CAPITOLO 12-Un pomeriggio d'estate e le sue storie

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"Buongiorno, Ermal. Quando puoi, per piacere richiamami. Dobbiamo accordarci. Grazie."
Valentina invio' il messaggio e si rimise subito al lavoro,cercando di mettere insieme l'ultima chiacchierata e di scrivere qualcosa di decente.
Riascoltare certe parti le metteva addosso una sensazione strana, soprattutto nel ricordo in cui lui le aveva sfiorato la mano con il dito. La riascolto' tre volte consecutive, poi si impose di smetterla. Era come se si risentisse addosso quel tocco leggerissimo come un soffio di vento.
Valentina avrebbe voluto dedicare a Giorgia molto piu' tempo, ma purtroppo il lavoro era impegnativo, quindi aveva chiesto a Francesca di occuparsi di lei dopo l'ufficio.
Francesca era sempre piu' incuriosita da questo misterioso vip,ma aveva imparato a non chiedere e ad accettare anche l'omerta'della cugina.
Valentina lo vedeva ormai con occhi diversi: era una persona che aveva sofferto e che si portava addosso tutte le sue ferite.
"Ciao, eccomi! Sono a Roma ma domani saro' di ritorno e per qualche giorno non ci saranno problemi per vederci." [18:49]
"Domani pomeriggio verso le 2:30?...." [18:51]
"Ok. Dove ci vediamo?" [18:52]
"Fuori Milano.. Ho cercato un luogo speciale. Carica in macchina una bicicletta, ci facciamo una pedalata in campagna." [18:55]
Ermal sorrise:Valentina era proprio una continua sorpresa.
"Va bene." [18:57]
"Okay,a domani." [19:00]
Ermal aveva molto sofferto, eppure non si dimenticava mai di sorridere. La sua anima non sembrava indurita sotto ai colpi della sua vita.
Ecco, questo sarebbe stato il filo conduttore del libro.
Valentina era proprio curiosa di vedere se il suo caro cantautore avrebbe davvero portato una bici con se'!
Intanto Andrea chiese a Valentina un incontro proprio per il giorno seguente e lei non se la senti' di rifiutare. Ne approfitto' e gli disse che, anziche' la sera, si sarebbero visti nel pomeriggio, nel luogo di campagna che conoscevano bene e dove erano andati spesso a passeggiare mano nella mano.
Non voleva togliere altro tempo a Giorgia, perdendo un'altra sera di cartoni animati alla tv insieme a lei per uscire con Andrea.
Quella sera, dopo cena, Francesca si mise a guardare insieme alle cugine, come ogni settimana, la puntata di "Amici" e si stupi' dell'inconsueto atteggiamento di Valentina.
-Quale miracolo e'accaduto?..- le chiese, durante una pausa pubblicitaria.
-Perche'?...Di cosa stai parlando?...-
-L'hai lasciato stare per tutta la puntata!!!-
Era un avvenimento praticamente storico da due anni.
Valentina si mise a ridere, facendo spallucce.
-Non ho nulla da commentare.-
-Tu non hai nulla da dire, o meglio da ridire su Ermal Meta?!? L'ho detto. E' successo qualcosa.-
Forse Francesca aveva ragione: qualcosa era accaduto davvero.

Il pomeriggio seguente, Valentina prese la bicicletta dal garage.
-Esco con Andrea.- disse a Francesca:-E incontro anche il cantante.Quindi, se ce la fai, porta Giorgia al parchetto.-
-Okay.-
Francesca era ben felice di badare a Giorgia nel suo tempo libero, ma Valentina si sentiva un po' in colpa perche' in quel periodo il lavoro aveva la priorita' e lei non riusciva a dedicarle il tempo che voleva.
-Che bella bici!- commento' Valentina ancora prima di salutare Ermal.
-Grazie, ma....non e' mia....- confesso' con la risatina di un bambino:-E' un prestito di Marco.-
-Chi e' Marco? Un tuo amico?...-
-Si', ed e' con me nella band. Io lo prendo sempre in giro, ma gli voglio bene. Quando voglio bene a qualcuno, io ci scherzo....-
-Ah....Strano modo di mostrare affetto....-
"Un po' scherzi anche con me...."  penso', ma non gli disse niente.
Gli chiese solo di caricare in macchina anche la sua bici sul portapacchi ed Ermal lotto' un po' prima di riuscirci. Le confido'
infatti che per certe cose era un totale imbranato e per questo l'aveva aiutato Marco.
Mentre le parlava, si guardava le scarpe e sorrideva con un atteggiamento molto diverso da quello dell'uomo di spettacolo e donnaiolo che lei si era figurata.
-Dove andiamo? Dove sarebbe questo posto bellissimo?- le domando' incuriosito.
Lei glielo disse e in breve raggiunsero la tranquilla zona rurale .
-E' incantevole....-eclamo' Ermal fin dal primo sguardo.
-Io amo la natura. Ci resterei immersa per ore, meglio se con um libro in mano, ad ascoltare le sue piccole voci: il fruscio delle chiome degli alberi mosse dal vento, il cinguettio degli uccelli, e i versetti di altri animaletti come grilli e cicale, api che svolazzano sui fiori. Mi mette in pace l'anima.-
Valentina aveva parlato ad occhi chiusi e, riaprendoli, si accorse che Ermal la stava guardando in modo strano, incantato, quasi come lei era solita osservare la natura con tutti i suoi sensi.
-Prendiamo le bici?...- lo sprono', per togliergli dal viso quello sguardo.
-Ah si', si'...-
-Ti do una mano....- si offri' Valentina, usando inconsapevolmente un tono quasi affettuoso.
-Ma ci sai andare in bicicletta?...- gli chiese poi.
-Si', solo che sono anni che non ci vado!-
-Lo vedo! Non sei molto spedito! Solo non farti male. Non vorrei avere sulla coscienza un imminente grande tour compresso!-
-Tranquilla.....Non cadro'!-
Pedalarono lungo tutto il paesino, fino a raggiungere poi una stradina immersa nel verde
che costeggiava il cimitero.
-Ecco qui. Arrivati.- Valentina si fermo' in mezzo a un prato ed Ermal, che le stava dietro, freno' di colpo. Barcollo' un attimo sulle ruote.
-Attento a non ammazzarti! Ahahah!!!- rise prendendosi gioco di lui e appoggio' la bici a terra.
Ermal, leggermente accaldato, si sedette accanto a lei, sotto un albero.
-Qui?...-
-Si'. E' meraviglioso, non trovi?...-
-Sai cosa ci manca in un posto
cosi'?...Una chitarra.-
-Si', okay, cantautore, pero' ti rammento che siamo qui per lavorare e non per fare poesia bucolica, per quanto mi piacerebbe. Il concerto per la natura, mi spiace, ma dovra' essere rimandato.-
-Agli ordini!- Ermal era sempre piu' attratto da lei. Valentina, dal canto suo, con Ermal aveva ritovato la voglia di scherzare, di provocarlo e di studiare le sue reazioni.
Prese il cellulare e glielo diede in mano. Le loro mani si scontrarono ed incontrarono durante il passaggio. Valentima non si ritrasse.
-Allora....vorrei tu cercassi di delinearmi la tua identita'
culturale dell'adolescenza..'
La domanda era complessa ma Ermal le rispose subito senza troppi problemi.
-La mia vita ormai era qui. Dall'Albania mi portavo tante ferite che qui piano piano  si sono chiuse, ma ho sempre percepito come molto forti le mie radici. Anche adesso me le porto dentro e vivono con me. Amo l'Albania e amo l'Italia. Sono italiano naturalizzato ma le definizioni restano sulla carta fintanto che non fanno parte di te. Amo sia la terra che mi appartiene e di cui vado orgoglioso, sia quella che mi ha accolto e che, allo stesso modo, ho reso affettivamente mia. Sono tornato in Albania pochissimo tempo fa, per un concerto davanto a qualcosa come diecimila persone. E mi sono dovuto sforzare per non piangere durante le canzoni, perche' ci tornavo in una situazione molto diversa.-
-"Dalle stalle alle stelle"...-
-Non intendo il successo. Intendo dentro di me, oltre alla realizzazione personale. Non alla fama o a quelle cose li'. Non e' il numero che conta, ma quelli a cui arrivi davvero e non e' cosi' scontato che siano, indistintamente, tutti i fan. Per me "arrivare" e' raggiungere il cuore della gente con la musica e far si' che la canzone che io scrivo non resti mia,ma diventi soprattutto degli altri....-
Ermal aveva un'anima molto poetica che la vita aveva temprato. Valentina lo ascoltava con reale interesse, anche se cercava di controllare il piu' possibile l'emozione. Non doveva lasciarsi affascinare. Non piu'. Mai. Anche se cio' che lui diceva non era affatto banale e la rispecchiava.
-Raccontami bene della tua adolescenza.-
Ermal gliela descrisse come abbastanza tranquilla anche se segnata da qualche insicurezza e da un po' di difficolta' economiche.
-Ero il piu' grande e volevo aiutare mia madre,cosi' intanto che studiavo, molto spesso in estate, mi cercavo dei piccoli lavoretti....- Glieli racconto', dicendole anche come avesse imparato il dialetto barese facendo il cameriere: molta gente ordinava cosi' e lui scriveva i suoni che sentiva, cosi' la moglie del proprietario gli aveva fatto un corso accelerato.
-Non guadagnavo tanto, ma almeno riuscivo a rendermi utile a casa. Per il resto studiavo molto, perche' lo credevo importante principalmente per me stesso.
Credo che la cultura sia un insieme di finestre diverse attraverso cui guardare il mondi, quindi piu' conosci, piu' punti di vista ottieni.-
-Sono pienamente d'accordo. Anch'io studiavo tanto, mia cugina di meno.-
Lentamente Valentina si apriva ad Ermal, accostandosi sempre di piu' a lui.
Si sedettero a gambe incrociate uno di fronte all'altra. Valentina era senza trucco ed Ermal preferiva cosi': anche in tenuta sportiva stava benissimo. Erano i suoi occhi scuri a risaltare come luminosissime stelle, sovrastando, imponenti, i solchi sul suo volto.
Ermal l'avrebbe "inventata ad occhi chiusi", come aveva scritto in una sua canzone, allora pensando a Silvia.
Le racconto' poi un po' della sua vita da adolescente  e della sua abitudine a suggerire durante i compiti in classe.
-Esattamente come me!- ricordo' Valentina:-Non mi piaceva lasciare gli altri in difficolta', anche se oggi credo che sarei piu' stronza: che studiassero un po'! Anche perche' non ottenevo quasi mai alcuna ricompensa.-
Ermal strappo' un piccolo fiore dal prato e se lo rigiro' in mano.
-Come credi che sarebbe stato se ci fossimo incontrati allora io e te?....-
Le pose la domanda inserendo gli occhi nei suoi  e Valentina avverti' una certa emozione. Prese il fiore che lui le porgeva e se lo rigiro' tra le mani.
-Non lo so. E poi difficilmente sarebbe accaduto. Abitavo in un'altra citta'e sono cinque anni piu' piccola di te. Non avremmo avuto scuole o conoscenze in comune.-
Ermal tento' con un carezzevole sorriso di contrastare la freddezza dietro cui lei  schermava il suo cuore.
-Ma si', ma sii un po' immaginativa! Sei una scrittrice!-
-Non lo sono. Io non sono nulla.-
La frase, velata da una profonda tristezza, colpi' Ermal.
-Tutti sono qualcuno.-
-Io ho piu' errori sulle spalle che capelli in testa. Non sono mainstata capace di essere qualcuno.-
-Gli errori fanno parte della vita. Poi "essere qualcuno"! Non vuol dire niente!-
-Vuol dire lasciare traccia di te. Riuscire a vivere. Realizzare qualcosa per gli altri e per se stessi.-
Ermal stava cercando le parole da dirle quando lei si blocco', con il cuore accelerato.
-Non so perche' ti sto dicendo queste cose....-getto' via il fiore e alzo' gli occhi per ricacciare indietro le lacrime.
-No, continua, ti prego.....Se vuoi parlarmi....io sono qui per te. Ti ascolto. Ti sento forte.-
Ermal si sporse verso di lei per prenderle la mano, ma Valentina scatto' subito, non appena lui gliela poggio' sopra. Lo spinse indietro e lui si sorresse con il braccio per non perdere l'equilibrio.
Si sistemo' un ciuffo di capelli che gli era caduto sugli occhi e la guardo' stranito. Valentina si rese conto di avere esagerato e, imbarazzata, si scuso'.
-Mi dispiace....non volevo...essere violenta....-
-Mi hai dato una bella spinta, non ci ero assolutamente preparato.-Ermal sdrammatizzo' ma lei era sempre a disagio.
-Scusa.....Volevi solo essere gentile....mi spiace....solo che io....- Con gli occhi bassi, vide Ermal che le si avvicinava. Di scatto Valentina alzo' lo sguardo e appena lui mosse una mano nella sua direzione, lei si difese incrociando le braccia davanti al viso.
Ermal rimase molto turbato da tale reazione.
-Io.....io non ti faccio niente....-le disse dolcemente, togliendole piano le braccia tese dal viso. Sembrava terrorizzata. Ermal avrebbe voluto stringerla forte a se'.
-Volevo soltanto.....sta' ferma...toglierti un filino d'erba che avevi sul viso...ecco....vedi?...- glielo mostro' sul suo dito per tranquillizzarla.
Valentina aveva avuto davvero paura e lui non riusciva a capacitarsene.
-Perdonami, Ermal.....Credevo volessi restituirmi la spinta.....-Goffamente,Valentina tentava di ridere, ma non lo ingannava. Il suo gesto  non era stato uno scherzo: si era protetta davvero ed aveva avuto realmente paura di essere colpita.Forse qualcuno le faceva del male....Ermal non si sarebbe dato pace finche' non l'avesse scoperto, ma Valentina era una cassaforte, non si fidava e per un passo avanti, ne faceva tre indietro.
In ogni caso Ermal volle rassicurarla:-Io non ti farei mai niente di male. Se anche mi dessi uno schiaffo- e non ti sto dicendo di provarci-....- La vide ridere e si senti' sollevato:-.....non te lo restituirei mai indietro. Mai. Capito?-
I suoi occhi erano a due passi da lei, che assenti' e si affretto' a cambiare argomento.
Sperava solo che lui si dimenticasse tutto.
-Se ti avessi incontrato da adolescente.....non credo che mi saresti interessato!- riprese l'argomento lasciato sospeso ed alleggeri' l'atmosfera. Lentamente, tra le risate, il suo cuore si calmo'.
-Sai qual era il mio ragazzo ideale?....Ero esigente, anzi....esigente era niente! Volevo e non mi curavo di essere anch'io perfetta! Avevo solo una visione monodimensionale: la mia!-- gli elenco' una serie di caratteristiche fisiche e psicologiche.
-....Non troppo alto ne'troppo basso, con orecchie proporzionate, non troppo perfetto o sarebbe stato un bambolotto di plastica stile Ken e....grazie no! La voce doveva essere bella impostata ma non troppo cupa o faceva "film horror" e nemmeno alta (quella, proprio, le detestavo!), occhi non vuoti,aka "da pesce lesso" ma belli ed espressivi, capelli non troppo corti ne' troppo lunghi perche' altrimenti...che schifo! Mi davano l'idea di sporco.-
-Io ce li avevo qui....- Ermal si indico' le spalle con un sorriso furbetto.
-Wow! Chissa' che nido perfetto per gli uccellini! Mi spiace, liceale hard rock, non intendevo questo.-
Ermal rise divertito:quella ragazza era (sempre stata) incredibilmente favolosa.
-....poi passiamo anche al temperamento: spirito artistico (shhh, zitto, non ti voglio sentire, tanto non rientravi nelle mie categorie!-...- "O forse si', ma crede che gli dia la soddisfazione? Mai!"
-....gentile, romantico ma non sdolcinato (non ci tenevo al diabete neanche allora!), sensibile, dolce, protettivo, che mi facesse morire dal ridere (cosa che non se n'e'andata con il tempo.....). Non superficiale, non stupido, non noioso, non banale, che amasse la musica e la scrittuta piuttosto che essere un tifoso sfegatato di qualche squadra calcistica ( mi avrebbe lasciato sola per andare allo stadio con gli amici, e avrebbe trascorso imbarazzanti serate "birra e partita" che io mi sarei dovuta sorbire senza il minimo interesse, cosi' come i suoi discorsi...), non nerd fissato con videogiochi, collezionismo, fantascienza, tecnologia....- Era difficile per Valentina non ridere, soprattutto davanti alle espressioni di Ermal.
-Poi: labbra invitanti non minuscole o non ci sarebbe stata soddisfazione nel baciarle, sorriso bellissimo, espressivo e perfetto (non certo insignificante!), belle mani grandi e non grassottelle, corporatura media, e importantissimo!!! Non doveva pensare solo alla scuola! Altrimenti....oddio che palle!!! Il professorino proprio no! E manco il genietto pseudo scienziato!Ma manco l'ignorante stile coatto romanaccio. Una via di mezzo. E...non ultimo.....Doveva avere tutte queste caratteristiche insieme!!-
-Si', cioe', praticamente te lo dovevi fare su misura!-
-Esatto!!!Mi dicevano proprio questo mia cugina Francesca e le mie amiche! Sai quanto ridere insieme?!?! E invece, l'ideale di ragazza dell'adolescente Ermal Meta?....-
Con aria accattivante volutamente accentuata, riattivo' la registrazione puntandogli il cellulare addosso. Lui lo prese.
-Non ce l'avevo. Non mi interessava. Doveva essere una ragazza che mi desse emozioni, tutto qui.-
-Beh....in fondo anch'io. Tutto quell'elenco divertente di cui ridere con le mie poche amiche, era un modo per dire che volevo qualcuno come dicevo io, che mi regalasse cio' di cui avevo bisogno.-
Una chiamata interruppe il momento.
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Ciao, come va?....Io abbastanza bene. Grazie per leggere e votare. Mi diverto molto a scrivere, quindi condividere la mia fantasia mi fa molto piacere. Alla prossima! Vanessa♥










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