The one where Fabrizio goes to Milan

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Quattro amici che citofonano giù

Da mercoledì non ti si vede più

Hanno aperto un posto strano, un disco pub

Perché non si va? Perché non si va?


Il rumore del campanello risuonò nell'appartamento per l'ennesima volta, costringendo Ermal ad alzarsi dal divano e trascinarsi fino alla porta.

Non aveva voglia di vedere nessuno, non aveva voglia di parlare con nessuno, ma sentiva le voci dei suoi amici bisbigliare sul pianerottolo da almeno un quarto d'ora e avevano già suonato il campanello almeno una decina di volte.

Se non avesse aperto la porta per fargli vedere che era ancora vivo, non se ne sarebbero mai andati.

Buttò un'occhiata attraverso lo spioncino, vedendo Andrea e Marco che parlottavano tra loro e Dino e Roberto che ogni tanto di scambiavano uno sguardo preoccupato.

Prese un respiro profondo e aprì la porta.

Andrea e Marco si zittirono all'improvviso, mentre Ermal li guardava scocciato e diceva: "Che volete?"

"Non rispondevi al telefono" disse Andrea, come se bastasse a giustificare la loro presenza davanti alla sua porta.

"Lo so. Non mi va di parlare" rispose Ermal.

"Ermal, che succede? È quasi una settimana che non ti fai sentire" disse Roberto.

Ermal sospirò.

In realtà, nemmeno lui sapeva bene cosa stesse succedendo.

Tutto ciò che sapeva, era che aveva litigato con Fabrizio e da quel momento non si erano più sentiti.

Ermal aveva provato a chiamarlo, a mandargli messaggi, ma Fabrizio non aveva mai risposto e a un certo punto Ermal si era chiuso in sé stesso, spaventato dal fatto che forse Fabrizio avesse intenzione di chiudere definitivamente la loro storia.

Ammesso che potesse essere considerata tale.

Non avevano mai stabilito dei confini nel loro rapporto, non si erano mai detti esplicitamente che erano una coppia.

C'era semplicemente stato un momento in cui avevano smesso di essere amici, un momento in cui i baci sulla guancia si erano spostati un po' più in là ed erano finiti sulla bocca, un momento in cui avevano iniziato a sentire la voglia di togliersi i vestiti e di toccare la pelle dell'altro. Però, nessuno dei due ne aveva mai parlato. Avevano semplicemente abbracciato quel cambiamento senza dire nulla.

Quindi, a conti fatti, Ermal aveva paura che Fabrizio chiudesse qualcosa che forse nemmeno esisteva.

"Sono solo un po' stanco. Mi sa che sto covando qualcosa" mentì Ermal. Poi, vedendo che all'appello mancava il suo batterista, aggiunse: "Emiliano?"

"Ha l'influenza" rispose Dino.

"Ecco, mi sa che l'ho presa pure io. Quindi grazie per essere passati, non sto morendo ma credo sia meglio se ve ne andate. Non vorrei attaccarvi qualcosa" disse Ermal.

Marco appoggiò una mano sulla porta, per impedire a Ermal di chiuderla, e disse: "Senti, io non so che ti sia successo in questi giorni, ma è ovvio che il problema non è l'influenza. Quindi hai due possibilità: puoi stare a casa e piangerti addosso, oppure puoi uscire con noi a bere qualcosa. Non devi nemmeno parlare o dirci cosa succede, se non ti va. Ma magari uscire un po' ti aiuterà a non pensare a qualunque cosa sia la causa del tuo pessimo umore."

We're all stories in the end - Metamoro one shotsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora