CAPITOLO 29-Piccola anima

347 22 0
                                    

L'adolescente che Ermal trovo' tra quelle pagine era fragile come un piccolo passero ferito, spaventata ed insicura, che non riusciva ad iniziare il suo volo.
Valentina voleva crescere, scoprire, sperimentare e vivere dirompenti emozioni, ma era come bloccata.
Quella ragazzina gli fece molta tenerezza e per certi aspetti gli ricordava se stesso quando era arrivato, alla stessa eta', dall'Albania, nel mese di giugno, all'inizio di una calda e straniera estate.
Aveva raccontato tutte le emozioni che ricordava a Valentina, ma non le aveva mai detto di essersi sentito un po' come, alla sua stessa eta', si sentiva lei, per motivi diversi: smarrito e impaurito, ma con la voglia di riscattarsi in qualche modo, di andare oltre il pesante bagaglio di sofferenza che si trascinava dietro. Sua madre fu per lui in ottimo esempio, perche' non si era mai arresa e non aveva permesso alla paura di avere la meglio; Ermal, che era il piu' grande, l'aveva capito fin dal viaggio e per questo si era ripromesso di aiutarla per come avrebbe potuto, di non lasciarla mai sola ad affrontare i problemi e le difficolta'. A tredici anni non riusciva a capirne la portata,ma era sicuro che non l'avrebbe abbandonata mai e nemmeno i fratelli. Sabina era ancora piccola e prendeva tutto come un gioco, Rinald aveva undici anni ed era ancora infantile, quindi fu lui a prendersi cura delle loro paure e incertezze, ad ascoltarli, a incoraggiarli e a farli ridere. L'unione e il grande affetto che legavano la famiglia fu la loro forza; avevano poco di materiale, ma si volevano bene e quindi era come se non gli mancasse nulla e non desideravano altro che starsi sempre vicini.
Per Valentina, invece, proprio la famiglia era stata l'origine dei suoi problemi, anche se allora lei non se ne rendeva conto. Cresciuta con una madre apprensiva al limite della nevrosi, aveva sviluppato una certa paura per il mondo esterno e temeva praticamente qualsiasi cosa. Era terrorizzata da ogni piccolo segnale del suo corpo, convinta che fosse sintomo di qualche terribile malattia che l'avrebbe portata alla sofferenza e alla morte e, piu' temeva di essere malata, piu' stava male davvero, a causa di crisi di panico. Faticava a mangiare, si sentiva priva di forze, il cuore batteva forte e di notte non riusciva a dormire, vittima di tremori non appena la sua mente sfiorava certi pensieri. La madre, che non metteva in discussione se stessa, la faceva visitare dai medici e poi limitava tutto ai problemi dell'adolescenza, facendola sentire incompresa in quel senso di solitudine interiore che cercava di colmare da sola, aiutata dagli espedienti della sua fantasia e dalla sua abilita' con la penna e dalla propensione a riflettere. Scopri' la catarsi tramite la scrittura, che la salvo' e che forse, di salvarla e sollevarla dalle inquietudini, non aveva ancora smesso.
Il domani, ma anche il presente della ragazzina erano feriti dalle paure, che la bloccavano dal vivere e le limitavano gli orizzonti.
Questo era cio' che si intendeva tra le righe dei suoi scritti, che avevano lasciato in Ermal un senso di profonda tristezza e il bisogno di saperne di piu', per capirla e magari aiutarla meglio.
Nella sua immemsa fragilita', Valentina era stata bravissima a cercare di affrontare le sue turbe da sola, proprio come aveva sempre fatto Ermal.
Lui la penso' per tutto il giorno ma non la chiamo' ne' le invio' messaggi e lei si comporto' allo stesso modo.Forse dopo avergli dato da leggere qualcosa di tanto sofferto ed intimo, si sentiva in imbarazzo a rompere il silenzio.
Marco e gli altri ragazzi vennero a trovare Ermal per dargli una mano, pranzarono insieme ridendo e scherzando, poi Ermal capi' che sarebbe toccato a lui scriverle. Le invio' un messaggio senza dirle niente dei quaderni, solo per salutarla.
"Ciao,come stai? Vuoi che ci vediamo?...."
Valentina pero' probabilmente era impegnata, perche' non lesse subito il messaggio, Ermal lo capi' dalle spunte.
Quando senti' suonare il campanello, poco dopo, apri' subito, convinto di trovarsela davanti.
-Ciao,Ermal.- il radioso sorriso di Silvia lo sorprese.
-Ciao...Vieni,vieni....-
-Grazie....- Entro' dalla porta lasciando la scia del solito profumo, che a Ermal riportava indietro a vecchi ricordi, appartenenti a un'altra vita, da poco trascorsa,eppure lontana, perche' molte cose nel frattempo erano accadute. La vita non si era fermata.
-Ti disturbo? Avevi da fare?...Forse avrei dovuto chiamarti prima per avvisarti del mio passaggio, ma....non ci ho pensato....!- Si mise una mano nei capelli, un po' imbarazzata e com l'atteggiamento da ragazzina sbadata. Non vivevano piu' insieme. Non erano piu' una coppia. Lui avrebbe anche potuto avere compagnia, quindi era stato scortese da parte di Silvia capitargli a casa senza preavviso, ma se ne rese conto quando ormai era troppo tardi per porvi rimedio.
-Scusami.....- gli disse, salutandolo con tre baci sulle guance.
-No, figurati....!Non stavo facendo niente. Sono stati qui fino a poco fa Montanari e compagnia e per fortuna mi hanno lasciato in ordine! In realta' stavo facendo un po' di relazioni social....Si preoccupano per me...-
-Che carini che sono sempre. Hai i fan migliori del mondo...e a volte qualcuna mi scrive e non mi nasconde che sarebbe felice di vederci ancora insieme....-
-Alle coppie "storiche" ci si affeziona sempre. Ma poi restano "storiche" ed e' anche questa la loro bellezza, la loro "immortalita'"...Ma che fai li' in piedi?! Siediti,dai!-
Il fatto che "casa sua" non fosse anche "casa mia" faceva ancora strano per Silvia.
-Com'e' che stai?...-
-Abbastanza bene. Non mi lamento. Sono pero' un po' di fretta...sono passata solo per vedere come stavi.-
-Va un po' meglio.-
-Mi fa piacere....Ma stai attento!-
-Sono stato attento, e' stato solo un incidente.-
-Mh....- Silvia gli sorrise e gli accarezzo' i riccioli dolcemente, come faceva prima, ed Ermal lo riconobbe. Era una fortuna non avere risentimenti e riuscire a sorridersi ancora con tanto affetto, ma certe volte a Silvia i ricordi davano ancora una certa struggente nostalgia. Le capitava, anche per caso, di ripensare a tutte le loro risate, ai loro corpi che si conoscevano alla perfezione e che si allacciavano a letto, al loro piacere che si muoveva lento sotto le lenzuola, sul divano o addossato al muro. Dieci anni di discussioni,abbracci, scherzi, riflessioni su qualsiasi cosa, dolcezza, viaggi, storie, condividione di corpi, libri,cieli, istanti,film, sogni; le vacanze a Bari con la famiglia e gli amici in comune, le litigate e i musi lunghi, i miliardi di baci che si erano scambiati, la presunzione di eterna felicita', di avere trovato quel posto che ci appartiene e che non cambiera' mai.
Era difficile per Silvia dimenticare tutto questo, perche' ogni immagine dei suoi ultimi dieci anni era inevitabilmente legata a lui e a come si era cresciuti e cambiati insieme. E poi quel desiderio di cui non riusciva a parlargli negli ultimi anni e che aveva confidato solo alla sorella Valeria. Lei le aveva detto che non era tanto normale non riuscire a manifestare al proprio compagno,dopo una relazione cosi' lunga, il desiderio di maternita'. Silvia si giustificava dicendo che avrebbe dovuto chiedergli troppo in un momento importantissimo della sua vita, in cui stava realizzando tutto cio' per cui si era sempre impegnato e che forse, a cambiare vita, era disposta soltanto lei. Per Ermal, inoltre, era sempre problematico il rapporto con la parola"padre" e quindi Silvia non se la sentiva di chiedergli questo. E poi, forse, non si era poi piu' cosi' sicuri di riuscire ad amarsi per sempre...La crisi si faceva sentire a mezza voce, per poi urlare e squarciare tutto.
-A' Silvie', ma te sei incantata? Guarda che se mi parte il romano di Bizio e' la fine!- sdrammatizzo' Ermal vedendola assorta, e anche lei rise. Sapeva che l'amicizia con Fabrizio era stata importante per Ermal quando si era lasciato con lei. Silvia si chiedeva come il suo ex vivesse i ricordi, probabilmente li elaborava nella musica, come aveva sempre fatto e per lui cantare "9 primavere" significava ogni volta esorcizzare tutto. Silvia invece non poteva sentirla, era un colpo al cuore. Silvia non era mai riuscita a fare catarsi. E le era ancora difficile entrare nella nuova casa di Ermal, anche se ormai era trascorso diverso tempo da quando si erano lasciati. Ciononostante riuscivano a parlarsi come due buoni e vecchi amici.
Valentina trovo' aperto il portone d'ingresso e ne approfitto' per salire di sopra. Arrivo' fuori dall'appartamento di Ermal e si appresto' a suonare il campanello, quando delle voci e delle risate provenienti dall'interno la frenarono. Avvicino' l'orecchio e riconobbe la voce femminile in quella di Silvia. Chiacchieravano con complicita' e parevano proprio essere in sintonia insieme. Improvvisamente si senti' di troppo e decise di andarsene via.
Quel pomeriggio aveva deciso di fare una sorpresa ad Ermal, andandolo a trovare senza dirglielo e portandogli un suo vecchio romanzo scritto circa a vent'anni che, anche se immaturo, raccontava molto della sua interiorita' del tempo e dei sogni che aveva per il futuro, tra cui il principale era avere qualcuno al fianco con cui ricostruirsi,e volare via libera da tutte le inibizioni che,aveva capito, erano sbagliate.
D'improvviso, pero', si senti' inutile: in fondo era solo l'ultima arrivata nella vita di Ermal. Si era illusa che l'alchimia che era cresciuta tra loro fosse qualcosa di importante, come si era illusa con tutti, da sempre.
Nell'ultimo periodo, la ragazza si era accorta di tenere molto a Ermal, come da tempo non accadeva con qualcuno e mai di nessuno si era fidata a tal punto da mettere a nudo i nervi scoperti di se stessa e gli angoli remoti del suo passato. Stava compiendo un altro sbaglio da aggiungere alla sua collezione?...Forse non avrebbe davvero dovuto affezionarsi cosi' tanto alla dolcezza di Ermal, al modo unico in cui la faceva sentire, al molto che in poco tempo le aveva dato. Avrebbe dovuto continuare ad essere fredda e non cedere a nulla, come si era ripromessa all'inizio.
"Maledetta, maledettissima me!"
Valentina premette con foga il pulsante dell'ascensore, che pero' era sempre occupato. Qualcuno, al piano di sopra, stava scaricando qualcosa. Intanto la prima lacrima le solcava il viso. Lei se la tolse via e, percependo movimento vicino alla porta di Ermal, prese di corsa le scale, per evitare di farsi vedere.
Lei era solo una piccola briciola nella vita affettiva di Ermal.
Nella fretta e a causa di quei maledetti occhi annebbiati dalle lacrime, Valentina inciampo' in un gradino, il sandalo si ruppe e lei cadde distesa sulla rampa.
Si rialzo' subito e riprese la sua corsa, con il piede nudo e il sandalo rotto in mano.
Appena raggiunto il portone d'ingresso, si sedette sul ciglio del marciapiede e si guardo' le ginocchia spelate sotto la gonna a fiori. Abbasso' la testa sulle ginocchia ed inizio' a piangere. Sulls gonna si formarono due piccole macchioline di sangue. Avverti' dei passi dietro di lei: qualcuno stava uscendo dal portone, ma non le importava. Doveva staccarsi da Ermal, terminare il libro e poi allentare i rapporti, prima di farsi nuovamente del male. Ma Ermal era l'unico vero amico che avesse mai avuto,ad eccezione di Sabina, che pero' era fisicamente distante,l'unica persona a cui si sentiva affine, vicina, e a cui si affidava senza dover scappare, ma semmai per ritrovarsi.....
"AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!"
Valentina urlava dentro e la sua voce interiore copriva ogni altro suono o rumore nella sua anima.
-Signora...le serve aiuto?....-
Il tocco di una delicata mano femminile sulla sua spalla le fece sollevare il viso umido e con il mascara colato. Doveva essere veramente orrenda. Silvia la guardava con l'azzurro profondo dei suoi occhi.
-Posso fare qualcosa per lei?...-
Riconobbe i segni sulla faccia e si ricordo' di lei: era la ragazza che,
insieme al fidanzato, aveva visitato l'appartamento un paio di mesi prima, ma finse di nulla per non farle capire di averla identificata proprio tramite le cicatrici. Silvia, allora, prese un fazzoletto dalla borsa e glielo porse gentilmente:-Tenga...-
-Grazie....-
Si sedette accanto a lei, notando che si era leggermente ferita.
-Posso esserle d'aiuto?...-ripete', porgendole un nuovo fazzoletto.
-Sono caduta.- le rispose Valentina con appena un filo di voce:-...e mi si e' rotta la scarpa....-
Gliela mostro' e Silvia guardo' il suo piede curato, con le unghie dipinte di fucsia e adornato con una cavigliera di perline.
-Mi dispiace, purtroppo pero' non ho un paio di scarpe da prestarle!- sdrammatizzo' con una risata:-...ma ho la macchina qui dietro...se ce la fa a seguirmi...la accompagno in una farmacia e...a casa mia...per un paio di scarpe! Che numero porta?...-
-Il 37. Lei e' gentilissima, ma non e' il caso.-
A Silvia, pero', pareva essere sfuggita la seconda parte della frase:-37! Io ho il 38, qualcosa magari le va! Ce la fa a venire con me?....- si alzo' per prima, porgendole la sua mano. Valentina la prese, ma rifiuto' il suo aiuto con una bugia.
-Grazie davvero, ma ho chiamato il mio fidanzato e verra' a prendermi presto.-
-Ah, va bene.- non convinta, Silvia prese congedo da lei, che nel frattempo fingeva interesse per le macchine che passavano.
Appena Silvia spari' dalla visuale, Valentina si accascio' di nuovo sul bordo del marciapiede. Aveva bisogno di stare da sola e ci rimase per qualche istante, fino a quando la riscosse, alle spalle, una voce conosciuta e rassicuramte.
-Vale! Ma cosa ci fai qui cosi'?!...-
Ermal getto' via le stampelle sul marciapiede, sistemo' i sacchi di spazzatura che era sceso a portare e cerco' di sedersi accanto a lei. Le rialzo' il viso con la mano.
-Cosa ti e' successo?...- noto' le macchiette di sangue e la scarpa rotta e si allarmo':-...ti hanno fatto del male?...-
Valentina scosse la testa:-Sono io che mi faccio del male.-
-Ma che vuol dire??? Senti, adesso sali, ti calmi e mi racconti tutto. Forza, vieni!-
-No, Ermal...lascia perdere....-
-Forza....- insistette lui, prendendole la mano con decisione e la tiro' su.
-Ermal, se mi appoggio a te, cadiamo tutti e due!- lui riusciva sempre a regalarle un, sia pur piccolo, sorriso.
-Vengo su da te, okay, ma tu reggiti....- gli raccolse le stampelle e gliele diede, poi lo segui' in silenzio fino in casa, dove gli racconto' tutto.
-Ho sentito che c'era Silvia con te....e non ho voluto disturbare....- Ermal si mise una mano nei riccioli, sospirando.
-Che scema che sei,Vale! E perche' stavi piangendo?....-
-Perche' mi sono sentita sola...e ho ripensato agli errori del mio passato, che mi hanno portato qui.....E' stato solo un momento di debolezza, non preoccuparti...Io ti avevo portato anche un mio romanzo....-
-Oh, grazie mille....ma prima sistemiamo queste ginocchia sbucciate e poi ti accompagno a prendere un paio di scarpe. Non puoi tornare a casa con il sandalo in mano! Chiamo i ragazzi e vediamo chi ci puo' accompagnare da qualche parte.-
Mentre le disinfettava le escoriazioni con delicatezza, si perse in una risatina:-Certo che....tra tutti e due siamo fenomenali! Io mi faccio male e rischio di compromettere tutto il tour e tu ruzzoli dalle scale per scappare da Silvia!-
Valentina rise con lui:-Premio casinisti dell'anno!-
-Ma veramente! Chissa' poi cosa ti avrebbe fatto Silvia!-
-Niente, era una cosa mia....-
-Senti, ti ho gia' detto che non c'e' niente con lei...-
-Lo so e non mi interessa....-
-Ah, e se non ti interessa perche' hai fatto cosi'?...-
-Ermal, per favore...! Smettila! Ho fatto io dei ragionamenti...tu puoi fare quello che vuoi della tua vita....e certo non devi renderne conto a me!-
-Va bene, va bene....-
-E togliti quel sorrisino di dosso o ti faccio tanto male, giuro! Cosi' per il tour ti servira' sul serio la controfigura!-
-Ma piantala e sta' un po' zitta che sto per chiamare Montanari!-
-E non vuoi fare la figura che ci sia qualcuno che bullizza te come tu bullizzi lui?!-
-Esatto!-
Valentina si zitti' quando lui rispose. Stava di nuovo bene con Ermal vicino. Desiderava tanto essere un'amica affettuosa e importante per lui. Importante davvero.
*********




Quasi niente (STORIA COMPLETATA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora