42. Mike, verità e bourbon a volontà. || ✓

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»a fine capitolo, leggete lo spazio autrice,
ho bisogno di un vostro consiglio.
Buona lettura.😘

Un anno fa

Bene.
Credo che sia una parole priva di significato per alcuni; che la usano soltanto per fare felici i loro familiari, i loro amici e pure i loro animali!

«A che pensi, ragazzina?» la voce del barbone, mi toglie i pensieri quasi poetici.

Faccio spallucce, continuando a mangiare l'insalata di tonno.
Per essere un barbone dai vestiti più sgualciti dei miei, viveva piuttosto bene.
Ancora una volta, con lo sguardo miravo le pareti scrostate ma pulite del piccolo appartamento.
Era pieno di foto di una bambina dai capelli biondi e gli occhi verdi; mi giro a guardare l'uomo difronte a me, vedendolo con un cipiglio mentre mi studiava con i suoi occhi grandi e verdi.
Sua figlia.

«É tua figlia quella nelle foto?» chiedo, degludendo l'ultimo boccone.

«Si.» sospira.

«É molto bella!»

«Era.»

Merda.

«Oh.. ehm.. s-s- cioè si, va.» dico aggrottando le sopracciglia senza poter continuare.

«Non sai dire la parola scusa, vero?»

Non rispondo e per la prima volta, abbasso la testa a disagio.
Non lo so dire da un po' perché la gente, quando mi faceva male non lo dicevano mai e ho imparato da loro.

«Parlami di lei.. v-vorrei conoscerla.» dico di punto in bianco.

E non se lo fa ripetere due volte; mi racconta anche di lui che era un contabile e viveva con la moglie che l'ha tradito con il migliore amico.
È caduto in uno stato di depressione e l'hanno licenziato, la moglie lo aveva lasciato per vivere con l'altro e si è ritrovato solo con una bambina di tre anni.
Con i pochi soldi che aveva ha affittato questo piccolo appartamentino dove la figlia si ammalò per un tumore al cervello e rimase solo a racimolare soldi per strada perché nessuno l'aveva chiamato per un lavoro.

Mi viene una fitta al cuore a sentire queste cose e vorrei aiutarlo ma non siamo Seattle.
Non siamo con i miei soldi e mi viene da piangere per lui ma non ci riesco proprio, è frustante.

«Parlami un po' di te, Amanda.»

«Non c'è niente da dire, sono solo una ragazzina di diciotto anni che si è trasferita qui per-»

«Dire le bugie.»

Spalanco la bocca indignata e sto per rispondere a tono ma si alza dal suo posto per prendere i piatti vuoti e metterli nel lavabo, successivamente tornando con due bottiglie di bourbon.

«Ho queste ultime bottiglie, le condivido con te così tu possa metterti a tuo agio.
Non farò commenti, giuro!»

«Non mi giudicherai?»

«Parola mia!» borbotta.

E lo faccio.
Me ne pentirò domani, ma lo faccio.
Attacco il collo della bottiglia alle labbra e bevo un lungo sorso.

«Sono un assassina.» sputo di colpo.

Mike tossisce come un forsennato e si gira ad occhi sgranati verso di me che nemmeno lo degno di uno sguardo e bevo ancora.

«Hanno ucciso davanti a me mia madre e ho voluto a tutti i costi farla pagare a chi era nella cerchia e all'assassino.»

«Oh madre di Dio!» sussulta.

«Mio padre e mio fratello mi hanno violentata fin dall'età di cinque anni e mi hanno aggredita anche tempo prima per farlo ancora e ora mi ritrovo qui.»

«Oh Santa Maria!»

«Facevo parte di una comunità di assassini, ladri, stalker e quant'altro ho incontrato il mio primo vero amico che mi ha mentito e vorrei morire, ogni giorno non ce la faccio più.
Ho un mostro legato dentro l'anima che mi divora ogni giorno e mi mette talmente tanta paura che ho voglia di uccidermi.
Non so cosa farne della mia vita e vorrei piangere ma non ci riesco e ho come un blocco e mi manca così tanto Jerry.
Invoco Satana ma non mi aiuta, Dio mi ha voltato le spalle nel momento in cui mi hanno violentata e voglio essere sepolta.» singhiozzo senza accorgermi e mi ritrovo ad urlare, tenendo una mano al petto.
«Mi ha lasciato qui, da sola. Ho bisogno di lui.»

Mike mi avvolge tra le sue braccia così forte che mi si blocca il respiro per qualche secondo ma lo ritrovo subito dopo, piangendo come una bambina dovrebbe fare.
Non sto piangendo tutto, sto solo piangendo un parte che contiene la mancanza di Jerry.

«Fa bene piangere per un po'!» mormora.

«Voglio morire.» urlo e gemo così forte come se qualcuno mi avesse presa a calci nello stomaco.

«Va tutto bene, bambina. È okay, tutto è passato.» mi accarezza i capelli così dolcemente che mi viene da rimanere qui per sempre o forse, va bene per un po'.

»spazio autrice.
Capitolo corto, lo so. Mi farò perdonare, giuro!
Ma.. avevo una richiesta da farvi: così, su due piedi avevo pensato di dividere la storia in due parti.
Magari, appena finirà "l'anno nero" potrei riportare il presente in un secondo libro.
Così da non fare una storia lunga.. non so, voi che ne pensate? Ho bisogno di un consiglio!

P.s grazie per i 7K, sono contenta che la storia vi sia piaciuta ❤

I'm Scared || COMPLETA - IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora