The one where home is a person

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"Ti ho mai detto che, anche se abito qui da anni, non riesco a considerare Milano la mia casa?"

Fabrizio sorrise mentre si appoggiava al davanzale e si accendeva una sigaretta. "L'hai accennato qualche volta."

Ermal si lasciò scappare una risata.

Certo che l'aveva detto. Ormai chiunque gli stesse accanto sapeva che amava Milano, ma non abbastanza da sentirsi a casa.

"Oggi mi sento a casa, per la prima volta da anni. Forse da sempre" disse dopo un po', gettando un'occhiata verso Fabrizio.

Il più grande si voltò verso di lui e lo guardò incuriosito. "Che vuoi dire?"

"Che forse la casa non è un posto, ma una persona."

Fabrizio gettò il mozzicone nel posacenere e tornò a stendersi sul letto, dove Ermal era ancora sdraiato anche se ormai le lancette dell'orologio segnavano mezzogiorno.

"Mi stai dicendo che io ti faccio sentire a casa?" chiese Fabrizio, passandogli una mano tra i ricci.

Ermal chiuse gli occhi sentendo la mano di Fabrizio tra i suoi capelli e godendosi il contatto. E pensare che la prima volta che l'aveva fatto, lo aveva fulminato con lo sguardo.

"Sto dicendo che tu sei la mia casa, Bizio."

Fabrizio sorrise compiaciuto. "Ah, sì? E da quando?"

"Forse la prima volta è stata a Sanremo."

***

Febbraio 2018

Ermal era seduto sul letto, in silenzio da almeno dieci minuti. Fabrizio, seduto su una sedia di fronte a lui, con i gomiti appoggiati alle ginocchia e la testa tra le mani, non aveva ancora avuto il coraggio di guardarlo in faccia.

Si sentiva responsabile per lui.

Era stato lui a trascinarlo in quel progetto, era stato lui a proporre di usare quel ritornello per la canzone. Era colpa sua se erano in quel casino. E con quel pensiero nella testa, proprio non ci riusciva a incontrare lo sguardo di Ermal.

"Sai che non è colpa tua, vero?" disse Ermal improvvisamente, parlando per la prima volta da quando avevano saputo di tutta la polemica nata attorno alla loro canzone.

Fabrizio sollevò lo sguardo. Ermal lo fissava con gli occhi lucidi.

"Non hai fatto niente di male, Fabrì. Niente."

"Ti ho trascinato io in 'sto casino" disse Fabrizio con la voce più roca del solito.

"Quale casino? Scrivere una canzone insieme? Quello non è un casino. La gente che non sa di cosa parla, i giornalisti che danno fiato alla bocca prima di informarsi... Quello è il vero casino" disse Ermal.

"Sei arrabbiato" constatò Fabrizio.

"Non con te. Abbiamo fatto qualcosa di stupendo, non potrei mai avercela con te."

Fabrizio annuì non troppo convinto.

Sì, avevano fatto qualcosa di stupendo. Ma era quello il prezzo da pagare?

Abbassò di nuovo lo sguardo, mentre si passava una mano tra i capelli.

Era stanco. Triste. Demoralizzato. E un po' arrabbiato.

Non tanto per tutta quella storia, ma perché quella storia stava facendo del male a Ermal. Lo vedeva nei suoi occhi lucidi, nel colorito pallido, nelle occhiaie sempre più profonde.

We're all stories in the end - Metamoro one shotsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora