Capitolo 40

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Oggi era la giornata d'inaugurazione del nuovo ristorante, i miei genitori sono stati molto stressati ultimamente e oggi posso dire di vederli finalmente felici nel realizzare uno dei loro più grandi sogni.

Mi diedi un'ultima occhiata allo specchio, avevo un vestito troppo carino, corpetto color prugna e una gonna pomposa color lilla, c'erano dei bei disegni sulla gonna, erano dolcetti. Indossai tacchi e giubotto in pelle, beh, se bella voglio apparire, un po' devo soffrire. In questo caso il freddo.

"Andiamo Elena! È tardi! Deve essere tutto perfetto." Mi richiamò mia madre da sotto. Sempre agitata. Credo che la persona più calma in questa famiglia fosse mio padre.

Scesi le scale e con la fretta di mia madre fummo in un battibaleno in macchina.

Mancava una mezz'oretta all'apertura, quindi siamo arrivati perfettamente in orario. Sistemammo le ultime cose in giro, poi aprimmo le porte. A poco a poco si presentavano sempre più persone, finchè mia madre decise di fare un discorso.

Mentre mia madre parlava vidi in lontananza l'amica di Cameron, non le avevo chiesto nemmeno come si chiamava. Così mi avvicinai rapidamente, le toccai una spalla e sussultò.

"Ehi ciao Elena! Come va? Auguri per il ristorante." Mi abbracciò. Era davvero carina.

"Ciao, va tutto alla grande, grazie per gli auguri." Le sorrisi. Poi ripresi il discorso. "Sai non sono maleducata, ma me ne sono completamente dimenticata di chiederti l'ultima volta come ti chiamassi." Mi grattai il capo e risi.

Rise anche lei e si mise una mano in testa quasi schiffeggiandosi. "Oh sbadata come sono, anch'io non ci ho più fatto caso" ridemmo e poi si presentò "Piacere io sono Kate comunque".

"Piacere tutto mio Kate!" Dissi gentilmente. Guardai mia madre finire il lungo discorso e finalmente mi buttai tra il cibo. Antipasti squisitissimi cucinati dai nuovi chef.

In mente mi balenò se ci fosse Ivan in giro, così diedi un'occhiata, ma vidi solo Shawn e i miei amici. Mi diressi verso di loro, li salutai e parlammo un po'. Notai che Shawn mi guardava spesso, così mi allontanai un attimo per realizzare la mia teoria.

Andai a prendere un po' di vino, poi mi voltai cogliendolo alla sprovvista, mi fissava, non smetteva. Lo guardai maliziosamente e mi leccai le labbra.

Ad interrompere questo momento fu qualcuno che posò le mani sulla mia vita. Mi girai verso esso. Ivan con tutta la sua bellezza, in giacca e camicia.

"Ti ho cercato dappertutto amore!" Mi  salutò con un bacio sulle labbra.

"Adesso mi hai trovata!" Dissi ironicamente con aria poco entusiasta.

Passammo tutta l'inaugurazione insieme, non mi lasciò nemmeno un attimo in pace, ciò mi diede su i nervi.
Poi vidi da lontano Shawn e la sua nuova ragazza, se la stava mangiando con gli occhi. Fui nervosissima, Ivan non mi rendeva le cose facili, così lo spinsi e andai fuori a prendere una boccata d'aria. Stavolta non mi seguì e ebbi paura che si fosse arrabbiato. Cosa mi prende? Non ne posso più.

•••

"..e con questo concludiamo I promessi sposi. Adesso ci rimangono sessanta minuti, compito a sorpresa ragazzi" in aula si alzò un coro di lamentele "vediamo cosa sapete sul libro di cui abbiamo spiegato tutta l'intera settimana". Io me ne fregavo, quel giorno ero di cattivo umore, peggio degli altri giorni precedenti. Avevo le occhiaie e nemmeno mi preoccupavo di coprirle a scuola.

Ci consegnò i compiti e iniziammo a scrivere tutto ciò che sapevamo. Poi mi arrivo un bigliettino, ebbi paura di essere scoperta, così guardai la professoressa che era intenta a chattare col suo nuovo telefono, era così distratta e presa dalla chat che sorrideva da sola, era quasi inquietante.

Aprì il bigliettino "Sfigata, va tutto ok? -Shawn" i battiti del cuore aumentarono, ma cercai di calmarmi subito, soprattutto pensando a ciò che mi fece passare. Per tutto il compito non feci altro che ricevere un marea di bigliettini, li infilai tutti nella tasca del giubbotto, ignorandoli e non leggendoli. Quando la campanella suonò mi alzai subito, consegnai il compito e  lo guardai malissimo. Mi fissava perplesso, gli feci vedere tutti i bigliettini mandati da lui e li buttai nel cesto, poi uscì dall'aula e mi scontrai con Ivan.

"Ti aspetto all'uscita adesso." Era serio. In questi giorni abbiamo litigato tanto, forse era meglio parlarne.

Lo seguì, entrammo in macchina e inserì la chiave.

"Cosa stai facendo? Siamo durante le ore scolastiche non possiamo allontanarci." Lo rimproverai.

"Saremo a dieci minuti da qui, andiamo verso il bosco."

"Va bene. Ce la facciamo a termine ricreazione?" Domandai.

"No, salteremo un'ora." Rispose mentre parcheggiava. Spense la macchina e si girò verso di me.

"Cosa cazzo ti prende Elena? Mi stai facendo uscire pazzo." Dette un pugno al volante, facendo suonare il clacson.
Sussultai. Non sapevo che dire e in tutta risposta mi misi a cavolcioni su di lui e lo baciai, finimmo nel farlo.

Vari minuti dopo sentì dolore. "Fai male Ivan!" Mi lamentai. Ma sembrò che me lo facesse apposta, aumentò i colpi, ancora più forti. Non ce la feci più, esplosi.

"Basta, ti avevo detto che mi facevi male. Lo capisci?" Urlai piangendo. "cazzo togliti!" Lo spinsi.

Mi rivestì in fretta mentre io continuavo a piangere e lui a chiedermi scusa. "È finita tra noi Ivan, adesso riportami subito a scuola! Subito!" Urlai.

Si rivestì velocemente e accese la macchina partendo ad una velocità elevata.

"Però non ha senso lasciarmi per questo, sono sicuro che ci pensavi già da prima." Si rivolse verso di me nervoso. Lo ignorai, lui aumentò la velocità, per un attimo ebbi paura e pregai mentalmente. Arrivammo nel parcheggio e scesi correndo via.

"Aspetta Elena! Dammi una motivazione" mi urlò da lontano, poi si mise a correre verso di me ma io fu talmente veloce da seminarlo e nascondermi.

Mi chiusi nello stanzino del bidello piangendo come una disperata. Circa una mezz'oretta dopo la porta si aprì, ebbi paura che fosse il bidello ma alzando gli occhi, mi ritrovai davanti Shawn e la sua ragazza, pensai di andarmene, stavo per alzarmi, ma Shawn mi stupì.

"Sharlene puoi andare via per favore?" La guardò.

"Cosa? Stai scherzando spero. È quella stronza che non sopporti." Disse antipaticamente.

Ero stanca di tutto, così mi alzai e uscì, ma una mano mi prese il braccio. Era Shawn.

"La stronza che non sopporto sei tu se non te ne vai via." Disse ancora una volta alla sua ragazza. Lei restò immobile a bocca aperta, poi presa dalla rabbia andò via senza salutarlo.

Ci accovacciamo per terra e poggiando di istinto la testa sulle sue gambe, scoppiai in un pianto liberatorio, avevo bisogno davvero di sfogarmi.

"Ti va di parlare un po' quando ti calmi?" Mi domandò accarezzandomi i capelli. Annuì e giusto un po' di tempo dopo parlammo, non necessariamente di cosa avevo dentro di me. Era presto per aprirmi, e poi.. era impegnato con un'altra ragazza.

Saltammo tutte le ore, ma mi fece bene al cuore. Mi lasciò perfino a casa, mi chiese scusa per come mi avesse trattato in quelle settimane. Ed io ritornai a stare un po' meglio.

Qualcosa di inaspettato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora