Il corridoio in quel momento sembrava come melma. Melma che mi risucchiava passo dopo passo, rendendomi sempre più difficile avanzare per raggiungere il mio obiettivo.
Shouto infatti camminava da solo qualche metro avanti a me, con le braccia che a malapena dondolavano lungo i fianchi e la schiena dritta come al solito.
Lui sembrava completamente sicuro di sé, mentre io un piccolo cristallo di ghiaccio che rischiava di andare in frantumi da un momento all'altro.
Non c'era nessuno in quel momento nei corridoi, perché tutti stavano andando verso la mensa; mentre io seguivo un ragazzo che sembrava deciso a raggiungere un posto che solitamente non usava nessuno, se non per qualche laboratorio particolare che riguardava il gruppo di supporto e altre questioni che ignoravo.
Gli unici rumori udibili erano quelli dei nostri passi.
Calmi e pacati da parte sua.
Piccoli, rumorosi e affrettati da parte mia. Tuttavia più mi affaccendavo e più lui sembrava allontanarsi, risultando quasi impossibile da raggiungere per quanto ci provassi.
Una parte di me suggeriva di iniziare a correre, ma mi sentivo come frenata e non riuscivo ad imporre alle mie gambe di accelerare.
Probabilmente per paura di scoprire qualcosa che non volevo sentire, ma che d'altro canto sapevo anche di non poter evitare.
Ero come bloccata in un limbo. Un posto dove il mio corpo era separato a metà in due porzioni uguali: una terrorizzata, una determinata. Entrambe talmente in disequilibro da paralizzarmi parzialmente.Tuttavia ad un certo punto il ragazzo si fermò spontaneamente, ma senza accennare a volersi voltare nella mia direzione.
Mi fermai automaticamente anche io, smettendo di respirare per qualche secondo.
Non ci separavano che sei o sette metri, ma sembrava una distanza incolmabile ai miei occhi. Gli stessi che l'avevano visto anche da una prospettiva di pochi millimetri. Gli stessi che si erano chiusi mentre lo baciavano e che in quel momento riuscivano solo ad inumidirsi di strane e fastidiose piccole lacrime.
Restai in attesa per un'altra manciata di secondi, poi il ragazzo finalmente parlò.
<<Per quanto hai ancora intenzione di seguirmi?>> domandò semplicemente, continuando a darmi le spalle.
Battei un paio di volte le palpebre, cercando di recuperare un contegno e un po' di voce, giusto quella che bastava per farmi sentire da lui.
<<Non sarei costretta a farlo se solo tu non scappassi da me>> sussurrai, stringendo leggermente i pugni in una morsa e obbligandomi a non piangere.
Non potevo. Non lì, non con lui così vicino a me, non di nuovo.
<<Non sto scappando da te. Non ho nessun interesse nel farlo. Sto semplicemente camminando>> fu la sua risposta.
Sentii la mia pazienza traballare e un sentimento di rabbia prendere il posto dello sbigottimento e della tristezza.
<<Allora perché non mi parli guardandomi dritta negli occhi? Perché mi dai le spalle come un codardo e non mi dici una volta per tutte perché ti stai comportando così? Merito almeno questo, dopo tutto quello che abbiamo condiviso insieme>> sbottai, tuttavia senza alzare la voce, semplicemente usando un tono leggermente graffiante e palesemente ferito.
Shouto a quel punto si girò nella mia direzione e per un momento desiderai di non avergli mai chiesto di farlo.
Quello che vidi infatti mi fece arretrare di un mezzo passo per la sorpresa e per la confusione. Mi ritrovai infatti davanti a due occhi che non avevo mai visto, due occhi che non potevano appartenere davvero allo Shouto Todoroki che avevo conosciuto e del quale mi ero innamorata sopra ogni logica.
Uno era sempre azzurro, l'altro sempre grigio, eppure avevano qualcosa di innaturale.
Erano occhi senza luce. Occhi spenti, quasi morti. Talmente freddi da farmi venire i brividi, tanta era la spiacevole sorpresa.
Avevo visto una vasta gamma di emozioni passare nel suo sguardo. Dal principio freddi ed imperscrutabili, poi man mano sempre più caldi, seppur mai completamente felici.
Probabilmente quel ragazzo non aveva ancora conosciuto davvero la gioia, ma prima di quel giorno alla stazione sembrava sempre più vicino ad una serenità che negli anni precedenti gli era stata sempre preclusa.
Improvvisamente però sembrava tornato indietro, peggio che nei miei pregressi ricordi... i primi che avevo in assoluto di lui, quelli dove era un ragazzo che stava sempre da solo e non parlava con nessuno, indifferente al mondo.
<<Ti sto guardando>> disse quindi lui, riportandomi bruscamente alla realtà.
Una realtà che mi rifiutavo di accettare.
<<Te lo chiedo per favore... te lo chiedo dal profondo del cuore... dimmi davvero come stanno le cose, dimmi cosa ho fatto di male per tornare ancora prima del punto di partenza o se ti è successo qualcosa che ti turba a tal punto da spingerti a comportarti così, perché non ci credo che la spiegazione è quella che mi hai dato in treno. Non ci credo e non ci voglio nemmeno credere>> mormorai.
<<Che tu ci creda o no il motivo è quello. Mi sono reso conto che non so come mi hai spinto a fare delle cose che non pensavo avrei mai fatto... cose che mi stavano distogliendo dallo scopo che mi sono prefissato. Non ho tempo da perdere con questioni inutili, non ho motivo di toglierlo alle mie priorità>> rispose lui e lo disse in un modo talmente convincente da far tremare il mio cuore e le mie ginocchia.
<<Non hai tempo da perdere con... questioni inutili, dici?>> ripetei io, scadendo il tutto parola per parola, tuttavia indugiando per un momento. Mi era venuto infatti molto difficile ripetere una frase così dolorosa per me.
Mi ero ripromessa di non piangere e di mantenere salde le mie posizioni, perché non potevo rischiare di risultare patetica o piagnucolona in un momento delicato come quello che stavo vivendo al centro di quel corridoio. Tuttavia iniziai a sentire le mie guance cominciare a bruciare a causa dell'umiliazione che stavo subendo e uno spiacevole nodo serrarsi attorno alla mia gola.
Per trattenermi strinsi ancora più forte i pugni, fino a conficcarmi le unghie nei palmi delle mani, gli stessi dove ero sicura avrei successivamente trovato i consueti solchi a forma di mezzaluna.
Successivamente accorciai un po' di quella fastidiosa e dolorosa distanza, arrivando a circa un metro da lui. Così da guardarlo meglio mentre pronunciava il seguito, speranzosa di vedere qualche segno di vacillamento capace di donarmi uno spiraglio di speranza.
<<Non chiedermi di ripetere qualcosa che sai di aver capito>> rispose lui, senza mostrare nemmeno il benché minimo segno di rimpianto, indecisione o rimorso.
Sembrava estremamente convinto delle sue parole e quella consapevolezza mi provocò la sensazione di ricevere l'ennesimo pugno nello stomaco.
<<Com'è possibile? Deve essere un incubo questo>> mormorai tra me e me, portandomi una mano tra i capelli per la confusione, ma probabilmente con un tono di voce non abbastanza flebile da non farmi sentire da lui.
Shouto fece per voltarsi e riprendere a camminare, forse nell'errata convinzione di aver terminato quella conversazione.
Mi venne istintivo trattenerlo per la manica della divisa scolastica, così da fermarlo.
Lui stranamente mi lasciò fare, restando a guardarmi di sbieco, con la testa ruotata di quasi quarantacinque gradi davanti a sé.
Non vedevo che parte del suo lato destro e uno dei suoi occhi, ancora talmente freddi e vuoti da destabilizzarmi.
<<Non abbiamo finito qui e tu non puoi andartene come se nulla fosse, liquidandomi con due frasi buttate lì. Non dopo->>
<<Allora dimmi tutto quello che mi devi dire. Così dopo potrò andare via>> mi bloccò lui.
Per mesi ero stata al fianco del ragazzo, ma quello davanti a me sembrava un altro. Un essere alieno e sconosciuto che non aveva nulla da spartire con il precedente.
Ricacciai per l'ennesima volta le lacrime e con grande forza di volontà iniziai a parlare senza far vacillare la voce. <<Per settimane e settimane io e te siamo stati una squadra... quasi in perfetta simbiosi. Abbiamo condiviso segreti fino a prima inconfessabili, ci siamo dati una mano nei momenti difficili e siamo maturati insieme, superando muri che forse da soli sarebbero risultati troppo alti da scavalcare. Come è possibile cambiare idea in una manciata di ore? Come è possibile rendere tutti questi momenti vani dalla sera alla mattina? Sto cercando di comprendere, ma non si può comprendere qualcosa che è incomprensibile.>>
In quel momento gli stavo aprendo il mio cuore e notandolo intenzionato ad ascoltarmi mi decisi a continuare immediatamente, prima di veder sfumare quella che sembrava la mia unica occasione per sistemare tutto prima di mandare in frantumi ogni cosa.
<<Puoi fingere di essere chi non sei, puoi fingere di essere tornato più chiuso del passato, puoi fingere di non fregartene... ma non puoi fingere che nulla di tutto quello che abbiamo condiviso sia accaduto, perché quello che c'è stato tra noi è stato reale, è stato importante>> dissi, stringendo forte il tessuto della sua divisa.
<<Credo lo sia stato solo per te. Credo che tu abbia frainteso quello che è successo>> rispose lui, cercando di farmi mollare la presa.
Non glielo permisi.
<<Che cosa esattamente ho frainteso? La tua mano che cercava la mia? La mia che cercava la tua? La preoccupazione nei tuoi occhi quando mi succedeva qualcosa? La tua voce che si incrinava quando mi raccontavi qualcosa di profondamente tuo? Il modo in cui si siamo stretti a vicenda mentre ci baciavamo? Il bisogno innegabile che abbiamo avuto fin dal primo momento di stare vicini? Non sono cose che si possono fraintendere. Sono emozioni e momenti realmente condivisi e che so che anche tu hai sentito... che anche tu hai considerato importanti e che consideri ancora allo stesso modo. Solo che sta succedendo qualcosa di strano che non mi vuoi dire. È così, vero?>> sbottai, quasi disperatamente.
Non sapevo nemmeno più io se quelle parole fossero volte a convincere lui o a convincere me, sempre più confusa davanti ai suoi occhi che non avevano cambiato registro nemmeno per un secondo. Dove non avevo visto traballare neanche la più minima delle reazioni o delle emozioni.
<<Abbiamo due storie molto simili e quello ti ha fatto credere di avere un legame particolare con me e forse per un momento ci ho creduto anche io. La realtà è che io non sono fatto per questo... la realtà che tu non vuoi accettare è che io non posso ricambiare neanche un po' di quello che tu provi per me e non potrò mai farlo. Ecco perché è meglio separarsi qui>> scandì lentamente lui, abbastanza lentamente da farmi percepire ogni singola pugnalata al cuore che seguiva il ritmo delle sue parole.
La presa sulla sua manica si allentò leggermente da parte mia, ma non abbastanza da scivolare via.
<<Allora perché cercavi la mia mano? Allora perché hai ricambiato il mio bacio? Non capisco e non credo di voler capire>> sussurrai con quel poco di voce che mi restava.
Shouto ci pensò per qualche secondo, alzando di poco la testa in direzione del soffitto, come perso nel più grande dei ragionamenti filosofici.
<<Forse perché tu mi hai dato per la prima volta un calore che non avevo mai sperimentato prima e che una parte di me era curiosa di provare. Tuttavia era solo un'illusione... nulla può scaldare qualcosa di irrimediabilmente ghiacciato... nemmeno tu.
Ho preferito fartelo sapere prima di illuderti troppo in merito a qualcosa che so di non poterti dare in nessuna vita>> rispose infine.
Quelle parole mi fecero mollare definitivamente la sua manica e per qualche secondo me ne restai a fissare la porzione di tessuto che tenevo tra le dita, vedendo la sagoma della mia mano dissolversi lentamente da quel punto. Poi toccò ai miei ricordi più belli con lui... prima di quel momento pervasi da una luce calda e dorata... dopo quel discorso diventati spenti e grigi.
<<Arrivi tardi, sai? Mi avevi illusa da tempo>> fu quindi l'ultima cosa che dissi, prima di abbassare la testa.
L'ultimo suono che sentii da parte di Shouto Todoroki su il rumore dei suoi passi allontanarsi, seguito dal rumore soffocato dei miei singhiozzi. Tuttavia non abbastanza forti da impedirmi di sentire il rumore del filo che prima di quel momento ci aveva uniti spezzarsi, così come quello del mio cuore cadere a terra in frantumi.
Era davvero finita, ancora prima di cominciare davvero.- - -
MA SE SONO MONGOLA E NE VADO FIERA... ALLORA SONO UNA MONGOLFIERA?
Ditemi che sono normale e che non sono stata l'unica a scoppiare a ridere come un'idiota dopo aver letto su Instagram la frase sopra.
Io non rido per la battuta del secolo, ma rido per la prima battuta squallida che vedo e poi mi pure indigno quando realizzo di essere l'unica a ridere.In realtà io sto scherzando come se non fossi sparita per mesi e come se non fossi a conoscenza della possibile situazione di molti di voi alla fine di questo capitolo. Ossia in fase: NOT STONKS, I KILL AUTRICE AND STO STRUNZ. Ah, quanto amo il mio inglese moderno. Dovrei aprire una scuola.
Mi scuso per la lunga assenza.
Probabilmente nessuno aveva memoria dei capitoli precedenti e mi scuso per questo, soprattutto perché so quanto possa essere fastidioso dover tornare indietro per riprendere il filo.
Ho scritto questo capitolo tra le 3:00 e le 4:00 del mattino, ma per ovvie ragioni lo sto pubblicando ora.La gente normale dorme. Io invece ho il circo dentro la testa con tanto di musica, la colonna sonora nella mia vita praticamente.
Ma passiamo alle cose serie... ossia al momento dove mi faccio mi affari di tutti.
Seguite i BTS?
Avete un bias?
E perché proprio Taehyung e Jimin? (scherzo, ho tanto amore per tutti)Potrei avere una storia in merito in mano. Una cosa modesta. Giusto 22 capitoli... ops. Scritti quando ancora non ero in blocco, ovviamente. Se mi torna la voglia potrei pubblicarla in un futuro lontano
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Timeless (Bakugou/Todoroki x Reader)
FanfictionQuando la vita di una ragazza è tutta una menzogna. Todoroki x Reader/ Katsuki x Reader