Twelve. ✔️

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Irama's pov.

La sera mi trasmetteva un senso di potere e dominazione verso le persone che mi circondavano al di fuori di questo posto.
Di notte potevo sentirmi libero, potevo andare in giro a combinare cazzate senza paura di esser beccato inaspettatamente dai miei genitori.
La sera mi trasmetteva sicurezza. Quel punto fisso della giornata che portava il mio nome.
Proprio lì, ero sicuro di potermi sfogare.

In quel momento mi ricordai di una serata finita maledettamente nel peggiore dei modi.
Andai a casa di un amico per una festa organizzata da lui, più che una casa, portava l'aspetto di una villa.
Mi guardavo in giro spaesato e capii che quel posto era la reincarnazione della mia felicità.
Alcool, erba e addirittura delle ragazze da far paura. Mi sentii in paradiso, una delle sensazioni migliori, come quando ti senti libero da ogni problema.

Durante quell'arco di tempo non capii. Ero preso da tutto l'alcool che portavo in corpo. La testa mi girava e ogni tanto mi guardavo in giro, cercando di non sbattere o di cadere da qualche parte. Fino a quando il mio piede finii sulla mattonella sbagliata, facendomi cadere nella piscina con l'acqua gelida. Ero incosciente e non sapevo neanche in che mondo fossi finito, pensai addirittura che mi avessero rapito gli alieni o robe del genere. Roba da pazzi, insomma.

Nel giro di pochi minuti arrivó la polizia e fece dei controlli ad ogni singola persona invitata a quella festa. Eravamo la maggior parte o fatti oppure ubriachi marci, probabilmente io ero entrambe le cose data la mia ignoranza nel compiere anche un minimo passo.
Fui arrestato e rimasi dietro le sbarre per circa qualche ora per aver assunto sostanze stupefacenti. A quanto pare l'alcool non era quello che sembrava, forse lo avevano mischiato assieme a qualche droga, presumibilmente.

Fu proprio da quel momento che rimasi chiuso nella mia stanza per un mese consecutivo.
Casa scuola, scuola casa.
Quella routine non avrebbe mai fatto piacere a nessuno, eppure in qualche modo cercai di mandarla giù e farmela passare.

-Plume esci da questa cazzo di stanza!- la voce del capo mi fece ritornare sulla terra ferma, purtroppo.

-Che cosa vuole?- domandai infastidito, portando le braccia lungo il petto.

-Vieni nel mio ufficio, subito.- mi schernii lanciando uno sguardo infuriato.

Sbuffai pesantemente.
Lasciai cadere la braccia lungo i fianchi e con dei passi lenti mi diressi nel suo ufficio seguito dalla presenza della sua guardia personale.
Mi fece entrare dopo di lui in quell'enorme stanza lasciando la guardia fuori.
Mi accomodai su una piccola sedia messa difronte alla sua scrivania in legno marrone chiaro, decorata con un sacco di foto. Ne presi in mano una senza il suo permesso ed iniziai a giocherellarci con le mie dita. Pensai che non avesse nulla di interessante, era solo comodo tenerla in mano.

-Finiscila di giocare, Filippo! Non sei all'asilo, metti giù quella dannata cornice.- mi rimproverò, alzando il tono della sua voce.

Solo pochi secondi dopo mi resi conto di come mi aveva appena chiamato. Feci rilassare la mia mascella mostrando le vene sul collo, che lui notó subito con troppa insistenza. Portai entrambe le mani sotto la sua scrivania, stringendole con forza in due pugni.
Non aveva diritto di chiamarmi con quel nome, il mio nome.

-Non mi chiami mai più in quel modo, ha capito?- portai entrambi i pugni all'altezza di quel legno, e lo feci sussultare.

-E con quale nome dovrei chiamarti, altrimenti? Irama è così ridicolo.- sistemó la sua cravatta portando indietro la schiena su quella poltrona.

-Invece di ridicolizzare i miei nomi.- iniziai a guardami intorno spaesato. Qui dentro ero tutto così ricco di dettagli. -Perché non mi dice il reale motivo per il quale mi ha mandato qui?-

Bad Reputation. ×Irama Plume.× #Wattys2019 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora