PROLOGO || ✓

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Niente.
È l'unica cosa che sento.
Come il silenzio assordante durante la notte.
Buio.
Come un blackout intero in una città piena di luci.
Freddo.
Come quando sei in Alaska e hai solo una maglietta a maniche corte per coprirti.
Ma credo sia più freddo.
Più un blocco di ghiaccio resistente anche al fuoco che scioglie soltanto qualche puntino inutile.
E ho paura anche se non lo faccio notare.
Mi sento sola, invisibile e affamata di attenzioni che non avrò mai.
Non mi rimane niente se non cicatrici visibili sulla pelle e invisibili sul cuore e sull'anima.

Sono come un corpo morto ma che purtroppo ancora respira e cammina normalmente.
Non sento più nemmeno il battito cardiaco.
Non so nemmeno cosa si provi ad amare qualcuno o a fidarsi di qualcun'altro all'infuori di se stessi.
Non so come andare avanti senza dover usare le brutte maniere o sfogarmi soltanto con qualche pugno o con le dita premute sul grilletto.
Non so cosa significhi respirare aria pulita a pieni polmoni, io che di polmoni ho solo aria sporca per via delle John Player Special lunghe rosse.
Rosso. Come il sangue che vedo ogni giorno sulle mie mani e dentro al petto che sanguina senza fermarsi.

Vorrei avere una famiglia che mi voglia bene.
Vorrei avere un ragazzo da amare.
Vorrei avere dei figli un giorno.
Passare il week-end con gli amici a fare delle grigliate in gruppo.
Vorrei avere delle amiche magari, passare con loro giornate intere a parlare di quanto sia bello il capitano della squadra di football.
O magari, soltanto qualche giorno per me.
Magari in compagnia, magari in pace con me stessa.

Ma sono dannata.
Morta.
Ferita.
Accaldata, per via del fuoco dell'inferno che mi circonda.
E sento freddo.
Tanto freddo.
Come se fossi nuda, all'interno di una grotta dove da piccoli buchi entra acqua piovana gelida.
E sola.
Così sola che nemmeno un cane abbandonato può sentirsi.

Ma ringrazio Jerry.
L'unico uomo che mi sta affianco e che si sia guadagnato la mia fiducia senza esitare, lui.
Lui che mi capisce con un solo sguardo anche per chiamarmi normalmente.
E gli voglio bene.
Anche se da Lucifero in persona è strano da dire o da pensare.
Ma gliene voglio tanto. È come un fratello per me.
Mi ha cresciuta e mi ha resa forte per come mi presento oggi.
Mi ha aggiustato quando ero ammaccata di brutto.
Ha calpestato i piedi che avevo in testa e ha cucito le cicatrici più profonde.

Ed oggi, sono qui, con lui. Per compiere il passo più lungo della mia gamba.
Non l'avrei mai fatto se non fosse per lui.
«Devi vivere come una ragazza di 18 anni.» mi aveva detto serio.
«Non riesco a vivere, lo sai...» avevo risposto scherzando.
Ma lui, aveva già in mano biglietti,valigie e tutti i comfort per fare un viaggio.
E senza ombra di negazione, siamo andati subito in aereoporto.
Direzione: Seattle.
È da sempre stata la mia città preferita, un po' come New York o direttamente tutti gli Stati Uniti.

Vivendo in Italia, sai che le bellezze sono diverse.
Quindi, senza esitazione ho preso in mano il biglietto ed avere la certezza che ci fosse anche lui, l'ho seguito fin qui.
E mentre ammiro il paesaggio che ho difronte penso che non tutto è reale.
Come il cielo azzurro e limpido.
Può diventare in un minuto nero e sporco.
O come le nuvole, bianche e leggere.
Possono diventare grigie e zuppe d'acqua.

Ho sempre amato la pioggia, è sempre stata la medicina calmante giusta per me.
Quando litigavo con Jerry ed ero arrabbiata, quando ero arrabbiata e basta, quando ero in situazioni scomode e cupe.. uscivo fuori e guardavo in alto il raggruppamento di nuvole pronte a far scende l'acqua a goccioline e poi in un vero e proprio diluvio.
Mi rilassava vedere quella specie di sequenza: raduno, goccia, acquazzone.
E se penso, adesso, al rumore della pioggia che sbatte sulle finestre, potrei addormentarmi subito.
Ma poi torna dinuovo l'ansia e la paura.
E così, lascio che tutto si basi a dei sonniferi e a delle immagini poco chiare ma che comunque, per me, sono più chiare di un quadro con dipinto un cesto della frutta.

«Pronta?» mi scuote dai pensieri il mio compagno di viaggio.
Mi giro verso di lui e sorrido sul serio, come non ho mai fatto prima di allora.
«Pronta.» annuisco sicura.
Perché so, che comunque vada, con solo Jerry accanto posso essere pronta sul serio per fare questo enorme passo.
Ad essere una persona migliore, ad essere più.. normale.

I'm Scared || COMPLETA - IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora