Il resto della settimana è letteralmente volato via in un soffio davanti ai miei occhi. Il week-end è finalmente arrivato e con esso, anche quella infinita voglia di riposarmi e stare in casa.
Il sabato pomeriggio è sempre stato un giorno che ho amato. Tra tutti lo considero il più tranquillo e sereno.
"Sto mangiando un gelato più grande di te" Esclama Riccardo, attraverso il telefono.
"Addirittura?!" Rido, lanciando uno sguardo al televisore, che ho deciso di accendere soltanto per cacciare via la noia.
"Oh già, angelo"
Sospiro dolcemente, lasciando scivolare la testa sul divano, rilassandomi.
Socchiudo gli occhi e inizio a raccontargli di quanto abbia voglia di fare qualcosa di bello e dannatamente strano. "Ti va di vedere un film con me?" Propone all'improvviso. Io rimango in silenzio, non sapendo cosa rispondergli.
"Al cinema?" Domando cercando di alleggerire la nostra situazione, in questo momento tesa come una corsa di violino.
"No, da me. Allora? Ti va?"
"Si, mi va" Ho paura di aver fatto male. Credo di star facendo la cazzata più grande della mia vita, ma il fatto di rivederlo e stare un po' con lui, mi elettrizza parecchio.
"Bene, perfetto! Passo a prenderti io"
"No, non disturbarti. Ho la macchina" Ammetto, tranquillamente.
"Non importa. Dimmi l'indirizzo e tra dieci minuti sono lì da te"
"Non ce la farò mai a prepararmi in dieci minuti" Gli dico in tutta sincerità. Lo sento sospirare e non posso fare altro che ridacchiare lievemente.
"Significa che ti aspetterò" Mormora. Un sorriso sorge sulle mie labbra, illuminandole con una dolcezza davvero incredibile.
"A dopo, avvocato" Dopo averlo salutato e aver ricevuto un piccolo bacino da parte sua, attacco la chiamata, inviandogli il mio indirizzo con un messaggio.
Non vedo Riccardo da ieri, e non riesco a capire per quale fottuta legge fisica, il mio corpo è in continua agitazione.
Mi sollevo di scatto, correndo verso la mia camera e afferrare un paio di jeans e una leggera felpa. In queste ultime sere d'estate il venticello che soffia sulla bella Milano è davvero troppo fastidioso.
Mi lavo il viso e i denti con una velocità estrema e con davvero poca, pochissima cura. Faccio una coda alta ai capelli e applico un leggero strato di mascara alle ciglia, in modo che il mio aspetto possa 'migliorarsi'.
Quando sto per indossare i jeans, lo squillo del campanello mi fa sussultare e cacciare un urlo. Cazzo, è già qui.
Ha impiegato davvero dieci minuti o forse poco meno. Gli avvocati sono incredibili, soprattutto lui.
"Chi è?" Domando attraverso la cornetta del citofono.
"Riccardo"
"Terzo piano" Spingo il dito contro il tasto, aprendo la porta d'ingresso del condominio.
Lascio scivolare la felpa lungo i miei fianchi e poi lancio uno sguardo allo specchio, notando la mia immagine riflessa su di esso.
"Ciao" Mormora lui dietro di me. Io sussulto all'istante, girandomi verso la sua direzione.
"Oddio ciao!" Esclamo imbarazzata appoggiando il palmo della mano sul mio petto per calmare i battiti del mio cuore in po' accelerati a causa dello spavento.
"Scusami, non volevo metterti paura"
"No, non fa nulla. Sei stato veloce" Affermo, avvicinandomi a lui.
"Ho usato l'ascensore, angelo" Annuisco.
Lui fa un passo verso di me, posizionandosi parallelamente al mio viso. I miei occhi incontrano i suoi nella maniera più dolce possibile e la cosa fa sorridere entrambi.
Poggia le mani sui miei fianchi, e con un veloce e candido movimento mi ritrovo intrappolata fra il suo corpo e la parete. La sua vicinanza mi fa crollare le gambe e tremare il cuore. Dio mio, è tutto così strano.
Non blocco le mie braccia che circondano il suo collo velocemente, cercando di attirarlo ancora di più a me e cacciare via tutte le mie paure. Mi lascia un bacio sulla mandibola per poi salire sulla guancia e infine sulla punta del naso.
"Mi sei mancata"
"Anche tu mi sei mancato" È la prima volta che lo ammetto, infatti posso notarlo quanto sia sorpreso a causa di questa mia dichiarazione.
"Prendi il cellulare e andiamo" Mormora sottovoce, soffiando sulla mia pelle. Diversi brividi iniziano a farmi rotolare ogni singola cellula e la colpa è solo ed esclusivamente di quest'uomo che riesce a farmi cedere in ogni momento.
"Andiamo" Scappo via dalle sue braccia, afferrando tutto ciò che mi ha appena detto e uscire fuori dal mio appartamento. Chiudo la porta lentamente, sentendo la sua mano poggiarsi sulla mia schiena per farmi strada.
"Dovresti scioglierti i capelli" Mi consiglia non appena entriamo all'interno della sua auto. Io ruoto il capo verso di lui, osservando le sue labbra arricciarsi lentamente.
"Perché?" Incrocio le braccia al petto. Intorno a noi c'è soltanto il buio, ma quei lampioni sul viale riescono ad illuminare le sue iridi, permettendomi di osservarle in silenzio, completamente senza parole a causa della loro bellezza strabiliante.
"Perché sei più bella"
Il mio cuore riesce a bloccarsi. Nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere o almeno, non con questo tono.
Prima che possa ribattere, le sue lunghe dita si appoggiano sull'elastico nero perfettamente immobile e stretto fra i miei lunghi capelli. Socchiudo le palpebre, riuscendo a sentire il suo sguardo persistere su di me.
Lo fa scorrere con lentezza lungo le ciocche, accarezzandole e sfiorandole più e più volte con i polpastrelli. Resto in silenzio, godendomi le sue carezze che continuano il loro percorso.
Fa scivolare i miei capelli sulle spalle, sistemando il ciuffo birichino che vuole scappare via. Lo posiziona proprio dietro l'orecchio, per poi osservarmi e regalarmi un piccolo sorriso che riesce a donarmi un'allucinante calma. "Mmh si, decisamente molto meglio"
Un leggero calore si propaga sul mio viso, provocandogli un leggero rossore.
"Smettila di mettermi in imbarazzo" Mormoro ridendo.
"Sei adorabile quando arrossisci"
Io scuoto la testa, appoggiando i gomiti sulle ginocchia per poi afferrare la testa e stringerla fra le mani. "Dico sul serio, angelo"
Le sue dita si fanno spazio sotto il mio braccio, prima di appoggiarsi su una parte precisa del mio corpo: la mia coscia.
Sollevo il capo all'istante, alternando lo sguardo dal suo viso alla sua mano. Lui mi osserva. In silenzio.
"S-scusami, non vole-" Borbotta imbarazzato, tirandola indietro. Prima che possa farlo, la stringo dolcemente, riportandola su di me.
"Non toglierla mai più"
Un sorriso sorge sulle sue labbra, prima di girare il capo e riportare lo sguardo su di me per l'ennesima volta. "Andiamo a casa, fai presto però. Ho freddo" Lo incito.
"Si, tranquilla" Mi rassicura e accende il motore. Durante il tragitto mi prendo qualche istante per guardare il suo viso, soffermandomi sulle piccole cose: le ciglia, la leggera e soffice barba, il piccolo neo sul mento, la forma degli occhi, la sfumatura color nocciola sui capelli e... quel dannato sorriso, che penso appartenga a una delle otto meraviglie del mondo.
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Amore infinito - Federica e Riccardo
FanficFederica Carta. Riccardo Marcuzzo. Due anime perfettamente complici. Due cuori uniti da un amore: un amore infinito.