Fabrizio controllò l'ora sul cellulare per l'ennesima volta.
Gli sembrava fossero passate ore da quando era entrato in quella stanza, da quando gli avevano messo davanti una torta con sopra una sua foto e una scritta di auguri. Invece era passata solo mezz'ora e lui già voleva andarsene.
Sapeva perfettamente di avere l'espressione di uno che avrebbe voluto essere ovunque tranne che in quel posto e sapeva che non era carino da parte sua, dopo la sorpresa che gli aveva organizzato negli studi della Sony.
Il fatto era che, quando aveva saputo che sarebbe andato a Milano il giorno del suo compleanno, aveva sperato di riuscire a ritagliarsi un po' di tempo per vedere Ermal.
Non chiedeva tanto. Gli bastava un'ora, giusto il tempo di un saluto, di abbracciarlo, di stare un po' con lui.
E invece, in tutta la giornata, non aveva avuto un minuto libero.
"Che hai?"
Fabrizio sollevò lo sguardo, trovandosi davanti Maurizio che lo guardava pensieroso.
Scosse la testa e mormorò: "Niente."
"Certo, come no. Pare che sia morto qualcuno dalla faccia che hai!"
Fabrizio si lasciò sfuggire una risata ma non rispose.
In fondo, che avrebbe potuto dire?
Che voleva andarsene perché aveva bisogno di vedere il suo fidanzato? Fidanzato di cui, tra l'altro, non aveva parlato a nessuno se non ai suoi amici più stretti.
"Guarda che si vede che non ti va di stare qui" disse Maurizio qualche attimo dopo.
"Ma no, figurati, non è quello" cercò di dire Fabrizio, senza sapere come continuare la frase perché in realtà Maurizio ci aveva visto giusto.
"Ho provato a mettermi un attimo nei tuoi panni. Se fosse il giorno del mio compleanno e io fossi nella stessa città in cui abita una persona che considero importante, sicuramente vorrei passare del tempo con questa persona. Non poterlo fare mi renderebbe nervoso, come minimo."
Fabrizio lo osservò in silenzio.
Non gli aveva mai detto nulla di Ermal. Aveva fatto attenzione a non nominarlo troppo spesso, per evitare che i suoi collaboratori si insospettissero; aveva sempre cercato di allontanarsi abbastanza quando era al telefono con lui, in modo che nessuno potesse sentire qualcosa di fraintendibile.
Eppure Maurizio sembrava aver capito tutto.
Lo vide buttare un'occhiata all'orologio che teneva al polso e sbuffare, mentre sembrava riflettere attentamente su qualcosa.
"Senti, se vai via adesso, hai circa un'ora e mezza prima che parta il treno. Le chiavi della macchina con cui siamo venuti dalla stazione fino qui, le ho io. Posso dartele. Pensi di farcela?"
Fabrizio spalancò gli occhi, dietro le lenti scure degli occhiali da sole, e disse: "Sei sicuro?"
"Onestamente, no. Sono terrorizzato dall'idea che decine di persone mi chiederanno che fine hai fatto e io dovrò inventarmi qualche cazzata. Senza contare che se riporti la macchina con un solo graffio, succede un casino. E se arrivi tardi in stazione, sappi che te la farò pagare. Ma mi sono rotto le palle di vederti con 'sta faccia."
Fabrizio sorrise e gli diede una pacca sulla spalla, prima di dire: "Ti prometto che arriverò in tempo."
Maurizio non fece nemmeno in tempo a rispondere.
Fabrizio gli aveva già sfilato le chiavi dalla mano ed era uscito, talmente veloce che nessuno sembrava essersene accorto.
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We're all stories in the end - Metamoro one shots
FanfictionRaccolta di one shots metamoro, perchè anche se ce ne sono già tantissime non saranno mai abbastanza. Ovviamente i fatti narrati non rispecchiano in alcun modo la realtà, tutto ciò è solo frutto della mia mente malata.