Capitolo 54.

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L'intera notte è passata molto ma molto lentamente e non appena le prime luci dell'alba spezzano il buio della mia camera, decido di alzarmi all'istante. Mangio qualcosa di veloce per colazione, cercando di mantenermi quanto più attiva possibile.
Il mondo mi crolla interamente addosso non appena i miei occhi si poggiano sulla mia figura riflessa allo specchio. Le mie dannate occhiaie sono aumentate notevolmente d'intensità, alcune ciocche dei miei capelli sono confuse e le mie labbra arrossate e gonfie.
Per qualche secondo rimango immobile, notando una piccola lacrima scorrermi lungo la pelle molto cautamente. La raccolgo con il polpastrello, cacciandola via con dolcezza per poi sospirare triste e sconfitta. Ho il cuore a pezzi e interamente gelato. Il comportamento di Riccardo mi ha completamente pietrificata, riuscendo a spezzare quello stabile equilibrio che avevamo provato a costruire. Se fino a ieri ero una pioggia mista di colori, in questo momento l'unico colore che riesco a vedere è il nero.
Sospiro pesantemente per un istante, afferrando il cellulare e sperando di trovare una sua chiamata o un semplice messaggio di scuse. L'unica cosa che riesco a percepire è il silenzio. Un silenzio immenso e doloroso, che fa male sia al mio cuore che alla mia anima. Ogni singolo pezzo di me si sta sgretolando piano piano, facendo diminuire sempre di più l'aria all'interno dei miei polmoni. Mi sento morire, ma cerco di non crollare, facendo dei profondi respiri per calmarmi.
Devo essere forte. Voglio essere forte. Non voglio soffrire ancora, devo essere abbastanza potente per affrontare il tutto a testa alta e con il cuore spento.
Una piccola scossa mi pervade la schiena, facendomi scuotere immediatamente. Meno confusa e più tranquilla, raggiungo il bagno pronta a sistemarmi per poter raggiungere Riccardo. Ho davvero bisogno di parlargli e sapere tutto ciò che pensa. Mi aspetto delle spiegazioni, ma sono certa che non arriveranno. Almeno non immediatamente.
Sono pronta verso le otto, quindi faccio tutto in maniera rapida in modo da accelerare i tempi e raggiungerlo prima che lui vada a lavoro. Non appena il freddo di Gennaio mi colpisce la pelle, sollevo la sciarpa di lana sulle labbra e mi stringo il cappotto attorno al corpo, cercando di combattere i numerosi brividi che lo hanno appena attraversato. Avanzo verso l'auto e non appena raggiungo l'interno vengo accolta da un favoloso calduccio e dall'intenso profumo di Riccardo. Lo sento ovunque. Nonostante non sia qui con me, riesco a percepire la sua presenza in ogni angolo. Non ci vediamo soltanto da poche ore, eppure mi sembrano giorni o forse anni. La sua vita si è intrecciata così tanto alla mia, tanto da farci dimenticare il resto e condurre ogni singolo momento mano nella mano, come se fosse l'unica cosa da fare.
Qualche minuto dopo, mi ritrovo lungo il viale dell'appartamento di Riccardo e solo poco più tardi, acquisto un minimo di coraggio per poterlo raggiungere. Il cuore mi martella all'interno della cassa toracica in maniera meccanica e veloce, il respiro si spezza improvvisamente e per qualche secondo le mie gambe cedono, eliminando la terra sotto di me.
La porta del condominio è spalancata, quindi mi affretto per evitare che si chiuda. Sul ciglio è appoggiato un uomo più o meno sessantenne che accarezza il suo cagnolino dolcemente. Non è la prima volta che lo vedo e sono quasi sicura che si ricordi di me. "Buongiorno" Lo saluto.
"Buongiorno a lei, signorina" Ricambia, guardandomi. "Mi saluti l'avvocato Marcuzzo"
Arrossisco all'istante, sentendomi felice ma allo stesso tempo imbarazzata che si sia ricordato di quel famoso giorno quando ero con Riccardo.
"Lo farò" Sorrido. Gli regalo una risata nervosa che ben presto si trasforma in un leggero e semplice sospiro. Faccio un passo verso l'uomo, prima di scansarlo e raggiungere l'appartamento di Riccardo, che in queste ultime due settimane conosco molto meglio del mio. Una fitta di preoccupazione mi pervade immediatamente, ma decido di cacciarla via e pressare il dito sul campanello. Attorno a me regna un silenzio davvero profondo, che si spezza nel momento in cui i miei respiri aumentano la loro intensità, tanto da essere udibili. L'attesa che precede l'arrivo di Riccardo sembra davvero qualcosa di immenso e irraggiungibile, ma quando la porta si schiude lentamente una piccola scia di tranquillità mi attraversa.
I suoi occhi azzurri e assonnati si incrociano ai miei, facendomi realizzare quanto mi sia mancato. Indossa una semplice maglia azzurra e i suoi fianchi sono perfettamente fasciati dai boxer neri. Alla visione, il fiato mi si blocca in gola, non permettendomi di respirare normalmente. Lui mi guarda. Io lo guardo. Pizzico le mie dita più volte, sentendo un calore improvviso farsi spazio sulle mie guance.
"Che ci fai qui?" È lui a spezzare il silenzio con una domanda che non profuma di nessuna emozione. Il suo tono riesce a provocarmi la pelle d'oca e la cosa mi fa sospirare. Sono terribilmente agitata. Non riesco a reggermi in piedi e il suo sguardo così freddo e cupo non fa altro che aggravare maggiormente la mia situazione in questo momento.
"Sono qui perché avevo bisogno di vederti" Sussurro dopo qualche istante, afferrando un pizzico di coraggio. "E di parlare con te"
"Riguardo a cosa?" Domanda incrociando le braccia al petto, poi aggiunge "Vuoi entrare?"
"Si, forse è meglio" Affermo con tranquillità. Pressa il corpo contro la porta per farmi entrare e non appena mi ritrovo da sola con lui, lontana da tutti, vorrei dargli uno schiaffo in pieno viso per poi baciarlo con passione e farci l'amore subito dopo. Eppure non posso fare nulla di tutto ciò, esigo risposte immediate che possano placare queste acque leggermente agitate.
"Allora? Cosa devi dirmi?" Chiede guardando all'interno delle mie iridi color nocciola.
"Mi spieghi come fai ad essere così trasparente di fronte a tutto questo? Vuoi dirmi cosa diavolo ti prende?" Inizio. "Ho fatto qualcosa di sbagliato? Mi sono comportata male? Ti ho ferito? Se l'ho fatto, non era assolutamente mia intenzione" Ogni singola parola lascia le mie labbra dolcemente senza rendermene conto.
"No, non hai fatto nulla... semplicemente l'udienza di ieri non è andata come speravo" Risponde molto vagamente, facendo aumentare il mio stato di nervosismo.
"E in tutto questo casino, io cosa diavolo c'entro?" La domanda mi sorge spontanea e in tutta sincerità sono orgogliosa del modo in cui sto affrontando questa discussione con lui.
"Assolutamente nulla, avevo bisogno di stare da solo"
"Sei strano, Riccardo. Lasciatelo dire" Sospiro. Sono parecchio agitata e riesco a percepire quanto anche lui lo sia. "Voglio che il tuo lavoro non interagisca assolutamente con la nostra storia d'amore. Devi cercare di tenerlo lontano, proprio come faccio io" Affermo con decisione. "Anche io ho i miei problemi, ma nel momento in cui ti sento o di vedo, nulla e nessuno ha più senso! Solo tu. Solo noi, cazzo!"
"Mi dispiace, angelo..."

Amore infinito - Federica e RiccardoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora