Capitolo 1.

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Mi sveglio di soprassalto, sentendo il fastidioso rumore della sveglia risuonare in tutta la mia camera. Sbuffo sonoramente, cacciando via il lenzuolo e imprecando sottovoce, sperando che la voglia di affrontare questa nuova giornata arrivi in fretta.
La mia vita è terribilmente monotona: sveglia alle sei e quaranta del mattino, doccia veloce, cappuccino e cornetto al solito posto, lavoro, panino semplice per pranzo, di nuovo lavoro, ritorno a casa, cena leggera e finalmente un po' di riposo.
Conduco tutte le mie giornate in maniera perfettamente identica, non cambiando neanche un piccolo e insignificante dettaglio.
Sono proprietaria di una biblioteca da quando avevo vent'anni. Adesso ne ho ben ventiquattro e oggi come oggi lo considero il mio piccolo posto felice. Sin da piccola, consideravo i libri l'unico mezzo per poter sognare senza chiudere gli occhi, per essere felici, per fuggire via dall'angoscia dei momenti peggiori e per conoscere nuovi orizzonti. Erano soltanto delle pagine bianche ricoperte da milioni e milioni di parole, ma che riuscivano a riempirlo di storie, avventure, emozioni, pensieri, sogni e speranze. Erano quei preziosi oggetti che custodivo sugli scaffali della libreria o nel posto più vicino a me: il mio cuore. Passavo ore e ore a leggere e il mondo intero sembrava sparire; riuscivo a crearmi una piccola bolla, immaginando ogni singola frase che leggevo con gli occhi.
Dopo la maturità, i miei genitori riuscirono a realizzare uno dei miei sogni più grandi: costruirmi un piccolo nido strapieno di libri proprio qui, al centro di Milano.
Dopo diversi sacrifici, riuscimmo ad ottenere ciò che volevo e adesso eccomi qui.
Oggi come oggi, l'unica cosa che riesce a rendermi orgogliosa e felice è il mio lavoro, e penso non ci sia cosa più bella e soddisfacente nella vita.
"Oh Gesù, è tardissimo" Esclamo all'improvviso. Mi ero persa a fissare la mia figura davvero poco affascinante allo specchio, non rendendomi conto dei minuti che corrono alla velocità della luce.
Mi catapulto all'interno della doccia, lasciando che l'acqua tiepida raffreddi il mio corpo lentamente. Fa davvero molto caldo, è piena estate e nonostante tutti i mezzi per poterlo combattere, non riesco proprio. Malgrado la mia estrema lentezza, dopo circa mezz'ora sono già pronta, quindi ne approffitto per mettere in ordine il letto e sistemare alcuni abiti all'interno dell'armadio. In un certo senso, ho sempre amato l'ordine e l'organizzazione, ma lavorando non riesco a fare al cento per cento tutto quello che vorrei. Il sabato e la domenica, che la biblioteca è chiusa, mi dedico completamente alla casa, sistemando e rendendo perfetta ogni cosa che mi capita sottomano.
Pochi istanti dopo, mi ritrovo a varcare la soglia del bar, aspettando che io venga servita. "Federica, buongiorno! Ti porto il solito?" Mi domanda Alex. Io annuisco e mi siedo, lasciando scivolare il mio sguardo lungo la copertina di una rivista, leggendo tutto ciò che c'è scritto per uccidere il tempo. Vengo qui ogni giorno. Da anni prendo sempre la stessa colazione: cappuccino e cornetto al cioccolato e non penso cambierò mai idea.
I miei occhi si poggiano improvvisamente su un gruppo di ragazzi più o meno quindicenni, mentre parlano e si stuzzicano fra di loro.
All'improvviso un uomo alto e magro raggiunge il loro tavolo molto cautamente, posizionandosi in piedi proprio accanto a quest'ultimo.
Riesco a vederlo di spalle, notando immediatamente i suoi grossi muscoli fasciati dalla maglietta di un celeste davvero molto chiaro e dai jeans neri che aderiscono alle sue gambe in maniera perfetta.
"Ecco a te" Esclama Alex, appoggiando la mia colazione sul tavolo e interrompendo la mia investigazione visiva. Con lui ci conosciamo da tantissimo tempo, abbiamo fatto il liceo insieme e ancora oggi siamo rimasti in ottimi rapporti.
"Ti ringrazio"
Il mio sguardo è ancora concentrato su quell'uomo che mi incuriosisce davvero molto. Continua a parlare con i ragazzi, muovendo in maniera molto lenta e delicata le sue grandi mani. "Ehi, ma quell'uomo con la maglia azzurra è di qui?" Gli chiedo, facendo scivolare i granelli di zucchero di canna all'interno del mio cappuccino bollente. "Non l'ho mai visto"
Lui gira il capo, osservando il soggetto di spalle, proprio come sto facendo io.
"È girato, quindi non riesco a decifrarlo bene. Ma per quanto mi riguarda, credo di averlo visto due o tre volte" Scrolla le spalle. Io annuisco lentamente. "Perché?"
"Oh semplice curiosità" Rispondo distogliendo lo sguardo velocemente. Lo poggio sul mio dolcetto al cioccolato, mangiandolo letteralmente con gli occhi.
Lui annuisce e mi scompiglia i capelli, ridacchiando subito dopo. Io alzo gli occhi al cielo scherzosamente prima che lui si allontani per raggiungere il bancone.
Io sollevo il capo con lentezza, facendo scivolare gli occhi lungo l'uomo dalla maglia color cielo. Mentre lo faccio sorseggio il mia cappuccino caldo, gustando ogni singolo sorso con una lentezza esasperante.
Poi si gira dolcemente, permettendomi di vedere il colore dei suoi occhi. Sono di un azzurro molto chiaro, quasi cristallino e trasparente. Vengono illuminati dalla luce del sole che filtra attraverso i vetri e per uno o due istanti mi sembra di essere ipnotizzata. La sua fronte è coperta da alcune ciocche di capelli, che immediatamente afferra fra le dita e posiziona all'indietro. Lungo i contorni della mandibola e sul mento, la sua pelle viene leggermente sommersa da quello strato di barba, che lui pizzica con le punte delle dita in maniera molto delicata e soffice.
Quando riesco a capire che le sue iridi sono incrociate alle mie, distolgo velocemente lo sguardo, curvando il capo verso un punto impreciso dell'enorme posto che ci circonda.
Un calore improvviso mi percorre tutto il corpo, fermandosi proprio sulle guance che sembrano andare a fuoco. Oh Dio.
Soltanto qualche secondo dopo, continuo a fare la mia colazione, tenendo gli occhi bassi per non fare altre figure di merda.
Poi mi sollevo dolcemente, eliminando con le mani le diverse pieghe sul mio vestitino rosa confetto, prima di afferrare la mia borsa e raggiungere Alex per poter pagare.
Dopo aver lasciato una banconota da cinque sulla superficie e salutato il mio amico, mi giro. Noto all'istante lo sguardo dell'uomo dagli occhi azzurri su una parte precisa del mio corpo: il fondoschiena. Alla visione, non riesco a bloccare un piccolo e beffardo sorriso che curva le mie labbra, ma cerco di eliminarlo al più presto.
Quando si rende conto di essere stato beccato a fissarmi il sedere, i suoi occhi si incastrano sul mio viso senza nessun scia di imbarazzo o robe simili. Mi fissa intensamente e io faccio lo stesso.
All'improvviso spezzo del tutto questo irritante giochino di occhi negli occhi e mi dirigo verso l'uscita, affrontando una nuova giornata di lavoro con tranquillità.

Ciao belle!❤
Sono tornata con questa nuova storia. Allora? Cosa ne pensate? Voglio assolutamente sapere un vostro parere (anche negativo).
Spero con tutto il cuore che vi piaccia e che sarete pronte ad affrontare questo nuovo viaggio insieme a me.🌟
Un bacio a tutte!
-Roberta

Amore infinito - Federica e RiccardoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora