7. Lavoro con Satana. || ✓

3.6K 150 8
                                    

Da quando sono entrata, non ho fatto altro che ballare, bere, ballare e bere ancora.
Credo siano passati più di due ore, ed io sono ancora qui a bere vodka liscia alla menta.
Sulla pista da ballo, ho dovuto rompere circa 4 tendini a 4 ragazzi diversi, mi stavano con il fiato sul collo e il loro pacco nel mio spazio proibito.
Inutile dire, che dopo questo, nessuno mi ha più sfiorata.
Ed è meglio così, non voglio essere toccata da nessuno.
Mai più, nella vita, mi farò toccare da qualcuno se non sia Jerry.
L'unico e solo uomo che può fare di me, ciò che vuole.
L'unico.

«Sola?» chiede una voce maschile, a me purtroppo conosciuta.

Mi giro verso Neil e alzo le spalle.
«Meglio soli che male accompagnati, no?» chiedo, alzando un sopracciglio.

Sorride diverto e annuisce.
«Touchè.» risponde.
Ordinando, poi, un bicchiere d'alcool con il nome strano.
«Come mai, sola soletta?» chiede ancora.

«Paparino non ti ha detto di fare meno domande?» chiedo scettica.

Vedo la sua postura diventare rigida e la mascella indurire.
«Paparino è morto.» dice.

Apro le bocca e la richiudo.
No.
Dovevo ucciderlo io, porca troia.
Impreco in mille lingue diverse, chiamando Lucifero in mio aiuto.
«Quando?» chiedo esasperata.

«Cosa?

«È morto, intendo.»

«Oh.. ma non è morto, morto.. è morto psicologicamente intendevo.» risponde, confuso.

Ed è lì, che davanti ad una bella notizia sorrido, mostrando i miei denti bianchi.
Lui continua a guardarmi confuso e io sorrido, allargando sempre di più le labbra.
«Il mio capo, mi ha aiutato.» annuncio, ancora con le guance dolenti.

«Capo? Dove lavori?» chiede confuso più di prima.

Bevo l'ultimo goccio di vodka e sorrido.
«All'inferno. Con Satana amico, mai sentito parlarne?» chiedo io invece, con un sorriso divertito.
Chiedo un altro bicchiere al ragazzo, dietro al bancone e mi perdo ad osservare la gente che balla in pista.
Se ci fosse Jerry, sicuramente si sarebbe messo a ballare meglio di tutti e sorrido al pensiero.

«Che pensi?» mi chiede ancora il ragazzo affianco.

Alzo gli occhi al cielo e sbuffo.
«Che sto per ubriacarmi sul serio dopo questo bicchiere.» ammetto, bevendo in un sorso tutto il contenuto.
Ed è vero, ho la testa che mi gira come se fossi in una giostra.
Ho una forte nausea ma non ci faccio caso, così mi alzo dallo sgabello e barcollando cammino fino in pista.
Inizio a muovermi come non ho mai fatto prima d'ora e muovo il corpo in un modo sensuale o almeno, è quello che faccio..
Sento due mani poggiarsi sui miei fianchi e anche se non capisco molto, tornano a galla i ricordi.
E divento una statua in marmo, con il fiato corto.

«Sei una favola..» ringhia, facendo le sue spinte più forti.
«Non piangere, andrà bene. Sarai già una donna più in .» mormora, guardando tra le mie gambe.

«Oh mio dio.» grido, tappandomi le orecchie.
Sposto le mani viscide e mi metto a correre fuori dal locale, lontano da tutto e da tutti.
Nonono, non va affatto bene.
«Non sono debole..» mormoro, respirando profondamente.
Mi ripeto questo, per un bel po' prima che tutto torni normale.
Nessuna lacrima, niente di niente. C'è la posso fare.
Sento dei passi veloci dietro di me e mi giro subito in quella direzione, mettendomi subito in posizione d'attacco.
Appena noto che una figura si avvicina, lo prendo da un braccio e quest'ultimo lo faccio girare dietro la schiena.
Con un ginocchio, lo colpisco al torace in modo di farlo sdraiare a terra.

«Dio, non ho mai visto ragazze come te.» mormora affaticato quel coglione di Neil.

Sbuffo e torno alla mia postura rigida.
«Che cosa ci fai qui? Io ti odio!» ringhio.

«Denise ti cercava e allora ti vole-» inizia a parlare a vanvera e menomale che sua sorella in persona lo interrompe.

«Dormi da noi.» annuncia autoritaria.

Mi giro a guardarla e la squadra dalla testa ai piedi.
«Tu..-la indico- stai dando degli ordini a me? -mi indico-» e scoppio a ridere.
«Satana...» mormoro prendendo fiato.
«Io non dormo da nessuna parte che non sia casa mia e per di più, grazie ma passo.» dico, tornando seria.

«Allora verremo noi da te.» continua.

Spalanco gli occhi di colpo.
«NO.» rispondo subito.
«Cioè, io vivo in una casa sporca sai? Poi è pieno di carte e topi e blatte.
Sai quelle cose piccole che si insinuano dentro il letto e app-»

«OKAY, OKAY.» urla tappandosi le orecchie.
«Non vuoi nessuno a casa tua, allora vieni da noi. Stasera rimarremo insieme e fine della storia.» annuncia.

Ed è proprio qui che si sbaglia. Iris non prende ordini da nessuno.
Mi avvicino pericolosamente al suo viso e dico solo poche parole.
«Non.darmi.mai.piú.ordini.» ringhio.
Così, prendo la borsa e mi incammino verso casa a piedi.
Mi serve proprio una serata con la mente libera.
Mentre cammino lungo il marciapiede, sento dei passi dietro di me.
Non mi allarmo tanto, so difendermi da sola e anche bene!
Ma una colonia di whisky e fumo, mi investe l'olfatto e faccio un sorrisino divertito, riconoscendo l'unica persona che usa questa colonia.
Anche se il mio cuore cede un po', appena sento che mi sta raggiungendo.

«Non dovevi partire?» dico, dritta al punto. Nascondendo la mia felicità che sia con me adesso, con un tono distaccato e freddo.

«E chi ti terrebbe d'occhio? E poi.. senza la spalla destra, Lucifero non è niente, giusto?» risponde schietto e giuro di aver sentito un sorriso, dietro a quelle parole.

Mi fermo di colpo e un sorriso spontaneo, grande quanto una casa, si forma sulle mie labbra.
Mi giro verso la persona in questione e noto che si è fermato anche lui, a pochi passi da me. Ha le mani messe dentro le tasche dei jeans neri e una canotta fascia perfettamente i bicibidi, tutto adornato con un giubbotto di pelle nera e le sue Reyban sul naso.
«Anche se sembra strano e non mi crederai..» mormoro incerta sulle parole.
«Mi sei mancato Jerry, da morire sul serio.» proseguo, sincera. Ammettendo la dura verità nelle mie parole.

Sorride anche lui in risposta.
«Anche tu mi sei mancata.» ammette, allargando le braccia.

Non perdo un minuto di più e mi fiondo dentro, non aspettando altro per quasi un mese intero.
«Se avessi le lacrime, piangerei.. credimi!» ridacchio, sulla stoffa della sua canotta.

«Lo so, ti giuro che lo so.» borbotta ridendo e facendo vibrare il corpo e anche il mio cuore malandato.

Dopo poco, ci stacchiamo e prendiamo a camminare, verso casa mia.
«Che intenzione hai, adesso intendo.» rompo il silenzio pesante che si è creato.

Fa spallucce, quasi indifferente.
«Abbiamo un lavoro da portare avanti no? E una normalità da costruire, insieme. Quindi, preparami una camera, del cibo, delle armi, dei pesi e una bella gara per finire il tutto in bellezza che voglio sapere il tuo piano.» annuncia, ghignando.

«Oh amico, devi sapere del mio piano allora.» dico divertita, accendendo la vendetta che c'è in me.

«Ovvio, devi arrivare a William giusto? Stai usando i suoi figli che sicuramente saranno la cosa più cara per lui e ovviamente, sono il mezzo perfetto.»

«Oh Jerry, quanto mi sei mancato!» ammetto, sospirando.

I'm Scared || COMPLETA - IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora