Non era la prima volta e - Fabrizio ne era certo - non sarebbe stata nemmeno l'ultima.
Capitava spesso, almeno una volta a settimana. Nelle settimane buone.
Nelle settimane storte, quelle che iniziavano nel modo sbagliato, succedeva anche più spesso.
Bastava un niente ed Ermal si accendeva come un petardo pronto a scoppiare e l'unica cosa che riusciva a calmarlo era Fabrizio.
Fabrizio che era quello più calmo, che era quello che cercava di farsi scivolare le cose addosso, che cercava di dire ad Ermal di fregarsene anche quando era difficile farlo.
Quel giorno, Ermal aveva sbottato per il raduno del suo fan club. Beh, non proprio per il raduno. Più che altro per le polemiche - alcune nemmeno poi così sbagliate - nate attorno a quel raduno.
E quel giorno, nemmeno la voce di Fabrizio sembrava calmarlo.
"Ermal, per favore..." cercò di dire Fabrizio, con il telefono premuto contro l'orecchio e una mano che si massaggiava la tempia. Ormai non sapeva nemmeno da quanti minuti Ermal stesse parlando ininterrottamente.
"Per favore? Per favore un cazzo, Fabrì!" sbottò Ermal dall'altra parte.
"Ermal, non puoi fare così ogni volta."
"Non ti ci mettere anche tu. Sempre tutti a dirmi cosa devo fare. La Mescal che decide i miei impegni e io che devo fingere di essere l'unico che ha voce in capitolo per non metterli nella merda, mia madre che mi dice che reagisco troppo male... Ora anche tu?"
"Sto solo dicendo che devi cercare di controllarti. Altrimenti sai meglio di me cosa succede. Iniziano a dire che sei permaloso, che sei arrogante..."
"Che si fottano! L'ho sempre detto che sono fatto così. Se alla gente non sta bene, non è un mio problema!" disse Ermal, ormai quasi senza voce ma con l'intenzione di urlare tutto quello che provava. Con l'intenzione di vomitare parole e, per una volta, non pulirle.
Era stanco.
Stanco di non essere capito, stanco di non sentirsi libero di dire nulla perché qualsiasi cosa avrebbe dato inizio a una polemica.
Si sentiva oppresso e c'erano giorni in cui avrebbe semplicemente voluto buttare tutto all'aria.
Fabrizio rimase in silenzio.
Ormai conosceva Ermal più di sé stesso e sapeva che aveva bisogno di sfogarsi prima di poter ritornare a parlare in modo civile.
"Scusa. Non ce l'ho con te" disse Ermal dopo qualche secondo, il tono decisamente più calmo ma con l'ombra della rabbia che continuava a macchiarlo.
"Lo so. Non ho mai pensato che ce l'avessi con me" rispose Fabrizio.
"È che sai cosa succede se non mi sfogo con te. Finisce che scrivo tutto sui social con i miei soliti modi bruschi."
"E peggiori le cose."
"E peggioro le cose. Già."
Rimasero entrambi in silenzio ad ascoltare il respiro l'uno dell'altro. Fabrizio respirava lentamente, sperando che Ermal dall'altra parte seguisse il suo esempio e regolarizzasse il respiro calmandosi una volta per tutte.
"Il problema è che sono senza filtri e alla gente questo non piace" disse Ermal qualche secondo più tardi.
Era un po' più calmo ma ancora molto arrabbiato. Non capiva nemmeno più se era arrabbiato con la sua casa discografica, con le persone che si lamentavano senza sapere i fatti o semplicemente con sé stesso. Forse ce l'aveva un po' con tutti.
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We're all stories in the end - Metamoro one shots
FanfictionRaccolta di one shots metamoro, perchè anche se ce ne sono già tantissime non saranno mai abbastanza. Ovviamente i fatti narrati non rispecchiano in alcun modo la realtà, tutto ciò è solo frutto della mia mente malata.