Urla

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<<Se non suoni tu, suono io>> disse Izuku, fissando la porta laccata davanti a noi.
Eravamo fermi lì sull'uscio da dieci minuti buoni, ma io proprio non riuscivo a decidermi a pigiare il campanello. Ogni volta che provavo ad avvicinare il dito puntualmente si bloccava a mezz'aria.
Il mio amico, ormai esasperato da tanta attesa, fece per citofonare, ma io lo anticipai, maledicendolo con lo sguardo subito dopo.
Ero ancora impegnata a fulminarlo quando la porta si aprì lentamente, proiettando un fascio di luce sul porticato e rivelando il volto stanco di mia madre.
Lei sgranò leggermente gli occhi per la sorpresa di vederci lì, mentre io per il suo aspetto.
Era sempre stata una donna bellissima, ma la tristezza adesso macchiava il suo viso e la faceva apparire più vecchia di quanto non fosse in realtà. Sembrava aver preso diversi anni tutti d'un colpo, forse complici le enormi occhiaie sotto i suoi occhi e il suo viso sciupato, anziché disteso nella sua solita espressione benevola e serena.
<<Oh, tesoro. Sei tornata a casa>> disse lei, azzardando un passo verso di me.
Di contro ne feci uno indietro io e non mi persi nemmeno un secondo del suo dolore davanti al mio rifiuto. Qualcosa sembrò spezzarsi nel suo sguardo, ma non restai troppo a pensarci. In fondo si era giunti a questo per colpa delle loro infinite bugie.
Lo sguardo di mia madre slittò poi su Izuku poco dietro di me e sembrò recuperare un po' di compostezza, forse per non fare brutta figura davanti a lui.
<<Izuku caro, non restare lì sulla porta. Entra pure, anzi entrate tutte e due>> disse.
Lui le rivolse un beneducato saluto e accettò il suo invito. Io lo seguii molto malvolentieri.
Mia madre iniziò a perdersi in convenevoli e decisi di agire per riportare l'attenzione sulla retta via.
<<Mamma>> dissi in tono d'ammonimento, ma lei continuò imperterrita a comportarsi da buona padrona di casa. Sembrava fare tutto il possibile per ignorarmi e rimandare la conversazione gravosa che sapeva di dover affrontare con me.
<<Gradisci una tazza di tè oppure qualcos'altro da bere?>> domandò, sempre rivolta a Izuku.
Il mio amico fece per rispondere, ma io intervenii di nuovo.
<<Mamma>> dissi più convinta, attirando finalmente il suo sguardo sulla mia figura <<non siamo qui per fare una riunione stile casa delle bambole, siamo venuti qui per un motivo ben specifico e tu sai bene per cosa, non fingere di non saperlo.>>
La sua espressione si tramutò di nuovo in quella di un animale ferito e si passò stancamente una mano sul collo, deviando lo sguardo prima a destra e poi a sinistra.
<<Caro?>> domandò, cercando di attirare l'attenzione di mio padre.
Lui non si fece attendere e sbucò immediatamente dalla cucina, dando prova del fatto che fosse già lì da un pezzo pronto per entrare in scena.
<<Sarà meglio andare in salotto. Abbiamo molto di cui parlare>> suggerì lui, invitandoci a precederlo. Acconsentimmo.

I primi dieci minuti passarono tra l'imbarazzo generale e tra timide parole biascicate, seguite da lunghi silenzi saturi di nervorismo.
L'atmosfera sembrava carica di energia elettrica e non si respirava un'aria piacevole.
Mia madre prese un bel respiro profondo e si lanciò uno sguardo d'intesa con mio padre, prima di decidersi a dire qualcosa di concreto.
<<Prima di iniziare voglio che ti sia chiaro che tutto quello che abbiamo fatto è stato solo per te. Per proteggerti e darti un futuro migliore rispetto a quello del povero Jun>> disse lei, facendo cadere il suo sguardo sulla foto di suo fratello venuto a mancare diciotto anni prima.
Junichi, morto a sedici anni.
Non dissi niente e restai in religioso silenzio, pronta per sentire il resto.
<<L'unicità di tuo zio si manifestò molto tardi, a differenza della mia comparsa precocemente. All'inizio sembrava roba da poco, riusciva solo a far fluttuare qualche oggetto e paralizzare piccoli insetti, ma crescendo il suo potere è andato avanti sempre di più. Junichi si rivelò il portatore di una dote molto rara e molto pericolosa, la capacità di controllare lo spazio e il tempo a proprio piacimento>> disse, prendendosi un secondo per mandare giù un sorso d'acqua e trarre forza dalla stretta di mano di mio padre.
Si asciugò gli occhi già umidi di lacrime e poi riprese.
<<Col passare del tempo Jun si scoprì in grado di fare cose molto al di là di qualsiasi aspettativa. Poteva paralizzare chiunque con la sola forza di volontà, attirare e scacciare a sé qualunque cosa o persona, teletrasportarsi, fluttuare, sapere tutto sulle vicende temporali passate di chi toccava e soprattutto prevenire alcune cose non ancora successe. Era troppo per un solo ragazzino>> disse <<ci volle poco prima di attirare le attenzioni delle persone sbagliate, persone desiderose di avere tutto quel potere per sé. Iniziarono a dargli la caccia in maniera incessante, nonostante tutti i suoi pregressi tentativi di non mostrare i suoi poteri.>>
Mia madre a quel punto scoppiò quasi in lacrime e mio padre le cinse le spalle con le braccia.
Ci mise un po' per ritrovare la calma e una volta fatto puntò con decisione il suo sguardo nel mio.
<<Jun non è morto in un semplice incidente come ti abbiamo sempre fatto credere. Jun è stato massacrato fino alla morte dopo essere stato catturato da forze nemiche, tutto solo perché si era rifiutato di far sfruttare loro i suoi poteri. La storia fu infangata e presto tutti si dimenticarono di lui, adesso come adesso è quasi come se non fosse mai esistito>> confessò, accasciandosi su se stessa come una foglia secca.
Le sue parole mi arrivarono come un pugno nello stomaco e boccheggiai alla ricerca d'aria ma, così come mio padre stava consolando mia madre, anche Izuku avvicinò la sua mano alla mia spalla, rivolgendomi un cenno rassicurante.
Deglutii due volte a vuoto le mie stesse parole, prima di chiedere: <<Questo cosa c'entra quindi con me?>>
Fu mio padre questa volta a sporgersi leggermente verso di me, da dove era seduto, vedendo mia madre troppo sconvolta per continuare.
<<C'entra che tu hai iniziato a sviluppare i tuoi poteri fin dall'età di cinque mesi. Le cose attorno a te fluttuavano, il gatto che viveva con noi a quei tempi restava paralizzato accanto alla tua culla e alcune volte piangevi toccandoci. Ci bastò per capire che i tuoi poteri sarebbero stati ancora più potenti di quelli di tuo zio, se lasciati liberi di agire. Eravamo giovani e disperati, talmente disperati da chiedere l'aiuto di alcuni professionisti e arrivare a mettere le mani su quei famosi farmaci sperimentali dalle proprietà eccezionali>> mi confessò.
Il mio sguardo in quel momento era ghiaccio puro e lo guardai con tutta la rabbia che covavo dentro.
<<L'abbiamo fatto per te. Tu sei la nostra ragione di vita e non possiamo permettere che ti spetti la stessa sorte di tuo zio Junichi, per questo ti chiediamo di riprendere con le tue medicine. Ti scongiuriamo>> disse, lasciando anche i suoi occhi inumidirsi di lacrime.
Non avevo mai visto mio padre in simili condizioni, ma non mi lasciai incantare.
<<Posso capire il vostro dolore per il trauma del passato, ma come potete anche solo pensare di chiedermi di ricominciare di nuovo a prendere quelle maledette medicine?>> domandai, alzando la voce di un'ottava.
<<Io e tua madre sappiamo che sei in una fase delicata, vista la tua età, così come sappiamo che deve essere il massimo per te avere un'unicità per cui sentirti speciale. Ma tu eri già speciale prima e puoi continuare ad esserlo anche senza unicità, ne va della tua sicurezza>> tentò lui.
Gli scagliai addosso con tutta la forza che avevo il cuscino poggiato al mio fianco e lo vidi scontrarsi bruscamente contro il suo corpo.
Mi venne automatico poi alzarmi di scatto in piedi e iniziare a vomitargli con rabbia tutte le parole che mi bruciavano nel petto da tempo.
<<Non diresti così se solo tu mi conoscessi quel minimo necessario per sapere cosa ho dovuto sopportare per tanti anni. Sai cosa significa crescere in mezzo a persone speciali che si sentono in diritto di trattarti come uno scarto solo perché non hai uno straccio di potere? Oh no, certo che non lo sai... in fondo voi siete nati per fare gli eroi. Voi vi alzate da eroi, vi lavate i denti da eroi, camminate da eroi, andate a dormire da eroi... non avete dovuto sopportare il peso di una vita passata nell'inadeguatezza e nella diversità. Facile parlare del trono dorato dove siete seduti fin dalla nascita>> dissi, scagliando loro un secondo cuscino.
Izuku non cercò nemmeno di fermarmi, ma fu pronto a correre in mio soccorso quando le ginocchia iniziarono a cedermi. Scoppiai a piangere tra le sue braccia senza ritegno alcuno.
I miei genitori cercarono di avvicinarsi a me, ma li scacciai malamente come si usava fare con degli insetti fastidiosi.
<<Portami via da qui, Izu. Portami via, ho sentito abbastanza>> gli sussurrai, afferrandolo per un polso e rivolgendogli uno sguardo supplicante.
Lui non potè far altro che salutare educatamente i miei genitori e portarmi fuori da quella casa. Lontana da tutte quelle logoranti bugie.

SPAZIO QUALCOSA
Volevo solo dirvi che presto arriveranno scene più interessanti.
Scusatemi se sto tirando un po' per le lunghe, ma non volevo scrivere una storia della serie:
CAPITOLO UNO
Vidi un ragazzo.
Omg, ma è il figlio di Endeavor. Che figo.
Todoroki: Ti amo, sei bellixxima ihihihi
Io: Anche io ti amo ihihihihihi sposiamoci xs and ever
Todoroki: Okay
Poi arrivò Bakugou che mi rapì con un unicorno posseduto.

Anche no. ANCHE NO.
Perdonatemi, ma voglio essere realistica e dare tempo al tempo.

Timeless (Bakugou/Todoroki x Reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora