Rinald era sempre felice di accompagnare suo fratello durante il tour.
Era così fiero di lui che lo avrebbe accompagnato anche sulla luna, se solo glielo avesse chiesto.
Ricordava ancora quando da bambini Ermal lo difendeva da suo padre, prendendosi le botte che erano destinate a lui o a sua madre. Rinald lo guardava con invidia, pensando a quanto fosse coraggioso il suo fratellino e sentendosi in colpa perché lui invece non sarebbe mai stato così impavido da mettersi in mezzo.
Così, quando tutto finiva, Rinald prendeva la cassetta del pronto soccorso e curava le ferite di suo fratello, cercando di lenire anche il suo senso di colpa.
"Un giorno avremo la nostra rivincita. Tu avrai la tua rivincita. Tutto questo finirà e le cose andranno meglio" gli diceva mentre gli premeva il ghiaccio sullo zigomo.
Glielo diceva continuamente, sperando che prima o poi quel desiderio sarebbe diventato realtà.
Da quel momento erano passati anni, ad un certo punto le cose avevano davvero iniziato a prendere una piega diversa e ad andare meglio e Rinald non poteva negare che vedere suo fratello così felice lo faceva sentire un po' meno in colpa per tutto ciò che era successo quando erano bambini.
Non che avesse motivo di sentirsi in colpa, in realtà. Ermal gli aveva detto più volte che tutto ciò che aveva fatto, lo aveva fatto perché voleva.
"Io ero il più grande, dovevo prendermi cura di te" gli aveva detto più di una volta, ma Rinald aveva continuato a sentirsi in colpa per anni. Forse era per quello che ci teneva ad accompagnare suo fratello in tour. Ermal c'era sempre stato per lui ed era arrivato il momento di ricambiare il favore.
Lo guardò sorridere mentre parlava con una fan inglese, poi riportò lo sguardo sul suo cellulare e iniziò a scorrere la home di Instagram.
La sua attenzione venne catturata da una foto di Fabrizio insieme alla piccola Anita. Gli venne spontaneo sorridere e lasciare un like alla foto.
Aveva avuto modo di conoscere Fabrizio e sapeva bene quando amasse quella bambina. Tutto il suo mondo girava intorno a lei.
"Che c'è da sorridere?" chiese Ermal avvicinandosi a lui.
Rinald girò il telefono nella sua direzione mostrandogli l'immagine e sul viso di Ermal si formò un sorriso che suo fratello aveva visto pochissime altre volte. E tutte quelle volte, era stato merito di Fabrizio.
All'improvviso, il sorriso di Ermal si spense lasciando il posto a un'espressione preoccupata.
"Che c'è?" chiese Rinald.
"Il compleanno di Anita. Non posso credere di aver dimenticato il compleanno di Anita!"
"Prova a chiamare Fabrizio, magari sono ancora insieme."
Ermal controllò l'ora sullo schermo del suo cellulare. "Ormai è passata mezzanotte, non avrebbe molto senso farle gli auguri ora."
"Meglio che non farli affatto."
Ermal sospirò. Sapeva che Rinald aveva ragione, ma si vergognava per avere dimenticato il compleanno di Anita.
Avviò la chiamata e si portò il cellulare all'orecchio sperando che Fabrizio non rispondesse, perché davvero non avrebbe saputo come giustificare quella dimenticanza. Ma dopo appena due squilli, Fabrizio rispose.
"Pronto?"
"Ciao, Bizio. Scusa se ti chiamo a quest'ora. Oggi non ho proprio avuto tempo e volevo fare gli auguri ad Anita."
Fabrizio sorrise dall'altro lato. "Non ti preoccupare. Le ho detto che eri impegnato con i concerti e che, anche se non le avevi fatto gli auguri, è sempre nei tuoi pensieri. Era comunque un po' triste ma ha capito."
"Mi dispiace davvero, Bizio."
"Ermal, tranquillo. So che vuol dire stare in tour. Non c'è tempo per pensare ad altro."
Ermal sospirò. C'erano tante cose che avrebbe voluto dire in quel momento, ma l'unica cosa che gli veniva in mente era che gli dispiaceva così tanto per non aver telefonato prima che si sentiva malissimo solo a pensarci.
"Allora, a che ora arrivi a Trento?" chiese Fabrizio qualche attimo dopo.
"Ancora non lo so, ti mando un messaggio domani mattina. Anzi, oggi. Ormai mezzanotte è passata."
"Che fai, conti le ore che mancano al concerto?" lo prese in giro Fabrizio.
Conto le ore che mi separano da te, avrebbe voluto rispondere Ermal. Invece disse semplicemente: "Sono felice di salire di nuovo sul palco con te."
"Mi manchi anche tu."
Rinald, che stava osservando la scena seduto accanto a Ermal, vide suo fratello arrossire e sorridere mentre abbassava lo sguardo e sussurrava: "Ci vediamo tra qualche ora."
Scosse la testa, domandandosi per quanto tempo ancora avrebbe dovuto sopportare la visione di Ermal e Fabrizio che continuavano a lanciarsi segnali esageratamente palesi ma senza mai fare una vera mossa l'uno verso l'altro.
"Che c'è?" chiese Ermal, voltandosi verso suo fratello mentre terminava la telefonata e rimetteva il cellulare in tasca.
"Niente" rispose Rinald continuando a sorridere.
"Hai la stessa faccia di quella volta che hai rotto il vaso preferito di mamma e hai dato la colpa a me. Che succede?"
"Niente, davvero! Pensavo solo a quanto sia bella la vostra amicizia."
Ma la verità era che Rinald non aveva mai visto solo amicizia tra suo fratello e Fabrizio e stava aspettando con ansia il momento in cui anche loro se ne sarebbero resi conto. Perché, Rinald ne era certo, quel giorno sarebbe arrivato.
Spazio autrice:
Eccomi di nuovo qua, questa volta con una raccolta di one shots. Mi sono resa conto che ultimamente sto sfornando one shot su di loro come se non ci fosse un domani, quindi era più sensato fare una raccolta che pubblicarle singolarmente.
Il titolo della raccolta è una citazione di Doctor Who, mentre il titolo di questa prima one shot è un riferimento a Friends, dove ogni episodio era intitolato "The one with..." o "The one where..."
Il fatto è che non sono così brava a trovare i titoli giusti quindi "Quello con Rinald e la telefonata" era la soluzione più semplice.
Ultima cosa, ma molto importante, se questa roba ha visto la luce è solo merito delle mie amiche che dopo averla letta mi hanno convinto a pubblicarla. Non smetterò mai di ringraziarle per essere così splendide.
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We're all stories in the end - Metamoro one shots
FanfictionRaccolta di one shots metamoro, perchè anche se ce ne sono già tantissime non saranno mai abbastanza. Ovviamente i fatti narrati non rispecchiano in alcun modo la realtà, tutto ciò è solo frutto della mia mente malata.