che questa amicizia si rovini - le disse guardandola e lei non potè far altro che annuire, tristemente.

Him and Her // Sfera Ebbasta #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora