Capitolo 10.

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Fisso il cielo da diversi minuti, appoggiando la fronte sul vetro della finestra per rilassarmi. Sospiro ogni tanto con leggerezza, aspettando che il sandwich che ho appena preparato sia pronto.
Non riesco a smettere di pensare a Riccardo e alle sue parole. Siamo stati insieme per diverse ore, ma ogni volta non è mai abbastanza.
Tutto ciò che mi ha sussurrato è rimasto racchiuso nelle pareti del mio cuore, facendo aumentare notevolmente i battiti. È riuscito a leggere le parti più profonde di me e quei pochi aspetti del mio carattere che non ho mai rivelato a nessuno, tranne alla mia famiglia. Ha preso ogni singolo pezzo del mio corpo, per poi rimetterlo al suo posto e cullarmi lentamente, come si fa con le cose di grande importanza.
Ha cercato di farmi sorridere, riuscendo a farmi dimenticare il mio duro e travagliato passato. Mi ha stretto la mano, aiutandomi ad attraversare questi strani ricordi che mi hanno varcato la mente.
Forse ha ragione, ho proprio un cuore di ghiaccio ma sono certa che con il passare dei mesi, lui riuscirà a farlo sciogliere, in modo che possa emergere il mio lato positivo e felice che non riesco ad afferrare da parecchio tempo. Forse troppo.
Sospiro più volte, cercando di chiudere all'interno di un cassetto questi pensieri che provocano un'assurda confusione all'interno della mia mente e del mio cuore. Essi vengono del tutto eliminati grazie alla suoneria del mio cellulare che si propaga all'interno della piccola cucina. Lo afferro immediatamente, trascinando il dito sullo schermo per poter rispondere.
"Si? Pronto?"
"Buonasera, angelo"
"Riccardo?" Non appena sento la sua voce riempirmi i timpani, non riesco a bloccare quel leggero sorrisino che emerge sulle mie labbra all'istante.
"Già, sono proprio io. Dormivi?" Chiede con dolcezza.
"No, stavo per mangiare qualcosa" Rispondo, lanciando uno sguardo a quel dannato sandwich, che sta impiegando più del solito per abbrustolirsi. "Tu cosa fai?"
"Aspetto che arrivi la pizza" Mormora.
"Come hai fatto ad avere il mio numero di telefono?" Non che la cosa mi dispiaccia, ma sono curiosa. Adorerei parlare con lui anche durante il giorno, provando ad essere 'uniti' nonostante la distanza che ci separa.
"Beh, mai lasciare Riccardo Marcuzzo da solo, di fronte al bancone della biblioteca di una bella ragazza come te" Sussurra ridacchiando leggermente. Io scoppio a ridere, pensando ai diversi bigliettini -appoggiati sulla superficie di legno- e continenti il numero fisso e quello del mio cellulare.
"Non hai perso tempo, avvocato" Lui si lascia scappare un leggero sospiro, facendomi sorridere ampiamente.
"Ovvio che no. Ho fatto male?"
"No, certo che no. Hai fatto benissimo" Ammetto.
"Ne sei felice?" Chiede. La sua domanda mi spiazza, ma cerco di rimanere tranquilla e rispondergli in tutta sincerità.
"Secondo te?"
"Onestamente non lo so. Potresti non esserlo..." Posso immaginarlo fare spallucce e non riesco a non ridere.
"E perché?"
"Boh, probabilmente non potrebbe piacerti la mia compagnia o parlare con me. Non lo-"
"Sono felicissima che tu l'abbia fatto" Lo interrompo per poi sorridere.
"Wow" Questa è l'unica parola che scappa fuori dalle sue labbra. Forse è sorpreso e in tutta sincerità, lo sono anche io. "Queste tue affermazioni improvvise mi fanno letteralmente impazzire"
"Sono orgogliosa di riuscirci" Ammetto dolcemente. Afferro il mio bicchiere pieno d'acqua e ne bevo un piccolo sorso, provando a rilassarmi. "Comunque, devo ancora restituirti la giacca che mi hai prestato alcuni giorni fa" Gli dico, lanciando uno sguardo all'indumento perfettamente sospeso sull'appendiabiti.
"Nessun problema. Fai con calma, tanto non mi serve"
"Eh no, non mi sembra corretto" Faccio spallucce sinceramente.
"Oh eddai, stai serena"
Mormoro un veloce 'okay' prima di sospirare lievemente.
"Ti manco?" Domanda all'improvviso, facendomi gelare il sangue.
"E io?" Chiedo di rimando, ignorando la sua domanda.
"Tanto" Ammette. Il mio cuore fa un salto, ma cerco comunque di non dargli molta importanza.
"Bene" Sospiro leggermente imbarazzata. Non mi aspettavo una sua risposta di questo tipo.
"A te?"
"Non ti rispondo, devi capirlo da solo" Mi mordo il labbro e incrocio le gambe, trattenendo un leggero risolino che vuole scappare via dalle mie labbra.
"Sei una stronzetta"
"Dal cuore di ghiaccio" Continuo.
"Adesso salvo il tuo contatto con questo nomignolo"
"'Angelo' mi si addice di più" Affermo, facendolo ridere. "Non credi?"
"'Angelo dal cuore di ghiaccio'" Mi stuzzica. Io alzo gli occhi al cielo, per poi sbuffare sonoramente.
"Avvocato Marcuzzo! Se non la smette di prendermi in giro, giuro che potrei terminare la nostra conversazione proprio adesso" Lo minaccio, con un pizzico di ironia.
"Non lo faresti"
Prima che possa dire o fare qualche altra cosa, premo il dito sullo schermo, attaccando la chiamata all'istante.
Scoppio a ridere, riuscendo ad essere consapevole di avere il coltello dalla parte del manico. Adoro prenderlo in giro e adoro il fatto che lui mi sopporti e mi accetti per quello che sono.
Muovo freneticamente le dita sulla tastiera, cercando il nome adatto per poter salvare il suo numero di telefono.

'Avvocato mascalzone'.

Sorrido immediatamente, ripensando a tutte le volte che si è comportato da tale.
Quando mi arriva un messaggio proprio da lui, non riesco a non ridere, provando per l'ennesima volta quella sensazione di felicità dentro di me.

'Sei una cattiva ragazza!'

'Lo so. Ma te lo meriti'

'Fanculo. Dì al tuo cuore di ghiaccio di smetterla di farmi questi scherzetti'

'Lo farò, avvocato. Promesso'

'Vado a cenare, la pizza è appena arrivata'

'Vado anche io'

'Ti chiamo più tardi?'

'Si, ti aspetto'

'A dopo, angelo. Buona cena'

'Buona cena anche a te'

Poggio il cellulare sul bancone, per poi afferrare il mio sandwich e iniziare a mangiarlo.
Nonostante sia impegnata a fare altro, il pensiero di Riccardo non mi abbandona la mente per nessuna ragione al mondo. Continuo a ripensare alla nostra conversazione telefonica, non riuscendo a smettere di sorridere.
Posso immaginarlo a fare lo stesso, semplicemente con qualche paura in meno.
Per tutta la cena fisso lo schermo del cellulare, sperando che si accenda e compaia il nome di Riccardo. Tutto questo non succede, ma nel momento in cui ogni singola speranza sembra sgretolarsi, all'improvviso accade.
Il cuore mi sobbalza all'interno del petto e mi catupulto letteralmente verso l'aggeggio, afferrandolo alla velocità della luce. "Riccardo?"
"Scusami per il ritardo, ma Lira aveva bisogno di mangiare qualcosa" Mi dice. Sapevo che mi avrebbe chiamata. Me lo sentivo.
"Mi piacerebbe tantissimo conoscere la tua gattina"
"Dovresti, è davvero tenera e bellissima come il padrone" Si vanta maliziosamente. Io sospiro.
"Poco modesto"
"Lo so, è una caratteristica degli avvocati" Risponde immediatamente.
"Sei imprevedibile, Marcuzzo" Alzo gli occhi al cielo, sentendo il suo divertimento sovrastare ogni cosa.
Poche ore dopo, noi siamo ancora lì. Connessi da quell'infinito filo che ci rende vicini e felici. Felici di sorridere, di parlare e di viverci senza nessun tipo di ostacolo e paura.

Amore infinito - Federica e RiccardoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora