The one with covid-19

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Fare una diretta su Instagram quel giorno era stato spontaneo.

In un momento del genere, Ermal sapeva quanto le persone potessero farsi scoraggiare e lui aveva sentito il bisogno, per quanto possibile, di rassicurare i suoi fan.

Sarebbe andato tutto bene. Lo sapeva.

Anche se forse in fondo nemmeno lui ne era così sicuro, visto che non aveva minimamente considerato l'idea di tornarsene a casa, in piena zona rossa, preferendo di gran lunga restare a Roma, dove si era rifugiato da un paio di giorni.

Si era anche sentito un po' in colpa quando gli avevano chiesto se fosse a Bari (pensiero probabilmente dovuto all'immagine del mare postata poco prima) e lui aveva risposto di essere a Milano. Ma non poteva dire la verità.

Non poteva dire che quando le cose avevano iniziato a mettersi male, quando avevano iniziato a circolare voci sul voler estendere la zona rossa aveva avuto il terrore di ritrovarsi solo. Non poteva dire che quella paura lo aveva spinto a prendere la macchina e guidare fino a casa di Fabrizio.

L'immagine del mare che aveva postato non era Bari. Era Ostia, il giorno prima.

Era andato a fare un giro sulla spiaggia, a respirare l'aria del mare prima di rimettersi in auto e percorrere i pochi chilometri che ancora lo separavano da casa di Fabrizio.

Ma non poteva dirlo.

Così aveva fatto la diretta da un angolino del salotto di Fabrizio che non fosse troppo riconoscibile, aveva cantato quel nuovo pezzo che aveva scritto, poi aveva risposto alle preoccupazioni dei fan dicendo di essere a Milano, quando in realtà era a oltre cinquecento chilometri di distanza.

E si era sentito una merda a dire a tutti di restare a casa e di farsi forza, quando lui per primo non era rimasto a casa sua perché non era stato in grado di farsi forza da solo.

E poco importava che fosse partito quando ancora era consentito farlo. Si sentiva comunque in colpa per ogni parola che era uscita dalla sua bocca in quella diretta.

Bloccò lo schermo del cellulare e lo mise in tasca con un sospiro.

Sentiva la voce di Fabrizio provenire dalla cucina. Stava canticchiando.

E per un attimo lasciò perdere i suoi sensi di colpa.

Sarebbe andato tutto bene.





"Sei stressato" constatò Fabrizio.

Erano entrambi seduti sul divano, le scene di un film scorrevano sul televisore senza che nessuno dei due le stesse davvero guardando.

Ma Ermal non era tranquillo e Fabrizio se n'era accorto.

"Tutta questa situazione mi mette ansia" confessò Ermal. E sapeva che fare una confessione del genere a Fabrizio, che con la sua ipocondria aveva già abbastanza ansie da gestire, non era saggio ma non aveva potuto farne a meno.

Aveva letto notizie su internet, ascoltato i servizi del telegiornale, e la situazione sembrava non migliorare affatto. Anzi, sembrava che a breve il destino della Lombardia sarebbe toccato a tutta l'Italia.

"Sei venuto qua per non farti prendere dall'ansia, però. Quindi smettila" rispose Fabrizio con tono secco.

Ermal annuì passandosi una mano sulla faccia, poi si alzò dal divano e disse: "Forse dovrei tornare a Milano. Non è giusto che rimanga qui."

"Chi lo dice che non è giusto?" chiese Fabrizio senza scomporsi.

"Lo dico io. Se fanno quello che dicono, se bloccano davvero tutto, sarà un casino."

We're all stories in the end - Metamoro one shotsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora