Capitolo 22

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Come promesso mi lasciò a casa. Ma solo per qualche ora, perché poi mi misi in macchina e lo raggiunsi nuovamente, gli avevo detto che lo avrei aiutato, e così fù.

Fu faticoso, ma senza il mio aiuto, lì dentro sarebbe stato un casino. Purtroppo non c'è una donna a casa loro, così furono fortunati che avevo accettato di aiutarli, altrimenti immaginatevi pure. Sono pur sempre due uomini che vivono insieme.

Si era fatto tardissimo, tra un po' i miei sarebbero arrivati da lavoro. Così li salutai e andai via. Cucinai per loro. Ogni tanto si meritano un pasto decente. Dopotutto sono pur sempre miei genitori, per mantenere me e questa casa non vedono quasi più la luce del sole.

Rincasarono più stanchi che mai, avevano un espressione triste.

"Oh tesoro ci sei mancata davvero tantissimo!" Mi abbracciò la mamma.

"Come è andato il viaggio? Tutto okay piccola?" Mi lasciò un tenero bacio sulla guancia. E si sedettero a tavola.

"Allora tesoro, grazie mille per questa cena che ci hai preparato, ha un buon odore. Ma prima vogliamo parlarti di una cosa." Mia madre cambiò espressione da felice a seria. Anche mio padre. I due si guardarono e si presero per mano.

"Cazzo non sarai mica incinta?" Spalanco la bocca.

"Elena, modera il linguaggio, soprattutto a tavola. E comunque no, non sono affatto incinta!" Rispose a tono.

"Okay, scusa mamma" così feci segno di continuare.

"Come ben sai è una vita che facciamo questo lavoro e non ci concediamo un giorno di riposo." Disse mio padre.

"Ci siamo licenziati tesoro! Non ne potevamo più di questo lavoro. Non ci siamo goduti l'infanzia della nostra bambina, non mi sono quasi mai messa ai fornelli, non sappiamo più cosa voglia dire avere una vita sociale. Così abbiamo pensato ad un'altra cosa" continuò mia madre. Entrambi sorridevano. Mi piaceva vederli così, ho sempre voluto il meglio per loro.

"Ci apriremo un ristorante tesoro.  Sarà tutto diverso." Mi alzai e li abbracciai.

"Se voi siete felici, lo sono anch'io."

"Prima però ci concediamo una settimana di vacanza. Quindi resisti per quest'altra settimana e poi potremno romperti spesso le palle!" Disse mio padre. Sorrisi per l'ultima cose che disse e mia madre lo rimproverò.

Cominciammo a mangiare e dopo ci alzammo per andare in salotto a guardare qualcosa in tv. Mi mancava tutto questo.

Il giorno dopo mi alzai e corsi subito a vestirmi, ero come sempre in ritardo. Ma una volta uscita dalla porta mi ritrovai Ivan impeccabile e..figo. Okay smettila Elena. Oggi rivedrò Shawn, chissà cosa accadrà.

"Grazie al cielo ci sei tu, muoviamoci!" Salgo in macchina e allaccio la cintura.

"Tutto qui?" Sale anche lui in macchina e mi guarda con un sopracciglio alzato.

"Tutto qui cosa? Accendi l'auto, mancano due minuti, mannaggia a me." Impreco.

"Non mi hai salutato neanche" alza gli occhi al cielo e accende la macchina.

"Oh scusa..ho troppi pensieri.." mi avvicino a lui e gli lascio un bacio sulla guancia.

"Che tipo di pensieri?"

"Nulla..promettimi però che oggi mi starai accanto!"

"Te lo prometto Elena! Tra l'altro non conosco nessuno, quindi ho bisogno di te per fare amicizia" mi sorrise.

Parcheggió e ci misimo subito a correre per arrivare in tempo.

Durante la ricreazione mandai un messaggio a Ivan per incontrarci, mi rispose in un batter d'occhio.

Sono verso gli ultimi tavolini sulla sinistra.

Mi avviai in fretta, quando da lontano vidi Shawn con i suoi amici che scherzavano, stavano andando verso la mia direzione opposta, quindi li avrei riscontrati. Il panico mi assalì, così inviai di corsa un messaggio a Ivan. Precisamente: SOS CORRIDOIO CHE PORTA ALLA PALESTRA.

Mi aveva quasi raggiunto, mentre io me ne stavo impalata lì a guardarlo. Ancora non aveva fatto caso a me. Ma parlai troppo presto, si girò in quel preciso istante. Ci sfiorammo le braccia.

"Ciao Elena" disse a voce bassa.

DOVE CAZZO STA IVAN???? PANICO.

Ad un tratto pensai a lui che guarda il corpo di Sandra mentre sono a letto. La rabbia mi assalì.

"Cazzo Elena, ho corso per venire qua, stai bene?" Interruppe i miei pensieri Ivan.

Non mi girai nemmeno per guardarlo, tenevo gli occhi fissi e l'espressione arrabbiata verso di Shawn. Lui invece passava lo sguarda da me a Ivan confuso e viceversa. Penso che Ivan abbia capito la situazione, infatti mi tirò per il braccio. Ma lo tolsi e mi avvicinai a Shawn. Gli tirai un sonoro schiaffo che mi fece male alla mano. Con le lacrime agli occhi feci due passi indietro e me ne andai. Ivan venne accanto a me, mi tenne la mano e non disse nulla.

Qualcosa di inaspettato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora