The one with the list

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Fabrizio si svegliò di scatto, sentendo l'ennesimo tuono squarciare il silenzio.

Ormai pioveva da giorni. Non che per lui fosse un problema, considerato che aveva approfittato del brutto tempo per chiudersi in casa insieme a Ermal.

Non lo facevano quasi mai, sempre troppo presi dal lavoro. Erano rare le occasioni in cui riuscivano a ritagliarsi un po' di tempo per loro quindi, appena Roma era stata colpita da una forte perturbazione - casualmente proprio mentre Ermal si trovava in città per lavoro -, era stato spontaneo crearsi un'occasione per rimanere soli, lontani dal resto del mondo.

Si voltò verso Ermal, guardandolo dormire accanto a lui, e sorrise.

Chi l'avrebbe mai detto che avrebbe trovato la pace proprio in un uomo che era spezzato e pieno di cicatrici - sul corpo e nell'anima - quanto lui?!

E invece era successo. Si erano trovati, si erano capiti, si erano amati. Probabilmente si sarebbero amati per sempre, di questo Fabrizio ne era abbastanza certo.

Osservò il suo petto alzarsi e abbassarsi lentamente, mentre respirava ancora profondamente addormentato. Osservò la bocca semiaperta, gli occhi chiusi, i ricci che gli coprivano la fronte. Osservò ogni dettaglio dell'uomo sdraiato accanto a lui, memorizzando ogni particolare e innamorandosi sempre di più di ogni ruga, di ogni centimetro della sua pelle.

Era una cosa banale - stare lì, in un letto senza fare niente - eppure era una cosa che lo rendeva felice. Una di quelle piccole cose per cui vale la pena vivere.

Si soffermò a pensare che se avesse davvero scritto una lista di piccole cose che per lui erano importanti, una lista di cose che gli facevano provare qualcosa di forte, Ermal sarebbe stato in almeno metà di quella lista. Nell'altra metà, ci sarebbero stati sicuramente Libero e Anita.

In quella lista ci sarebbero stati tutti i momenti passati con i suoi figli, anche quelli più insignificanti, anche quelli che all'apparenza non sembrano speciali. Ci sarebbero stati i compleanni, le favole della buonanotte, i pomeriggi passati a guardare i cartoni animati. Ci sarebbe stata la prima volta in cui lo avevano chiamato Papà e la prima volta in cui gli avevano detto di volergli bene.

In mezzo alle piccole cose che riguardavano i suoi figli, ci sarebbero state le piccole cose che riguardavano Ermal a occupare gli spazi vuoti. Perché era ciò che Ermal aveva fatto con lui: aveva occupato un vuoto, entrandogli nel cuore in punta di piedi e facendosi spazio ogni giorno di più fino ad occupare quel posto speciale che per anni Fabrizio aveva creduto essere il posto di Giada, ma che poi aveva capito essere sempre stato un posto vacante. Non perché non avesse amato davvero Giada, ma semplicemente perché non l'aveva mai amata come amava Ermal.

Ogni momento passato con lui, era un momento per cui valeva la pena vivere. Anche i momenti tristi.

E, purtroppo, ce n'erano stati.


***


Fabrizio non riusciva a capire come fosse successo.

Tre minuti prima stavano parlando tranquillamente delle sue nuove canzoni. Un attimo dopo, Ermal se ne stava in piedi dalla parte opposta della stanza senza nemmeno rivolgergli lo sguardo.

"Oh, mi dici che hai?" chiese Fabrizio, dopo svariati minuti di silenzio.

"Non ho niente!" sbottò Ermal, continuando a tenere lo sguardo basso.

"Niente? Ma se nemmeno mi guardi in faccia."

Ermal sollevò lo sguardo. "Ora ti guardo. Contento?"

We're all stories in the end - Metamoro one shotsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora