Capitolo 18.

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Dopo l'animata 'discussione' di ieri con i miei genitori ho trovato conforto fra le braccia di mia sorella, che è riuscita a farmi dimenticare del tutto l'accaduto. Abbiamo parlato diverse ore al telefono, poi mi ha raggiunto nel mio appartamento e abbiamo mangiato qualcosa insieme.
Non appena è andata via, ho sentito Riccardo telefonicamente, augurandogli buona fortuna per l'udienza di oggi. Pochi minuti fa mi ha inviato un breve messaggio, dicendomi di voler pranzare con me; adesso mi ritrovo ad aspettarlo proprio sul ciglio della porta della mia biblioteca, sperando che arrivi al più presto.
Guardo freneticamente l'orologio sul mio polso che segna quasi le quattordici, il mio stomaco brontola e il mio corpo è attraversato da diversi tremolii dovuti entrambi a causa dell'estrema debolezza. Mi scappano diversi sospiri, aspettando il suo arrivo più di qualsiasi altra cosa al mondo. Ho bisogno di vederlo e di stare qualche ora con lui. 
Poi, finalmente arriva. La sua macchina sfreccia lungo il viale, fermandosi proprio di fronte a me. Abbassa il finestrino, sbucando fuori il viso per poi sorridermi ampiamente. Lo guardo, non riuscendo a trattenere quel piccolo sorriso che ha appena illuminato le mie labbra dopo diverse ore. Corro verso il lato opposto del mezzo, aprendo la portiera e raggiungendolo velocemente.
"Buongiorno, angelo"
"Buongiorno a te, avvocato! Sei in ritardo anche questa volta" Mi sporgo per potergli lasciare un bacio, ma la sua mano si poggia sulla mia schiena, trattenendomi. Lo lascio fare, sentendo un intenso sospiro scappare dalla sua bocca per poter respirare il mio profumo. 
"Mmh, ferma così che mi sei mancata da morire" 
"Anche tu mi sei mancato" Borbotto nell'incavo del suo collo. Mi stacco dolcemente, guardando le sue iridi celesti più chiare del solito. 
"E scusami per averti fatto aspettare, l'udienza è iniziata con ben dieci minuti di ritardo" Annuisco immediatamente, accettando le sue scuse. Sposto il mio sguardo sul suo outfit, notando quanto sia affascinante con quel dannato completo nero. La camicia bianca spezza del tutto questo freddo colore, rendendo il suo abbigliamento molto delicato ma anche severo.
Lui nota quanto forte lo stia fissando, quindi si limita ad incrociare le braccia al petto e ridacchiare piano. "Ti piace?"
"Tantissimo. Il nero ti sta da Dio." Ammetto senza nessun imbarazzo. Lui si morde il labbro, lanciando uno sguardo sulle mie cosce e sul leggero vestito che indosso. 
"Anche tu stai bene. Adoro il pizzo" Mormora, guardando con attenzione le diverse e irregolari forme che costituiscono il mio abito. Io alzo gli occhi al cielo, sentendo un leggero calore farsi piano piano spazio sui miei zigomi. Lui lo nota, ma non dice niente; semplicemente accende il motore, introducendo il mezzo sulla strada per poter raggiungere il McDonald. 
Il tragitto è silenzioso, lui è concentrato a fissare il percorso mentre io osservo tutto ciò che ci circonda dal finestrino. L'attesa sembra infinita anche a causa del traffico. Riesce ad alleggerirla proprio Riccardo, che aumenta l'intensità del climatizzatore per rinfrescare l'auto al più presto. Fa davvero caldo e il fatto di vederlo con quel pesante completo, la mia temperatura aumenta notevolmente.
"Hai caldo?" Chiedo scrutando le sue guance un po' arrossate. La risposta è palesemente visibile, ma voglio parlare un po' con lui.
"Un po'. Dovrei togliere la giacca"
"Ti aiuto io. Rischi di avere un calo di zuccheri e poi siamo fottuti"
Lui mi guarda, prima di allungare un braccio verso di me. Stringo il tessuto con le dita, tirando l'indumento verso l'esterno per poterlo far scivolare via dal suo corpo. Lo faccio velocemente, sentendo i suoi occhi su di me. Quando la sua pelle viene coperta soltanto dalla leggera camicia bianca, un sospiro scappa dalle sue labbra. Circondo il suo polso con la mia mano, facendo un leggero risvoltino sulle due estremità. 
"Grazie, angelo. Sei la mia salvezza"
"Di niente"
Appoggio la giacca sui sedili posteriori, posizionandomi di nuovo in maniera eretta. Con la coda degli occhi riesco a notare l'intensità con la quale mi guarda e per un istante mi sembra di poter sognare tutto quanto. Senza preavviso, sfiora il mio ginocchio con le dita, sollevando lievemente il tessuto del mio vestitino e intrufolandole all'interno. Si ferma sulla coscia, riuscendo a bloccare ogni mio singolo movimento a causa del suo gesto così inaspettato ma bellissimo. Riesce a sfiorarmi l'anima più volte, rendendola fragile e delicata. La mia mano cerca la sua e la raggiunge immediatamente. Non sono più cosciente di tutto ciò che sto facendo, quindi mi limito a sfiorarla.
Mi giro verso di lui, sentendo quella forte necessità di dirgli qualunque cosa. Caccio via i pensieri, facendo tutto il contrario di tutto quello che dovrei. Spingo le mie dita contro le sue, incrociandole con una lentezza esasperante ma terribilmente bella. La felicità prende entrambi, sfiorando i nostri cuori per poi farli scoppiare. Dio, credo di non essermi mai sentita in questo modo.
Il suo contatto mi manda fuori di testa, eliminando del tutto la paura per rendermi una donna forte e sicura di quello che sta facendo. Mi sorride dolcemente, prendendosi tutto quello che ho e rendendolo quanto più completo possibile.
Riusciamo ad arrivare a destinazione qualche minuto dopo e siamo costretti a staccarci e raggiungere l'entrata del McDonald in silenzio.
"Dovrei farti una proposta..." Inizia Riccardo, facendo un profondo respiro per poi guardarmi per qualche secondo.
"Spara"
Odio aspettare che mi portino il cibo, ma stare con lui e parlare del più e del meno riesce ad uccidere l'attesa al cento per cento.
"Prima dell'udienza di questa mattina, ho rivisto diversi colleghi dell'Università. Hanno deciso di organizzare una semplice cena... ma ognuno di loro ha una fidanzata o addirittura una moglie e in tutta sincerità, non me la sento di andarci solo soletto..."
Inarco un sopracciglio, cercando di capire dove vuole arrivare.
"Non ti seguo..."
"Beh ecco, mi chiedevo se ti va di accompagnarmi" Borbotta con un pizzico d'imbarazzo, che svanisce il secondo dopo.
"No! Non se ne parla assolutamente! Non saprei cosa fare, come comportarmi e cosa dire" Gli dico immediatamente. "Non sono pronta per affrontare una cena di tale importanza con i tuoi colleghi avvocati"
"Devi soltanto fingerti la mia ragazza, nulla di che!" Ah, anche? Questo non l'aveva detto, almeno non esplicitamente.
"Andiamo di male in peggio! Scordatelo, Riccardo"
"Eddai, piccolo angelo! Fai uno sforzo, ho bisogno che tu ci sia" Si sporge lievemente, disegnando un'espressione tenera sul suo viso.
"Chiedilo a qualcun'altra, accetterà di sicuro" Scuoto la testa, distogliendo lo sguardo all'istante.
"Non lo farò. C'è un motivo ben preciso per cui l'ho chiesto a te" Mi guarda negli occhi, riuscendo alla perfezione a farmi notare la sua pupilla dilatarsi ogni volta che mi guarda.
"Ah e quale sarebbe?" Chiedo incrociando le braccia giusto sotto il seno.
"Perché ho bisogno della tua presenza. Avere te al mio fianco in un'occasione del genere, sarebbe davvero una gran bella cosa"
Mi scappa una risatina e poi sospiro lievemente, pensandoci su per un istante. Essere la ragazza di Riccardo soltanto per finzione, mi turba parecchio. Ma il fatto di esserlo soltanto per poche ore, riesce a rendermi più serena. Ho paura di sbagliare, di fare figuracce, di non essere abbastanza per lui. Per loro. Dio mio.
"E quando sarebbe questa cena?" Gli chiedo. Lo vedo muoversi lentamente sulla sedia, come se avesse del peperoncino sotto il sedere. Mi trattengo nel scoppiare a ridere, e quando lo nota mi lancia un'occhiataccia.
"Stasera" Oh Santo Cielo.
"Se prima era un 'no categorico' adesso diventa un 'no categorico raddoppiato'" Chiarisco. Ogni sua speranza sembra svanire, dando spazio a un po' di tristezza che varca la soglia del suo viso.
Poi mi osserva, con un piccolo sorriso beffardo che curva le sue labbra all'insù.
"Grazie, angelo. Sei unica al mondo!" Si solleva, lasciandomi diversi baci sulla guancia e confermandomi quanto sia pazzo.
"Non ho detto si, idiota!"
"Non importa, non è un problema di grande importanza" Risponde alzando le spalle. La cameriera ci consegna le nostre ordinazioni, appoggiando i vassoi sulla superficie del tavolo. Noi la ringraziamo sottovoce, aspettando che si allontani per poter continuare.
"Ma-" Inizio. Lui mi interrompe, poggiando l'indice fra le sue labbra lucide e bellissime.
"Buon pranzo, angelo mio" Alle sue parole, sospiro.
Mi arrendo. Interamente.

Eh beh beh...😏
Credo che dopo la cena succederà qualcosa😝😏
Spero di poter fare il doppio aggiornamento, quindi... a più tardi🐬
-Roberta

Amore infinito - Federica e RiccardoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora