Scoprire

2.5K 215 44
                                    

L'agenzia davanti ai miei occhi era immensa, sicuramente perfettamente ricollegabile al secondo hero in circolazione.
Todoroki la fissava con'espressione statica, mentre io con stupore.
Tuttavia mi affrettai a ricompormi quando lui si voltò verso di me, cogliendomi in flagrante.
<<Scusami, sono solo sorpresa. Non mi aspettavo un edificio così maestoso>> dissi.
Non mi ero scusata per qualcosa di particolare, ma solo per una questione di tatto. Quello che avevo guardato con meraviglia era pur sempre l'impero messo su dall'uomo che così tanto odiava dentro di sé.
<<Tipico di mio padre e della sua mania di grandezza. Desidera essere il primo in ogni cosa, raramente ho messo piede nella sua agenzia negli ultimi anni, ma devo dire che non mi è mancata per niente>> precisò.
Quella situazione era molto affine al giorno della visita nella clinica di sua madre, perché percepii anche qui il suo bisogno nascosto di sostegno.
Ritornai con la mente al momento in cui l'avevo preso per mano durante quell'occasione e il mio sguardo cadde lì, desiderando di ritrovare lo stesso coraggio di quel giorno. Un coraggio che non arrivò.
Strinsi le labbra in un'espressione dura, che sparì quando sentii le sue dita infilarsi lentamente nella mia mano leggermente stretta a pugno.
Le poche persone di passaggio non sembravano prestarci attenzione e quello mi diede il coraggio per rafforzare la presa.
Né io né lui pronunciammo una singola parola davanti a quel gesto, ma i nostri sguardi erano parecchio esaustivi. Ci stavamo dando supporto a vicenda.
Dopo il piccolo incidente sul treno per me era leggermente imbarazzante ritrovarmi in una simile situazione con lui, ma non abbastanza da allontanare la mia mano dalla sua.
Sentivo di fare la cosa giusta in quel momento e non volevo spezzare quel legame che si stava lentamente creando tra di noi.
Quello che c'era tra me e Shouto non era un banale rapporto di amicizia, ma celava delle sfumature che nemmeno un'inesperta in amore come me poteva ignorare.
C'erano complicità e rari momenti di tenerezza che non appartenevano a due singoli amici, dovevo solo pazientare per vedere un'eventuale evoluzione.
<<Sei pronto?>> gli chiesi, indicando con la testa la porta d'ingresso della struttura.
<<Se lo sei anche tu>> rispose inaspettatamente lui.
Iniziammo a camminare simultaneamente, lasciando la mano dell'altro solo poco prima di varcare l'uscio.

Endeavor era seduto davanti a me.
Tutto nel suo ufficio era maestoso e di ottima fattura, a cominciare dal mobilio in generale fino ad arrivare all'imponente scrivania che troneggiava al centro della stanza.
L'Hero fissava alternativamente me e il figlio da diversi secondi, con le mani intrecciate sotto al mento e lo sguardo serio.
Prima di giungere da lui ci era stato chiesto di indossare il nostro costume, così da essere subito pronti e dovevo ammettere di sentirmi leggermente tesa.
Sbirciai velocemente Shouto al mio fianco, dritto sulla schiena e con un sguardo carico di disprezzo puntato sul padre.
Lo trovavo dannatamente bello nel suo costume blu scuro, anche se era molto caratteristico anche il suo vecchio costume col ghiaccio che copriva il suo lato sinistro, come sfregio per l'uomo che l'aveva messo al mondo.
<<Ho qui davanti a me mio figlio, colui che un giorno diventerà il migliore eroe in circolazione e colei che ha spiccato durante il festival sportivo, direi un connubio interessante>> fu la prima cosa che disse Endeavor, facendo il giro della scrivania per venire davanti a noi.
Iniziò poi a girare attorno a me, mentre io tenevo lo sguardo fisso in avanti quasi come un soldato in fila all'alba.
Sinceramente la sua presenza non mi trasmetteva quella serenità che di solito percepivo nelle vicinanze di un hero, ma parallelamente avevo rispetto per il suo lavoro, essendo quello con il più alto numero di casi risolti.
<<Se sono venuto qui è perché ho le mie ragioni, non credere di avere una qualche influenza su di me>> disse Shouto, utilizzando un tono di voce che non gli avevo mai sentito usare nei nostri mesi di conoscenza.
Endeavor, che era tornato di nuovo davanti a noi, si limitò a fissarlo con espressione dura.
Era davvero un uomo imponente, alto almeno 190 cm o addirittura 195 cm, ad occhio e croce, inoltre la sua muscolatura estremamente sviluppata lo rendeva visisamente un hero molto vicino ai canoni fisici che ci si aspetta da un eroe professionista della sua fama.
L'opinione generale su di lui era variegata, ma a grandi linee divisa in due fazioni. C'era chi lo idolatrava e chi lo trovava un pelo poco rassicurante. Io mi piazzavo sicuramente nella seconda categoria, perché certamente le sue azioni durante le ore lavorative si sposavano con ciò che ci si aspetta comunemente da un hero, ma il suo passato stonava.
Desiderava primeggiare e aveva utilizzato suo figlio come mezzo per realizzare i suoi egoistici desideri, sposando una donna che non amava e maltrattandola fino a spingerla alla pazzia e alla paura verso il sangue del suo sangue, verso un bambino indifeso che desiderava come tutti solo l'amore di una famiglia.
In quel momento la voglia di tornare a stringere la mano di Shouto si fece risentire prepotentemente, così come ogni volta in cui tornavo col pensiero alle confidenze sul suo passato e alla visione che avevo avuto della madre che gli rovesciava acqua bollente sul viso nonostante le sue grida di dolore.
Per un secondo sentii le lacrime accumularsi agli angoli degli occhi, ma riuscii egregiamente a nascondere il tutto senza far notare niente alle due presenze nella stanza.
<<Inizieremo subito con una ronda. I cittadini hanno bisogno di vedere noi hero girare per la città per sentirsi sicuri, specialmente in tempi come questi. Nei prossimi giorni si sposteremo anche ad Hosu per del lavoro>> spiegò Endeavor.
Avevo sentito chiaramente parlare di Hosu, a causa di Stain lo stermina eroi, quello che durante la finale del festival sportivo aveva mandato all'ospedale in gravissime condizioni il fratello maggiore di Iida.
Né io e né il ragazzo al mio fianco pronunciammo parola alcuna, quindi Endeavor lo prese come un consenso.
Ci lasciò qualche minuto per sistemare una cosa veloce in agenzia prima di uscire e ne approfittai immediatamente per parlare col bicolore, notandolo serrare i pugni rabbiosamente.
<<Non sono sicuro di aver preso la scelta giusta, soprattutto coinvolgendo anche te>> disse lui, anticipando le mie intenzioni di aprire un discorso.
Immediatamente mi portai avanti a lui, afferrando entrambe le sue mani per soddisfare quel bisogno che mi aveva accompagnata per tutto il tempo.
<<Non hai preso la scelta sbagliata, sei qui per schiarirti le idee. Ne hai tutto il diritto, sai? Inoltre ho deciso di accompagnarti arbitrariamente e non mi pento di questa scelta, io ho deciso di starti vicina in questa situazione e sono pronta a prendermene tutte le possibili conseguenze>> dissi tutto d'un fiato, lasciandomi andare anche un po' troppo.
I miei sentimenti iniziavano a lottare per uscire, tanto da farmi pronunciare anche frasi abbastanza ambigue.
Ormai però era troppo tardi per rimangiarmi quanto detto e feci finta di niente, tuttavia sussultando leggermente quando lui ricambiò la mia stretta.
<<Quell'uomo potrà anche avere le fattezze di un hero, ma dentro è solo un egoista che punta a primeggiare. Ha un senso di giustizia contorto, perché è disposto a tutto pur di scavalcare il secondo posto impresso su di lui come un macchia. Io sono il risultato di quel sentimento corrotto>> disse lui, guardando altrove per evitare il mio sguardo.
Una mia mano corse automaticamente verso la sua guancia sinistra, verso quel lato che per tanto tempo aveva ripudiato e che solo ultimamente stava imparando ad accettare, per portare di nuovo i suoi occhi nella mia direzione.
Non tolsi la mano nemmeno dopo aver spostato di nuovo il suo viso verso di me e il mio pollice si mosse da solo lungo la sua mascella, lasciando una lenta carezza.
<<Tu non sei il frutto di un sentimento corrotto, sei qui perché eri destinato a questo mondo. Inoltre sono convinta che la tua nascita ha reso e renderà felici tante persone, posso dirlo con certezza perché io sono una di quelle persone>> confessai senza peli sulla lingua, cavalcando un'onda di coraggio che non credevo nemmeno di possedere.
Shouto non rispose a quell'affermazione, ma sentii la sua testa piegarsi quasi impercettibilmente verso la mia mano, forse attratto da quel tipo di calore che gli era stato negato fin dalla nascita.
Era stato cresciuto come una macchina per primeggiare e la sua infanzia gli era stata strappata via dai desideri egoistici di un padre non degno di essere chiamato tale. Ogni volta che ci pensavo il mio cuore si accartocciava per il dolore e faceva crescere i miei sentimenti nei suoi confronti.
<<Quello che è successo in treno, stamattina...io me ne sono accorto>> disse lui dopo qualche secondo di silenzio.
Ritrassi la mano come scottata, completamente imbarazzata da quella situazione inaspettata.
Si era accorto di quel nostro sfioramento di labbra, nonostante la velocità con cui era avvenuto.
A salvarmi dalla vergogna arrivò Endeavor, spalancando la porta. Ebbi giusto il tempo per lasciare la presa anche sulla mano del ragazzo, prima di vedere la sua possente figura farci cenno di raggiungerlo fuori dalla stanza.
Il mio apprendistato poteva ufficialmente iniziare.

LINFA DI BETULLA (sì, scrivo a caso la prima cosa che vedo)
Comunque, oggi ho un sonno assurdo, non ho voglia di fare niente, sono pigra e anche scrivere lo spazio autrice mi sembra una fatica di Ercole.
La mia mente pensa solo: "Dormireeeee, dormireeeeeeee, dormireeeeeeeeeee", ma forse potrei cambiare idea davanti a un bel Tamaki Amajiki selvatico.
Oltre a questo... spero che il capitolo vi sia piaciuto, non potete capire quante bozze ho scritto, quindi sono contenta.
Avevo zero idee per questa storia e fino a pochissime settimane fa pensavo di abbandonarla lì a morire, invece adesso so che la finirò.
Yeeeeee

Timeless (Bakugou/Todoroki x Reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora