Capitolo 11.

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"Che hai fatto di bello oggi?" chiedo imbarazzata.

"Sono stato con i miei genitori, ne avevo di bisogno" ride. Non posso fare a meno di notare il suo sorriso, è contagioso stasera. E questo taglio di capelli gli dona moltissimo.

"E tu che hai combinato?" mi chiede, indicandomi il piercing.

"Lo volevo da un po', così ho preso coraggio e sono andata a farlo. Cioè, il coraggio me l'ha dato Nali." rido.

"Ti dona, mi piace." ripete "E tua mamma che ha detto?" il suo sguardo focalizzato sulla strada.

"Mi ha urlato un po' dietro. Niente di eccessivo." esclamo. "Dove mi porti?" 

"A cena, e poi, solo se vuoi, a casa mia." Sorrido all'idea, ho davvero bisogno di passare del tempo con lui parlando come persone sane.

Arriviamo del parcheggio di Bècasse, famosissimo ristorante francese di lusso.

"Tu sei davvero.." mi blocca.

"Si, sono fuori di testa. Ma solo per te." sorride.

Entriamo ed il cameriere ci conduce al nostro tavolo. Dopo tempo, chiedo delle ordinazioni.

"Ehm, mi sono dimenticato di dirtelo, ho detto al cuoco di combinare qualcosa da solo, mi ha detto che sarebbe stata una sorpresa." mi risponde.

"Okay" sorrido, sorpresa. Il cameriere ci porta due piatti fumanti, non riesco a capire cosa sto mangiando, ma è eccellente, direi.

"Volevo davvero scusarmi per ieri sera." esclama.

"E' tutto okay."

"No, sono davvero un coglione, non dovevo trattarti così. Devo seriamente farmi una dose di calmante e fidarmi un poco di piu'." ammette.

"Davvero Ash, tranquillo. Sono stata stupida pure io."

Sorride, per poi chiedermi della giornata con Nali, gli racconto tutto, dal piercing, al frappè, agli acquisti.

"Calum e Nali sono così carini, gli auguro il meglio, Calum è mio fratello." ride.

"Già."

Finiamo la cena, e dopo il dolce (una torna alla crema, mica male) paga il conto per tutti e due. Mi vengono i brividi solo a pensare a quanti soldi abbia sborsato per questa cena.

"Ora andiamo in un posto speciale." mi sorprende.

Parcheggia la macchina fuori da un capannone abbandonato in periferia, e mi prende per mano, trascinandomi all'interno. Fa un pochino paura: le mura sono sporche, per la maggior parte crepate, i vetri inesistenti e ci sono tracce di bruciato per terra.

"Tranquilla, non è qua che ti voglio portare." ride, sembra leggermi nel pensiero, per l'ennesima volta.

Usciamo dal retro del capannone, e dopo aver affrontato una lunga salita in una strada sterrata, arriviamo in cima ad una collina. La vista è spettacolare: il mare riflette il tramonto, mentre appaiono le prima stelle, quasi invisibili ad occhio nudo.

"E' qui che vengo a comporre." esclama.

"E' bellissimo, io...non ho mai visto una cosa del genere." gli dico, stringendogli la mano, ancora salda alla mia.

"Ecco, ti ho portato qui per parlarti di una cosa." annuncia. Inizia a sudare e trema leggermente.

"Spara."

"Io e i ragazzi, beh, ci dobbiamo trasferire." il cuore si blocca. 

"A New York." aggiunge, e non sembre migliorare la situazione, anzi.

Is it too late? ~ Ashton Irwin.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora