The one with the big mess

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"Nella mia testa che c'è, che c'è... C'è una playlist di canzoni nuove che parlano di me, di noi. E di un altro... Gran casino."




Quella frase gli era scivolata fuori dalla bocca quasi senza accorgersene, provocando non poche occhiate e sorrisetti maliziosi da parte della sua band.

Ormai i suoi colleghi sapevano bene di quale gran casino stesse parlando. Marco, in particolare, aveva speso parecchie parole per convincere Ermal a risolvere quel gran casino, perché a trentasette anni non era accettabile che si comportasse come una ragazzina alla prima cotta.

Andrea era intervenuto dicendo: "È la prima volta che gli piace un uomo. È come se fosse la prima cotta, diamogli tregua!"

Inutile dire che Ermal aveva reagito tirandogli dietro un cuscino.

Però insomma, ormai sapevano che quel gran casino era sinonimo di un nome di persona maschile, nello specifico Fabrizio Moro.

La prima volta che Ermal aveva ammesso di provare qualcosa per lui, era stato poco più di un mese prima, quando Twitter era invaso dall'hashtag #MetaMoro5 in occasione dei cinque mesi dalla vittoria a Sanremo.

Marco aveva notato subito il sorrisetto stampato sulla faccia di Ermal mentre fissava il cellulare, chiedendosi cosa ci fosse di così interessante da leggere per costringerlo a fissare lo schermo con così tanta attenzione. E alla fine gliel'aveva chiesto.

Ermal gli aveva fatto leggere qualche tweet e Marco aveva commentato: "Se non ti conoscessi bene, direi che ti sei preso una cotta per Fabrizio e che sei segretamente compiaciuto che la gente vi voglia vedere insieme."

Ermal si era messo a ridere mentre le guance si arrossavano leggermente e aveva risposto: "Forse."

Poi, vedendo lo sguardo perplesso di Marco, aveva detto: "Marco, sto scherzando. Dai, ti pare?"

E Marco in effetti ci aveva creduto, salvo poi farsi venire i dubbi quando quella stessa sera Ermal aveva deciso di indossare la giacca che aveva messo in occasione del blue carpet a Lisbona.

Fabio aveva cercato di contraddirlo dicendogli che aveva già messo da parte delle cose da fargli mettere e la giacca bianca non era tra quelle, ma Ermal aveva semplicemente risposto: "Voglio quella giacca! Mi fa pensare a Lisbona."

E Marco in quel momento aveva capito due cose: la prima era che Ermal avrebbe continuato a fare i capricci come un bambino per tutta la vita, nonostante ormai fosse pericolosamente vicino ai quarant'anni; la seconda era che quella giacca non lo faceva pensare a Lisbona, bensì a lui e Fabrizio a Lisbona. Quando gliel'aveva fatto notare, Ermal aveva cercato di negare ma alla fine, sotto lo sguardo di quello che era uno dei suoi migliori amici, aveva ammesso che tra loro c'era più di un'amicizia.

Marco aveva cercato di fargli qualche domanda per saperne di più, ma Ermal non si era fatto sfuggire altro. Non quella sera, almeno.

Era stato un paio di settimane dopo, con qualche birra di troppo nello stomaco, che Ermal aveva ammesso davanti a tutta la sua band che le cose tra lui e Fabrizio si erano fatte complicate e che lui non aveva la minima idea di come risolvere quello che reputava un gran casino. L'aveva descritto proprio così, un gran casino. E da quel momento, da quando aveva confessato tutto ai suoi amici, aveva sempre parlato di Fabrizio usando quell'espressione, occasionalmente aggiungendoci anche un aggettivo possessivo perché gli piaceva pensare che Fabrizio fosse il suo gran casino. Suo, e di nessun altro.

We're all stories in the end - Metamoro one shotsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora