Six. ✔️

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Fu proprio in quel momento che il ragazzo dai bellissimi, ma strani, orecchini a forma di piuma iniziò a guardare senza distogliere lo sguardo, la ragazza di fronte a lui con la schiena poggiata sulla parete gelida della sua piccola stanza.
I capelli castano chiaro con delle punte bionde le cadevano perfettamente sul viso, spensierato e dolce.
Portava le mani ai lati della bocca mangiandosi ogni tanto le unghie, segno di agitazione, che in Emma capitava spesso.
Lo sguardo perso, spensierato e confuso attiravano Irama, ma quella ragazza, quella piccola e dolce ragazza, sarebbe stata solo una parte di lui che avrebbe iniziato a cambiarlo, e per lui il verbo cambiare era un gesto estremamente grande, perché nessuno fino ad ora era mai riuscito a cambiare un ragazzo come lui. Freddo, chiuso, stronzo e arrogante.

Distolse immediatamente lo sguardo da lei appena si accorse che i suoi occhi, delicati e intensi, si poggiarono per dei piccoli ma infiniti secondi, su di lui.
A Irama non piaceva essere guardato, non gli piacevano le attenzioni, né tanto meno gli piaceva ricevere affetto da qualcuno, affetto che nessuno fino a questa parte era mai stato in grado di donargli, e fu proprio questo gesto che portò via una parte di fiducia nel ragazzo, che ad ogni piccola attenzione, porgeva uno sguardo disgustato e incredulo.

Irama's pov.

-Ora posso anche andarmene.- sbuffai, alzando il culo da quel piccolo letto.

-Fai come ti pare.- rispose ignorando completamente il mio sguardo, si limitò a mordersi il labbro guardando un punto fisso nella stanza.

Mi avvicinai lentamente al suo corpo fragile, porgendo una mano al lato della sua guancia, che in quel momento era di un leggero colorito rosso.

-Stammi lontano.- cantinelò lei, mostrando uno sguardo impaurito, ma sicuro di sé.

-Come siamo stronzette oggi.- commentai, ricevendo un'occhiataccia.

-Devo anche spiegarti il perché o sei in grado di arrivarci da solo?- mi puntò un dito contro il petto, alzando finalmente lo sguardo verso di me.

-Ragazzina.- mi leccai le labbra. -Ho un quoziente intellettivo abbastanza alto, non credi?-

-Credo solo che tu sia un cazzo di sbruffone modesto e anche arrogante.- affermó convinta, non distogliendo gli occhi dai miei nemmeno per un secondo.

-Abbassa il tono con me, chiaro?- le lanciai un tono di sfida.

-Altrimenti cosa mi fai, mammina?- ricambiò lei, con un sorriso divertito sulle labbra.

-Stai proprio giocando con la persona sbagliata.- sussurrai ogni singola parola, stringendo con forza i suoi polsi contro la parete dietro di lei.

-Lasciami!- cercò di liberarsi, invano.

Lasciai scappare dalle mie labbra una risata compiaciuta e divertita, e mi avvicinai poco dopo al suo orecchio, lasciando ancora più stretta la presa su di lei.

-Mi diverti così tanto.- iniziai. -Sei così illusa e ingenua, potrei anche farci un pensierino.- aggiunsi dopo, con la voce più roca e bassa rispetto a prima.

-Mi fai schifo! Togliti subito e vattene da questa cazzo di stanza!- mi urlò a pochi centimetri dal viso, con gli occhi quasi lucidi.

-A presto, ragazzina.- sussurrai ancora e poi la lasciai da sola in quella stanza, che portava solo i suoi piccoli respiri irregolari.

Chiusi la porta alle mie spalle e sfoggiai un altro sorriso più che divertito, e con le mani nelle tasche dei pantaloni della tuta mi diressi finalmente nella mia stanza.

Non sempre giocare con il fuoco è la scelta giusta.

Benjamin's pov.

Aprii nuovamente gli occhi non appena riconobbi la risata di quello psicopatico che mi ritrovavo come compagno di cella.
Lo guardai quasi confuso.
Aveva un sorriso enorme che andava da orecchio a orecchio, le mani nelle tasche e lo sguardo sicuro di sé.

Che cazzo aveva combinato?

-Irama.- lo chiamai schiarendomi la voce. -Che ti è successo?- chiesi.

-Oh nulla nulla, fatti un po' di cazzi tuoi.- sbottò, portando le braccia attorno alle ginocchia.

-Scopata?- chiesi, trattenendo una risata.

-Ma chi? Con te?- mi chiese confuso.

-Dai coglione!- presi il cuscino dal mio letto e glielo lanciai dritto in faccia.

Come risposta ricevetti solo una sciocca risata da parte sua, che ricambiò lanciandomi addosso il cuscino.

-Hai capito benissimo che intendevo dire.- aggiunsi poi, ricomponendomi sul letto.

-Non ho scopato con una delle ragazze di questo carcere se è questo che ci tieni a sapere.- scrolló le spalle annoiato, quasi come se le mie parole non l'avessero colpito minimamente.

-Io un pensierino già me lo sono fatto.- dissi poco dopo, sicuro di me.

-Ah si? Su di me?- chiese beffardo, alzando un sopracciglio.

-La finisci di fare il coglione? Non sono gay cazzo mettitelo in testa!- risposi a tono, alzando troppo la voce.

-Calmo calmo.- ridacchiò. -Ti sembro il tipo che corre dietro ai cazzi?- chiese poi, diretto come sempre.

-Con te non si sa mai Irama.- mi sdraiai di nuovo sul materasso con le braccia dietro la nuca.

-Ho scoperto come si chiama la ragazzina, mi hanno mandato da lei prima.- aggiunse poi cambiando argomento.

-Quale?- gli lanciai uno sguardo confuso.

-Quella sciocca che mi è venuta addosso con la colazione, ricordi?-

-Ah lei, beh amico le sbavi dietro, pensi che non me ne sia accorto?- iniziai a stuzzicarlo.

-Che cazzo dici?! Quella mezza biondina è da una botta e via, non sono ragazzo da relazioni serie.- rispose deciso, mordendosi poi il labbro inferiore.

-Sarà.- aggiunsi poi, lasciando spazio ad un silenzio imbarazzante.

E forse era proprio così, Irama non voleva relazioni, lui voleva il sesso, voleva dominare e voleva solo potere.
Per lui nessuna ragazza sarebbe mai riuscita ad entrare nel suo cuore, nessuna ragazza sarebbe riuscita a far crescere i suoi sentimenti, quel ragazzo era un mix di mistero e arroganza.
A Irama piaceva solo giocare.

Bad Reputation. ×Irama Plume.× #Wattys2019 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora