Vedersi

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La panchina dove sedevo era parecchio scomoda, soprattutto dopo che la occupavo da quindici minuti abbondanti. A maggior ragione perché era fredda e detestavo quella sensazione di gelo contro la mia pelle, protetta com'ero sulle gambe solo da un paio di leggeri jeans chiari.
Controllai quindi l'orario sul cellulare e sbuffai, valutando nuovamente di essere arrivata davvero troppo presto.
Ero uscita prima da casa pensando di fermarmi strada facendo per mangiare qualcosa, ma avevo trovavo il mio locale preferito, l'unico nella zona oltretutto, chiuso per lutto. Così quel tempo mi era rimasto in eccesso costringendomi ad aspettare lì seduta, senza nulla da fare.
Le persone entravano e uscivano dalla stazione continuamente. C'era dalla famiglia in vacanza, alla coppia di fidanzati. Dai pendolari, agli studenti che avevano marinato le lezioni.
Mi persi talmente tanto ad osservarle da non accorgermi nemmeno della presenza del bicolore al mio fianco. Almeno finché la sua voce non si fece largo nelle mie orecchie.
<<Ti senti bene?>> chiese infatti lui, facendomi sussultare dalla sorpresa e dalla paura. Paura che passò subito, vedendo il suo rassicurante viso davanti a me. Quello che non mi stancavo mai di guardare.
<<Eh? Certo che mi sento bene... cosa ti ha fatto pensare il contrario?>> chiesi, preparandomi alla figuraccia che sapevo sarebbe presto arrivata.
<<Perché ho cercato di farmi notare da te almeno tre volte prima di riuscire a farti girare nella mia direzione>> spiegò lui, facendomi vergognare come una ladra <<quindi ti senti bene?>>
Shouto mi fissava curioso, mostrandomi una delle sue classiche espressioni leggermente confuse. Una di quelle che adottava quando non sapeva esattamente come comportarsi.
Lo trovavo adorabile quando si mostrava incapace di capire le emozioni degli altri e le situazioni, facendomi desiderare di spiegargli sempre tutto fino all'ultimo dettaglio.
<<Shouto, grazie per esserti preoccupato, ma sto benissimo. Ero solo sovrappensiero>> spiegai, facendogli perdere leggermente quell'aria confusa.
Fu solo dopo aver risposto che mi presi qualche secondo per guardare velocemente il ragazzo. Trovandolo bello come sempre anche con i suoi vestiti semplici.
Indossava infatti un pantalone scuro e una maglietta di un celeste talmente chiaro da sembrare quasi bianca. Niente di lontano dall'ordinario, ma che risaltava enormemente su di lui.
Quello che mi saltò più all'occhio fu però vedere una ciocca dei suoi capelli del lato bianco invadere la zona rossa. La vista mi fece sorridere, abituata a vedere il ragazzo sempre perfettamente sistemato, quasi come ibernato.
Non aveva mai nulla fuori posto e quel piccolo dettaglio mi intenerì. In fondo anche lui era un umano e anche lui a quanto stavo vedendo poteva presentarsi un po' scomposto.
Senza nemmeno pensarci allungai una mano in direzione della sua testa, ottenendo di nuovo un suo sguardo confuso.
<<Hai i capelli in disordine. Faccio io>> spiegai al ragazzo, cercando di sistemare la sua ciocca ribelle.
Riportare tutti i capelli al loro posto si rivelò più difficile del previsto, siccome puntualmente la riga dei suoi capelli veniva male e non riuscivo a sistemarla.
<<Scusa, mi sa che sto facendo ancora più casino>> dissi, cercando di sistemarla per la terza volta in pochi secondi.
<<Non importa>> rispose tranquillamente lui, permettendomi di trafficare sulla sua nuca a mio piacimento.
<<Aspetta. Faccio tutto da capo>> dissi quindi, cercando un modo per riportare i suoi capelli in ordine.
Mi aiutai con entrambe le mani e spinsi tutti i suoi capelli all'indietro, così da permettere alla riga di mostrarsi spontaneamente.
Fu durante tutto quel procedimento che realizzai due cose: la prima era che i capelli del ragazzo erano la cosa più morbida del mondo, la seconda era che ero fin troppo vicina a lui.
Quest'ultima valutazione la feci solo a compito ultimato, quando riposai il mio sguardo sul viso del ragazzo, notandolo meravigliosamente vicino.
A quel punto sarebbe stato logico scostarmi subito e scusarmi per la mia sfacciataggine, ma me ne restai semplicemente impalata a fissarlo.
Avere i suoi occhi eterocromatici così vicini era un lusso che raramente potevo concedermi e non riuscii proprio a smettere di guardarli.
Le sue iridi occupavano quasi tutti i miei sogni e fu proprio quello a tenermi incatenata, oltretutto mantenendo nel mentre le mani tra i suoi capelli.
Nemmeno Shouto si dimostrò dell'avviso di volersi allontanare in qualche modo e per una manciata di secondi restammo fermi a studiarci a vicenda. Secondi che mi sembrarono un'eternità.
Fu la voce di una bambina a farmi staccare. Una voce che disse: <<Mammina, ma quei due ragazzi sono fidanzati?>>
Sussultai a quelle parole, trovando subito la fonte di quelle parole: una bimba molto graziosa, che non doveva avere più di sei anni. Sembrava molto incuriosita da noi e ci indicava alla madre con l'ausilio di uno dei suoi piccoli indici. Era incantata, forse perché nella fase delle favole e delle storie d'amore ad occhi aperti tra principi e principesse.
<<Myu, non è carino indicare le persone. Te l'ho già detto molte volte>> la rimproverò la donna, scoccandoci uno sguardo di scuse.
Non potei fare a meno di sorridere intenerita dalla scena e solo dopo arrivò l'imbarazzo per tutti i pregressi momenti con il ragazzo.
Tornai alla realtà e al motivo di quell'incontro. Ossia fare chiarezza e raccontare tutto per bene al ragazzo, siccome la sera prima non ne avevo avuto la possibilità.
Gli avevo chiesto di parlare al telefono per aggiornarlo su tutto, ma una volta in chiamata mi ero resa conto di voler parlare con lui faccia a faccia. Lui aveva percepito il mio disagio e si era offerto di incontrarmi la mattina presto alla buon'ora, siccome quel giorno lo stage era previsto a partire dal primo pomeriggio.
Praticamente avevamo tutta la mattina per noi e non intendevo sprecarla. Anche perché non ero ancora nemmeno sicura di andare in agenzia e dovevo decidermi.
Anche Shouto sembrò arrivare alla mia stessa conclusione, tanto che disse: <<Di cosa volevi parlarmi?>>
Mi guardai nervosamente intorno, sentendomi improvvisamente a disagio in mezzo a tutte quelle persone. Forse non avevo fatto la scelta più furba quando avevo proposto al ragazzo di incontrarci nel piazzale davanti alla stazione.
Lui, che era un ragazzo molto sveglio sembrò capire immediatamente da sé il motivo della mia titubanza, tanto da alzarsi lentamente dalla panchina.
Toccò a me quella volta guardarlo incuriosita, avendo solo un sospetto rispetto al motivo dietro al suo gesto.
<<Andiamo in un altro posto>> disse lui, confermando il mio dubbio.
Gli sorrisi e mi alzai a mia volta.

Camminammo per diverso tempo, senza risparmiarci la splendida vista del fiume accanto a noi. Quello che stavamo costeggiando, osservando i bambini che correvano e cercavano di dare da mangiare agli uccelli acquatici che popolavano la zona.
Amavo la periferia della città, soprattutto perché poco frequentata dalle persone e adatta per due come noi che desideravano un po' di privacy e tranquillità. Soprattutto con Shouto al mio fianco a dividere quel momento.
<<Eri molto scossa ieri al telefono...>> valutò lui, ricordando le mie parole.
Gli avevo infatti accennato di aver avuto un problema serio e che i miei genitori mi avevano consigliato di saltare lo stage, anche se ero stata restia a spiegare i motivi per telefono. Mi era sembrato freddo e impersonale, inoltre non potevo negare di desiderare la rassicurazione che mi dava la sua presenza.
<<Scusami se ti ho disturbato a tarda sera e scusami se stamattina ti ho chiesto questo incontro>> dissi al ragazzo, sentendomi imbarazzata da tutta la mia sfacciataggine.
<<Non mi hai disturbato>> rispose lui, strappandomi un sorriso sincero.
<<Conosco molto bene questa zona. Vedi quella casa laggiù? Una volta ci viveva una famiglia con un cane e facevo loro da dog sitter, poi si sono trasferiti>> spiegai <<portavo sempre il loro cane a passeggiare nei dintorni e conosco una zona che fa al caso nostro.>>
Shouto non si oppose minimamente alla mia proposta e si lasciò guidare da me.
Quello mi riportò con la mente al giorno della visita alla clinica di sua madre, perché anche in quella situazione le nostre dita si sfioravano come stava succedendo in quel momento.
Era infatti da diverso tempo che le nostre mani si erano lentamente avvicinate e nessuno stava facendo nulla per interrompere quel contatto.
Io personalmente non ne avevo nemmeno l'intenzione e lo dimostrai con il gesto successivo.
Infatti, presa dall'entusiasmo di aver finalmente avvistato il luogo da me deciso, afferrai la mano del ragazzo. Iniziandolo a guidare con delicatezza in quella direzione.
<<Vedi quella scalinata che dà sul fiume? Mi sedevo sempre lì quando volevo riposare un po' e ne approfittavo per lanciare la pallina al cane>> spiegai, rafforzando la presa sulla mano di Shouto.
Non volevo più lasciarla andare e per tale la mantenni tra la mia, anche dopo aver preso posto nel luogo indicato.
Fu solo dopo qualche secondo che alzai lo sguardo verso di lui, trovandolo a fissarmi pieno di attenzione e di serietà.
<<Quando vuoi...>> mi incoraggiò.

GINOCCHIA DI GAMBERETTO (che poi non le hanno nemmeno)

Ho usato uno dei miei soliti titoli stupidi, ma in realtà questo angolo autrice vorrei utilizzarlo per una questione per me molto seria e che mi preme molto.
Ho infatti notato da diverso tempo che la storia è scesa tantissimo in termini di letture, interazione, voti ecc.
Quindi non nego di essere molto abbattuta e scoraggiata.
Ho sbagliato qualcosa? È diventata noiosa, ripetitiva o scontata?
Io dal canto mio sto cercando di fare del mio meglio per scriverla e per essere costante il più possibile, ma non nego di iniziare a scoraggiarmi molto.
Se secondo voi c'è qualcosa che non va fatemelo sapere per favore. Accetterò qualsiasi critica

Timeless (Bakugou/Todoroki x Reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora