Forty-seven. ✔️

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Seguii lentamente ogni suo singolo passo, guardando ancora una volta le sue dita intrecciate alla perfezione con le mie.
Lasciai scappare un piccolo sorriso, coprendo successivamente le mie labbra con l'altra mano.
Conoscendolo mi avrebbe reputata ancora una volta come la classica ragazza strana, ed io non volevo che pensasse questo di me.
Semplicemente, questi piccoli gesti inaspettati da parte sua mi facevano sorridere, ma non volevo farglielo notare per il semplice fatto che molto probabilmente non l'avrebbe mai pensata allo stesso modo in cui io vedevo le cose.

-A che pensi?- mi chiese quasi sussurrando, poco prima di girarsi verso di me.

-Niente, non preoccuparti.- mentii, abbassando per qualche istante il mio sguardo.

-Siamo quasi arrivati.- mi fece notare, mollando poi la presa sulla mia mano.
Sentii una piccola fitta allo stomaco, come un senso di vuoto.

-Mi stai portando a casa tua?- chiesi successivamente, portando una piccola ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio.

-Non è proprio casa mia.- rispose semplicemente, senza approfondire di più il discorso.

Non gli feci altre domande per il momento, non mi andava di discutere con lui proprio adesso, specialmente per un argomento come quello.

Dopo aver camminato per altri cinque minuti finalmente arrivammo in quel famoso posto dove tecnicamente ci abitava anche lui.

Tiró fuori dalla tasca dei suoi jeans un mazzo di chiavi e successivamente aprii la porta, spostandosi di lato per far entrare me per prima.

-Fa pure come se fossi a casa tua.- poggió le chiavi sopra un piccolo mobile leggermente più avanti rispetto alla porta d'ingresso.

-Vedo che sei in compagnia.- ridacchiai, lanciando uno sguardo di sfuggita a un paio di jeans sopra il divano del salotto.

-Oh.- disse, grattandosi la nuca imbarazzato. Si avvicinò al divano e prese tra le mani quei pantaloni, cercando di fare un po' di ordine.

-Non è come pensi, Emma. Non condivido questo appartamento con una donna, questi jeans sono di un mio vecchio amico.- aggiunse poi, mordendo il suo labbro inferiore.

-Non eri obbligato a darmi delle spiegazioni.- feci scappare un leggero sorriso, notando l'espressione sul suo viso molto più rilassata rispetto a qualche minuto fa.

-Non si sa mai con te ragazzina, avresti potuto fraintendere la situazione.- mi canzonó lui, dirigendosi poi verso la cucina.

Per un secondo mi sembrava di aver fatto un leggero viaggio indietro nel tempo con i miei pensieri.
Fin'ora non mi aveva ancora chiamata con quel nomignolo inappropriato, però a me piaceva molto il suono che usciva dalle sue labbra quando lo pronunciava.

-Vuoi qualcosa da bere?- mi chiese dalla cucina, alzando di più il tono della voce per farsi sentire meglio.

-Un bicchiere d'acqua può andare bene.- alzai la mia voce di rimando, in modo tale che sentisse la mia affermazione.

-Tieni.- mi porse gentilmente il bicchiere, facendo sfiorare la nostra pelle per qualche istante.
Istanti che avrei voluto durassero un po' di più.

-Grazie, piumino.- lo canzonai, lasciando scappare una piccola risata.
Lui mi guardò storto per alcuni secondi, ma poco dopo si lasció andare sollevando le labbra in un bellissimo sorriso.

-Sei sempre la stessa, ragazzina.- mi fece notare, bevendo un sorso di birra.

Osservai come lentamente poggiava le sue labbra su quella lattina.
Ogni gesto da parte sua era sempre così sensuale, come se non sentisse nemmeno il bisogno di sforzarsi.
Mi venne in mente il ricordo di quando mi aveva provocato il mio primo orgasmo, proprio in quel carcere.
Quella sensazione ancora nuova per me , ma comunque riconoscibile, inizió a diffondersi nel mio basso ventre.
Successivamente si leccó le labbra, per portare via ciò che rimaneva di quella birra.
Io rimasi incantata, sentendo un piccolo fuoco aumentare dentro il mio corpo esile.

-Mi hai sentito?- la voce di Filippo cacció immediatamente quei pensieri sporchi dalla mia testa, riportandomi alla realtà.

-Scusa, io..che dicevi?- mi grattai la nuca, leggermente imbarazzata per la situazione. Spero solo non si sia accorto che ero rimasta a fissarlo per troppo tempo.

-Se ti va, posso iniziare a raccontarti tutto quanto adesso. Voglio impiegarci il minor tempo possibile.- fece alcuni passi verso di me, poco prima di finire anche l'ultimo goccio di quella birra.

Cercai di incrociare il suo sguardo, per capire meglio le sue intenzioni.
Ma con Filippo non era mai semplice, cambiava umore ad una rapidità assurda, alla quale io non riuscivo a tener testa.

-Hai fretta?- chiesi quasi sussurrando, giocando con la manica del mio cappotto.

-Non voglio sprecare altro tempo per poi vederti andare via sotto i miei occhi, Emma. Se voglio raccontarti ogni singolo dettaglio, voglio farlo subito, ma cercando di non dire qualcosa di sbagliato che potrebbe ferirti.- mi guardó dritto negli occhi e il mio stomaco inizió a contorcersi successivamente.
Poggió la lattina sul mobile accanto a noi, dopodiché sentii le sue dita calde sfiorare la mia pelle.
Mi venne un brivido, ma non mi spostai.

-Ho fatto un sacco di cazzate, la maggior parte ti hanno ferita e ti hanno praticamente allontanata da me. Io non voglio mai più permettere a quella parte di me stesso, che sto cercando di migliorare, di portarti di nuovo via da me.
Sembra difficile da credere detto da uno come me, dopo quello che ti ho fatto passare Emma. Ma sto cercando di nascondere per sempre quella parte orribile di me, credimi.- continuò poi, quando si accorse che ancora non avevo proferito parola.

Le sue parole mi avevano completamente spiazzata.
Sapevo che stava cercando di migliorare, che ce l'avrebbe messa tutta per cambiare le cose.

-Io ti credo Filippo, voglio crederti. Dopo tutto quello che abbiamo passato in quel carcere, siamo ancora qui, vorrà pur dire qualcosa no?- d'istinto, passai le mie dita sulla sua guancia.
Schiuse gli occhi per qualche secondo, cercando di capire se questo era reale.

-Mi dispiace tanto, ragazzina. Se avessi pianificato le cose con te, non avrei mai voluto che andasse a finire in quel modo. Non pensavo che saresti venuta con me dopo l'ultimo episodio in carcere, io- posai un pollice sulle sue labbra, per farlo smettere di parlare.
Sentii dalle sue parole, da come le pronunciava, che era terribilmente nervoso e agitato.

-Io voglio credere che non era reale, quella situazione tra di noi.- poco dopo, cinse i miei fianchi con le mani, facendo avvicinare di più i nostri corpi.
Rabbrividii, dopodiché affondai le dita in mezzo ai suoi capelli.

-Era reale, Emma. Ma ti spiegherò anche quello, niente è come pensi.- sussurrò accanto al mio orecchio, provocandomi nuovamente i brividi.

-Iniziamo?- mi chiese poi, indicando il divano dietro di noi con uno sguardo.

-Va bene.-

Prese la mia mano e mi condusse lì, il che mi fece scappare un sorriso, era adorabile.
Mi sedetti accanto a lui, non togliendo lo sguardo dai suoi occhi neanche per un secondo.
Era teso, si capiva.
Posai la mia mano sopra la sua gamba e successivamente la intrecció assieme alla sua, abbozzando un piccolo sorriso.
Guardai la sua espressione, era visibilmente imbarazzato.

Non sapevo se ero pronta a scoprire la verità, ma dovevo farlo.
Non potevo portarmi questo peso dietro le mie spalle per sempre.
Se non avessi fatto questo passo adesso, probabilmente non avrei mai scoperto niente.
Sarei rimasta con un piccolo vuoto, come se una parte di me fosse consapevole che mancava qualcosa.

Presi un respiro profondo e Filippo strinse di più la presa sulla mia mano.
Sorrisi, quel gesto infondeva in me coraggio.
Passó una mano in mezzo ai suoi capelli, nervosamente, dopodiché mi guardó intensamente, come per verificare la mia presenza.

Aveva paura che potessi andarmene, di nuovo.
Ma non l'avrei fatto, mai più.
Io non potevo essere me stessa senza Filippo.
Senza di lui, era come se il mondo iniziasse a buttarsi contro di me.
Filippo era la mia piccola speranza.
Grazie a lui ero riuscita a conoscere lati del mio carattere che non ero consapevole nemmeno io di possedere.
Filippo mi ha fatta sentire amata, come nessun altro era mai riuscito a fare.

Lo vidi sorridere, e fu in quel momento che sentii ancora più coraggio.

Ero pronta.

Bad Reputation. ×Irama Plume.× #Wattys2019 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora