Capitolo 24

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Suonò la campanella, uscì immediatamente fuori, Shawn ancora non era arrivato, così lo aspettai.

Jenni passò accanto a me radiosa come non mai, mi lasciò un tenero bacio sulla guancia e mi disse "A più tardi tesoro!".

Tutti erano andati via, di Shawn nessuna traccia. Il tempo non prometteva nulla di buono, così mi incamminai verso la macchina delusa.

"Ei, stai andando via per caso?"

Una voce familiare mi costrinse a girarmi. Shawn aveva i capelli bagnati, la tuta e le mani in tasca.

"Scusa, mi hanno intrattenuto nel campo e sono stato l'ultimo a dover avuto fare la doccia, non li ho nemmeno asciugati i capelli per raggiungerti." Si toccò i capelli bagnati per spostarli dalla fronte.

"Potevi pur sempre avvertirmi con un messaggio o in qualsiasi altro modo."

"Non ci avevo pensato.."

"Entriamo in macchina altrimenti ti becchi un raffreddore."

Entrammo nella sua auto e accese i riscaldamenti, visto che fuori aveva cominciato ad abbassarsi la temperatura.

Silenzio.

"Perdonami." Mi disse senza guardarmi negli occhi. Mi girai verso di lui, aveva gli occhi lucidi.

"Dicevi di amarmi.." la mia voce mi tradì.

"Ti amavo davvero e lo faccio tutt'ora. Non so che cazzo mi sia preso." Diede un pugno al cruscotto rompendolo.

"No cazzo Shawn, non puoi tradire una persona che ami." Gridai. Feci un enorme respiro e continuai abbassando molto la voce: "Okay allora, non stavamo insieme, ma tu volevi me, io volevo te, eravamo nel mezzo di una specie di frequentazione, non possiamo negarlo. Non ci sei andato solo una volta a letto, ma più volte." Una lacrima mi scese.

"Io..ti amo, scusami." Disse con un tono quasi spezzato, era decisamente nervoso, non faceva altro che toccare i propri capelli continuamente.

"Lo capisci che non basta dire 'Scusa' o 'ti amo'?"

Lo guardavo presa dalla troppa rabbia e anche se non volevo fare quello che dovevo fare, mi costrinsi mentalmente che sarebbe stato per il mio bene. Dopo qualche altro secondo di silenzio, si girò verso di me aspettando che parlassi nuovamente. Si mise a piovere, mentre un'altra lacrima attraverso l'altra guancia. Aprì lo sportello e scesi. Lui fece lo stesso. La pioggia si intensificò. Andai verso di lui e lo baciai, come mai avevamo fatto prima d'ora. Le nostre lingue calde si accarezzavano appassionatamente. Mi staccai e lentamente mi allontai.

"Non andare Elena." Sussurrò.

"Ti amo Shawn, ma il dolore è troppo grande per far finta che non sia accaduto nulla. Voglio andare avanti ed essere nuovamente felice." Piansi.

Andai verso la macchina senza aspettare una risposta e la accesi prima che venisse anche il diluvio universale.

Osservai Shawn prima di andare via, mi fissò sotto la pioggia per qualche secondo mentre indietreggiava poi si girò e non si voltò più.

Stringevo il volante con talmente tanta forza che le nocche mi diventarono bianche, percorsi la strada cercando di stare calma, quando arrivai non scesi subito, parcheggiai dentro il garage sentendo ancora la forte pioggia che produceva ticchettii sul tetto.

Inviai un messaggio alla mia migliore amica: Ei piccola Jenni, ho bisogno di te più che mai, devo raccontarti ciò che è successo con tuo fratello poco fa. Sto andando in doccia, verso che ora vieni?

Presi accappatoio, intimo e pigiama, perché sì, avevo voglia di infilarmi sotto le coperte e bere una cioccolata calda per consolarmi, non sentivo più il bisogno necessario di piangere. Ma mi sentivo vuota.

Entrai in doccia e lavai subito la testa sciaquandola così tanto pensando forse di far scivolare via tutti i miei pensieri.

Una volta uscita, asciugata e aver indossato il pigiama, controllo il cellulare. Circa cinque minuti fa mi ha risposto Jenni. Apro il messaggio e leggo ad alta voce: Arrivo subito baby.

Mi misi sul letto, bevvi la mia cioccolata calda osservando la finestra di fronte a me. Aspettai per quasi un'ora e ancora Jenni non arrivava. Le inviai un ultimo messaggio e mi infilai sotto le coperte. Gli occhi si chiusero piano piano e mi addormentai.

Jennifer non arrivò mai.

Era decisamente un incubo, volevo svegliarmi e tornare alla realtà. Ero vestita completamente di nero, stavo dando l'ultimo saluto alla mia migliore amica, anche se gliel'ho promesso poco fa, non sarà l'ultimo, un giorno ci incontreremo e mi scuserò con lei, ci abbracceremo forte e non ci lasceremo più. Come abbiamo fatto sempre.

Di fronte a me avevo un corpo distesso bianco pallido, non sembrava nemmeno lei, ero traumatizzata da quello che era successo, non parlavo, non mangiavo, non mi alzavo dal letto se non per andare a trovarla, il tutto da una settimana.

Allungai la mia mano verso il suo viso angelico, era bella da vivere, amava la vita, amava la sua famiglia e il suo ragazzo e io le ho tolto tutto questo. Tutto per colpa mia. Se quel giorno non le avessi detto di venire sarebbe stata ancora qua.

Ricordo ancora come è andata..

Mi svegliai dopo qualche ora, aprì gli occhi notando come prima cosa che non piovesse più. Controllai il cellulare accanto al comodino, nessun messaggio, nessuna chiamata. Ma che fine ha fatto Jennifer?

Scesi dal letto, misi le pantofole e mi diressi verso la cucina, dove lì trovai i miei intenti a parlare a bassa voce. Erano tornati da qualche giorno dalle loro vazanze, mi erano mancati tantissimo devo ammettere. "Ciao mamma, ciao papà, come procede il progetto del ristorante?" Chiesi mentre afferravo una mela e dandole un morso. I due si guardarono ancora una volta con la fronte corrucciata e bisbigliarono qualcosa.

"Ma insomma si può sapere che avete?" Dissi a loro sbuffando.

"Tesoro, va di sopra a metterti qualcosa di comodo, dobbiamo uscire." Mi dice mio padre con un tono troppo calmo, non sorride neppure, sembra preoccupato. Stavolta non ribatto e faccio come dice lui, salgo e indosso un paio di leggins con un maglione largo, scarpe da ginnastica e giubbotto. Feci abbastanza veloce, ero curiosa e mi mettevano paura, così corsi velocemente le scale.

"Adesso voi due parlate." Sbattei la mano sul tavolo. Avevo una sensazione brutta.

"Amore di mamma, ti voglio un bene assurdo lo sai, ti starò accanto sempre. Sei mia figlia e ti amo immensamente" disse mia madre con gli occhi lucidi.

Un brivido attraversò il mio corpo. Avevo un'ansia assurda. Era successo qualcosa di brutto.

"Mamma cosa cazzo è successo?" Urlo con gli occhi lucidi.

"Jennifer ha fatto incidente." Disse mia madre piangendo, papà le corse incontro stringendola. Il telefono che tenevo sulla mano sinistra mi cadde a terra aprendosi. Non dissi nulla, mi buttai giù e lasciai che le lacrime solcavano il mio viso silenziosamente.

Qualcosa di inaspettato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora