CAPITOLO 126-Distanze

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Un albero spoglio. Si sentiva questo, mentre attraversava la città per andare da lui, calpestando foglie cadute ed evitando sguardi. Una figurina cucita su una stoffa in bianco e nero. Un'anima definitivamente trafitta.
Quasi un anno. Andava avanti da quasi un anno, e non le aveva mai detto nulla, nascondendole la verità. E poi pretendeva fiducia! Ma con quale coraggio!.......
Entrò in studio, e lo trovò con un amico, che quasi dimenticò di salutare. Con un cenno fugace, e risposte a monosillabi, scansò le sue domande. "Come stanno le piccole?" "Bene, grazie." "È da un po' che non le vedo.....Saranno cresciute....! Quanti anni è che ha Sofia, adesso?...."
"Quattro. Dov'è Ermal!"
Leonardo fece cenno, Ermal era concentrato sulla musica e non si era accorto che lei era arrivata. Aveva gli occhi chiusi, assorto.
-E' qui...- indicò Leonardo, stupito dal suo tono deciso, perentorio, arrabbiato, quasi non fosse una domanda, ma un'esclamazione.
-Ma....ci sono problemi?.......No, non lo so....ti vedo agitata..... È successo qualche cosa?.....-
"Si', quasi un anno fa, ma io l'ho saputo solo oggi!....."
Nonostante il colpo, Valentina era grata ad Andrea per averle detto, almeno lui, la verità. Era come se d'improvviso vedesse le cose più chiaramente, per quanto facessero male. Non era riuscita a fare nulla in tutta la mattina, a stento era riuscita a giocare e a prendersi cura di Luce, che aveva portato da Francesca appena lei era tornata da lavoro. L'aveva vista con il viso distrutto e Valentina non aveva potuto mentirle: le raccontò tutto, mostrandole la lettera di Andrea che teneva nella borsa. Inizialmente, non voleva crederci: Ermal non era il tipo che faceva certe cose, che si comportava così superficialmente, poi però si fece persuasa.
-Guarda che è una bella persona, ma è pur sempre un essere umano.- constatò Valentina:-Forse tu l'hai idealizzato troppo in questi anni.....Comunque Andrea è stato onesto. Lo apprezzo.-
-E cosa vuoi fare, adesso?....-Francesca le aveva posto la domanda, restituendole in mano la lettera, piegata in quattro. Paola insegnava a Luce i colori e faceva la maestrina:-No no, Lu! Questo è vedde, non "dede" ! Giusto, mamma?......-
-Si', ma Lu è ancora piccolina, e non sa dire tutte le parole come te, che invece sei già grande.....!-
Il loro mondo, nonostante i problemi dei grandi che litigavano, e si allontanavano, non si capivano più, era sempre magico, e sereno.
-Non lo so.....- Valentina aveva risposto alla cugina nel modo più indolore possibile, anche se in realtà, la delusione che provava dentro di sé le aveva già indicato la strada. Improvvisamente, c'era chiarezza, una, sia pure tagliente, trasparenza, poiché la verità rende liberi, mentre il dubbio è una prigione per l'anima, con pesanti catene.
Ermal si accorse di lei, si tolse le cuffie e la raggiunse subito, salutandola con un tocco sulla spalla, un po'distante, ma anche abbastanza affettuoso.
Leonardo si fece da parte.
-Prova tu a metterci mano......dammi un'opinione.....- disse a Leonardo, il quale assentì e, ignaro di tutto, toccò proprio la ferita aperta, sentendosi in dovere di dare qualche spiegazione a Valentina sul loro lavoro.
-Sta producendo il disco di una ragazza.....-
-Ma non mi dire!- sarcastico' Valentina:-Azzurra Leonardi! E sei stato chiamato anche tu a perfezionare la sua musica celestiale.....! Wow....!-
-Ah, ecco, vedo vi conoscete!....- dal tono di Valentina e da come lei ed Ermal si guardavano, il ragazzo capì che era meglio togliersi di mezzo: i due dovevano  avere qualche problema ed era meglio non mettersi in mezzo.
-Ermal, puoi uscire un attimo? Devo parlarti, ma non qui.- gli disse, tenendo il suo sguardo come in un pugno stretto.
-Certo, certo.....- con un cenno, avvisò l'amico, che alzò il pollice, e si mise il giubbotto. Valentina era agitata, era tutta un susseguirsi di sospiri.
-.....Ma non avremmo potuto parlarne tra qualche ora a casa?....-
-No. Devo parlarti adesso, Ermal perché, prima lo faccio, e prima so, e meglio sto. Non sopporto più questo stillicidio. Io ho bisogno di sapere.-
-E dimmi. Cos'è successo?.... Sta' tranquilla.....-
Lo studio era situato in una zona abbastanza periferica: scesero le scale e si fermarono all'ingresso.
-Se è successo qualcosa, è stato quasi un anno fa.- Senza cedimenti nello sguardo, Valentina glielo disse, ricevendo di nuovo un pugno dritto sul cuore.
-La notte di Capodanno, mentre io e le bambine eravamo a Bari, tu e Azzurra eravate in studio insieme. E questo, lo sapevo. Ma ciò che ho appreso soltanto oggi, è che vi siete baciati. Ora, Ermal, io avrei bisogno di sapere da te la verità......-
Cercava di mantenere la calma, e non era facile. Cercava di ricacciare indietro le lacrime che le pizzicavano gli occhi, ed era quasi impossibile.
-.... perché, in qualche modo, me la devi....-
Ermal aveva cercato di allontanare da sé il più possibile il ricordo di quel cedimento, come se non fosse mai accaduto, e vederselo risbattuto davanti, gli fece male. Si sentì piccolo piccolo come mai nella sua vita.
-....Va avanti da quasi un anno, dunque, con Azzurra?.....- con un filo di voce, Valentina gli pose la domanda. La più difficile della sua vita. Ermal era stato per lei tutto e la capacità stessa di dare ancora una possibilità all'amore. Ermal era stato l'unico degno del nome "amore" tra tutti i suoi sbagli. E sempre Ermal era quell'uomo che le stava dando il più grande dolore, e la più amara delusione di sempre. Lo vide abbassare la testa, per poi rialzarla subito e guardarla negli occhi, schietto come sapeva essere lui.
-No, con lei non c'è mai stato niente. Te lo giuro.-
-Nemmeno il bacio?....-
-Il bacio sì.....- ammise:-... però è stato dettato da un impulso momentaneo che nemmeno io non riesco a spiegare. Ho sbagliato. Ho sbagliato tanto. E ho subito messo le cose in chiaro con lei, e con me stesso. E poi non è stato un vero bacio. Ci siamo solo appena sfiorati.....-
-Certo perché, da quanto ne so, è arrivato Andrea a interrompere le cose. Perché altrimenti chissà dove sarebbe arrivato quel vostro "impulso".....! E so che non si tratta di una cosa fisica, o non solo.....Vi ha spinto a questo un legame profondo, che già da allora, esisteva tra voi. Un legame fatto di musica, sogni condivisi e potente affinità. E poi, con la coscienza sporca che avevi, ti sei sempre permesso di puntare il dito contro la mia, a quanto pare fondata, gelosia, insistendo su una mancanza di fiducia che non era sbagliata. Tu non me ne hai mai parlato, e se non l'avesse fatto Andrea, perché ha voluto comportarsi con me da amico sincero, dopo averti coperto le spalle per tutto questo tempo, convinto che tu me ne avresti parlato, ti saresti portato questo segreto fin nella tomba. Come credi io possa sentirmi?.....-
Ermal, con le mani infilate nella tasca del giubbotto, guardava per terra, si sentiva colpevole come si era sforzato di non sentirsi in tutto quel tempo, relegando nella dimenticanza ciò che era accaduto, a cui non aveva dato alcuna importanza.
Cercava le parole da dirle, per accarezzarle quella ferita profonda che le aveva lasciato e che riusciva a vederle. Era proprio lì, e la mostrava la sua rabbia, il suo occultato pianto.
-Vale......tu hai ragione. Sono stato un coglione, non so cosa mi sia preso.....-
-No, Ermal, non sei stato un coglione. Sei stato un disonesto. Perché, si può sbagliare, non sono certo io quella che non perdona, e forse, pure con tempo e fatica, l'avrei fatto, dimenticando con te questa "scappatella". Ma non sopporto la disonestà. E non la sopporto da te, che sei una persona onesta e pulita. E non la sopporto da te nei miei confronti.-
Valentina si stupiva di come riuscisse a mantenere una tale freddezza, mentre l'istinto le suggeriva di sputargli addosso tutta la rabbia che aveva dentro, ma che forse non serviva. Serviva, invece, calma per capire bene le cose, e poi decidere del loro futuro. Rispetto a qualche anno prima, in cui l'avrebbe preso di petto, forse dandogli anche uno schiaffo accompagnato da poche e dure parole, Valentina era maturata, e aveva imparato meglio a gestire le proprie emozioni, che esplodevano dentro, ma conducevano a reazioni un po' più pacate.
-Ho deciso di non dirti niente per non farti soffrire. In fondo, non era stato nulla, e non valeva la pena, per un "niente", farti del male.- Ermal si giustificò, molto a disagio, e davvero pentito:-L'ho fatto a fin di bene, perché ti amo e perché,forse, ti avevo già fatto soffrire più di quanto avessi messo in programma..... Non l'ho fatto per egoismo, o per leggerezza, credimi......-
-In ogni caso, l'hai fatto. E non posso passarci sopra. Non posso fare finta che, perché era a fin di bene, non sia mai esistito. Non il bacio, sia chiaro. Anche questo, ma....dettagli. Mi ha fatto male il tuo comportamento, che è solo il peggiore e il più brutto di una serie di comportamenti che tu hai tenuto da quando conosci e frequenti Azzurra. Nascondermi "gli affari tuoi" per non farmi ingelosire, o arrabbiare. Nascondermi questo per non farmi soffrire. Apprezzo il gesto, Ermal....ma non si fa così.....O almeno, non con me. L'amore ha bisogno di trasparenza, di totale onestà, e io da quando ci conosciamo non ti ho mai nascosto niente. Anzi. Eri tu il depositario dei miei "segreti", delle mie più intime sensazioni. L'esperienza con Giorgia mi ha insegnato, e anche tu me lo dicevi, che una bugia, anche se detta a fin di bene, rimane sempre una bugia. Vorrei tu sapessi che non sono qui a fare scenate "per un bacio", mancato o meno, o almeno non solo per quello, ma soprattutto perché tu ti sei comportato male. Molto male. Te ne rendi conto, almeno?....-
-Certo.....ma non ero capace di farti del male.....-
-Alza lo sguardo, Ermal!- gli ordinò:-Voglio che mi guardi mentre ti dico questo.....Tu mi avevi chiesto se avessi bisogno di un po' di distanza, per decidere cosa farne di noi..... Sì, adesso ne ho bisogno. Mi serve tempo, Ermal, e mi serve spazio. E credo ne serva anche a te.-
La sua decisione gli fece male, ma in fondo, forse era l'unica possibile per cercare di risolvere un rapporto che ormai si era strappato, e che aveva ricevuto il colpo di grazia.
-Va bene.-
Non una rimostranza. Niente. Forse, era davvero finita. Ognuno vide negli occhi dell'altro l'ombra, sempre più definita, delle lacrime.
-Dobbiamo però allontanarci per gradi....per le bambine.....- le disse, preoccupandosi di dare anche a loro un grande dispiacere.
-Certo, dobbiamo abituarle.....a vederci sempre meno insieme......-
-E credo dovremo abituarci anche noi.....-
-Sicuramente.....-
Ermal si premette gli occhi con le mani, mentre le prime lacrime gli rigavano il viso. Valentina, nonostante fosse molto delusa, e arrabbiata (ma la rabbia, poi passa, la delusione, forse, compromette le cose per sempre.....) avvertì una città al cuore, e gli si fece più vicina. In piedi, di fronte a lui, la separava qualche centimetro, che azzerò.
-Non credere che per me sia facile, o piacevole....Sto malissimo.....e quando elaborerò più "a freddo" starò anche peggio..... però credo che un po' di distanza, almeno temporanea, sia ciò che ci serve per vedere in che direzione andremo....-
-Io non ho mai smesso un solo minuto di amarti.-
-Nemmeno io, Ermal. Se non ti amassi più, non sarebbe difficile passare sopra tutto e continuare, "per la famiglia",come se niente fosse. Ma con te ho imparato che l'amore è importante. Che l'amore fa la differenza. Che l'amore conta. E che non è né una favoletta, né un'illusione, ma una strada che, passo a passo, si percorre insieme. E proprio tu hai scritto in una delle mie canzoni preferite da prima di conoscerti, che come molte altre, manco sapevo fosse tua, che "c'è l'inverno, fa paura, ma l'amore passa anche di lì"....Quindi, forse,  siamo arrivati a un punto ormai, in cui è necessario il distacco per capire noi stessi e la nostra storia. Non dico che sia per sempre....forse ci ritroveremo......-
Ermal sapeva come molte relazioni che si interrompono così siano già spacciate e che il "finale aperto" sia solo, molto spesso, un modo per ammorbidire il colpo per l'altro, e per illudere un po' se stessi, con una debole speranza. Ciononostante voleva credere che per loro fosse diverso, e che a partire da un "finale aperto" si sarebbe scritto il seguito.
-.....ma per ora ho bisogno di percorrere un po' di strada per conto mio.....e vedere bene ciò che voglio, ciò che provo......Ti amo ancora, Ermal....- gli ripeté:-....E per questo mi costa ancora di più una tale decisione.....Ma sono sicura che questa soluzione farà bene anche a te.....-
Lui assentì e prese un fazzoletto dalla tasca del giubbotto con cui si asciugò gli occhi, le guance, il naso. Non le rispose, forse non era convinto che gli avrebbe fatto bene stare lontano da lei, dalle bambine, dalla sua famiglia, dalle persone che più amava al mondo, ma si sforzava disperatamente di crederle.
-Va bene....ci vediamo poi a casa.....e parleremo con calma di come fare....per le bambine....Cercheremo progressivamente di allontanarci, e spero sia per loro il più indolore possibile.....-
-Faremo in modo che lo sia.....Fingiamo di niente stasera......-
Ermal assentì, chiedendo dove fossero le piccole.
-Luce è con Francesca. Adesso vado a prendere anche le altre due.....-
-Se vuoi resta da Francy questa sera.....-
-Fai tardi con lei,vero?....- un certo fastidio tradì il tono di Valentina.
-No....- sospirò Ermal:-Ma iniziamo a staccarci un po'.....Dobbiamo pur iniziare da qualcosa, se la nostra decisione è questa......-
-Vedi altre soluzioni? Io no. E la confessione che mi ha fatto Andrea, e che avrei gradito mi avessi fatto tu, quasi un anno fa, mi ha aperto gli occhi. Devo tornare a fidarmi di te, Ermal. E non è facile. Non è immediato. E poi.....non possiamo più continuare ad ignorarci così...come nell'ultimo periodo....non ha senso......-
-Ma guarda che eri tu che....-
Lei lo fermò con un gesto della mano:-Ero io, eri tu, eravamo entrambi.....Non mi interessa. Sono talmente esasperata, logorata da questa situazione, che non mi importa sapere dove stia la più grande colpa. Non serve. Le cose sono andate così, e la responsabilità è sempre di entrambi. In ogni caso, non mi sarei aspettata certi comportamenti da te, e tu forse da me. Ma la mia gelosia, per quanto ti urtasse, era fondata. E credo che entrambi, con queste "macchie" non possiamo più andare avanti come prima. Noi non siamo più come prima. E ti giuro, Ermal, che a ogni parola che dico, sento un pezzo di me che si stacca. Fa malissimo.-
-Fa malissimo anche a me.....-
-Eppure, dobbiamo dircele. In fondo, cosa sarà mai un dolore in più per due come noi, che ne hanno passate tante, sopportate tante, superate tante?.....Ne usciremo più forti, comunque vada.-
"Comunque vada". Ermal non voleva perderla. Tra la rabbia e i sensi di colpa, naufragava. Guardava sua moglie, e sentiva che le mancava già perché lei, anche se era lì di fronte, era già lontano, forse da tanto, forse lui non aveva fatto abbastanza per farla sentire amata, protetta, sicura, dando la priorità a sensazioni negative e raffreddandosi, piuttosto che standole più vicino.
-Spero che questo distacco da me ti aiuti anche a tornare a scrivere, almeno potrai stare un po' meglio......e guarire queste brutte ferite che vedo adesso.....e per cui non posso fare niente, perché te le ho fatte io.....Poco alla volta.....te le ho fatte tutte.....-
Strinse le labbra e guardò in alto, verso un cielo quasi sereno,per fermare le lacrime, che però caddero lo stesso.
-Ermal.....- nonostante tutto, Valentina non riusciva ancora a vederlo soffrire, anche se aveva sbagliato, anche se l'aveva tradita, almeno nella fiducia. Gli tolse le mani dalle tasche e le prese nelle sue. Erano belle le sue mani, erano sempre delicate. Avevano qualche pellicina intorno alle dita, che lui si toglieva quando era nervoso o un po' agitato, o concentrato, e Valentina, se lo vedeva, lo sgridava.
-Ti fai male! Smettila!-
-Ma se lo fai anche tu!-
-Si', ma non voglio che lo fai tu! E poi ho perso un po' questo vizio, perché è brutto.....!-
Valentina aveva le mani fredde, come le sue.
-....Sono molto delusa da te. Ma continuo lo stesso a volerti bene.....-
Gli lasciò le mani subito dopo, mentre lui cercava ancora di asciugarsi le lacrime, e Valentina fece lo stesso. Avrebbe voluto scaldarsi ancora con lui, ripararsi dal freddo che sentiva dentro. Si chiedeva come sarebbe stato addormentarsi e svegliarsi ogni giorno senza di lui. Si chiedeva se ce l'avrebbe mai fatta. In ogni modo, con lui o senza di lui, ormai era difficile, quindi conveniva staccarsi per magari poi riavvicinarsi, piuttosto che continuare una quotidianità ormai logorante per tutti e due, in cui anche l'amore, lentamente, sarebbe morto.
-Voglio che tu sappia che mi piacerebbe salvare il salvabile tra noi.....- gli disse, infine, prima di guardare l'orologio e accorgersi di essere in ritardo per la scuola e l'asilo.
-Anche a me. E soprattutto, Vale, ti chiedo scusa. Veramente. Mi scuso per lo sbaglio cretino che ho fatto. E perché non te ne ho parlato, ma spero che tu crederai che era solo perché non volevo più farti soffrire, senza che ne valesse la pena. E mi scuso anche se le mie braccia non c'erano, quando ne avresti avuto bisogno. Per non avere capito davvero, a fondo, come stavi, perché ero arrabbiato, perché mi sentivo offeso. Scusami perché non so ancora che cos'è l'amore, per non essere riuscito a scoprirlo con te, come avrei voluto, come avevo sognato. Scusami per essere stato una delle persone che ti lascerà cicatrici, spero non troppo vistose, ma purtroppo temo di sì, sul cuore. Scusami per essere quello che sono e per non essere riuscito ad essere fino in fondo chi avrei voluto.-
-Guarda che è un "arrivederci", Ermal....Non è un addio....-
Glielo disse,ma in quel momento non ne era convinta nemmeno lei. Si sentiva semplicemente lacerata, e più ci pensava, più stava male. Come aveva potuto finire così?.....Come aveva potuto l'arrivo di Azzurra guastare così un amore che sembrava indistruttibile?....Come ci si era ridotti a non parlarsi più, a trattarsi in quel modo, a nascondersi le cose?......A cedere e a cadere nella bocca di un'altra?.....Forse, davvero, Ermal aveva bisogno di una ragazza giovane.......Comunque se la rigirasse, faceva male. Valentina sentiva che su quel pezzetto di strada davanti allo studio, ci aveva lasciato parte di sé.
Iniziava un periodo complesso, in cui sopravvivere ai ricordi, alle delusioni, alle mancanze, ai fallimenti, sarebbe stata la sfida di ogni giorno. E rendere lo strappo indolore per le bambine, la missione principale.
La strada era lunga e tortuosa, ma forse un giorno tutto si sarebbe sistemato, e chissà, se con una cucitura sopra, il loro rapporto sarebbe stato lo stesso, oppure lo strappo si sarebbe sempre visto e ciò che erano stati, era ormai negli archivi del passato, e com'erano un tempo non sarebbero tornati più.
Valentina ed Ermal dovevano piangere da soli, lontani dalle bambine, che volevano sorridere e per cui, a prescindere da tutto, doveva sempre splendere il sole.
-Ho pensato di andare via per un po'...... Esebtu sei d'accordo, portare con me Sofia, che non ha l'obbligo della scuola, a Bari per qualche tempo, con la scusa di salutare la famiglia.....In questo modo le abitueremo gradatamente a stare con tutti e due separatamente...... Per adesso, Giorgia ha la scuola, e Lu ha bisogno di te, quindi ho pensato a Sofia ....-
Faceva tanto male a tutti e due  parlare di questo, eppure era necessario. Com'era stato possibile arrivare a questo, senza fermarsi prima?........Valentina non lo sapeva, eppure stavano davvero gestendo qualcosa di simile a una separazione, sia pure provvisorio. Oppure era la sua anticamera. In ogni caso non bisognava allarmare le bambine, almeno le più grandi. Luce, a stento, capiva le cose, e del papà voleva solo le coccole, le canzoni, e i giochini sul tappeto o a letto. I bacini sul nasino e le facce buffe.
-Come si dà il bacino a papà, Lu?....Brava, amore! Anche se questo assomiglia di più a un morsettino.....! Un morsettino bellissimo.....come te! Sì, come te, bimbetta, proprio come te!.....Sei uno spettacolo, una meraviglia......come le tue sorelle, e la mamma......Ah, lei è la più bella di tutte. Bella fuori, e bellissima dentro......E io alla mamma voglio un bene grande come......non te lo posso dire. È troppo grande, non esiste niente che sia grande così.....-
Luce non capiva il senso dei suoi discorsi, ma sorrideva, perché sorrideva lui mentre, sdraiato sul letto,la teneva sulle sue gambe alzate, che le facevano da seggiolina, e a lei piaceva tanto.
Erano momenti condivisi ormai rasenti solo al ricordo, quel mondo di malinconia, a volte dolce, a volte triste, a volte mischiato, del "non più".
Non più Ermal e Vale. Era orribile da pensare, da sentire, da programmare, da accettare, da vivere. Eppure andava fatto, come una medicina disgustosa ma necessaria. E si sperava portasse, con il tempo, a qualcosa che somigliava a un "ritorno", con la disincantata consapevolezza, però, che un rapporto guastato non sarà mai più uguale a prima. Forse sarà più bello. Forse peggiore. Forse semplicemente "riparato". Diverso. Non si sapeva "come" né "se", ma si organizzava un addio non violento, e quindi, forse, davvero "addio", poiché nella violenza dell'impulso c'è spesso solo l'istinto, mentre nella calma apparente e nel lucido distacco c'è davvero la fine. Una "fine" meditata. Una "fine" sottile. Una lama che penetra, quasi invisibile, ma che trafigge tutto con il suo intercedere lento e in apparenza delicato.
Valentina non voleva pensare che fosse così, e nemmeno Ermal: avrebbero sempre lasciato una porta aperta sulla cui soglia ritrovarsi, riconciliarsi, con sentimento e consapevolezza, e ripartire poi insieme. Entrambi si sentivano a pezzettini piccoli piccoli, che l'altro non poteva fare nulla per ricomporre, essendo la causa di tale disgregazione.
-Okay, facciamo così....Mi pare una buona idea per iniziare il distacco soft.....-
-E così anch'io....mi riprendo un attimo.....stacco.....e cerco di ritrovare un po' di pace......che forse è soltanto rassegnazione......e qualche pugno simbolico che mi darei.....Spero solo tu sia un pochino più serena....-
-Non credo, Ermal.....Comunque è l'unica soluzione che vedo, adesso.....e poi, con il tempo, forse si aggiusterà tutto......e staremo bene....-
Continuava a ripeterglielo per convincerlo, a pensarlo per convincersene. Ma forse, allora, non ci credeva davvero nessuno dei due, ma un po' di speranza aiutava a sentire meno male. Poi, chissà......Ma basare un rapporto che si allega sui "chissà".... è un po' poco, è un po' riduttivo, quando ci sono tre figlie da crescere, e ancora un amore che non se n'è andato, ma è coperto dalla negatività che l'ha rovinato, forse irrimediabilmente.
"E Azzurra gliel'ho portata nel backstage io!!!!!!! Fossi stata la classica moglie stronza della star, che fa la star anche lei, perché un po' lo è e un po' le piace,forse tutto sarebbe ancora come un tempo, e staremmo facendo l'amore, o ridendo, o dicendoci belle parole, invece che pianificare il modo più dolce per staccarci senza fare male alle bambine.....! Forse senza Azzurra non sarebbe successo niente e se io, dopo il concerto, le avessi detto semplicemente "no", sarebbe tutto a posto....Sempre la solita cogliona sono.....!"
Valentina si rimproverava spesso del suo carattere troppo aperto, troppo gentile, troppo empatico, che continuava a fregarla. Oppure, Azzurra non c'entrava nulla, ed era stato il pretesto, oppure l'occasione per fare emergere delle falle che già c'erano nel rapporto, e che si erano trascurare, non capite, a cui non si era data sufficiente importanza. Aveva fatto emergere una fiducia vacillante, un'insicurezza che riemergeva in sordina, il fatto che Ermal, magari, non fosse più attratto da Valentina come prima, o semplicemente l'amara realtà dei fatti: non siamo unici, nemmeno quando chi ci ama, tali ci fa sentire. C'è sempre qualcun altro che potrà darci simile emozioni e Valentina, in fondo, sperimentava lo stesso con Jacopo.
La magia di molti rapporti "unici" si esaurisce in un rapporto tra i tanti, speciali, che possono nascere.
"Per sempre finché non è finita". E tra Vale e Ermal era finita. Forse, non l'amore, ed era lo spiraglio che qualcosa era ancora recuperabile, ma il loro modo di stare insieme che fino a poco tempo prima avevano conosciuto. Era però ormai più di un anno che le crisi di trascinavano, si aggravavano, aumentavano di numero. I tentativi di ripristino erano falliti e le basi della relazione, collassate. Non c'era più molto da fare se non un educato, mai commiserato, eppure imponente distacco, vestito della speranza, un giorno, di ritrovarsi e riprovarci, forse.
Una "prova di separazione", insomma. Un modo elegante per dire che, con qualche rancore e molto rammarico e delusione, era finita. Quel concetto lapidario che fa paura, ma che qualche volta, è solo temporaneo. Poi si ritorna. Ed era quello in cui si sforzava o di credere loro due, per le figlie, ma soprattutto per loro stessi, poiché i figli di separati, se tra gli ex c'è rispetto, crescono bene lo stesso, come aveva detto Francesca, che ad Andrea, invece, aveva chiuso in faccia tutte le porte e sbarrato tutte le strade. Non lo voleva più e vedeva un loro ritorno praticamente impossibile.
Amori che finiscono, amori che si espandono, come quello di Cordio e Eleonora, che presto sarebbero diventati genitori di due gemelli. Un maschio e una femmina.
Ermal diede la notizia a Valentina, che fu contenta per gli amici e che sperava che almeno per loro vi fosse una mezza parvenza di "lieto fine".
Ermal notò che Valentina non indossava più la fede e l'anello di fidanzamento ed era un chiaro segnale dello stato del suo cuore: erano il simbolo di un rapporto e di un amore in cui non credeva più. E in cui, forse, com'era un tempo, non avrebbe creduto mai più.

Quasi niente (STORIA COMPLETATA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora