Affrontare

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Lo specchio quella mattina mi restituiva l'immagine di una persona distrutta.
Non avevo chiuso occhio durante la notte appena passata, troppo presa ad annegare il cuscino con le mie stesse lacrime.
Normalmente reagivo con determinazione davanti agli ostacoli che la vita mi metteva davanti, ma la faccenda con Shouto mi aveva spezzata internamente in due.
Quel ragazzo non era il mio primo amore, considerando i miei sentimenti passati per Bakugou, ma avevo vissuto il tutto con una tale intensità da rendere quasi superfluo tutto il resto. Forse perché oramai cresciuta e capace di sentire delle emozioni più mature e intense.
Non riuscivo quindi a dimenticare l'espressione fredda del ragazzo mentre mi passava accanto senza nemmeno degnarmi di una sguardo o il modo che aveva usato per definirmi un ostacolo trascurabile nella sua vita.
Chiaramente non ero convinta dalla sua spiegazione, almeno non del tutto, ma le sue parole erano state comunque d'impatto per me, soprattutto per il modo in cui me le aveva rivolte.
Per me era stato un duro colpo da sopportare, specie dopo gli eventi del giorno prima e la calda illusione dentro la quale mi ero cullata. Dopo quei baci infatti mi ero sentita incredibilmente vicina a lui e speranzosa di riuscire a mandare avanti il nostro rapporto, portandolo finalmente su un altro livello. Invece improvvisamente mi ero ritrovata ancora prima del punto di partenza, lontana anni luce da lui.
Chiaramente gli avevo mandato un sms, chiedendogli nella maniera più dignitosa possibile di voler parlare meglio di quella situazione, siccome l'arrivo in fermata ci aveva in qualche modo interrotti. Solo che lui non aveva nemmeno risposto ed io mi ero trattenuta dallo scrivergli nuovamente, decisa per quanto possibile di preservare la mia integrità e un po' del mio orgoglio.
Non volevo umiliarmi per nessuno in quel modo, nemmeno per il ragazzo che mi piaceva.

Quella mattina era previsto il rientro in aula e, nonostante la mia insicurezza e le mie paure, ero decisa a rientrare come qualsiasi altro mio compagno di classe, senza lasciarmi frenare. Tuttavia volevo prima rimettermi in sesto per quanto possibile ed adottai tutti i trucchi possibili per apparire meno patetica.
Mi posai quindi dei cucchiaini, precedentemente messi nel freezer, sulle palpebre inferiori per ridurre le occhiaie e il gonfiore sotto agli occhi, usai del collirio per lenire l'arrossamento e utilizzai un velo di trucco per rendere meno evidentemente il mio viso reso sciupato e spento dall'assenza di sonno. Scelsi anche di lasciare i capelli sciolti, così da utilizzarli come una specie di tenda per nascondere quanto possibile.
Il risultato fu abbastanza soddisfacente, ma non eccelso, tanto che mia madre si rese subito conto che qualcosa in me non andava. Mio padre invece si mostrò confuso, tipico di molti uomini, dichiarando di non notare nulla di strano.
<<Sei sicura di sentirti bene? Forse la storia di Torment ti ha turbata più del previsto e vuoi restare a casa per riposarti un pochino?>> mi chiese lei, particolarmente apprensiva dall'incidente avvenuto solo tre giorni prima.
<<No mamma, mi sento bene. Semplicemente ho dormito poco, ma voglio andare... non voglio perdermi il primo giorno di ripresa delle lezioni. È un'occasione per confrontarmi con i miei compagni rispetto ai nostri stage, sono curiosa>> le risposi immediatamente, per niente decisa a passare una giornata dentro casa a deprimermi come l'ultima delle idiote.
<<A me sembra stare bene. Si è anche truccata, non significa che è di buon umore?>> chiese mio padre, letteralmente cadendo dalle nuvole.
Mia madre a quella domanda alzò gli occhi al cielo, mormorando un: <<Tsk, uomini>>. Mentre io mi limitai a sospirare debolmente tra me e me, quasi intenerita dalla solita ingenuità di mio padre in simili situazioni.
Consumai quindi velocemente una piccola parte della mia solita colazione, decidendo di mangiare solo un po' di riso e un pezzo di omelette, sotto allo sguardo ancora più apprensivo di mia madre.
Non volevo destare sospetti così apertamente, ma avevo lo stomaco praticamente chiuso e faticai molto anche solo per mandare giù quelle poche cose, giusto per non sorbirmi lamentele. In casa mia infatti la colazione era considerato il pasto fondamentale e guai a saltarlo.
<<Bene, io esco. Non voglio fare ritardo>> dissi dopo circa quindici minuti, afferrando di gran carriera la mia cartella scolastica, per poi salutare con la mano i miei genitori.
Una volta fuori casa tirai un sospiro di sollievo, prendendomi qualche secondo per respirare la fresca brezza mattutina facilmente godibile in quel particolare orario.
Poi presi a camminare in direzione della scuola, riuscendo tuttavia a fare solo qualche passo prima di scorgere una figura bionda e imbronciata uscire da un vicolo molto vicino alla mia abitazione.
Katsuki infatti viveva in una casa poco distante e non di rado ci capitava di fare casualmente la strada insieme, seppur senza mai darci appuntamento. Semplicemente ci incontravamo e basta.
Quella mattina il ragazzo sembrava nettamente di cattivo umore, più del solito ovviamente, e ricollegai la sua espressione arrabbiata alla piega dei suoi capelli. La stessa che Best Jeanist sembrava avergli imposto per lo stage, almeno stando ai suoi racconti.
<<Buongiorno Kacchan, nuovo look?>> chiesi, cercando di capire il perché di quell'acconciatura, siccome il tirocinio era ormai terminato il giorno prima.
<<Chiudi quella vecchia ciabatta, hanno preso la piega e non tornano normali, ho provato a lavarli tre volte>> rispose lui, utilizzando un tono di voce gutturale e rabbioso.
<<Beh, non ti stanno poi così male in verità... fa solo un po' strano vederti così composto, quando di solito hai i capelli sparati in tutte le direzioni>> gli dissi sincera, scrutando con interesse la sua capigliatura perfettamente pettinata.
Lui emise un ringhio basso in risposta, apparentemente troppo arrabbiato anche solo per mandarmi al diavolo e prendermi a parole.
Tuttavia un po' mi intenerì, siccome conoscevo bene quel ragazzo, al punto da essere a conoscenza di tutti i suoi complessi, quelli che disperatamente tentava di nascondere dietro ai suoi modi bruschi.
In verità infatti era a modo suo un ragazzo insicuro e realizzare di avere delle debolezze lo faceva sentire ancora più arrabbiato e frustrato. Katsuki desiderava semplicemente farle sparire tutte, così da diventare il ragazzo inattaccabile che quasi disperatamente cercava di diventare.
Quel pensiero mi convinse a provare a fare qualcosa per lui, siccome non ce la facevo a guardarlo così a disagio senza fare nulla.
Mi infatti fermai, afferrandolo per una manica della divisa così da convincerlo a fermarsi a sua volta insieme a me.
<<Si può sapere che diavolo vuoi ades->> cercò di dire il ragazzo, ma gli tappai la bocca con una mano, ottenendo una sua espressione sorpresa, ma non per questo non arrabbiata.
<<Riesci a stare zitto per una buona volta nella tua vita e a fidarti un po' di me?>> chiesi, riuscendo stranamente ad ottenere quanto richiesto.
Dall'episodio con Torment sentivo di essere molto più legata a lui, proprio per quel motivo sentivo di potermi permettere una tale confidenza con lui. Laddove fino a non molto tempo prima avrei rischiato di beccarmi un'esplosione in piena faccia.
Distrattamente accarezzai una ciocca dei suoi capelli biondi, una di quelle che poggiavano sulla sua fronte e lui subito alzò una delle sue mani per scacciarmi via, ma lo bloccai con quella libera, rimettendola al suo posto.
<<Guarda che è vero che stai bene, ma capisco il tuo disagio. Kirishima, Sero e gli altri sicuramente come prima reazione inizieranno a ridere vedendoti così, però secondo me non ti stanno per niente male>> gli dissi, continuando a toccare i suoi capelli <<ma se vuoi posso provare a fare qualcosa.>>
Bakugou non rispose alle mie parole, limitandosi a guardarmi in aspettativa, non molto distante dal mio viso.
Eravamo infatti molto vicini, ma ormai avevamo raggiunto abbastanza confidenza e non mi sentii per niente a disagio in quella situazione. Mi fidavo di Katsuki e stargli vicina non mi causava nessun tipo di fastidio.
Lui non si ribellò a me e con incredibile attenzione iniziai a sistemare per quanto possibile i suoi capelli, cercando di donare loro una posizione meno ordinata, ma al contrario più scompigliata. Proprio come solitamente piaceva al ragazzo in questione.
Chiaramente come aveva detto poco prima lui oramai avevano momentaneamente preso quella piega, ma con pazienza stavo ottenendo un risultato sicuramente migliore dell'originale.
Tuttavia quella situazione mi riportò con la mente a una molto similare avvenuta solo due giorni prima, quando avevo cercato in tutti i modi di riportare l'ordine tra le ciocche rosse e bianche di Shouto Todoroki. Lo stesso giorno del nostro primo bacio davanti al fiume.
Quel semplice ricordo bastò per far riaffiorare parte del mio dolore e della mia delusione, ma riuscii in qualche modo ad ingoiare quelle sensazioni spiacevoli, sentendo appena appena gli occhi farsi leggermente umidi.
Cercai piuttosto di focalizzare i miei pensieri su Katsuki, in quel momento tutto preso a fissarmi attentamente, fino al mio minimo movimento.
I suoi capelli erano stranamente ed incredibilmente morbidi, forse addirittura ancora di più rispetto a quelli del bicolore e scivolavano tra le dita che era un piacere.
Riuscii a completare il mio lavoro dopo circa tre minuti, esordendo con un: <<Forse non sono riuscita a fare un miracolo, ma sicuramente adesso sono più vicini ai tuoi gusti. Vuoi controllare per caso? Ho uno specchietto in borsa se vuoi>>.
Bakugou tuttavia scosse la testa, seppur in modo quasi impercettibile. Sembrava perso in qualche suo incomprensibile pensiero in quel momento e feci per allontanare la mano dai suoi capelli, tuttavia prima di riuscire a togliermi lui mi afferrò per il polso, trattenendomi vicina a lui.
<<Ora che il tuo momento da parrucchiera dei miei stivali è finito mi dici perché hai questa faccia da funerale e perché hai pianto?>> chiese quindi improvvisamente lui, lasciandomi letteralmente interdetta.
<<Guarda che io sto bene e->>
<<Non stai bene per niente. Pensi che io sia un idiota? Si vede da un chilometro di distanza che questa notte non hai chiuso occhio e che hai pianto. Quindi basta girarci intorno e dimmelo>> disse lui categorico.
<<Katsuki, non credo che sia il caso di->>
<<Perché? Io non ti vado bene per caso? Ho qualcosa in meno rispetto agli altri? Perché puoi confidarti con tutti, tranne che con me?>>
Il suo tono stava lentamente assumendo dei toni sempre più rabbiosi e quello mi spinse a farmi un esame di coscienza.
Quel ragazzo, da che avevamo ripreso a frequentarci come amici, mi aveva sempre dimostrato di fidarsi di me. Non ero infatti riuscita a dimenticare la sua chiamata disperata dal pronto soccorso, quando aveva deciso di chiamare me per prima e solo me per avere del conforto dopo la caduta di sua madre o il modo in cui mi aveva protetta quella sera di pochi giorni prima, senza lasciarsi scoraggiare nemmeno davanti a tre nemici incredibilmente forti. Solo per proteggermi.
Non si meritava quindi di essere messo da parte da me e nemmeno di restare all'oscuro rispetto alla mia privata. Katsuki non meritava più di avere segreti e silenzio da parte mia.
Con quella consapevolezza sospirai leggermente, arresa davanti all'idea di dovergli raccontare tutto. Glielo dovevo e inoltre mi fidavo enormemente di lui, specie di recente.
<<Va bene. Dopo scuola ti racconto tutto, ci stai? Non possiamo rischiare di fare tardi>> gli proposi, guardandolo con decisione.
Lui inizialmente fece per protestare, ma poi sembrò silenziosamente concordare con me. <<E sia, ma bada di non prendermi per il culo... o giuro che ti ammazzo>> mi minacciò.
Gli sorrisi, il primo sorriso di quella giornata e forse l'unico, riprendendo a camminare in direzione della scuola, con lui al mio fianco.

Ora che la questione con lui era risolta dovevo solo trovare la forza per rivedere Shouto. Rivederlo senza scappare via.

Timeless (Bakugou/Todoroki x Reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora