CAPITOLO 128-Solo tu curi me

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"Il sole entrava dalle finestre, inequivocabile annuncio di una primavera in anticipo. Dopo mesi che non usciva di casa, quel sole sorridente sembrava volerla invitare a ballare. E sembrava confermarle quella pungente, spietata verità a cui ormai era riuscita a resistere, e aveva metabolizzato: fa più male sforzarsi di trattenere una cosa, che lasciarla andare. Dichiarare fallimento. Non piangersi addosso, ma rialzarsi e ricominciare a camminare. Fare tesoro degli sbagli, mettere da parte un po' di fazzoletti per i momenti in cui il ricordo farà più male di un pugno in pancia. Guardarsi dentro, restituirsi la libertà. La libertà di essere felici, senza dovere fingere, senza dovere elemosinare attimi imperfetti in una cavillosa ricerca del bene, per dire poi:"Ecco, questo dimostra che è ancora tutto come prima!". E invece no. Non è tutto come prima. Non lo sarà mai più. Qualcosa ha fallito. Qualcosa è mancato. Qualcosa mancherà sempre. Ma quel qualcosa non sarà mai la tua dignità. Essa non mancherà mai più.
Con uno strattone, era finito tutto quanto. Era finita anche la luce. Si erano chiuse le imposte, si era impolverato il cuore. Ma quel sole sfrontato che bussava alla finestra, non le diede scampo, né via d'uscita. La prese, e la portò via con sé, le fece chiamare la sua amica migliore, le fece lavare i capelli impastati, fare una doccia ristoratrice. Le fece riordinare casa cantando mentre passava l'aspirapolvere. La fece truccare, la fece sorridere davanti allo specchio e scattare un selfie. Le fece prendere la borsa, ed uscire.
Il mondo fuori non l'aveva aspettata, aveva continuato un paio di mesi senza di lei, ma il sole sembrava avesse sempre atteso, comunque, pazientemente,bcome un innamorato di altri tempi,il suo ritorno....."
Valentina staccò le mani dalla tastiera del computer: aveva scritto tutto d'un fiato, così velocemente, senza respiro, che quasi le facevano male.
Lui l'aveva lasciata tranquilla tutto il tempo, uscendo anche di casa per non disturbarla con la sua presenza; le aveva messo le chiavi sul tavolino, nel caso avesse voluto, o trovato utile uscire, a fare una passeggiata. E non aveva dimenticato di lasciarle anche qualche snack, perché sapeva che quando si scrive, a volte, si ha voglia di mangiucchiare qualche schifezza. Un po' come i pop corn davanti a un film.
Appena aveva annunciato di dover scrivere, lui le aveva lasciato tutto il tempo e lo spazio da gestire come meglio avesse voluto, di rendere pochi locali un regno in cui perdersi per costruire un altro mondo, una storia.
Non la chiamò per le due ore successive, nonostante la tentazione, e tornò solo quando ormai la sera ornava il cielo, in sordina, senza fare rumore, senza farsi notare. Ma lui, la notò, ed era ciò che di più bello avesse mai visto: sdraiata su un fianco sul divano, con le sue gambe lunghe e drittissime, i suoi fianchi stretti e il suo seno prosperoso, era una meraviglia di finezza ed eleganza. Sul viso, un sorriso finalmente felice le donava luce dopo tanto tempo.
Lui non chiese nulla, fu lei a parlare, a rompere quel silenzio quasi mistico che crea storie e racconta emozioni.
-Ce l'ho fatta.- annunciò, più bella che mai, sciogliendosi i capelli e lasciandoli cadere, lisci e profumati, sulla schiena. Si alzò, e prontamente lo raggiunse, gli gettò le braccia al collo, lui la attirò addosso a sé. Le lasciò un bacio dietro l'orecchio e la guardò negli occhi. Era tutta un sorriso. Sembrava le sorridessero persino le punte dei capelli.
-Hai visto?....Donna di poca fede......- lui la riprese un pochino, condividendo tutta quella incontenibile gioia che buttava via la paura.
-E' stato solo merito tuo.- gli disse, guardandolo negli occhi con un guizzo di gratitudine.
-Ma va'!-
-Chi mi è stato davvero vicino in questo periodo? Chi si è occupato di me anche quando ero talmente antipatica, paranoica e noiosa che mi sarei presa a pugni da sola? Chi non mi ha appeso il telefono anche se ero davvero tanto, troppo, irritante? Chi mi ha sempre tenuto per mano in questi anni, senza dimenticarsi un solo giorno di me? Te. E quindi, se sono riuscita a liberarmi e a scrivere, è perché sono stata bene con te in questo periodo di confusione, in cui eri tu l'unica chiarezza. Il tuo affetto, così presente, così importante. E il mio per te. Se non ci fossi stato tu, che in quest'ultimo periodo mi hai aiutata tanto a capirmi e, più di una volta, hai persino tenuto mano alle mie pazzie....., credo che questa storia non esisterebbe.-
Colma di gratitudine e di un affetto profondi, Valentina lo guardò negli occhi.
-Questa storia nasce dalla mia capacità, finalmente, di lasciare andare tutto dentro di me. E mi hai aiutato tu. La storia fila. È qui con me. Non vedo l'ora di finirla tutta.-
Eccitata come una bambina, la scrittrice gli saltò al collo di nuovo, e lui la prese in braccio, sollevandola da terra. Lei lanciò un urletto.
-Non me l'aspettavo!- rise.
-Come vuoi festeggiare questa bellissima notizia, questo inizio di romanzo "che fila", questa fine del blocco dello scrittore?-
-Non ha importanza. È già una festa megagalattica riuscire ancora ad essere me stessa. Una scrittrice.-
-Ma io voglio farti volare......-
-E allora lasciami a terra. Accompagnami in un viaggio indimenticabile....stasera.....-
-Ovunque tu voglia. Ho fatto il pieno.-
Jacopo si avvicinò alle sue labbra e gliele baciò gentilmente. Era un'occasione più che speciale, baciarsi era un modo come un altro per dirle quanto era orgoglioso di lei. Non era accaduto spesso ultimamente, anzi, non era accaduto mai più, dopo la prima volta.
Valentina aveva detto a Jacopo di avere avuto un piccolo riavvicinamento con Ermal, e lui si era subito fatto da parte. L'ultima cosa che voleva era essere una fonte di condizionamento per lei: Valentina doveva decidere il destino del suo amore, di se stesso e della sua famiglia, ed era visibilmente confusa: la continua pressione, sia pure a fin di bene , di un amico affettuoso, diciamo pure "innamorato", non sarebbe stata per nulla salutare, quindi l'uomo si dedicò alla sua vita, al libro, che venne pubblicato con successo, e agli incontri con i figli, cercando di stare il più lontano pissibile da Valentina e dalla sua delicata situazione, anche se era lei a cercarlo. Jacopo, al telefono o con i messaggi, cercava di essere amichevole, incoraggiante, affettuoso, ma non troppo, e di giocare il ruolo dell'"amico e basta", facendo spesso violenza a se stesso e al suo cuore.
"Lascia Ermal e resta con me. Quando un matrimonio va male anche se si è cercato di recuperarlo più e più volte, e quando c'è il sospetto di un'altra.....lascia stare......Ci sono passato io, ha fatto male, ma sopravviverete tutti e due.....Io ti amo, e tu forse mi ricambi.....Quindi....vieni....." sarebbe stato bello da dirle, ma impossibile, in quanto troppo egoistico. Approfittarsi di un momento di debolezza di Valentina per proporsi come "il consolatore" era sbagliato, e forse pure un po' da stronzo, perché Jacopo conosceva bene,da tempo,  il legame molto forte tra lei e Ermal e la loro affinità. E conosceva anche la difficoltà di un padre a dover gestire gli incontri con i figli. E, in fondo, Ermal era una brava persona, l'aveva sempre sinceramente stimato e nonostante le insistenze di Valentina, lui non era convinto che con la musicista Azzurra ci fosse del tenero. Ermal, per come lo conosceva, era troppo innamorato di Valentina, e delle sue bambine, per buttare tutto all'aria per una ragazzina di ventotto anni. Carina, intelligente, brava, ma pur sempre "ragazzina". Con Valentina aveva costruito una famiglia, una vita, e la guardava sempre come fosse la cosa più bella al mondo. Certo, le persone possono sempre cambiare, montarsi la testa per il successo, commettere errori di un attimo che andranno avanti a pagare una vita, eppure vedeva, da uomo, Ermal davvero preso da sua moglie, non come i soliti che, magari, danno le compagne ormai per scontate, dopo i figli, e tanti anni insieme.
Nonostante la sua posizione "controllata", Jacopo era sempre rimasto a coprire le spalle di Valentina, ad ascoltarla, a consigliarla in modo disinteressato, a confortarla, e ad appoggiare anche ciò che non gli era sembrato giusto.
Dopo i primi tempi, in cui Ermal trascorreva più tempo a casa, quasi come prima, e in cui aveva cercato di riconciliarsi piano piano con Valentina, verso la metà di febbraio, era uscito il disco di Azzurra. Ermal ci teneva tantissimo e aveva fatto in modo di pubblicizzarlo il più possibile, e questo interesse dava fastidio a Valentina. Inoltre Azzurra, che era timida, gli aveva chiesto di esserci almeno le prime volte in televisione, in radio per le interviste, o ad esibirsi nei club, giusto per darle coraggio.
"Perche' con te è tutto più facile....." gli aveva scritto in un messaggio, che Valentina aveva letto controllando il telefono di Ermal. Era riuscita a starci lontana finché non era uscito il disco, poi aveva ripreso la cattiva abitudine di guardare whatsapp appena ne aveva l'occasione.
Ermal aveva accettato di seguirla nei suoi primi passi da cantautrice, come produttore, come amico, e come "qualcosa di più". Valentina era convinta che, anche senza essersi dichiarati, forse inconsapevolmente, e ufficiosamente pure con loro stessi, Ermal e Azzurra fossero molto più che amici e colleghi. Forse erano amanti. Di sicuro erano profondamente legato da un sentimento e da un'attrazione reciproca che non era certo solo amicizia. Ed andava così da anni. Ermal, scegliendo di starle vicino, aveva reso palese, secondo Valentina, il suo interesse per la ragazza, e fu difficile per lei "mandare giù" e fingere di niente, provare a fidarsi come avrebbe dovuto essere in un matrimonio con basi salde, come voleva lui.
Il rapporto era migliorato, quasi risanato, eppure restava quella macchiaccia nera della gelosia, del sospetto, che a Valentina non dava pace.
Chiese addirittura a Jacopo, una sera, complice la disponibilità di Francesca a tenere tutte e tre le bambine a giocare con la sua Paola, di pedinare Ermal, seguendo ogni sua mossa. Sapeva che quella sera sarebbe uscito con Leonardo e altri amici, ma i sospetti le dicevano che, in realtà, si diceva trovare con Azzurra, e non glielo voleva dire, infatti aveva preso le chiavi dello studio prima di uscire di casa.
-Jacopo....io devo sapere con certezza com'è questa storia!- aveva detto a lui, che tentennava all'idea di farsi complice.
-E sei sicura che sia proprio solo il rapporto con questa ragazza il vero problema tra di voi?....- aveva ribattuto lui, saggiamente.
-Questo non lo so, e probabilmente no. Credo piuttosto che noi abbiamo una serie di problemi accumulati e accavallati l'uno sull'altro, che si sta cercando disperatamente di coprire con questa reprise,ma.....non funziona....Lui si impegna per darmi fiducia, starmi vicino perché sono ormai una scrittrice fallita.....-
-Tu sei la regina delle grandissime cazzate, perché sei una scrittrice superba, una delle migliori che conosca, e il prossimo libro che scriverai sarà uno dei migliori....E a parte questo.....credo che andare a fare i detective sia già un chiaro segnale di come le cose siano compromesse, purtroppo, tra voi......O, almeno, per te.....L'idea stessa indica sfiducia, e non so se io me la sento di accompagnarti in questa cosa.....Non credo possa aiutarti di più.....oltre a ritenerla, personalmente, scorretta.....-
-Jacopo, io ho urgente bisogno di fare San Tommaso, quindi, o vieni con me, con una macchina, e un tranquillante, per evitare che possa perdere il controllo e fare qualche scenata poco carina,oppure io me ne vado per gli affari miei.-
Jacopo, alla fine, cedette perché, se per lei era davvero così importante, preferiva esserci, a frenarla, a sostenerla, ad essere quell'amico che si sforzava di essere il più possibile. Ma chiari' che non era d'accordo e che lo faceva solo per lei.
-Allora, dov'è questo famoso studio?.....- le aveva chiesto.
-In periferia. In uno stabile non recente, una corte.- la sua spiegazione non faceva una piega. Gli indicò con precisione la via e il numero civico, e Jacopo la raggiunse. Valentina era agitatissima.
-Ma sta' calma....Scommettiamo che è tutto spento e che lui è davvero fuori con questi due amici?.......-
-Probabile. Ma meglio che dia una controllata. Non mi piace tutta la confidenza che si prende Azzurra. È molto timida, riservata, non è da lei. Se lo fa, e' perché tra loro c'è una certa confidenza.....da anni.....e ti ricordo che, mentre eravamo ancora felicemente sposati, o quasi, c'è stato il famoso bacio che lui mi ha pure nascosto.....-
-Non significa molto.....Ma sta' a te capire se riesci a perdonare....-
-Non è un fatto di perdono, ma di continuativita'. Se con Azzurra, quel che è va avanti, io non lo posso tollerare!-
-Okay... È qui?....- chiese lui, fermandosi nel cortile.
-Si', qui.-
Jacopo spense i fari, sospirando un po'.
-Su', là......La vedi la lampadina?...Che ti dicevo? Sono in studio. Dubito lui e lo stupidotto di Leo. Sono su' lui e Azzurra.-

Quasi niente (STORIA COMPLETATA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora