CAPITOLO 124-Anche se sembra tutto in ordine

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PENSIERI DI VALENTINA
Dorme. È voltato sul fianco destro,ha le labbra leggermente socchiuse. Gliele accarezzo con l'indice, lui non se ne accorge, ha il sonno pesante. Gli passo una mano anche tra i capelli selvaggi, scuri che gli coprono metà viso. Sofia li ha esattamente come lui, Luce no, li ha abbastanza dritti, come me.
Li tiene sempre lunghetti, li taglia ogni tanto, ma di poco.
Gli sfioro le palpebre, ripercorro l'arco delle sopracciglia, le poche che ha, le rughe d'espressione sono distese. Spostandogli un po' i capelli, ha una cicatrice piccola piccola sulla tempia, ricordo di un incidente che ha avuto con me anni fa. Niente di grave, io ne ero uscita quasi illesa, lui con qualche punto di sutura e un lieve trauma cranico. C'era un temporale e noi ci eravamo allontanati, io volevo lasciarlo, non ero sicura di lui, avevo paura di sbagliare ancora, di compiere l'ennesimo errore della mia vita. Stavamo proprio discutendo in macchina, quando abbiamo avuto un brutto tamponamento. Ricordo che lui ha cercato di proteggermi e che io ho avuto tanta, ma davvero tanta, paura. Si era ferito in un punto brutto e perdeva tanto sangue, per qualche minuto ha perso i sensi. Io credevo di morire. E ho capito che ero davvero innamorata di lui.
Con un bacio, mi avvicino alla cicatrice, che mi ricorda tante cose, che è parte della nostra storia.
Ogni millimetro del suo corpo, io lo conosco. So cosa gli piace mentre fa l'amore, e cosa no. So che mentre dorme, nel sonno, ogni tanto, dice cose strane, e parla in albanese. So che nel letto mi cerca, anche nel dormiveglia, si accerta che io sia lì, mi fa una carezza, mi stringe in un abbraccio.
Ermal ha il suo caratterino, ma è un uomo molto dolce, e un padre altrettanto, raramente rimprovera alzando la voce, e cerca sempre di non perdere la calma. Quando parla alle bambine, si abbassa sempre alla loro altezza, per guardarle negli occhi, e farle sentire a proprio agio.
Da mamma, non avrei potuto desiderare per loro un padre migliore, perché Ermal è equilibrato e cerca di insegnare e trasmettere i valori importanti; è sensibile e delicato, molto attento. Le copre per proteggerle dai colpi d'aria e costruisce insieme a loro le ali con cui le insegnerà a volare. Non è apprensivo, però sta attento, questo sì. È un po' protettivo, ma non eccessivamente: lascia che Luce cada e si rialzi mentre muove i suoi primi passettini sul tappeto.  Le sillaba le parole, le canta le canzoni. Tiene sulle ginocchia da una parte lei e dall'altra Sofia e suona il pianoforte. Gioca con le costruzioni, con le bambole, a nascondino, e perde sempre, perché non riesce a nascondersi bene. È troppo grande, come gli dice Sofia, e non ci sono nascondigli per lui, a differenza di quanto accada con Giorgia.Lì, più o meno,se la giocano alla pari e, talvolta, Giorgia la fa vincere, cercandola in lungo e in largo per la casa, quando in realtà sa benissimo dove si trovi.
Copro Ermal un pochettino, fino alle spalle, indossa solo una maglietta e magari sente freddo. Sposto il mio sguardo da lui al lettino di Luce, che dorme tranquilla, poi su quel maledetto foglio bianco. Il cursore che lampeggia mi mette ancora più ansia. Ho scritto diverse cose, iniziato qualche capitolo svariate volte, eppure non riesco a portare avanti niente. L'ispirazione non arriva. Giunge debole, mi seduce, e poi mi abbandona. È una sensazione terribile. Io non so vivere senza scrivere. E, forse, non riesco più a fare la scrittrice. Il pensiero mi dilania, mi svuota, mi sconquassa dentro.
Ci rinuncio ancora una volta: chiudo il computer e affondò la faccia nel cuscino. Sto veramente male, e solo Jacopo mi riesce a capire a fondo in questa situazione psicologica e mentale.
-Piccola.....- Ermal mi chiama, con la voce impastata, e mi cerca con la mano. Si volta, lamentandosi un po', anche se va meglio, perché è riuscito a dormire sul lato destro.
-Ciao.....- gli sussurro, al buio, avvicinandomi e lasciandogli un bacio sulla guancia, dove la barba mi punge un po'. Gli dico sempre di tagliarla perché altrimenti lascia i segnetti sulla pelle delicata di Luce e Sofia, quando le bacia e loro sfregano il viso contro il suo.
Percepisco un suo sorriso, anche al buio.
-Ciao, amore.....- gli ripeto:-.... È praticamente ancora notte....Sono le 4......Riaddormentati......La spalla ti fa ancora tanto male?....-
Durante l'ultimo concerto del tour estivo,  lui è sceso dal palco come al solito, e una fan in prima fila l'ha strattonato e gli ha fatto male alla spalla, provocandogli una lieve slogatura. Lui ha reagito con il sorriso e un "non fa niente", ha continuato il concerto, ma poi ha dovuto farsi visitare perché il dolore era abbastanza forte e non cessava.
-No, va meglio. Solo che se faccio movimenti repentini vedo ancora le stelle.....! Ma passerà....non è niente di grave.....Inconvenienti del mestiere....Capita che l'affetto di qualcuno sia un po' troppo fisico, a volte....e io non c'ho il fisico.....e finisce così....!-
Ride, chiedendomi un abbraccio, che io gli concedo subito.
-E te?.... Perché non dormi? Che succede?.....Stai bene?....-
-In realtà, no. Non riesco a scrivere. È orribile. Ti auguro di non provarlo.-
-E' "il blocco dello scrittore", e più ci pensi, più lui ti frega. Vedrai che ti scioglierai spontaneamente, e l'ispirazione ti folgorera'. Non avere fretta....-
Devo ercare di fare un libro all'anno, più o meno, e forse è questa pressione a mettermi ansia.....Comunque cerco di rilassarmi, Ermal ha ragione..... l'ispirazione arriverà da sola.....
-Hai avuto tante emozioni in questi mesi.....devi solo elaborarle, e poi vedrai che andrà tutto bene. Non sforzare.-
Anche Jacopo è piuttosto ottimista riguardo al mio "blocco", l'unica a sentirsi a  disagio in questa situazione sono io. Forse perché solo io so come sto veramente. È come se non riuscissi più a raccontare, a lasciare andare le mie emozioni, negative o positive, come se esse fossero blindate da qualche parte.
-Se anche tu non riuscissi più scrivere canzoni, cosa faresti?....-
-Aspetterei. Forzare significa scrivere delle schifezze.-
-Io manco riesco a scrivere quelle. Inizio una storia, poi non mi fila, e mi si blocca tutto. -
-Non scrivere, Vale. Lascia stare. L'ispirazione verrà lei da te. Pensa ad altro, fai altro. E vedrai che arriva.-
Negli ultimi dieci mesi, sembra trascorsa una vita e, se pensi che per formare una vita, ci vogliono circa 9 mesi di gestazione, tutto quadra. Sono successe talmente tante cose, che non sarei  mai riuscita ad inventarle, e comunque, non così, come sono andate......
Il periodo precedente al festival di Sanremo, Ermal era molto teso, anche se cercava di non mostrarlo e lo ero anch'io: essere coinvolta in una cosa tanto grande mi metteva ansia da prestazione. Essere così esposta mi lasciava un po' di disagio.
Iniziò un periodo molto frenetico per noi: la curiosità della gente e della stampa era puntata su di noi, come sugli altri artisti, ma su di noi un po'di più, perché Ermal era lontano dal festival da anni, e perché non era molto usuale che un cantautore si presentasse con una canzone con il testo della moglie scrittrice.
Iniziammo un sacco di interviste ed ospitate nei programmi, ed era molto spesso richiesta anche la mia presenza, perché ero l'autrice della canzone su cui c'era molta attesa ed aspettativa e la compagna di Ermal. Io avrei preferito rimanere a casa, ma decisi di accompagnare Ermal in questo viaggio fino in fondo e questa condivisione fece bene al nostro rapporto, che stava attraversando un momento di crisi. Ci riavvicinammo, mettendo da parte i problemi e le incomprensioni e ritornammo a riconoscerci in quelli che eravamo sempre stati. Ci tenevamo per mano forte forte e ci sentivamo ancora una cosa sola, a vivere le stesse emozioni l'uno per l'altra e l'uno con l'altra.
Ci eravamo lentamente ritrovati grazie al  festival di Sanremo. Intanto con le bambine, a casa, stava Mira, ma a me mancavano tantissimo, specialmente Luce.
I miei genitori mi seguivano in televisione e leggevano le mie interviste ed erano orgogliosi di me, anche mia madre, anche se non me l'avrebbe mai detto.
Arrivò il momento di partire per Sanremo, e Mira e le bimbe vennero con noi. Giorgia era emozionatissima e anche Sofia aveva capito che sarebbe successo qualcosa di speciale in quella settimana. In ogni caso, mentre noi saremmo sicuramente stati impegnati, Mira le avrebbe portate a visitare la città, che meritava.
A Sanremo non ci ero mai stata, e la trovai incantevole, nonostante la stagione fosse ancora fredda.
Alloggiamento in un albergo di lusso, riservato agli artisti, a cui io non ero abituata e mi sentii un po' fuori luogo. La nostra camera era grandissima  e con una stupenda vista sulla città; fu una settimana completamente fuori dal mondo e dalla realtà. Per me era la prima volta ed ero abbastanza frastornata, ma Ermal mi guidò e mi rimase vicino, conobbi un sacco di persone in vista, tra cui anche uno dei miei poeti preferiti: Tiziano Ferro, che era accompagnato dal marito. Parlammo un po' e lo scoprii una persona molto sensibile, e un po' fragile, bellissima.
Altri artisti, invece, erano antipatici, pieni di sé, e li evitai come la peste, altrimenti mi sarebbe scappata qualche battuta delle mie, ed Ermal mi aveva raccomandato di stare attentissima a quello che dicevo, facevo, indossavo, poiché avevo tutti gli occhi addosso e sarei stata giudicata in ogni minima cosa.
-Wow! Sei perfetto, tu, per non mettere ansia!- gli avevo detto, sarcastica:-Se prima avevo l'ansia a 10, ora ce l'ho a 1000! Grazie, Meta!-
-Andra' tutto bene, basta che sei te stessa, ma con un pochino di controllo in più del solito.-
-Eh, falla facile! Lo sai che sono spontanea.....-
-Anch'io, però in certe occasioni bisogna un po' abbottonarsi, altrimenti sono tutti lì ad aspettare il minimo scivolone per farci su' un castello, o un gossip. L'ultima volta, a Sanremo, ho sofferto moltissimo per la storia del plagio. E Fabrizio è stato un vero amico. Abbiamo affrontato questa cosa insieme, facendoci forza a vicenda e combattendo per la verità, e alla fine è andata bene.-
-Alla fine ha vinto la vostra schiettezza, come persone prima che come cantautori. Io ricordo che ero scettica, allora.......Francesca era con voi, ma io no. Tu non mi piacevi, mi sembravi un furbetto, un falso, quindi credevo che, magari, la storia del plagio fosse vera, e appoggiavo la vostra squalifica. Che stronza, eh?-
Ermal rise, guardandomi e mi attirò a sé in un abbraccio:-Vieni qui....Non sai quanto sono felice di essere qui con te, e che la canzone sua tua. Solo che sono nel panico......Temo di non riuscire a dare il giusto valore alle tue parole, di non entrare nel mood.....di non essere all'altezza del tuo testo, insomma.....-
Io gli presi il viso tra le mani e glielo accarezzai:-Amore mio.....solo tu potresti dare il giusto valore a quello che ho scritto, perché l'ho scritto per te. Non pensare mai più una cosa del genere. Okay?.....-
Sentivo di amarlo così tanto.....e volevo togliergli tutta l'insicurezza che aveva. Anch'io ero molto emozionata,e la prima serata non riuscimmo a fare niente, a mangiare niente, ma solo a guardarci stretti negli occhi e a darci a vicenda coraggio.
Io non andai tra il pubblico, preferii rimanere dietro le quinte, con Mira e le bambine, com'era giusto che fosse, perché il palco era suo.
Fu il sesto ad esibirsi ed era agitato come un bambino che deve essere interrogato, mi faceva tanta tenerezza. Indossava un completo blu scuro, stava benissimo, ed io ero tanto orgogliosa di lui. Di colpo, tutti i problemi erano passati in secondo piano, contava solo starsi vicini e trasmettersi forza a vicenda, "passarsi" le emozioni ed essere, nello stesso tempo, unici e indistinguibili l'uno dall'altra.
Sentivo che l'avrei davvero amato e supportato, accompagnato per tutta la vita. Mi sarei sempre presa cura di lui, indossando i guanti più sottili per accarezzare la sua anima e per non fare mai male al suo cuore. Le ferite che lui mi aveva lasciato ultimamente stavano andando via, anche se mi diede fastidio il messaggio che gli inviò Azzurra e che lui non mi mostrò. Lo lessi io, proprio durante l'esibizione, prendendo il suo telefono. Sapevo che mi stavo comportando male, ma l'istinto era più forte di me e non riuscivo a tenerlo a bada. Ermal continuava a non dirmi le cose che riguardavano lei, andava avanti nel suo errore, ma in quel momento contavano altre cose, e lasciai perdere.
Molti amici avevano scritto messaggi di incoraggiamento per Ermal, li lessi velocemente e mi soffermato su quello di Azzurra.
"Ciao, Ermal. Scusami, sarai impegnato, non voglio rubarti più tempo del dovuto, ma desideravo trasmetterti la mia vicinanza in questo momento molto importante e carico di emotività. Ovviamente voterò per te, e percepirò la tua emozione, come quando mi hai dato l'onore di ascoltare nel tuo studio questo capolavoro che tu e la tua Valentina avete scritto e a cui tu darai anima, voce, cuore, e che ci stai donando, come sempre, senza risparmio. Ti voglio bene e, sul palco, ti tengo la mano. Non mi importa come andrà. Per me hai vinto tu. Hai vinto tutto. Che il lupo corra con te.❤️"
Azzurra non è una donna da poco, infatti se lo fosse, non sarei preoccupata.
Una ragazzetta qualunque, forse un po' provocante, un po' sgualdrina, che cerca di infilarsi nel letto del mio uomo non sarebbe stato un problema, anche se mi avrebbe dato fastidio, poiché certe cose lasciano il tempo che trovano.
Questa, invece, senza pretenziosità e con un'eleganza sottile si fa spazio nell'anima del mio uomo, e questo mi fa paura. Non perché non mi fidi di lui, ma perché sapere che c'è un'altra che lo prende dentro e con cui è affezionato e che magari resta con me per "dovere" e non cede per "fedeltà" mi fa stare male.
Cosa significa mai "hai vinto tutto"?!?! Forse un uomo non ci arriva, o non subito, ma una donna sì: significa che ha vinto il suo cuore, e non da fan, o da collega. O non solo.
Comunque, quella sera, non ci pensai, né a lei, né a lui che non mi aveva detto del messaggio: vederlo lì su quel palco importante, tanto emozionato, a cantare le mie parole, fu indescrivibile per me. Era una cosa che sapevo mi sarei ricordata per tutta la vita, come un tatuaggio sul cuore. Riuscivo a percepire come si sentiva, sentivo il suo cuore battere forte sopra il mio: in quei pochi momenti sentii chiaramente il filo che ci legava e che non si sarebbe spezzato mai.  Ed era talmente forte che nessuna tempesta l'avrebbe spezzato. Forse l'avrebbe solo tirato, messo alla prova, spezzato un pochino, ma lo strappo era solo apparente, perché esso era rinforzato da sotto. Io avevo messo radici in lui, e lui in me. E le radici non si spezzano. E questa sensazione mi diede forza, mi fece stare bene, era come un punto fermo in un tempo di incertezza ed inquietudine.
Sentivo che, nonostante tutto, i nostri problemi si erano sistemati da sé, con l'unica sicurezza che avevo: io amavo Ermal, lo amavo tanto, lo amavo sempre, e anche lui amava me, allo stesso modo, con lo stesso cuore. Noi eravamo una forza, e lo saremmo stati sempre.
Sanremo era presentato da Cristina Parodi, che era anche il direttore artistico e personalmente io la ritengo una delle donne più intelligenti e raffinate della televisione, oltre a non essere antipatica e a non ritenersi chissà chi. Ero molto contenta di conoscerla e di ricevere da lei, addirittura i complimenti per i miei libri. Mi ha detto che si è commossa e che si è emozionata con le mie storie, e per me, sentirlo, è stato un vero onore. Quando una persona che stimi ti ricambia, è speciale, ti senti bene. 
Il cast del festival era composto da tante donne: Malika Ayane, Annalisa, Giordana, Giusy Ferreri, e da molte canzoni legate al mondo delle donne, come anche quella di Ermal. Cristina aveva scelto bene, e quando presentò la canzone con la classica formula, mi sentii davvero al culmine di una potente emozione.
-Di "Galimi/Meta", "Dietro la porta chiusa"   canta Ermal Meta!-
Okay, in quel momento il mio cuore perse ufficialmente tutti i battiti possibili e immaginabili; Giorgia sapeva che la canzone raccontava un po' anche la sua storia, e volle venire vicino a me, a farsi abbracciare. Io la strinsi forte per raccogliere la sua emozione, e inserirla nella mia.
-Eravamo due combattenti, io e te......- mi sussurrò alla fine della canzone, quasi commossa, e io le riempii il viso di baci.
Rivedere tutto il mio passato non mi faceva più male: era come essere la spettatrice di un film e, come diceva anche una frase della canzone, poco prima della conclusione, in cui veniva raccontato l'atto finale di un amore violento, che non ha saputo essere amore , che ha cancellato un volto ma segnato un nuovo inizio,"........Tu capirai, forse, un giorno/ che il miglior maestro è il dolore/ e che sarà indistinguibile una cicatrice da un sorriso.....".
Come avevamo già detto io e Ermal nelle varie interviste, era una canzone abbastanza "forte" e il titolo rappresentava, oltre che una condizione, una metafora: "dietro la porta chiusa" si celano i segreti che non si vogliono raccontare, la paura o la vergogna di certe pagine della propria vita, oppure la  tendenza di certe donne ad occultare la violenza domestica. Io ero stata questa: avevo subito per molto tempo, per paura e con la speranza, ovviamente vana, di tenere in piedi la famiglia che volevo, e poi avevo nascosto per anni la verità sulle mie cicatrici. Mi vergognavo. Temevo di essere giudicata per i miei errori. Temevo di essere comparirà, perché una donna che ha subito violenze suscita spesso fastidiosi pietismi, oppure biasimi. Poi mi sono accettata, amata, e aperta. Ho scritto un libro su di me. E poi una canzone.
Ero ormai libera da ogni peso del passato. Rocco non c'era più (ed Ermal si era tolto lo sfizio, prima che lui morisse, di dargli un cazzotto!😂) e Giorgia sapeva tutto. Il mio cuore era pulito ed ero guarita dal mio vecchio male di vivere, dall'odio verso me stessa e i miei fallimenti, le mie scelte errate ed affrettate, dal rimpianto delle occasioni perse di essere chi avrei meritato, dal cinismo ostentato per proteggermi le ferite. Sgombra di tutto, ero davvero libera di essere me stessa e di esprimermi per la donna che ero, di essere pienamente onesta con me stessa e con gli altri e di "trasmettere", in un certo senso, ciò che avevo imparato. Quando qualcuno mi dice che con la mia esperienza l'avevo aiutato, provo un senso di immensa soddisfazione, ma non narcisistica: semplicemente, credo che se hai superato qualcosa, potresti essere utile agli altri.
L'interpretazione di Ermal fece molto, sia per la canzone, che per me: lui, che raccontava me, significava molto, significava tutto, significava che tramite lui mi ero ricomposta io. Alla fine dell'esibizione, quando ringraziò, stava per mettersi a piangere e quando tornò da me nel backstage, ci abbracciamo come non avevamo mai fatto prima, sentendoci davvero parte della stessa storia, della stessa anima, di possedere la stessa vita.
Lo strinsi forte, che quasi il suo corpo era indistinguibile dal mio. Dopo qualche minuto muto ci guardammo, e i nostri lucidi occhi sprigionarono la voce: un "ti amo" ripetuto, forse banale, ma non quella sera. In un certo senso, dopo la prima esibizione, ci ritrovammo, rivivendo la mia storia, che ormai era nostra. Fu un sensazione molto intensa, e difficile da spiegare a parole.
-Ti tremavano le mani....- gli disse Giorgia,che aveva notato tutto.
-Lo so. Ero molto emozionato, amore. E non era solo il palco. Era ciò che portavo su quel palco, la responsabilità che avevo: raccontare la storia della mamma, e anche la tua, scritta da lei.-
-Sei stato bravissimo, papà. Sono orgogliosa di te. Ma tanto. Ti voglio duemila mondi di bene.-
-E io duemilauno.- le rispose, abbracciandola forte.
-Grazie, amore.-
-E perché?-. Giorgia non capiva cosa avesse fatto di speciale.
-Perche' mi hai insegnato ad amare come ama un papà, quando ancora non pensavo che lo sarei mai diventato. E perché, da piccolina, tu ti sei fidata di me.-
Si guardarono con gli occhi innamorati, come si erano, in fondo, guardati da sempre.
-Tu eri la voce delle canzoni che mi piacevano a cinque anni, quelle che ascoltavo e ballavo con Francesca, e la mamma non sopportava. Poi sei diventato un amico, quello che giocava con me, poi lo zio che eri per Miria, e infine, il mio papà. Avrei potuto avere un papà diverso, Rocco, o un altro, e invece ho avuto te. Sono stata fortunata.-
-E io sono fortunato ad avere tutte voi. Le donne della mia vita.-
Ermal ci abbracciò tutte, anche Mira, che tra le sue donne, era la prima. Lei gli aveva insegnato che era "vietato morire", quando era piccolo, e io che c'era sempre "un'altra volta da rischiare". Le nostre bambine, poi, gli avevano insegnato la più alta forma d'amore: quella di un genitore per ognuno dei suoi figli.
I giorni sanremesi furono molto stressanti, sia per me che per Ermal, ma ci unirono laddove ci eravamo un po' divisi, quindi furono utili per far passare in secondo piano tutto il resto e mettere "noi" al centro del mondo e di un amore che sentivamo si stava salvando da solo.
La serata dei duetti, io avevo già scelto la voce bellissima di Elisa per rappresentare le mie parole: lei mi piaceva da sempre, dagli anni '90 quando cantava in inglese e il suo "Pipes and flowers" era uno dei miei album preferiti.  Quando glielo dissi, lei si mise a ridere. È una donna deliziosa e una madre simpatica e presente, nonostante il lavoro che fa. È rimasta sempre la stessa. La adoro, e rese la canzone ancora più bella. Ma non avevo dubbi. Ermal, mesi fa, aveva avuto la folle idea di farla cantare addirittura a me. A me! Sul palco di Sanremo! Ma stiamo scherzando?!?!?!?!?
-Sei brava. Canti benissimo. Ti do delle lezioni per correggere qualche imperfezione, e la canterai tu con me la sera dei duetti.- aveva delirato, e io l'avevo guardato con una faccia che era tutta un programma.
-Stai scherzando......!-
-Assolutamente no!-
-Io non salirò mai a cantare sul palco. Fattene una ragione.-
-Allora scegli tu con chi vorresti che io duettassi. Le parole sono tue.-
-Elisa. Mi piace tanto e siete amici.-
Lei fu carinissima ad accettare, e conoscerci fu davvero piacevole. Fossero tutti come lei gli artisti.......! Lei è un'artista vera, talmente umile e "normale" da essere straordinaria. Vorrei incontrarla in altre circostanze e avere più confidenza con lei .... Chissà se capiterà l'occasione......Io lo spero.....
Durante la settimana di Sanremo ho sentito tutto l'affetto dei fan di Ermal e anche dei miei lettori, e di diverse persone famose che mi apprezzano come scrittrice, e anche per ciò che rappresento: la battaglia contro la violenza di genere e la forza di rinascere. Sono davvero lusingata di essere questo, ma in fondo sono solo una delle tante. Non sono l'unica, ma mi piacerebbe essere l'ultima, perché certe cose, nel nostro secolo, devono finire, sono inaccettabili ed io, anziché chiudermi in casa a soffrire come volevo fare, ho reagito a modo mio e sono uscita dal buio, attraversandolo.
Non mi sento speciale, anzi. Mi sento sempre troppo "piccola" di fronte a tutto, e soprattutto alla grandezza delle piccole cose del mondo e della vita. Le emozioni forti. L'amore. Sono tutte cose che ti rendono "niente", eppure ad esse, dai tutto, perché meritano "tutto", perché sono il senso della vita stessa. Cosa viviamo a fare se non per costruire, infinite volte, ed amare? Lasciare un segno, una traccia ...? E la traccia si lascia "essendo", che determina il "fare".
Quello che sono lo devo a me, ma anche a Sabina e Mira, che mi hanno dato la spinta iniziale a credere in me stessa, anche se ero tutta distrutta, e a fare della mia vita il meglio possibile, per la mia bambina, e poi, avrei capito, ma solo con Ermal, anche per me stessa. Io non ero finita. Io ero a un nuovo inizio. Ci volle qualche anno, ma meglio tardi che mai!😜 Sono un po' a scoppio ritardato, ma fa niente.
Alla fine, Ermal vinse Sanremo. Ricorderò per sempre il momento dell'annuncio, la sua felicità, e ciò che fece: mi costrinse a salire sul palco, facendo il mio nome.
-Vorrei invitare a salire qui l'autrice del testo della canzone... perché questa vittoria è tanto mia quanto sua. Poi mi ammazzerà......- e giù tutti a ridere:-....ma io voglio che condivida questo premio con me..... perché lo merita, perché io mi sono solo limitato a dare una voce e una musica alle sue parole. Vi presento, ma la conoscete già tutti benissimo, mia moglie Valentina Galimi...., scrittrice sensibile e piena di talento, e donna straordinaria, che mi sopporta e che mi ha dato tre figlie, le mie meravigliose Giorgia, Sofia e Lu. È alla mia famiglia che dedico tutto questo. Infinitamente, grazie, ma il merito di molto va a lei......-
Sì, aveva indovinato: avrei voluto ammazzarlo, mentre tendeva la mano, per prendere la mia e farmi alzare il famoso premio, il secondo della sua vita. Il primo l'aveva condiviso con Bizio, il secondo con me, e ci scherzo' anche lui in un'intervista il giorno seguente.
-La prima vittoria è stata con il mio migliore amico, questa con mia moglie!-
-Buonasera.....- dissi nel microfono e.....wow! Che effetto!!
-Grazie a tutti. E complimenti all'anima e al musicista di questa canzone....- lo indicai, con la mia espressione spontanea, da ragazzina un po' ribelle che ama (ancora) l'amore e ci abbracciamo, lì davanti a tutti. A un mondo che ci aveva, finalmente, capiti. A un mondo che ci aveva accettato, e che noi accettavamo. A un mondo che apparterrà alle nostre figlie, che noi guidiamo a scoprire, vivere, amare.
E di starci addosso, quella lunga notte senza riuscire a dormire un solo minuto, né io né lui, non smettemmo mai.
-Allora, Meta, scegli....- gli dissi nel primo attimo disponibile per noi, nell'albergo lussuoso da vip:-....Dove vuoi che ti dia il destro.-
Lui rise come un ragazzino:-Dove vuoi tu, ma non farmi troppo male.....!-
Sapeva di meritarselo, con l'improvvisata di farmi salire sul palco, gesto che tra l'altro sarebbe passato alla storia del festival.
Le bambine si erano addormentate. Tutte e tre. Almeno loro. Mira si era commossa e vederla così felice era una gioia per me. Anche lei si meritava tutte le soddisfazioni, che ripagavano gli sforzi per essere una buona madre e crescere tre ragazzi oltre il buio e le ferite del passato.
Alla fine fui buona e mi limitai a uno schiaffetto simbolico, una tirata di capelli e un pizzicotto sul fianco, e per quello si lamentò, e si guardò se gli avevo lasciato il segno, come i bambini.
Ci distendemmo sul letto senza nemmeno svestirci, tanto sapevamo che la troppa emozione ci avrebbe impedito di dormire e l'indomani ci aspettavano un sacco di interviste. O, almeno, aspettavano Ermal. Io volevo stare un po' fuori e lasciare a lui la scena.
-Ma cosa ti è venuto in mente di farmi salire sul palco?!?!?? Ma hai perso la testa?!?!?-
-Si', per te. Più di quattro anni fa. E la perdo tutti i giorni.-
-Smettila.....che tanto anche se fai l'adulatore non ti perdono lo stesso.-
-Ho vinto grazie a te. Hai vinto tu.-
-No. Qui ti sbagli. Ho scritto questa canzone perché tu sei entrato nella mia vita, e sono riuscita ad essere questa donna. Quindi, hai vinto tu. Abbiamo vinto insieme, come spero che saremo, davvero, senza più divisioni o incomprensioni, sempre: insieme io e te a condividere tutto, come in questo festival.....-
Sapevo che però non era così, perché Azzurra restava ancora solo affare suo. Mi restava addosso un leggero aroma di malinconia, come quello di un caffè troppo amaro. Ciononostante non potevo smettere di amare l'uomo che era al mio fianco e che aveva vissuto la settimana più strana e bella di tutta la nostra vita.
Indescrivibile fu la gioia dei fan: ci circondarono di messaggi di affetto sincero, che mi facevano sentire avvolta da una calda coperta sopra il mio cuore. Loro, con il televoto, avevano scelto che "Dietro la porta chiusa" vincesse, oltre a una buona accoglienza anche della critica.
Quella notte mi scrisse anche Jacopo.
"Ciao, Valentina. Inutile dirti la mia gioia quando ho sentito che il primo posto era di Ermal. Faccio ad entrambi i miei più sentiti complimenti, anche se so che per te il senso di questa vittoria è assai più profondo: tu sei stata capita in larga scala, e il tuo dolore è diventato esempio, arte. E, lentamente, ti ha abbandonato, lasciando la donna che aveva forgiato. Una donna di una bellezza che si nota. Una donna di una bellezza vera. La donna che per me è importante. La donna per cui ringrazio il destino poiché, sia pure tardivamente, ho avuto la fortuna di incontrare. Questa donna ha riempito il vuoto del mio mondo. Ci ha messo entusiasmo, sorrisi, parole nuove, scenografie differenti. Questa donna, io la amo. Ma non nel modo carnale che si potrebbe pensare. So che tu, Valentina, mi capirai. Le sfumature sono il tuo mestiere. Spero non fraintenderai le mie intenzioni, che non sono certo lesive nei confronti di quell'amore che si vede, si tocca anche da lontano, che lega te a Ermal Meta, l'unico uomo che, forse, davvero, ti merita. O lo spero. Che tu possa brillare, cara Valentina, in ogni parola che scrivi, in ogni giorno che vivi, in ogni respiro che prendi, in faccia a quell'esistenza che ti voleva schiava, e che tu hai reso libera, colorata, bellissima. Come sei sempre stata tu, piccola farfalla."
Rilessi il messaggio più volte, perché una non bastava: Jacopo aveva davvero capito tutto di me. E il suo "ti amo" era delicato come una brezza estiva sul viso. Non era eccessivo, non era invadente, non dava fastidio. Non mi faceva paura, perché anch'io conoscevo lui. Era la persona più corretta, gentile ed affidabile che avessi mai conosciuto.
Decisi di rispondergli, per come mi sentivo.
"Ciao, Jacopo. Questa vittoria è di Ermal, e un po' mia, e di tutti quelli che hanno creduto in noi anche quando eravamo a terra e, negli anni, ci hanno voluto davvero bene. È una vittoria dei fan. È una vittoria dei veri amici. È una vittoria delle nostre famiglie. È una vittoria anche un po' tua, perché anche tu mi hai aiutato, da quando ci conosciamo, ad essere fiera di me come scrittrice, e come persona. Mi hai spronata, ascoltata anche a tarda notte quando non mi veniva una frase, tu ci sei sempre stato, e non perché volevi qualcosa in cambio. Sapevi che ero, e rimango, una donna sposata con un uomo buono, che non merita del male, e che io sento di amare tantissimo nonostante gli ultimi problemi. Tu eri con me quello che eri solo perché mi volevi bene, e mi stimavi. E io voglio bene a te, e ti stimo davvero. Vorrei poterti dare ciò che meriti. Vorrei essere, per te, un nuovo inizio. Ma non posso. Eppure, anch'io, "ti amo", con quella sfumatura che anche tu conosci e che io ho inteso. Grazie, Jacopo. Grazie davvero. Spero avremo presto occasione di rivederci. Ti abbraccio."
Molti amici avevano scritto a Ermal e a me, ed io, mentre Ermal era a farsi una doccia la mattina seguente, io presi il suo cellulare e cercai messaggi di Azzurra.
Infatti ne trovai uno.
"Il mio sogno si è avverato.❤️ Hai vinto tu. Avete vinto voi.❤️ Vorrei urlare, saltare, abbracciarti fortissimo.....Ovviamente ho votato per te❤️."
E la risposta di Ermal mi diede le vertigini, mi fermò il cuore.
"Anch'io vorrei urlare, Azzurrina.....Per me era importantissima questa canzone, e  tu sai quanto. Grazie per il supporto, un giorno ricambierò, quando Sanremo lo vincerai tu😜. Non vedo l'ora di abbracciarti anch'io, bimba, te e la tua musica bellissima. Non ti prometto che ci vedremo presto, ma ci vedremo.....e lavoreremo molto seriamente. Questo te lo prometto."
Non vedeva l'ora di abbracciarla, e di lavorare con lei. Mi ingelosirono queste frasi, ma ci passai sopra appena lo vidi arrivare, appena uscito dalla doccia, con addosso solo un asciugamano legato in vita.
-Ciao, amore.- mi disse, lasciandomi un bacio un po' bagnato sulle labbra:-Non ti dico "ben svegliata" perché non abbiamo chiuso occhio tutti e due, però "buongiorno" te lo dico. Le piccole dormono ancora tutte.....-
In realtà Luce si era svegliata, le avevo offerto il seno per rilassarla, e si era subito riaddormentata, serena.
-Buongiorno a te.....-
Mi sforzai di fingere di niente. In fondo,nemmeno lui sapeva di Jacopo.
-Ho un'intervista tra un paio d'ore. Possiamo fare colazione e poi, se vuoi venire con me....-
-No. Sono un po' stanca. Se non ti dispiace, rimarrei con le bambine e tua mamma.....Facciamo un giro.....-
-Certo, amore. Fai come ti senti. Allora ci vedremo forse per pranzo, se non mi invitano da qualche parte.-
-Tranquillo. So come funziona in questi casi. Non preoccuparti.-
Pensavo ad Azzurra, avevo il tarlo addosso. Ma non doveva rovinarmi il bel momento: Ermal era felice e, anche se fisicamente stanco, aveva negli occhi quella luce speciale di quando sta veramente bene. Non potevo rovinargli tutto, dovevo essergli vicina, ed essere felice insieme a lui, colorare i miei occhi con le tinte dei suoi. E splendere insieme a lui, da dentro a fuori.
-Togliti gli occhiali, Ermal!- lo ripresi:-Lascia che dai tuoi sguardi traspaia come ti senti, durante l'intervista.....Chi se ne frega se si vede che sei stanco e hai delle occhiaie un po' marcate! Credi che interessi a qualcuno?......Che tu sia perfetto, di certo no! Che tu sia "te", anche stanco, credo che interessi molto.......-
Lui mi si avvicinò:-Sarei molto poco senza di te, lo sai?.....-
-Forse no....Non sono l'unica donna speciale......- feci spallucce.
-Sei l'unica donna veramente speciale per me.-
Sofia si svegliò per prima, e interruppe i nostri discorsi. In ogni caso, non c'era più molto da dire.
Tornammo a Milano dopo un paio di giorni dalla chiusura del festival, e c'era un'eco pazzesca: eravamo le star del momento, le nostre giornate erano frenetiche, e si era solo all'inizio. Doveva uscire il disco di Ermal, intitolato come la canzone "Dietro la porta chiusa", ogni giorno c'era un'intervista in radio, per un giornale, per un blog musicale, un'ospitata a ogni programma televisivo possibile e immaginabile.....Ermal era sempre in giro e io restavo a casa con Mira e le bambine, solo un paio di volte sono andata con lui per delle interviste e per "Verissimo" e "Domenica in".
Poi, lui mi ricordò, ci sarebbe stato l'Eurovision. Ansia. Se Sanremo era un contesto enorme per me, figuriamoci quello, eppure, come vincitore del festival, gli toccava per la seconda volta. E mi voleva a tutti i costi con sé, a Madrid, dove si sarebbero tenuti. Ci teneva proprio tanto, e non me la sentii di deluderlo, quindi iniziai a prepararmi psicologicamente alla cosa, ma non sarebbe stato facile.
La frenesia ci teneva un po' lontani fisicamente, ma la condivisione emotiva del momento ci univa sempre al di sopra di tutto.
Intanto anche il mio ultimo libro era diventato best seller e avevo ricevuto la proposta di realizzare una fiction anche su questo. Mentre Ermal era a Roma a un  instore ne approfittai per andare con lui e incontrare i registi e gli autori delle fiction, e per firmare quello che dovevo. Le bambine rimasero a casa con Mira un paio di giorni, anche Luce, che si staccò da me per la prima volta.
Anche gli instore di Ermal andarono molto bene e la canzone con Fabrizio fu una sorpresa bellissima, che i fan desideravano da tanto; era molto profonda e parlava della crescita personale di due uomini con una storia diversa ma ugualmente difficile, fatta di sogni e delusioni, grandi amori finiti e, infine, nuove consapevolezze.
A me piace moltissimo, e anche alla gente, che la cantava e che sperava diventasse la prossima hit per tutti e due.
Fabrizio, il giorno dell'uscita del disco di Ermal, gli scrisse un messaggio che lui mi fece leggere e che dimostrava come il tempo e le diverse strade percorse per anni non avesse minimamente intaccato il loro affetto e la loro amicizia.
"Oggi esce il tuo nuovo lavoro, a cui hai dedicato tanto tempo e fatica. Spero che i risultati possano ripagarti. Con queste poche parole voglio soprattutto ringraziarti, Ermal, per essere stato l'amico che avevo bisogno, proprio nel momento giusto, quando ero in crisi e volevo mollare tutto. Con te ho trovato, ancora una volta, la strada giusta. Scrivere insieme una canzone mi ha riportato a tanti anni fa (che poi così tanto non sono, ma tu sai che io e il tempo abbiamo un rapporto particolare.......!), quando abbiamo lavorato insieme per la prima volta, ed entrambi eravamo un po' diffidenti, nonostante la voglia di condividere qualcosa. Poi però ci siamo lasciati andare, e abbiamo scritto una canzone bellissima, oltre a trovare, reciprocamente, un fratello, perché spero di essere sempre stato anch'io questo per te, Ermal. Era per entrambi un momento difficile, io ero in crisi con me stesso (tanto per cambiare, eh....!) e te soffrivi per la tua ragazza, anche se non me ne parlavi volentieri, e ci siamo aiutati tanto. Quel periodo non me lo dimenticherò mai. Ha sancito l'inizio di qualcosa, di qualcosa di importante, di un'amicizia che mi ha cambiato la vita. Ti ringrazio per tutto il tempo trascorso insieme a scrivere la canzone, per le risate, e per avere creduto in me quando io non ci credevo più. Sto scrivendo qualcosa per il mio prossimo album, volevo dirtelo. E volevo dirti che se sto come sto, adesso, è grazie a te. Che la vita ti dia indietro solo quello che tu hai seminato. E ricordati che ci sarò per te, come è sempre stato da quel 2017 in cui ci siamo conosciuti, e riconosciuti in un simile passato, nelle stesse battaglie e nell'essere entrambi due sopravvissuti. Sento che negli ultimi anni siamo cresciuti insieme, anche tu sei diventato padre e hai provato emozioni che se non si vivono non si possono immaginare. Ti voglio bene, fratello."
Un amico vero è un tesoro per sempre, delicato come una rosa, e forte come una roccia, l'ho sempre pensato e i miei amici più veri li ho trovati negli ultimi anni. Ho saputo rivalutare anche l'amicizia, oltre che all'amore.
".....E che la saggezza è sofferenza guarita"   hanno scritto nella canzone insieme e condivido pienamente il pensiero. Mi sa che la coppia di sopravvissuti è un terzetto. Ci sono anch'io. C'è anche Veronica. C'è anche Donika. C'è chiunque si identifica nelle canzoni di Fabrizio o di Ermal o di chiunque abbia il coraggio di raccontare se stesso nei fallimenti e non solo nelle conquiste, che esorcizzi il dolore per sé, e di questa capacità, agli altri, faccia dono.
Ognuno ha la sua storia. La sua "saggezza". Siamo tutti sopravvissuti. Ho maturato questa convinzione nel tempo. Alcuni lo sono più di altri, ma tutti siamo, in qualche modo, reduci delle battaglie che non ci hanno sconfitto, dei nostri giorni più neri.

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