Thirty-one. ✔️

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Irama's pov.

Tamburellai le dita su questo piccolo tavolo, aspettando che questa famosa visita si presentasse.
Presi il telefono fra le mani, sperando che arrivasse entro pochi secondi, perché ero stufo di aspettare inutilmente.

Spalancai gli occhi appena vidi entrare la figura di mia madre, coperta da un enorme cappotto nero.

Si sedette dall'altra parte del vetro impaziente di sentire la mia voce.
Prese il telefono con le mani tremanti e poi lo poggió subito dopo sull'orecchio.

-Mamma.- la guardai con disprezzo, aumentando la presa sul quel vecchio telefono.

-Ciao Filippo.- anche la sua voce tremava.

-Con quale coraggio sei venuta a trovarmi?- sputai acido, sentendo la rabbia prendere possesso del mio corpo.

-Ti prego, non iniziare.- scosse il capo continuamente.

-Non iniziare che cosa, mamma?- cacciai uno sbuffo liberatorio. -Dopo quello che mi hai fatto assieme a papà?-

-Meriti di essere qui dentro, lo sai benissimo anche tu.- spostó un ciuffo dei suoi lunghi capelli neri dietro l'orecchio, trattenendo un sospiro.

-Sono tutte cazzate, sai bene com'è andata, non cercare di creare false giustificazioni come tuo solito.-

Avrei preferito mille volte non rivedere il volto di mia madre, non sentire la sua voce che da piccolo amavo tanto.

-Vorresti dirmi che ciò è successo non è stata colpa tua Filippo?- quasi alzó la voce, ma poi cercó di trattenere la sua rabbia.

-Non ho mai detto che non è stata colpa mia. Ho cercato di rimediare un sacco di volte, mi sono scusato, ho cercato di farvi capire che è stato solamente un malinteso e che io non ero in me quella sera.- spiegai ancora una volta, ma sembrava che a mia madre non importasse.

-Le scuse non bastano per cancellare l'orribile sbaglio che hai commesso Filippo, è imperdonabile.- eppure ci provai, la guardai negli occhi.

Il suo sguardo era impenetrabile.
Non traspariva nessun tipo di emozione, come se avesse costruito una specie di muro attorno a lei, come se i suoi sentimenti facessero parte del passato.

-I miei genitori mi hanno pugnalato alle spalle, quando mi sarei potuto consegnare da solo alla polizia. Come pensate che mi sia sentito io, eh?- sentii gli occhi lucidi.
Era da troppo tempo che mia madre non mi vedeva in questo stato, e forse non sarebbe neanche dovuto succedere.

-Scappare dal tuo sbaglio significa volersi consegnare alla polizia per te?- mi provocó, sapeva che ne era ancora capace.

-Non stavo scappando, lo sai benissimo mamma!- alzai il tono della mia voce, sentendo improvvisamente gli sguardi di tutte le guardie sulla mia pelle.

-Plume, veda di abbassare la voce.- mi rimproveró una di loro.

-Noi lo abbiamo fatto perché te lo meritavi, Filippo.- marcó bene il mio nome, con rabbia e malinconia.

-Nessun figlio meriterebbe di essere tradito dai propri genitori.- ammisi, poggiando il telefono.
Mi bloccai, appena vidi che aveva altro da dirmi.

-Nonostante tutto quello che abbiamo passato, ti voglio bene.- sussurrò.

-Vai al diavolo mamma.- poggiai il telefono con più forza questa volta e me ne andai, senza neanche salutarla.

Non avrei più creduto ad una sua parola, ad un sussurro o ad una dimostrazione di affetto nei miei confronti.

Con lo sguardo basso, le mani nelle tasche dei miei pantaloni, mi diressi verso l'ufficio del capo.
Bussai due volte appena arrivai, nonostante la porta fosse semi aperta.

Bad Reputation. ×Irama Plume.× #Wattys2019 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora