Capitolo 21

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"Ivan ma cosa ci fai qui?" Domando sopresa e ancora incredula.

"Cavolo, volevo che fosse stata una sorpresa, ma non ci sono riuscito!" Dice imbarazzato.

"Non hai ancora risposto alla mia domanda però" poggio una mano sul fianco aspettando la risposta.

"Emh..si ecco, adesso ti dico tutto. Mettiamoci lì in fondo, ci sono due posti liberi accanto a quel signore" così mi afferrò la mano e mi portò verso il numero 3, ci sedemmo chiedendo il permesso per qualche minuto.

"Da dove te lo spiego? Allora..come ben sai i miei genitori si sono separati l'anno scorso."

Annuisco.

"Mio padre voleva andare assolutamente via dalla Spagna, per cambiare vita. Gli suggerì l'America: 1. Perchè da come me ne parli deve essere davvero davvero bella e tremendamente affascinante. 2. Mi faceva paura pensare di poter cambiare tutto, e se fosse andato tutto storto? Lì invece avrei avuto te, in qualsiasi modo in cui potrebbero andare le cose non sarei stato mai solo, lo so perché sei la mia migliore amica, posso sempre contare su di te, è vero?"

"Ma certo, sono felicissima che tu possa vivere dove vivo io, e poter vederti ogni giorno. Vedrai che ti piacerà e non te ne pentirai." Ci abbracciamo e per le ultime due ore ce ne ritornammo ognuno al proprio posto.

Presi la mia valigia e andai verso l'uscita. Anche stavolta nessuno dei miei genitori c'era, sono delusa, ormai sono diventata autonoma, ma mi sarebbe piaciuto che uno dei miei genitori fosse ogni tanto presente nella mia vita. Infilai il cappotto e uscì fuori. Si congelava qua, cercai vagamente con gli occhi qualche taxi libero, poi sentì richiamare il mio nome. Mi volto e vedo Ivan raggiungermi.

"Accippicchia cominciamo bene direi. Fa freddissimo qui." Si accarezza le braccia per riscaldarsi.
"Sei da sola?" Mi domanda.

"Purtroppo sì" rido come un'isterica, ma Ivan se ne accorge, sa della mia situazione con la famiglia, così divento seria e abbasso la testa.

"Vieni con me, io e mio padre prenderemo un autobus che ci conduce dritti a casa, da lì se vuoi potrai rimanere o prendiamo la macchina e ti portiamo a casa subito." Mi sorride.

"Sei davvero generoso Ivan e ti ringrazio per questo, ma preferisco ritornare a casa." Sorrido imbarazzata.

"Dai su, solo per questa sera. Domani mattina sarai in men che non si dica a casa tua." Mi afferra la mano e mi porta con sè.

Una volta in autobus ci sediamo accanto e poggio la mia testa sulla sua spalla, sono davvero stanca, un viaggio in aereo per più di 10 ore è estenuante. Chiudo gli occhi e mi ritorna in mente la scena del bacio, Ivan mi piace, si comporta sempre bene con me, ma ho davvero paura di perdere la nostra amicizia se ci frequentassimo, quindi devo cercare di non pensare più alle sue labbra sulle mie, e concentrarci solo ed esclusivamente sulla nostra amicizia.

"A cosa stai pensando?" Mi chiede.

Apro gli occhi e lo guardo. "Perchè me lo domandi?"

"Stavi sorridendo Lena"

"Al nostro bacio" mi misi subito le mani sulla bocca. Spesso sono schietta, ma certe cose è meglio tenerle per sè. Ho gli occhi spalancati, sono imbarazzatissima.

Sorride e si gira verso la strada facendo scomparire pian piano il sorriso. Non disse nulla. Ci rimasi malissimo. Se fosse stato Shawn mi avrebbe afferrata e baciata. Sono conpletamente diversi. Ma mi aspettavo che dicesse qualcosa, volevo capire la situazione. Ma col silenzio penso di aver dato una risposta alle mie domande. Mi girai dall'altra parte e mi addormentai con le cuffie alle orecchie.

"Siamo arrivati Elena!" Mi scosse il braccio.

"Ancora un po'" dissi girandomi verso di lui (sempre con occhi chiusi) e poggiandomi sul suo petto.

"Ahaha dai Elena, riposeremo a casa mia, dobbiamo assolutamente scendere." Mi accarezza i capelli e mi sveglio di malumore.

"Uff, sono di pessimo umore, prendi tu la mia valigia, sono stanca ti pregooo" metro il broncio da arrabbiata e nello stesso tempo da bambina.

"Okay okay, sei capricciosa pero" alza gli occhi al cielo e scendiamo.

Dopo aver camminato per circa dieci minuti, finalmente arrivamo in una villa bellissima. Entrammo e suo padre si mise subito all'opera per accendere il camino e riscaldare la casa fredda.

Stavo congelando.

"Domani arriva il camion del trasloco, porta tutta la nostra roba, potrai venire ad aiutarci?" Mi domanda.

"Certo, però dobbiamo finire domani stesso, perché l'indomani comincerà la scuola. A proposito, verrai nella mia scuola? Dimmi di siii" unisco le mani.

"Certo!" Si mette una mano nella tasca dei pantaloni e con l'altra mi guarda imbarazzato toccandosi i capelli e sorridendo. Solo adesso sto notando che è molto molto carino.

"Faremo invidia all'intera scuola io e te" mi misi a ridere.

Scherzammo per un po' e lo aiutai a fare il letto.

"Posso dormire con te? Non mi va di dormire sola.." gli domandai nervosamente, infatti torturavo il laccio della felpa.

"A patto che lasci in pace quel povero laccio. Vieni qui vicino stupidina!" Si sdraiò sul letto ed io feci lo stesso.

Mise la mano chiusa in un pugno sulla testa e capì quello che stava per fare, strofinò forte e scombinò i miei capelli ribelli.

"Buonanotte piccola Elena!"

Gli diedi un bacio sulla guancia e poi mi girai dall'altra parte. "Buonanotte piccolo Goblin!"

Qualcosa di inaspettato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora