Cap. 2

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Martina piombò sul tavolo, facendo sobbalzare Ellie.
- Allora? Quando lo vedi Sfera? - chiese prendendola in giro.
- Che simpatica - replicò facendo una smorfia.
- No sono seria. A che ora è l'appuntamento? - domandò cercando di non ridere. Ellie l'avrebbe presa a sberle se avesse potuto.
- Alle 4.00 a Gae Aulenti. Te l'avrò detto mille volte - alzò lo sguardo al cielo. Martina annuì con fare che innervosì la ragazza.
- Non hai lezione? - chiese acidamente. Martina si corrucciò.
- Comunque grazie che stamattina mi hai aspetta per venire qui - continuò sorridendole acida.
- Dovevo incontrarmi con le due stronze per quel progetto e non ne voglio parlare perchè se no mi altero - disse sconsolata. Ellie rise divertita. Chiuse lo zaino e si alzò.
- Già te ne vai? - chiese Martina osservendola mentre indossava la giacca di jeans.
- Sono le 3.30, non verrei far aspettare Sfera - esclamò ammiccando. Martina rise guardandala mentre prendeva le scale mobili.

Ellie, attaccata al palo giallo della metro, ancora non si era resa conto di quello che stava per accadere. La metro frenò e la ragazza scese. Uscì in superficie e davanti a lei, alta e luccicante per via del sole, si innalzava maestosa la Unicredit Tower.
Attraversò la strada e prese le scale mobili che portavano alla piazza. Uomini e donne vestite eleganti entravano e uscivano dagli edifici d le fontane di piazza Gae Aulenti zampillavano, rinfrescando l'aria.
Ellie si fermò gurdandosi attorno. E se non lo avesse riconsociuto? E se lui non avesse riconosciuto lei? O peggio ancora, e se le avesse dato buca?
Ma ogni suo dubbio svanì quando notò un ragazzo con il beretto da baseball, un paio di occhiali da sole scuri e uno strano giubotto di pelle colmo di borchie, salutarla. Ellie sorrise, quasi imbarazzata.
Si avvicinò salutandolo allegramente.
- Sei puntualissima - esordì lui.
- Odio aspettare le persone e quindi odio farle aspettare - alzò le spalle. Gionata sorrise colpito.
- Forse sei la prima ragazza che arriva puntuale. Quindi, dieci punti in più per te - sorrise ed Ellie ringraziò.
- Allora? Dove si va? - chiese poi.
Gionata si strofinò le mani dove, sulle dita, luccicavano diversi anelli.
- Conosco un posto... è piuttosto tranquillo e con poca gente - le disse ed Ellie annuì.
- Non vogliamo avere troppe persone attorno? - chiese seguendolo verso Corso Como.
- Mh, sì. Troppo casino non permette di far conoscenza - spiegò lui.
- Okay. Facciamo gli associali. Va benissimo, lo sono spesso - annuì. Gionata scoppiò a ridere. Le piaceva Ellie, era buffa ma un buffo carino.
Gionata aprì un vecchio portone di legno, si guardò atorno facendo entrare la ragazza. Percorsero un cortile dove l'edera rampicante aveva coperto parte delle facciate. Ellie guardò il ragazzo che le fece cenno di oltrepassare la tenda bianca. Dall'altra parte si aprì una stanza dalle luci soffuse. Dal soffitto pendevano lampade colorate di vetro, quasi in stile marocchino e alle pareti si trovavano diverse piante. Gionata sorrise quando un uomo vestito elegantemente si avvicinò a loro. Ellie pensò di sembrare una totale sfigata: aveva lo zaino ed era vestita in modo banale a confronto le persone che sedevano ai tavoli.
Poi però guardò Gionata che sembrava rilassato per cui scacciò i pensieri.
- Ben tornato! - sorrise salutandolo. Gionata gli diede una pacca sulla spalla.
- Piacere di conoserla signorina - esordì baciando la mano della ragazza. Ellie sorrise, quasi imbatazzata.
- Volete mangiare? -chiese.
- Un caffè e in terrazza se è possibile - l'uomo annuì e fece strada ai due su per una scala a chiocciola in metallo.
Aprì una porta a vetri e la terrazza, che si affacciava su Corso Como e sull'Unicredit Tower, era piuttosto piccola ma estremamente graziosa. C'erano circa cinque tavoli in ferro battuto, come le sedie decorate da cuscinetti bianchi e ogni tavolo aveva il suo personale ombrellone rigorosamente bianco. Presero posto e l'uomo gentilmente gli chiese se sapevano già cosa desideravano. Così, velocemente prese gli ordini e scomparve oltre la porta. C'erano solo loro due eppure Ellie era rilassata.
- Allora? Spiegami da dove esce il nome Ellie - sorrise togliendosi gli occhi da sole. La ragazza ora ne era più che sicura.
Un cameriere posò le tazze colme di caffè e un piattino con dei biscotti ricoperti di zucchero a velo, proprio davanti a loro. Sorrise e poi svanì.
- È una storia piuttosto interessante - comtinuò la ragazza sistemandosi sull sedia.
- Mia madre è inglese e ha scelto lei il nome - disse sorridendo. Gionata la fissò per poi scoppiare a ridere.
- Tutto qui? -
- Sì, tutto qui - sorrise di nuovo. Il ragazzo bevve un sorso di caffè.
- In effetti è molto interessante come storia - commentò.
- Sì, si lo so. E invece il tuo? Da dov'è uscito? - domandò. Il ragazzo sorrise.
- Dalla bocca di mia madre, credo -
Ellie inclinò appena il capo di lato.
- Uou, una cosa in comune. Siamo già anime gemelle - sorrise civettuola anche se in realtà voleva semplicemente essere simpatica.
- E di dove sei? - chiese Gionata. Ellie soffiò sul caffè.
- Un paesino fuori Milano ma lo odio e vorrei solo dimenticarme. Tu invece? Che mi dici di Cinisello? - domandò posando la tazzina.
- Beh è piuttosto... - iniziò la frase ma si bloccò osservando perplesso la ragazza.
- Ti stai chiedendo come lo so? - domandò e Gionata annuì. Si tolse il berretto da baseball e il ciuffo rosso che ormai chiunque riconosceva, fece stranamente sussultare Ellie. Martina le aveva mostrto foto su foto di quei capelli.
- Anche se ascolto la musica rock, non significa che sia estranea al mondo. E poi esiste Google se non lo sai Gionata Boschetti, anzi, Sfera Ebbasta - sorrise spavalda.
- Beh, era ovvio che lo avresti capito - sorrise. Ellie, anche se non lo dava a vedere, dentro stava esultando. Aveva ragione ed ora Martina doveva chiederle scusa.
- La mia amica mi ha preso per pazza. Non mi crede - disse alzando gli occhi al cielo.
- E per la cronaca è colpa sua se conosco tutto Rockstar a memoria. Sento le tue canzoni ad ogni ora del giorno e della notte - sorrise e Gionata si sentì lusingato.
- La tu amica ha buoni gusti musicali. Magari al prossimo concerto posso procurarvi due biglietti VIP - disse con una alzata di spalle. Ellie si portò una mano sul cuore in modo teatrale.
- Lo faresti per davvero? - chiese e lui annuì.
- Grazie Gionata. Posso chiamarti Gionata?- domandò e il ragazzo innarcò le sopracciglia.
- Solo mia mamma e mia sorella mi chiamano così ma okay - rise.
- Non è che Sfera non mi piaccia, è solo che mi sembra troppo formale - gli spiegò Ellie.
- Sfera ti sembra troppo formale? Tu sei strana - scoppiò a ridere. La ragazza per un'istante pensò che forse avrebbe dovuto stare zitta ma era così a suo agio che non se ne rendeva quasi conto di quello che diceva.
- Mi piaci. Sei fuori dai soliti schemi - disse indicandola. Afferrò il pachetto di sigrette che aveva nell tasca del giubbotto e se ne accese una. Un densa nube di fumo si sollevò in aria.
- Vuoi? - chiese allungando la sigaretta verso di lei.
- No grazie, non fumo - disse scuotendo il capo. Gionata annuì.
- Non arrivi tardi, non fumi...sono stupito, davvero - sorrise aspirando.
Ellie guardó in alto e dolcemente alzò le spalle mentre lui la guardò piacevolmente colpito.

Him and Her // Sfera Ebbasta #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora