Capitolo 35

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Entrammo nella stanza, ma non accese la luce, il chiaro della luna fu abbastanza per vedere il suo volto.

"Non ti fidi di me?" Mi domandò teso.

"Mi fido di te, ma non mi fido delle altre Ivan!" Risposi abbassando gli occhi.

"Cavolo! Non lo capisci. Non ti fidi di me Elena. Se non c'è fiducia che stiamo a fare insieme?" Era arrabbiato.

Non mi azzardai ad alzare gli occhi, è la prima volta che temevo di perdere Ivan.

"Che poi-" si interruppe facendo una risata "te ne sei andata senza ricevere spiegazioni e non mi hai cercato per tutto il giorno. Sei solo una bambina, una stupida bambina"  era furibondo e aveva davvero esagerato. Tanto che ad impulso per avermi dato della 'bambina stupida' gli tirai uno schiaffo.

Mi spinse facendomi sbattere, senza farmi male, nelle ante dell'armadio e mi bació. Un bacio violento, che poi diventò passionale e dopo ancora dolce. Mi afferrò per i fianchi e mi guidò verso il letto, un rumore ci spaventò, la porta si era aperta, vicina ad essa c'erano due ragazze, che la chiusero immediatamente capendo di aver interrotto qualcosa. Ivan mi tirò a sè e cominciò a baciarmi il collo lentamente. Ma la voglia era passata, così lo allontanai piano. "Forse è meglio che andiamo alla festa" abbassai gli occhi. In tutta risposta Ivan schiarì la voce per l'imbarazzo e fece finta di sistemarsi i vestiti. "Certo, andiamo" mi aprì la porta, poco dopo ci inoltrammo alla festa e ci scatenammo un po'. 

••••

Alcool, musica, tacchi, sudore. Mi stavano dando alla testa. Guardai l'orario, le persone si stavano divertendo e avrebbero tirato a lungo ancora per un po'. Morsi il labbro, avevo qualcosa in testa, ma non ero sicura. Poi guardai Ivan da lontano che conversava con altri ragazzi, si voltò verso di me e mi sorrise, persi completamente la testa in quel momento, da lì decisi.

Andai verso di lui, nonostante i dolori ai piedi che non mi permettevano più di fare ancora un passo, lo afferrai, senza scusarmi con le persone con cui stava conversando, lo trascinai con me. Salì le scale in maniera sexy, giocando con Ivan, che mi divorava con lo sguardo. Dopo aver percorso il corridoio infinito, divaricai la porta della sua camera e la chiusi a chiave una volta al suo interno. La vita mi sta facendo capire che con Shawn non ci sarebbero mai state speranze, Ivan invece è riuscito a togliermelo dalla testa e adesso sono qui che farò qualcosa che non avrei mai pensato di fare con un'altra persona al di fuori di Shawn.

Mi girai verso di lui e lo guardai negli occhi.  Mi riempì di brividi il suo sguardo addosso al mio, il cuore mi tremava. Piccoli passi verso di me. La paura mi invase. Solo lui riusciva a rendermi vulnerabile. Accarezzò la mia mano e la strinse con la sua, dolcemente mi trascinò a letto per farmi distendere. Si sdraiò accanto a me fissando il tetto color avorio.

"Sei sicura Elena? Se non ti va possiamo anche sdraiarci e immaginare il nostro futuro insieme." Si voltò guardandomi. Aveva gli occhi di un castano scuro, mi piacevano un sacco.

"Tu mi rendi felice Ivan. Ho bisogno di sentirti un po' più mio." Risposi innocentemente.

Pochi centimetri ci dividevano, si avvicinò per quel poco che c'era bisogno, toccai le sue labbra morbide prima ancor che lo facesse lui, mi accarezzò la guancia, per poi passare alla spalla un po' nuda. Tra un bacio e un'altro, ci ritrovammo nudi.

Era sopra di me, mi divaricò le gambe, lentamente entrò dentro di me, mentre mi sentivo rotta in mille pezzettini, faceva più male di quanto pensassi. Non si muoveva, aspettava che il dolore mi passasse. Le lacrime uscirono inconsapevolmente. Mentre Ivan me li baciava, per poi passare a lasciarmi una scia di baci sul collo. Il dolore stava svanendo, così appoggiai ancora una volta le mie labbra sulle sue per dargli un segno, un qualcosa che lo spingesse a continuare. Era così dolce, dapprima si muoveva lentamente, ma piano piano aumentava facendo scontrare i nostri bacini e quel piacere che sembrava tanto lontano, senza fretta, mi stava invadendo. Quante sensazioni, mi sentivo scoppiare il cuore. I nostri corpi si alzavano e si abbassavano ancora e poi ancora. Poi lui uscì da me e si diresse verso il bagno. Mi alzai quasi senza forze, le lenzuola erano sporche di qualche goccia di sangue, fortunatamente non era tanto, ma le cambiai lo stesso.

Mi diressi anch'io verso il bagno, aprendo la porta mi scontrai con Ivan che mi abbracciò.

"Facciamo una doccia per favore?" Chiesi.

"Non vuoi finire?" Mi domandò.

"Sono dolorante, è stato bellissimo ma non reggo ancora." Ed era vero, ero dolorante, doveva passare qualche giorno.

Entrammo in doccia e ci lavammo con sguardi un po' imbarazzati. Era tutto magnifico.

Mi prestò i suoi vestiti e ci misimo a letto stanchi. Inviai un messaggio a Leah dicendole di occuparsi lei là sotto. Poi mi rotolai accanto al mio ragazzo, mi baciò l'ultima volta, prima di chiudere gli occhi, e lo fece come se non avesse mai toccato altre labbra all'infuori delle mie.

Qualcosa di inaspettato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora