Capitolo 19

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Ed eccomi di nuovo qui. Valigia in mano, cuore freddo. Nella mia vita non andava niente per il verso giusto. I miei erano impegnati a lavorare fino alla vigilia di Natale, era davvero assurdo. Shawn ha fatto di tutto pur di parlarmi, ma non c'era modo e verso di farlo avvicinare a me che Jennifer interveniva, e anche Cameron naturalmente, sapevano che non volevo assolutamente più saperne nulla su di lui. L'anonimo dei regali era scomparso da tanto tempo. Matt non mi ha più rivolto parola. Sandra non si unisce più al gruppo e quando passava, passava a testa bassa. Un gruppo distrutto, io ero distrutta. Non mi ero mai sentita così disperata e tradita.

Mi avvicinai piano piano alle scale che portavano dritto all'entrata dell'aereo e salì.

Circa dieci ore di viaggio. Non ne potevo più, finalmente l'hostess annunciava l'arrivo in Spagna. Mi alzai e afferrai la mia valigia. Pronta per abbracciare i miei amatissimi nonni e i miei amici.

Scesi e mi diressi lungo l'uscita. Quando li vidi mi misi a correre e li abbracciai fortemente. Ci tengo tantissimo a loro, mi sono sempre stati vicini, più dei miei genitori. Salì in macchina e dopo qualche ora mi ritrovai a casa. Ricevetti tanti messaggi, tra cui dieci da parte di Shawn, non li visualizzai, non volevo assolutamente saperne nulla. Vidi solo quelli da parte di Cameron e Jennifer, risposi e poggiai il cellulare nella scrivania della mia camera.

In Spagna oggi la giornata era bellissima, faceva davvero caldo. Mi cambiai maglietta e mi precipitai in cucina.

"Nonna, ti dispiace se esco per qualche ora per salutare i miei amici? Mangio più tardi." Mi avvicinai a lei e le lasciai un bacietto sulla guancia.

"Va bene tesoro, ma cerca di esserci magari per cena, sarai stanca e affamata." Mi accarezzò il viso la mia nonnina con quelle dolci rughe.

Ecco, io penso che le rughe siano delle belle storie da raccontare. Segni di chi ha pianto, di chi ha gioito, di chi si è arrabbiato e così via. Ogni piccolo segno ha una storia per sè.

"Stai tranquilla nonna, arriverò presto promesso!" La salutai ancora una volta e uscì.

Nonno amava passare la maggior parte delle giornate a prendersi cura delle sue coltivazioni. Infatti quando uscì lo trovai sopra il trattore. Sorrisi, stavo già meglio. Mi mancava tutto questo.

Presi l'autobus che mi portò in città e dopo aver inviato un messaggio ai miei amici spagnoli andai verso il parco dove li aspettavo.

Qualche minuto dopo vidi in lontananza Ivan Montes. Corro subito ad abbracciarlo e lo stringo forte a me.

"Mi sei mancato davvero tanto Ivan!"

"Mai quanto sei mancata tu a me Elena." Mi posa la mano sui capelli e me li scombina tutti, come sempre.

Sorrido malinconicamente.

"Ci sediamo su una panchina? Abbiamo tanto da raccontarci" sussurro tristemente.

"Ehi va tutto bene?" Mi afferra la mano.

"Non va bene affatto.." abbasso la testa per evitare di mostargli gli occhi lucidi.

"Andiamo sulla panchina e raccontami tutto" mi abbracciò.

Dopo qualche ora ci raggiunse Graciana, è simpaticissima, minuta, mora e chiacchierona.

Passai l'intero pomeriggio con i miei amici, stanca morta mi diressi verso casa e quando entrai sentii un profumino del mio piatto preferito, solo la nonna sapeva farlo così bene: il gazpacho.

La luce solare mi svegliò in piena mattina, erano soltato le nove, e dell'inverno la Spagna non ne voleva proprio sapere nulla. Mi alzai perché avevo in mente di prepararmi e uscire per andare a vedere qualcosa in città. La città dove stavo era Barcellona, una città davvero affascinante, c'è sempre così tanta energia qui, le persone sembrano non stancarsi mai. Se le persone volessero un consiglio su dove andare per le vacanze estive, direi esattamente Spagna, proprio perché d'estate la movida è più viva che mai. Ho visitato diversi parchi qui, ce ne sono davvero un'infinità, ma adoro assolutamente i musei, la storia dell'arte mi ha sempre affascinato. Il mio museo preferito in assoluto è il museo di Picasso. Quindi oggi penso di farci nuovamente un salto. Non mi stancherei mai di rivedere sempre gli stessi quadri.

Chiamai a telefono Ivan e Graciana, volevo assolutamente compagnia, mi sarei divertita di più e mi avrebbe aiutata a non pensarci. Ma Graciana non poteva assolutamente esserci, quel giorno sua sorella minore festeggiava il compleanno. Pazienza, con Ivan, il mio migliore amico mi sarei divertita ugualmente.

"Allora Ivan, non mi hai raccontato nulla su di te, novità?" Sorrisi, mi era mancato terribilmente. Ho legato subito con lui l'estate precedente.

"Ci sono diverse cose che dovresti sapere..ma forse è meglio rim-" qualcosa lo interruppe, un cellulare squillava. Il mio. Lo presi senza leggere il nome e feci segno di allontanarmi un minuto.

"Pronto, chi è?"

Aspetto alcuni secondi ma dall'altra parte del telefoni sento solo respiri affannati, la cosa mi preoccupa. Stavo per controllare chi ha chiamato ma lo sconosciuto comincia a parlare.

"Mi manchi terribilmente. Non riattacare. Devi ascoltarmi cazzo. Quando ritorni chiariremo, non ti voglio perdere, sei mia, sei solo mia, ed io sono solo un coglione del cazzo. E tu-" lo interruppi prima che potesse continuare.

"Ascoltami Mendes. Tu non mi hai mai amata, non ci hai provato nemmeno a far andare le cose per il verso giusto, hai lasciato che tutto facesse il suo percorso, e i persorsi possono sempre deviare, ricordalo. Mi hai fatto provare quel sentimento che tutti chiamano amore, un sentimento così grande che non ho mai provato con nessun altro, grande come un'onda, pensavo di farcela, ma l'onda ad un certo punto mi ha totalmente travolta, così in quel preciso istante ho provato il dolore più grande che io abbia mai provato. E dopo non sarà così grande come prima, ma sono stara comunque travolta, fa sempre male." Ormai stavo piangendo, dall'altra parte del telefono ci fu un silenzio tombale, così stavo riattacando, ma mi disse solo una parola "Scusa".

Qualcosa di inaspettato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora