Nebbia

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Il piazzale della stazione era come al solito pieno di persone.
C'era molta vita in quel luogo in quel momento e il via vai di gente continuava a scorrere davanti ai miei occhi come un fiume in piena.
Tuttavia sembrò come sparire tutto.
Un po' come quando in un punto particolarmente triste di un film il registra decide di togliere i colori, lasciando solo un deprimente bianco e nero a caratterizzare la scena. Mi sentivo proprio in quel modo, mentre osservavo la figura di Shouto allontanarsi sempre di più.
Un passante per sbaglio urtò la mia spalla e quel colpo bastò per farmi tornare in me.
<<Chiedo scusa>> disse il giovane uomo, riprendendo velocemente a camminare, non prima di aver fatto un leggero inchino nella mia direzione.
Non riuscii a rispondere nulla e anche io mi decisi a camminare, cercando disperatamente di raggiungere la schiena del ragazzo sempre più lontana da me.
Mi passarono nella mente tante opzioni: che forse era di cattivo umore, che forse avevo fatto qualcosa di male senza rendermene conto o che forse semplicemente non mi aveva vista. Eppure mi sembravano tutte inverosimili.
Shouto mi era passato accanto senza degnarmi di uno sguardo, ma ero sicura di essere stata notata. Impossibile non farlo considerando che ero praticamente davanti a lui, ad attenderlo nel nostro solito punto d'incontro per lo stage.
Inoltre ero sicura di non aver fatto assolutamente nulla di male. La sera prima avevo messaggiato con lui per un tempo non indifferente e l'avevo salutato con tranquillità, trepidante di attesa per l'incontro di quella mattina.
Shouto infine non era un ragazzo capace di comportarsi in quel modo solo per una giornata iniziata con il piede sbagliato, in quanto si era sempre dimostrato particolarmente a modo ed educato.
Accelerai per quanto possibile il passo, riducendo man mano la distanza tra la mia e la sua figura, sentendo il cuore battere fin troppo velocemente dentro al mio petto.
Ero agitata e indiscutibilmente confusa.
Non molte ore prima lo stavo baciando contro il muro di un piccolo vicolo secondario, mentre in quel momento mi stava ignorando palesemente.
<<Shouto!>> lo richiamai, non appena abbastanza vicina da essere sicura di trovarmi a portata d'orecchio.
Lui non diede cenno di voler rallentare, né tantomeno di volermi dare corda.
Quindi tagliai gli ultimi metri accennando una piccola corsetta, posando infine una mano sulla sua spalla.
Il ragazzo si fermò di colpo, iniziando a girarsi lentamente.
Quando il suo sguardo si rivelò a me lo trovai talmente gelido da convincermi a togliere la mano dal suo corpo, oltre che ad indietreggiare di un passo.
La mano, fino a poco prima sulla sua spalla, prese a tremare leggermente, mentre il cuore accelerò ancora un po', presa com'ero dal panico e dalla confusione.
<<Perché ti stai comportando in questo modo? Ho fatto qualcosa di male? Non capisco...>> riuscii a mormorare sottovoce, continuando disperatamente a cercare dentro di me una risposta sensata.
<<No, non hai fatto nulla e non mi sto comportando in nessun modo>> rispose semplicemente lui, mandandomi ancora più nel pallone.
Battei confusa gli occhi per un paio di volte, cercando un qualsiasi segnale di presa in giro, ma non ne trovai.
<<Come puoi dirlo? Quando mi hai vista hai tirato dritto e hai fatto finta di non sentirmi>> commentai.
<<Non ho niente da spiegare. Di questo passo perderemo il treno>> rispose lui, tornando a voltarmi le spalle.
Vedere la sua schiena allontanarsi di nuovo mi fece sentire per la seconda volta piccola come un insignificante granello di polvere, tanto che una domanda uscì spontanea dalle mie labbra: <<Dimmi la verità, ti sei forse pentito di quello che è successo ieri? Ti sei pentito di quello che abbiamo condiviso?>>
Shouto non rispose. Semplicemente continuò a camminare nel silenzio più totale, lasciandomi con un pugno di mosche.

• • • •

Il paesaggio scorreva velocemente sotto ai miei occhi, carichi di tristezza e desiderosi solo di lasciarsi andare quanto prima alle lacrime.
Tutto di quella giornata si era rivelato particolarmente strano e non ero riuscita a venire a capo di nulla.
L'ultimo giorno di tirocinio era passato così come gli altri giorni, ad eccezione di una cosa: Shouto, che solitamente condivideva tutto con me, era rimasto per tutto il tempo sulle sue; senza rivolgermi la benché minima attenzione.
Quella situazione si era rivelata per me particolarmente debilitante e inaspettata, tanto da aver ammutolito di conseguenza anche me.
Mi ero infatti arrovellata il cervello per tutto il tempo, sentendo a malapena le parole e le spiegazioni di Endeavor.
Non era stato minimamente l'ultimo giorno di stage che avevo immaginato la sera prima, né un giorno felice.
Shouto in quel momento sedeva in un posto abbastanza lontano dal mio per sua iniziativa e non accanto o di fronte a me come era solito fare.
Io non l'avevo perso di vista per quasi tutto il tempo, mentre lui aveva continuato a guardare fuori dal finestrino dall'inizio della corsa del treno, completamente estraniato dal mondo.
L'ultimo passeggero che sedeva nello stesso spazio del ragazzo si alzò giusto una fermata prima della nostra, lasciandolo da solo.
Il treno era ormai abbastanza libero e quello mi diede il coraggio di fare un ultimo tentativo.
Infatti mi alzai dal mio posto, avvicinandomi lentamente e con insicurezza nella sua direzione.
Shouto alzò gli occhi, percependo la mia presenza sedersi esattamente davanti a lui e contro le mie aspettative non distolse lo sguardo.
<<Te lo chiedo per favore... posso sapere cosa è successo? Stamattina mi hai detto che non hai nulla da spiegare, ma invece credo davvero che dovresti>> fu la mia richiesta.
Lui mi guardò come se stessi parlando una lingua a lui sconosciuta, abbassando poi leggermente lo sguardo, così da portarlo sulle sue ginocchia.
Sembrava pensieroso, ma anche leggermente combattuto. Ormai riuscivo a capirlo, siccome avevo passato tantissimo tempo ad osservarlo continuamente, al punto da riuscire a cogliere qualche sua piccola sfumatura.
<<Se te lo dico poi sarai soddisfatta?>> chiese lui a sua volta, rialzando nuovamente lo sguardo nella mia direzione.
<<Beh, dipende, ma almeno avrò una risposta>> dissi <<perché è innegabile che qualcosa non vada tra di noi stamattina.>>
Passarono diversi secondi di puro silenzio.
Momenti che passai in preda all'angoscia, accompagnata semplicemente dal suono tumultuoso del mio cuore.
L'organo era allo stremo delle forze dopo tutte le tristi emozioni di quel giorno. Io per prima mi sentivo come dopo aver ricevuto un forte e immeritato ceffone all'improvviso.
Poi Shouto finalmente si decise a parlare.
<<Ho capito che quello che è successo ieri potrebbe rappresentare un ostacolo per il mio futuro. Devo concentrarmi su altre cose e non ho spazio per una cosa del genere.>>
<<Una cosa del genere? Liquidi semplicemente così il nostro rapporto? Mi prendi in giro?>>
Shouto non rispose e tornò a guardare fuori dal finestrino.
<<Shouto, non puoi dire sul serio. Abbiamo condiviso tante cose insieme e non posso vedere tutte queste settimane perdere significato da un momento all'altro. Non lo accetto>> continuai, cercando di scatenare in lui una qualsiasi reazione.
Proprio in quel momento però l'altoparlante annunciò la nostra fermata, nonché l'ultima, iniziando a rallentare lentamente.
<<È ora di scendere. Dovresti anche tu>> fu l'ultima cosa che sentii dire dal ragazzo, prima di vederlo alzarsi in direzione dell'uscita.
Restai ferma per qualche minuto a piangere su quel sedile, cercando di soffocare i singhiozzi.
Sollevai la testa solo quando un controllore passò a setacciare i vari vagoni, alla ricerca di ritardatari o oggetti smarriti da consegnare nell'apposito ufficio.
Invece trovò semplicemente me, o almeno quello che restava di me: un bozzolo piangente e tremante.
<<Signorina, sta bene? È successo qualcosa?>> mi chiese preoccupato lui.
<<No, mi scusi, scendo subito. Buon lavoro>> commentai, scappando via in fretta e furia dal treno.
Volevo solo tornare a casa e affondare il viso contro il mio cuscino. Non volevo altro.

PAPILLON DA GALA PER PROCIONI
In tutto questo mi sono depressa da sola. Il che è tutto da dire.
Io vivo per il drama. Non ne posso fare a meno.
Per me vige la regola del: no drama, no party.
Ma puntualmente sono la prima a piagnucolare per cose che io stessa scrivo.

Siete quindi autorizzati a scrivere tutti gli insulti che volete.
Intanto perché me li merito e secondo perché ormai sono talmente abituata da non sentirne più nemmeno l'effetto.

Non so quanti capitoli manchino per finire la storia, ma a questo punto non credo tantissimi...

Purtroppo però non so tirare una somma, anche perché non c'azzecco mai con le previsioni.

Sarà quel che sarà

Timeless (Bakugou/Todoroki x Reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora