The one with the kissing booth

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A scuola, non c'era persona che non conoscesse Ermal e Fabrizio.

Non perché fossero particolarmente popolari per qualche motivo specifico, facessero parte della squadra di calcio della scuola o cose del genere.

Semplicemente non passavano inosservati.

Fabrizio con i suoi tatuaggi e la sua aria da duro, che però si scioglieva appena sorrideva a qualcuno; Ermal con quella cascata di ricci che spesso gli coprivano gli occhi e rendevano difficile leggergli l'anima.

E poi ovviamente c'era il fatto che tra i due non scorresse buon sangue. Quello sicuramente aveva contribuito a farli conoscere da tutti.

Quella sorta di rivalità tra loro era iniziata al secondo anno, quando entrambi si erano iscritti al concorso per giovani talenti indetto dalla loro professoressa di educazione fisica, nonché addetta al corso extracurricolare di teatro.

Entrambi si erano iscritti al concorso e si erano esibiti con una canzone scritta da loro ed entrambi si erano resi conto di quanto fosse effettivamente bravo l'avversario. E di quanto avrebbero voluto stracciarlo.

Alla fine erano stati stracciati entrambi - il primo posto era toccato a un ragazzo del quinto anno - ma la rivalità tra loro non si era assopita, arrivando al punto che, pur conoscendosi piuttosto bene e avendo degli amici in comune, evitavano di salutarsi ogni volta che era possibile.

Fabrizio, da parte sua, qualche volta aveva anche provato a fare amicizia con Ermal.

Era capitato che si incontrassero davanti alla macchinetta del caffè o sul terrazzo su cui entrambi andavano a fumare tra una lezione e l'altra, ma nonostante i suoi tentativi Ermal era stato sempre freddo e scostante. E alla fine Fabrizio aveva smesso di provarci.

Così erano arrivati al loro ultimo anno in quella orribile scuola senza quasi rivolgersi la parola, se non quando strettamente necessario.

Ad esempio, Fabrizio ricordava bene una volta in cui Ermal era entrato nella sua classe durante l'intervallo dicendogli che Roberto lo stava cercando. Oppure quella volta in cui Fabrizio gli aveva chiesto in prestito l'accendino perché aveva dimenticato il suo.

Ma niente di più.

E Fabrizio non riusciva più a tollerare quella situazione.

La verità era che Ermal gli piaceva, e anche tanto! Fin da quando si erano trovati a gareggiare l'uno contro l'altro, Fabrizio si era preso una cotta colossale per lui.

O almeno, all'inizio era stata una cotta. Dopo il primo anno passato a sbavargli dietro come un cretino, era diventato ovvio che fosse qualcosa di più.

Con l'avvicinarsi degli esami, aveva provato a trovare il modo di parlare con Ermal. Aveva usato la scusa delle ripetizioni di inglese - lui era negato, mentre Ermal era piuttosto bravo e dava ripetizioni praticamente a chiunque ne avesse bisogno - ma Ermal gli aveva risposto che non aveva tempo di stare dietro a lui, soprattutto considerato che non gli dava l'impressione di essere il tipo che ha così tanta voglia di imparare.

Fabrizio aveva incassato il colpo, ma non si era dato per vinto e aveva continuato a cercare metodi nuovi per poter cercare anche solo di stringere amicizia con lui. Di certo non poteva aspirare ad altro se Ermal non iniziava a provare almeno un po' di simpatia nei suoi confronti.

E poi l'idea era arrivata in una tiepida giornata di inizio marzo, quando Fabrizio e Roberto si erano seduti su una panchina in fondo al cortile della scuola a fumare, prima dell'inizio delle lezioni.

"Ci vai alla festa?"

Fabrizio sbuffò un po' di fumo prima di dire: "Quale festa?"

"Quella dei cento giorni. I rappresentanti di istituto hanno organizzato una roba qua a scuola, tipo quelle fiere dei licei americani. Poi si mangia tutti insieme e dopo si va a ballare. Non ti è arrivato l'invito su Facebook?"

We're all stories in the end - Metamoro one shotsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora