6. Non sono come gli altri. || ✓

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«Come ben sapete, Giulietta e Romeo avevano un amore dannato...» continua il professore di letteratura.

Dio mio, cosa farei per non aver detto quelle parole a Jerry.
Cioè, non per essere una con un controsenso.. ma cavoli, essere normali per me, significava girare per fast-food a provare nuovi panini.
Oppure non so, riverniciare l'auto, comprare un nuovo profumo e per di più, aggiustare anche il motore con uno più "forte", si.
Ma non di andare a scuola, almeno credo che andare lì, non fosse una cosa normale.
Studiare, diventare qualcuno.
Ma qualcosa di più semplice?
Io ero un'assassina e non dovevo studiare molto e per di più, sono anche ricercata.

Al suono della campanella, come al mio solito, prendo gli oggetti usati e li riposto dentro la borsa.
Mentre stavo per uscire, qualcuno mi ferma per un braccio.
Spalanco gli occhi di colpo, e l'ansia di impossessa di me.
D'istinto, tolgo la mano dal mio braccio e la piego, facendo scricchiolare le ossa e un "ahia" urlato, mi fa capire di aver fatto la mossa sbagliata.

«Oddio, non perdonarmi.» piagnucolo quasi dispiaciuta.

Vedo Denise lanciarmi occhiate piene di fuoco e io che divento cenere.
«Non sei divertente..» borbotta, massaggiandosi il polso.
«Tralasciando la tua faccia impaurita quando ti ho preso il polso, volevo chiederti una cosa.» prosegue con un sorriso che sembra sincero.

«Sentiamo.» dico sospirando, facendo segno con una mano di continuare.

«Io e i miei fratelli-»

«No!» la interrompo immediatamente.
«I tuoi fratelli niente. Sembrano degli sbirri che vogliono sbattermi in cella.
Non sto con due che hanno la puzza sotto al naso.»
Ed è la verità, per quanto sembrano "misteriosi" e "carini", mi mettono a disagio.
E non è solo per via della parentela del bastardo che ucciderò presto, ma anche perché tramano qualcosa e mi sa che sanno qualcosa su di me.

«Ti giuro che sono diversi. Vogliono farsi perdonare.
Per questo,se mi fai finire di parlare, ti chiedo di uscire con noi ad un locale.
Hanno una bella musica, si beve tanto senza che ti guardino nemmeno la carta d'identità.
Abbiamo iniziato con il piede sbagliato e voglio che i tuoi anni qui, abbiamo bei ricordi. Sul serio. Una sera soltanto, se non ti piace te ne andrai, promesso.» mi supplica con lo sguardo.

Se magari vado con loro, potrei studiarli e vedere cosa nascondo magari.
Quindi, dopo questo mio breve pensiero che sembra durare secoli, sotto il suo sguardo supplichevole, annuisco.
«Perchè io?» chiedo aggiungendo.

Il suo sorriso si spegne immediatamente e la sua faccia assume una serietà glaciale.
«Sembri triste in questi giorni.. e magari non saranno fatti miei e potresti negare tutto dicendo che non è vero.
Ma so riconoscere una persona quando è triste, voglio che sorridi per una volta, sul serio però.
E sembra che nella tua maschera di indifferenza, si celi dietro un passato che sicuramente alle prime parole che mi racconteresti, i peli delle braccia mi si drizzerebbero.
Quindi, perché non provare ad essere amiche?»

Mi si blocca il respiro alle sue parole.
Ha capito tutto da uno sguardo e mi fa paura, devo ammetterlo. Nessuna sconosciuta ha mai trovato la vera soluzione ai miei "sentimenti".
Nessuno, tranne questa ragazza minuta che davvero fa uscire la parte sensibile di me.

«Va bene.» sospiro, affranta.
«Ma non usare le tue parole da psicologia di due soldi davanti agli altri, okay?» aggiungo fredda.

Annuisce freneticamente e sorride radiosa, buttandosi tra le mie braccia e stringendomi forte.
E divento rigida come una statua di bronzo.
Odio i contatti.
Da sempre.
Solo Jerry ha il permesso di toccare il mio corpo e fare quello che vuole perché mi fido ciecamente di lui.
Potrei avere una benda sugli occhi o essere cieca, ma riconoscerei ovunque le sue possenti braccia che mi stringono dopo ogni incubo.
Infatti, sembra accorgersene subito della mia rigidità e del mio respiro accelerato.

«Scusa.. non volevo.» mormora.
«Stasera ci vediamo alle 22:00, ti passo a prendere io.» continua, come se non fosse successo nulla pochi secondi fa.

Annuisco e le lascio il mio numero di telefono.
«Non dò il mio indirizzo di casa a nessuno, chiamami e ti dirò un punto dove incontrarci.» dico sincera.
Che figura avrei fatto, facendola entrare dentro casa mia, con dentro ogni nascondiglio segreto.
Iniziando da dentro le tele dei quadri e finendo dentro le pietre preziose dei vasi di ceramica.

«Okay..» dice confusa, prima di lasciarmi sola davanti alla soglia di quella classe ormai vuota.

***

Dopo una lunga giornata di studio senza senso, pugni che scaricavano la rabbia su un sacco da boxe ormai rovinato e per finire il tutto una doccia fredda per far sciogliere i miei muscoli tesi, ho deciso di vestirmi e andare a quel cazzo di locale.
Volevo anche bere e non poteva farmi male, no?
Dovevo distrarmi dalla partenza di Jerry, dai continui incubi e dalla paura costante che mi opprimeva lo stomaco di avere qualcuno che mi seguiva.

Optai per un maglioncino nero, abbinando dei pantaloni a palazzo nero e i miei anfibi borchiati e la mia giacca di pelle.
Ho messo un po'di mascara sulle folte ciglia e la matita sotto agli occhi e un rossetto scuro.
Per i capelli, ho deciso di lasciarli sciolti e farli ricadere lisci sulle spalle.
Mi guardo allo specchio e sorrido.
«La miglior ricercata in tutti gli Stati Uniti sei solo tu, baby!» annuncio al mio riflesso.

Il trillo di un messaggio, mi fa tornare con i piedi per terra.

Da Denise: Sono arrivata, scendi!

Si, ho deciso di darle il mio indirizzo ma ho messo in chiaro di non farla entrare nemmeno se dovesse pisciare.
Ha soltanto annuito mettendosi a ridere.
Faccio spallucce indifferente e metto un goccio di profumo alla vaniglia, prendo le chiavi, i soldi necessari e il cellulare ed esco di casa, chiudendo la porta alle spalle.
Una bella Lamborghini gialla lucente è parcheggiata davanti casa mia.
Per un momento, il mio stupido cuore ha un sussulto, pensando fosse Jerry.. ma è solo Denise con i suoi fratelli.

Entrando i macchina, sbatto lo sportello del lato di passeggero.

«Sta attenta dannazzione. È una Lamborghini!» piagnucola la ragazza la mio fianco.

«Se.. e io ho una Maserati Ghibli S D4 blu elettrico.» borbotto.

«C-cosa?» chiede incredula.
«Hai idea di quanti soldi costi? Porca puttana.. ma sei ricca da far schifo allora!»

Sorrisi e mormorai un "forse" appena udibile.
Non mi piaceva parlare dei miei soldi agli altri.
Finivamo sempre con le domande su quale lavoro facessero i miei genitori e io a quella domanda, rimanevo in silenzio.
Per tutto il tragitto, ad accompagnarci fu una canzone dei Green Day che nemmeno conoscevo.
La musica non mi è mai piaciuta, amavo di più il silenzio.
Era rilassante.
E poi, l'unico rumore che amavo era quello della pioggia.

Appena arrivati, scesi sgranchiendomi le braccia e giusto per poco, il maglioncino che portavo, fece intravedere un quadratino della mia tartaruga.

«Oddio..» mormora ancora Denise.

Alzo un sopracciglio e sorrido.
«Cosa c'è Castana?» chiedo divertita.

«Ma cos'era quella tartaruga?» chiede ancora sbigottita.
«È più formata di quella dei miei fratelli.»

Mi giro un secondo a guardarli e hanno gli occhi fuori dalle orbite.
«Ricordati una cosa bambolina, non sono come gli altri.» dico, tornando a guardare Denise, più seria che mai.

Dopo di che, ci facciamo largo tra la folla e entriamo dentro il locale.

I'm Scared || COMPLETA - IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora